Il Distico
Le origini di Tolfa sono ancora
sconosciute; non è noto il significato del nome né si conosce l’autore del
Castello situato sul monte della Rocca. Nella speranza di trovare un documento
chiarificatore , per ora si possono avanzare
soltanto delle ipotesi, formulare supposizioni o interpretazioni. Lo stesso può
dirsi per l’enigmatico distico che si trovava sopra l’ingresso delle mura
castellane, oggi custodito presso il Museo Civico di Tolfa. IL distico è
scritto su marmo e presenta i caratteri del XVI
secolo, a differenza delle mura di cinta che sono state costruite ( o
ricostruite) nel secolo, precedente. Questo dato permette di eliminare tutte
quelle argomentazioni relative al secolo precedente
e consente di avanzare l’ipotesi che il distico sia stato collocato sopra
alla porta d’ingresso ( in corrispondenza della Chiesa del Crocefisso) dopo la
costruzione delle mura : probabilmente è stato apposto sulle mura castellane
di Tolfa Vecchia in occasione di qualche particolare evento. Questo è il
testo : <<CUI DEDIT OPPIDULO NPMEN CUI FELSINA MUROS
LILIA RESTITUIT GENS ORIUNDA DOMUM>> Si tratta di due versi che riportano le
origini del nome e della Rocca ma, come uno scrigno, nascondono e custodiscono
la chiave di lettura del suo significato. Tutti gli studiosi locali se ne sono
occupati, a cominciare dal Buttaoni, ma una ricostruzione che possa mettere d’accordo tutti non è stata ancora
data. Una svolta decisiva è venuta da V. Bianchi con
l’opera <<VELSINA>>pubblicata Nel 1978. L’autore ipotizza che la <<
FELSINA>> del distico corrisponda alla <<VELSINA>> etrusca capitale delle 12
lucumonie. Anche se il, campo si è ristretto,
ancora si possono avanzare ulteriori interpretazioni che tali resteranno
fino a quando non si potrà risalire con certezza all’autore : ciò permetterà
di sciogliere il misterioso significato. Questo autore ignoto, certamente molto
erudito, come fa osservare V. Bianchi, con due versi latini ha sintetizzato la
storia delle origini del Paese. Si proverà pertanto a proporre un’indagine
partendo dall’analisi storica per risalire al contenuto del distico, al
contrario di quindi quanti si sono cimentati in questa impresa iniziando dalla sua traduzione. Gli insediamenti attuali dei
Monti della Tolfa sono tre :Allumiere, La Bianca e
Tolfa. Nel passato, anche abbastanza recente, il Paese di Allumiere veniva chiamato <<LE ALLUMIERE>>>, due termini che stavano ad
indicare le fabbriche di allume. La Bianca è la frazione di Allumiere il cui nome, rimasto invariato nel tempo, sta ad indicare la
pietra bianca del caolino che vi veniva estratta Tolfa veniva chiamata <<LA
TOLFA>> o <<LE TOLFE> alludendo probabilmente ad un prodotto tuttora non
identificato, ma vistosamente presente sul posto in notevole quantità. Si
potrebbe pensare alla produzione di legna ed in conseguenza al carbone e alle
carbonaie, cioè a quelle piazzole dove si produceva
il carbone. Indubbiamente quello del carbonaio era un mestiere antichissimo
la cui origine si perde davvero nella notte dei
tempi, anche se oggi va scomparendo. Le carbonaie ( che secondo questa azzardata ipotesi sarebbero chiamate <<Le
Tolfetani>>) si trovano numerose nei boschi tolfetani, ancora oggi abbastanza
riconoscibili per la loro forma ovale , e spesso sono confuse da qualche
archeologo inesperto con le fondazioni di capanne preistoriche. Quanto sopra
per sostenere che il nome di Tolfa deriverebbe da un prodotto locale come
probabilmente è avvenuto per le Tolfe di Siena , per
le quali è documentato nell’archivio diocesano un Messer Tolfo che ha dato
loro verosimilmente il nome. La medesima osservazione può essere avanzata per
il nome di Corneto, che forse ha avuto origine dalla pianta del corniolo, e
per quello della famiglia Farnese che, d’origine franca o meglio longobarda,
ha forse preso il nome dai boschi di farnia. Corneto è documentato dall’VIII
secolo ed il fatto storico più importante che lo
riguarda è la sua costituzione a libero Comune avvenuta nel XII secolo ,tra i
primi d’Italia. La famiglia Farnese è documentata dal IX secolo e nel suo stemma è sempre presente il giglio , preso
probabilmente da Firenze dove alcuni dei suoi esponenti ricoprirono cariche
pubbliche . L’accostamento dei Farnese con la <<LILIA GENS>>> del distico non è
affatto azzardato. Sta di fatto che i Farnese allagarono il loro dominio fino
a costituire il noto Ducato di Castro. In quasi tutti i
Paesi che circondano il Lago di Bolsena( luogo che conserva il nome dell’antica
<<VELSINA>>, vi compresa l’isola Bisentina (Dove sono sepolti alcuni
esponenti dei Farnese), campeggia lo stemma gigliato. Il
medesimo stemma è visibile sotto una tettoia del Borgo della Farnesiana.
Tornando al distico, va detto che i due versi avrebbero un preciso significato
qualora si accettasse l’ipotesi che i Farnese, nella loro espansione
territoriale e politica, giungessero anche sui
Monti dellaTolfa dove. intorno all’anno mille,
avrebbero costruito il Castello della Rocca (l’<<OPPIDULO>> del distico), lo
avrebbero fortificato con le mura (MUROS) e gli avrebbero dato il nome (NOMEN)
in virtù delle numerose carbonaie che dal Castello si potevano controllare
agevolmente. Un dato di fatto è certo : la storia
dei Monti della Tolfa s’intreccia sia con quella di Corneto e sia con
quella della famiglia Farnese. Il primo documento di Tolfa testimonia la
presenza sul Castello del Conte Guido di S.Fiora (appartenente forse alla
famiglia Aldobrandesca) che viene scacciato dal Conte Ugolino. Con apposito atto del 13 marzo 1201
il Conte Ugolino, assieme alla moglie Sofia ed ai figli Rainone e Ranuccio,
sottomise al Comune di Corneto Tolfa Vecchia e Monte Monastero ( un Castello
posto sulla destra del Mignone, di fronte a S.Arcangelo e vicino a Civitella
Cesi).Secondo lo storico locale V.Bianchi, il Conte Ugolino apparterrebbe alla
famiglia dei Farnese. Condividendo tale opinione va aggiunto che del Conte si
perdono le tracce, di Rainone si registra il vano tentativo di espansione territoriale verso il Castello del Sasso e di Ranucccio che può essere individuato tra i Capitani di parte guelfa che si schierarono contro Federico II. Di certo i nomi di Rainone e Ranuccio si ripeteranno costantemente nella genealogia dei Farnese. In ogni caso la sottomissione del Conte Ugolino rappresenta un evento di portata storica sia che il Conte discenda dai Farnese e sia che non
abbia avuto alcun rapporto con loro : testimonia la fine dell’egemonia comitale
sui Monti della Tolfa ; infatti, anche se in seguito alcuni feudatari di Tolfa
Nuova saranno menzionati come <<Nobili Uomini>>, nessun protagonista
successivo avrà l’onore di fregiarsi del titolo nobiliare. Nel corso del
medioevo i Farnese ed i Signori di Bisenzio parteciparono attivamente alle
vicende storiche dei Monti della Tolfa. Ecco alcuni esempi: nel 1239 Cornetani,
Viterbesi, Vetrallesi e Tolfetani ( alleanza ripetuta tante volte) si
schierarono contro i Signori di Farnese e Guitto di Bisenzio. Nel 1311 i
suddetti alleati, assieme a Manfredi di Vico, questa volta si schierarono a
favore dei Signori di Bisenzio, i Farnese, i Tuscanesi e
tutto il contado aldobrandesco. Nel 1317 i Filippeschi, Manfredi di
Vico, i Signori di Tolfa e Guittuccio di Bisenzio presero Acquapendente. Nel
1354 i Di Vico, i Signori di Bisenzio, quelli di entrambe le Tolfe, di Monte Monastero ed altri furono costretti ad essere
fedeli alla Chiesa. Nell’inverno 1431-32 Ranuccio Farnese tolse Tolfa Nuova a
Giacomo di Vico e la saccheggiò. Ma le successive vicende storiche dimostrano
che i Farnese riusciranno a riprendersi i Monti della Tolfa soltanto nel XVI secolo. Al vano tentativo operato da
Alessandro Farnese (futuro Papa Paolo III9 nel 1506 di essere messo a parte
degli utili dell’industria alluminifera, segui nel
1532 l’affitto concessogli dalla Camera Apostolica della tenuta di Cencelle.
L’effettivo rientro in possesso delle terre tolfetane avvenne nel 1537 quando,
sotto Paolo III, la Camera Apostolica vendette a Pier <luigi Farnese la tenuta
di Tolfa Nuova ,questi vi pose un censo di 432
ducati e ne cedette un quarto a Lucrezia Rovere, vedova Colonna, i cambio di
Frascati. Da Lucrezia passò per eredità a Orinzia
Colonna che vendette la sua porzione ad Alessandro Olgiati per1350 scudi. Cosi, dopo tre secoli, i Farnese riusciono a ripristinare
il proprio casato sui Monti della Tolfa( RESTITUT DOMUM). L’avallo a questo evento fu dato da Paolo III che scelse come
sposa per Pier Luigi Farnese proprio Girolama , figlia di Vittoria Frangipani
della Tolfa e di Pardo Orsini. Questo matrimonio spiega la parentela dei
Farnese con i Della Tolfa ed il motivo per il quale lo stemma lo stemma dei Frangipani della Tolfa , costituito da una torre a
tre piani sovrapposti, sia dipinto nel portico del Palazzo Farnese a Caprarola. Saranno stai questi ultimi eventi a determinare
l’apposizione del distico sulla porta d’ingresso al Castello di <Tolfa Vecchia
?. L’interrogativo resta ancora senza risposta. Certamente però l’antico
progenitore di Vittoria, che è Ludovico, terzo di questo nome( uno dei due
fratelli che furono costretti da Paolo II a vendere alla Camera Apostolica il
Feudo di Tolfa Vecchia con le annesse miniere) avrebbe a dir poco esultato. Da
quanto sopra esposto, il risultato di questi brevi cenni storici raccolti in
funzione del distico, potrebbe essere il seguente: I Farnese (LILIA GENS)
provenienti (ORIUNDA) dal lago di Bolsena(FELSINA) diedero il nome (DEDIT NOMEN)
e l mura (MUROS) al Castello della Rocca (OPPIDULO )
ripristinando l’antica signoria loro casato (RESTITUIT DOMUM). Per concludere e col fine di mettere in risalto il
contatto storico che indubbiamente è intercorso tra i Monti della Tolfa ed i
territori posseduti dai Farnese, si ritiene opportuno far seguire un brano
piacevole di una lettera scritta da Annibal Caro, che ben conosceva, nel 1532
quando, seguendo la moda di, tempo, andava alla ricerca di quei tesori.<<VASSI
OGNI DI CASTRANDO MONTAGNE , OR QUELLA DI CASTRO,OR QUESTA DELLA TOLFA.SI FANNO
SAGGI SPRA SAGGI. NON SI PARLA D’ALTRO CHE DI XCAVE,DI
VENE, DI FILONI......>> Ecco in definitiva proposta un’altra interpretazione
che si spera possa dare un pur modesto contributo alla ricerca del nome e dl
Castello. E bene comunque ripetere che l’autentico
significato del distico sarà svelato soltanto quando si potrà risalire con
certezza al suo autore.
( tratto da <<la rocca>>
numero unico, agosto 1998).
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