Giuseppe Cola Giuseppe Cola
 

Il Castrum di Ferraria

Con l’insediamento medievale di Ferraria si ha la certezza storica e archeologica che sui Monti della Tolfa si praticasse l’estrazione  e la fusione del ferro e della galena argentifera. Il<<Castrum>> di Ferraria è posizionato a Sud—ovest di Allumiere su di una collina denominata localmente e sull’ I.G.M. <<La  Roccaccia>> per indicare qualcosa di distrutto o abbandonato. Ha un’altitudine  sul livello del mare di 385 m.<<La Roccaccia>> domina la vallata del fosso <<Marangone>> ed è posizionata sopra ad uno dei più importanti distretti minerari di tutto il comprensorio, essendo presenti nei suoi dintorni numerosi minerali quali: la limonite, l’ematite, la magnetite, la marcassite, la pirite, il rame,il cinabro, le ocre, la fluorite  e la galena. La zona circostante <<La Roccaccia> > presenta una frequentazione  archeologica  sin dall’ epoca etrusca. Si deduce dal racconto di alcuni minatori che, durante i lavori eseguiti  negli anni cinquanta per allargare la strada che conduce alla miniera di marcassite in località <<I Pozzi>>, avrebbero rinvenuto  una tomba corredata da piccole ceramiche ( balsamari e profumatoi) che purtroppo non sono stati recuperati. Appartengono al periodo repubblicano alcuni frammenti di ceramica etrusco-campana, un semisse, moneta del periodo anonimo (del 182 a.c.). Il periodo imperiale è attestato dai seguenti reperti rinvenuti tra i ruderi del <<Castrum>> medievale frammenti di ceramica sigillata italica, due bolli laterizi, due monete di bronzo, un asse  dell’Imperatore Antonino Pio (138-161 d.C.) e un centennionale di Decenzio (351-353 d.C.) fratello dell’Imperatore Magnenzio. E’ medievale il materiale numismatico recuperato  tra gli stessi ruderi: denari della zecca di Lucca a nome di Ottone e di Enrico III o IV  di Franconia e del tipo di Ludovico III il cieco;  monete paparine  della zecca di VIterbo del 1268, di Montefiascone del 1316 fino al 1342, un bolognino grosso della Repubblica di Bologna  a nome di Enrico IV (1191-1397) , mezzo grosso al nome di Federico II della zecca della Repubblica di Perugia coniate con ordinanza del 1471. Ciò che resta del medievale <<Castrum>> di Ferraria è la torre a pianta probabilmente quadrata  di cui è visibile interamente un lato largo 5 m.  costruito con pietra locale . Attualmente l’altezza della torre  è di circa 13m. e a circa 4 m. è visibile un’apertura. Da notare che nei calcinacci di un recente crollo  di una parte della torre, è stata recuperata  una scoria di fusione. Altre strutture , probabilmente a destinazione abitativa, sono appena individuabili sulle pendici del colle . Di recente è stato  è stato riportato alla luce il perimetro di una Chiesa  con alcuni fregi del portale. Il primo documento in cui è espressamente menzionato il<<Castrum Ferrariae>> risale al  24 febbraio 1279. E’ il testamento (nu8ncupativo ?) del Cardinale Diacono di S.Maria in Cosmedin Giacomo Savelli , futuro Papa Onorio IV (1285-1287) redatto a Roma dal notaio Bardonier da Carcassonne in cui è detto; << item habemus  in partibus Tuscie, Tuscanelle et Viterbiensis Diocesis, tres partes Castri Ferrariae.....>>.Contemporaneamente  nomina eredi  testamentari il fratello Pandolfo ed il nipote Luca. Il 5 luglio 1285, pochi mesi dopo essere stato  Papa, Giacomo Savelli confermò il testamento redatto sei mesi prima. Sembra che da  questa conferma, Onorio IV sia divenuto unico proprietario di Ferraria, poiché  è precisato:<<...duos partes Scrofano cum Castro suo Ferrarie....>> Si è giunti all’attribuzione  del <<Castrum>> ai Monti della Tolfa con il toponimo <<Roccaccia>>  e con l’annesso  monte Ferrara soprattutto per l’esplicito  riferimento  che si trovava nelle parti della  Tuscia  e sotto la Diocesi Viterbo-Tuscania. Anche il Tomassetti pubblicò questo documento  ponendo però  accanto al nome di Ferraria un punto interrogativo, non avendo potuto identificarlo in mancanza di altri riscontri. Nell’edizione della Campagna Romana riveduta e pubblicata  nel 1976 Ferraria è stata associata a Tolfa Nuova, Monte Castagno e Valle Marina. L’appartenenza  alla Diocesi  di Viterbo-Tuscania è ulteriormente confermata nella raccolta delle decime sessennali (1274-1280) in cui si fa cenno ad un  cippo della Chiesa di Ferraria non utilizzabile <<quia fractum>>. In questa raccolta non è riportato il nome della Chiesa  che tuttora resta ignoto. Dal Signorelli si apprende che  nel 1287 il Vescovo di Nepi, nativo di Corneto, nella sua qualità di Vicario spirituale del Patrimonio, delegò il Preposto di San Biagio di Corneto quale Commissario nei Castelli  di Corneto, Montalto, Centocelle, Civitavecchia , Tolfa Vecchia , Tolfa Nuova , Ferraria  e Tarquinia  per risolvere una lite riguardante il convento della Trinità di Viterbo. Sempre a Ferraria dovrebbe appartenere il documento  del 5 dicembre 1294 col quale i Priori e Consoli di Corneto restituiscono a Tancredi di Gerardo dai Ferraria  tre scife d’argento prese in pegno dal Camerario del Comune in occasione dell’accusa di violenze commesse da Tancredi nella persona di Benvenutello detto <<motanarius>>, uomo  di Pandolfo Savelli. Terminata la guerra (1299-1300) tra le  varie famiglie tolfetane per il possesso  di Tolfa Vecchia, Sant’Arcangelo, Monte Monastero, Civitella e Rota, a seguito della quale il Comune di Corneto si allargò territorialmente  e politicamente, nel 1308 lo stesso Comune riacquistò da alcuni nobili veneziani i diritti sulle gabelle del sale e della vena di ferro che in precedenza erano stati acquistati seguenti veneziani: Pietro Zeno, Filippo Cornaro, Giannino Esperianzio, Giannino di Vitale ed altri soci. Ferraria è di nuovo menzionata nella sentenza emessa il 24 giugno 1319 dai Senatori romani Pietro e Giacomo Savelli sulla lite tra la Camera Urbana ed il nobile romano Francesco de Gavellutis a riguardo dei fondi che questi possedeva  a sinistra del Mignone, comprendenti la Torre d’Orlando, la Torre di Bertaldo e la spiaggia. Nel documento sono delineati i seguenti  confini:<<....ab uno latere tenimentum Civitate  Vetula, ab alio tenimentum Castri Ferrarie, ab alio tenimentum Centumcellarum, ab alio tenimentum Corneti, ab alio est mare>>il documento chiarisce definitamente  la posizione topografica di Ferraria e della zona circostante, come pure evidenzia il ricorso costante , forse storico, del nome dei Savelli sulla Rocca di Ferraria . Per tutto il  XIV non si trovano altre notizie su Ferraria, dovuto forse all’effettiva mancanza di  documenti  oppure  a causa della nota peste del1348 che dovette provocare   un presunto abbandono quanto meno temporaneo. Non si può  escludere  nemmeno una continuità abitativa. Se ciò venisse confermato, si dovrebbe  accettare  che la politica-economica della Rocca di Ferraria  venisse gestita dai Prefetti di Vico, cosi  come è accaduto  per Civitavecchia, Tolfa Nuova e  Tolfa Vecchia.  In tal caso si  spiegherebbe  la notizia del \38° secondo la quale Francesco di Vico inviò delle bombarde alla Repubblica di Venezia  convalidando così i sopra  esposti rapporti commerciali. Dal registro del sale  e del focatico  pubblicato dal Tomassetti e che  secondo l’autore risale al XIV secolo, Ferraria  è tassata per 5 rubbia  semestrali e , aggiungendo come termine di paragone, Tolfa Nuova per   30  e Tolfa Vecchia per 15. Secondo il libro del sale  e del focatico del 1416 Ferraria continua ad essere tassata per 5 rubbia,, mentre  Tolfa Nuova  e Tolfa Vecchia hanno  una tassazione uguale alla precedente. Torna su Dal registro del 1446-47 Ferraria  risulta tassata  per 10 rubbia semestrali ed i termini di paragone restano  invariati. Indubbiamente questo aumento del consumo di sale presuppone un aumento della  popolazione che gravitava intorno a Ferraria. Se per Tolfa Nuova è ipotizzabile  una popolazione di  900 abitanti  e per Tolfa Vecchia  la metà ( somma che è riscontrabile  anche  con il numero degli uomini superiori  ai 14 anni  che giurarono gli atti di vassallaggio a Corneto e che perviene  per l’appunto a circa 500 abitanti), per Ferraria circa 100 abitanti. Questo dato di fatto comporta  di riflesso un aumento demografico e probabilmente  per conseguenza un aumento delle attività estrattive del <<Castrum>>. Gli anni iniziali del XV secolo  vedono per la prima volta la presenza degli Orsini sui Monti della Tolfa. Nel perdurare dello scisma, Giovanni XXIII (1410-1415) infeudò Giovanni Orsini del Vicariato di Tolfa Nuova, Ferraria, Monte Castagno e Valle Marina.Da parte sua Martino V (1417-1431)esonerò  dal pagamento delle gabelle  del sale e del focatico la  Comunità ed i Signori di Tolfa Nuova. Giovanni Orsini fu il fondatore del ramo di Gravina. Con tale infeduazione , gli Orsini  saranno sempre presenti nelle vicende  di questo Vicariato che di fatto si costituisce in un unico Feudo diretto da Tolfa Nuova che  era il centro più importante e che veniva gestire la politica dei centri minori. Da osservare che tranne Valle Marina, probabilmente destinata  ad uso agricolo, gli altri tre insediamenti non rappresentano altro che il bacino minerario dei Monti  della Tolfa. Quindi ricorre costantemente il << leit motiv>> della vocazione mineraria-metallifera. Tutte  le vicende seguenti avranno per tema dominante l’occupazione di  Tolfa Nuova ed il suo ritorno alla Chiesa. Alcuni esempi: 1431-322 Ranuccio Farnese tolse Tolfa Nuova a Giacomo di Vico che a sua  volta se ne era appropriato a danno degli Orsini; 11 marzo 1432  Giacomo di Vico si riprese Tolfa Nuova e la fortificò. L’atto conclusivo è del 1435  quando l’ esercito pontificio (Vitlleschi,Farnese,Orsini) tolse Tolfa Nuova  a Giacomo di Vico  e la distrusse. Il 14 ottobre 1435, un mese dopo la decapitazione del Di Vico, il Prefetto Francesco Orsini figlio di Giovanni, primo duca di Gravina, fu investito  da Eugenio IV  del Vicariato di Tollfa  Nuova, Ferraria e Monte Castagno. L’investitura era  condizionata dal pagamento di un censo annuo di 100 libbre di cera per il giorno dei  SS.Apostoli, con il privilegio  di imporre  gabelle e pedaggi oltre ad altre assoluzioni di censi  non pagati. L’investitura a Francesco Orsini<< pro se eredibus et successoribus>> è confermata  il 12 aprile 1451 da Nicolò V il quale concesse il Feudo agli Orsini<<in perpetuum honorificum  et nobile feudum>> composto da Tolfa Nuova,Ferraria, Monte Castagno e Valle Marina. Callisto  III, nell’anno stesso della sua elezione(1455), confermò il suddetto Vicariato  agli Orsini. : il Prefetto di Roma Francesco, Marino arcivescovo diTaranto, Battista priore di  Roma, Antonio Conte di Gravina, i fratelli Giacomo e Alessandro ed i loro successori. La conferma era perpetua. Apparteneva al priorato del S.Spirito di Corneto una <<pezza>>>di terra  incolta di circa quattro stari ( due ettari),  posta in località S.Angelodi Corneto. Il 4 marzo 1456, questa <<pezza>> di terra   fu concessa a titolo di permuta, al Sac. Luca di Tollfa Nuova che a sua volta  diede in cambio un<<Casalino>>  nella contrada di S.Nicola (nei pressi del Bagnarello) unito al Priorato stesso. All’ufficio della Prefettura di Roma appartenevano diverse  terre e Rocche, in parte perché spettanti di diritto, in parte perché confiscate, recuperate e restituite all’ufficio. Il seguente esempio per  comprendere l’importanza  politica-territoriale della Prefettura: Civitavecchia, Montagnola,Tolfa Nuova, Capralora, Vetralla, Carbognano, Rispampani, Orchia, Giulianello, Vallerano e Monteromano. Il 31 luglio 1457Callisto III trasferi l’ufficio della Prefettura e con esso il Vicariato (cioè la gestione) dei suddetti  territori al nipote   prediletto Pier Ludovico Mila Borgia. Dopo la morte di Callisto III e dopo l’avviamento industriale dell’allume con le conseguenti vicende politiche ed economiche, Pio II nel 146ristabili la famiglia  Orsini nel possesso di Tolfa Nuova e quindi anche di Ferraria. Con l’avviamento industriale dell’allume avvenuto soprattutto nel  territorio gestito da Tolfa Vecchia, l’asse commerciale-politico fino ad allora detenuto da Tolfa Nuova  si spostò decisamente  verso l’industria più fruttifera provocando un declino degli altri insediamenti. Cosi nel 1470 fu distrutta da parte della Chiesa la Rocca di Carcari e nel 1471 la più prestigiosa Rocca di Tolfa Nuova. Dal momento che la Rocca di Ferraria dipendeva da Tolfa Nuova, forse anche Ferraria dovette seguire le sorti  della Rocca più importante che si trasformarono in tenute agricole. Le documentazioni riprendono sul finire del XV secolo. Nel 1484 Innocenzo VIII confermò il Vicariato di Tolfa Nuova, Ferraria, Monte Castagno  e Valle Marina per metà a Raimondo Orsini  che aveva venduta l’altra metà all’ospedale di S;S pirito in Sassia. Ferraria è d i nuovo menzionata nel 1492 quando ALessandro VI  confermò Tolfa Nuova, Monte Castagno e Valle Marina a Francesco Orsini, Duca d Gravina<<pro se et successoribus in perpetua sub annuo censo consueto>>. Altra conferma agli Orsini da parte di Giulio II nel 1504. L’ultima menzione del <<Castrum>>  di Ferraria   risale  al 1513. E’ in quell’anno che Leone  X confermò  la metà del Vicariato di Tolfa Nuova, Valle Marina, Monte Castagno e Ferraria  a Ferdinando Orsini  e fratelli, alle stesse condizioni imposte da Alessandro VI. Nel capitolato per l’appalto dell’allume concesso nel 1578 dalla Camera Apostolica a Bernardo Olgiati e Gio.Francesco Ridolfi, tra l’altro è scritto:<<.perché nel careggiar li allumi a Civitavecchia ci è bisogno della tenuta di  Ferrara a commodità della posta delli bufali promette la detta  Camera  che il Dohaniero  pro tempore delle pecore consegnerà ogni anno alli  appaltatori  detta tenuta  per il prezzo che li Grimaldi  ( appaltatori tra il 1541  ed il 1553)  e i moderni appaltatori l’hanno continuamente havuta  havendone  essi bisogno  per tale uso>>. Ossia Ferraria era tenuta, serviva   da sosta  per gli animali ed il Doganiere si faceva pagare la stessa somma dalla metà  del XVI secolo. Ulteriore dimostrazione della riduzione a tenuta si trova nella Costituzione del 1580 emanata da Gregorio XIII. Tra   i luoghi  che  componevano la Dogana delle vacche e delle pecore nella Provincia del Patrimonio figurano:<< Ferrara di vacche>> e  <<Ferrara di pecore>>. Dunque il territorio di Ferraria  sfruttato per fini pastorizi, una parte era destinato al pascolo  delle vacche e l’altro a quello delle pecore, per conseguenza il suo territorio divenne sterposo. Fu allora che il 10 marzo  1589 Papa SIsto V, accogliendo  la richiesta della Comunità di Civitavecchia che vedeva incrementato l’aspetto demografico, permise  alla Camera Apostolica di concedere  in perpetuo l’intera tenuta di Ferraria  di 316 rubbia. La concesssione  venne subordinata a determinate  condizioni tra cui: entro i primi tre anni la metà della tenuta doveva essere posta in condizione di essere seminativa, il restante della tenuta doveva essere seminabile entro i tre anni successivi; alla Camera Apostolica si doveva pagare come censo  la metà del grano occorso per la semina; la parte  non seminata  spettava al Doganiere  per il diritto di pascolo. Il  16  febbraio 1590  venne data esecuzione alla concessione  dividendo la tenuta  in 222 parti che a sorteggio vennero spartite  fra altrettanti  cittadini di Civitavecchia. Altre distribuzioni della tenuta furono eseguite nello stesso modo nel secolo seguente. Nel1653 è documentato che: << li detti Doganieri ( Giacomo e Leone  de Bettis)  possono godere la fidia ( l’affidamento del bestiame) e l’herbatico  e pascolo e terratici, et allargare smacchiare nei luoghi  riservati per le Lumiere nelle quali tenute possa solo smacchiare  e cavar quelli cespugli spini et altra legna morta eccetto la tenuta di Ferraria concessa dalla Camera Apostolica  agli uomini di Civitavecchia>>. Il territorio di Ferraria rimase tenuta e come tale è documentata nel 1789  tra le tenute Camerali, annessa all’appalto della Dogana. L’anno successivo il Consiglio Comunale di Tolfa , elaborando il nuovo catasto, riconfermò la tenuta di Ferraria  nell’appalto  della Dogana del Patrimonio. Nel 1826 la tenuta di Ferraria  cambiò destinazione, dall’Appalto della  Dogana  venne inserita in quello dell’allume con 520 rubbia Questo è l’anno dell’autonomia comunale di Allumiere con l’assegnazione delle terre ammesse, la tenuta di Ferraria verrà inclusa nel Patrimonio del neo Comune. Nel nostro secolo  si assiste  al ricorso storico che vede la  tenuta di Ferraria ritornare  alla sua originaria vocazione, quella  estrattiva-mineraria. Nel  1918  la Società ILVA Altiforni e Acciaierie d’Italia acquistò le due concessioni perpetue  di  << Poggio della Stella>> e de <<La Roccaccia>>. La Società diede un impulso  maggiore alla ricerca del minerale  ferrifero  rimettendo in funzione le  vecchie gallerie ed esplorando altre  masse ferrifere che misero in evidenza giacimenti irregolari di limonite. Dopo l’ILVA intervenne la B.P.D.(Bombrini Parodi  Delfino) che nel 194 ottenne la concessione di estrarre la marcassite in tutto il Lazio  compresa la marcassite de <<L a Roccaccia>>. Il minerale  veniva estratto da una miniera a pozzo situata nelle immediate vicinanze dell’antico <<Castrum>> di Ferraria  ed il lavoro di estrazione da parte della Società terminò intorno alla fine degli anni ’50.

da: <<Lo sfruttamento degli altri minerali e metalli>  di G.Cola, A.Berardozzi e M.Galimberti>> , Tolfa 1998.

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