I Licini e La Massa Liciniana Probabilmente i Licini discendono da un Licinio che fu liberto di Augusto. Furono rinomati per le loro enormi ricchezze come testimonia Giovenale nella satira XIV,3°5 :<<....dispositis praedives ami vigilare cohortem servorum noctum Licinus iubet ,otonitus pro electro signisquae suis Phrigia quae colomna,atquae eborre et lata testudine>> ( il ricchissimo Licino, di notte, tiene sempre una coorte di servi coi secchi in mano, ansioso per la sua ambra, le statue, le colonne di Frigia, i suoi avori, e le sue due grandi tartarughe). I Licini vantano personaggi illustri che hanno preso parte attiva nella storia di Roma. Annoverano anche due Imperatori : Licino Valeriano e suo figlio Publio Licino Gallieno. Valeriano regnò per brevissimo tempo mentre Gallieno, divenuto Imperatore nel 253, regnò per 15 anni. Gallieno combattè vittoriosamente contro iSarmati, popolazioni provenienti dal nord. Vietò ai Senatori il servizi militare, fu ucciso dai suoi legionari. Presso CastroNovo ( odierna Torre Chiaruccia) sono state recuperate due epigrafe dedicate una all’Imperatore Gallieno, l’altra a Publio Cornelio Licino Valeriano. LA MASSSA LICINIANA-- La massa liciniana, che trae la sua origine in epoca romana, consiste in un insieme di fondi tra loro confinanti, ed è accompagnata dal nome della famiglia proprietaria dell’intero fondo o del più importante. Nel caso in esame la massa liciniana prende il nome dalla famiglia dei licini che l’ha gesta forse più a lungo. Anche altre famiglie patrizie , che erano imparentate con quella imperiale, hanno gesto la massa liciniana come la Seja e la Domizia. Oltre ad essere costituita da vari latifondi chiamati praedia liciniana, doveva comprendere anche una fabbrica di laterizi, con il tegolarium cioè il luogo in cui venivano depositati i manufatti della fabbrica stessa. Le documentazioni non consentono ancora di identificare completamente la massa liciniana né di determinare con precisione la sua estensione, tuttavia la probabilità più concreta è che fosse localizzata nell’entroterra pirgense nei pressi dell’attuale Pian Carcari fino il fosso di Rio-fiume, in un territorio allora comprendente la romana CENT UMCELLAE (odierna Cvitavecchia). Di maggiore produttività della fabbrica va dal II al III se. d .C. quando cioè è maggiore ‘incremento urbanistico e demografico di Civitavecchia e più agevoli erano le condizioni all’interno dell’Impero. L’importanza della massa liciniana dovete diminuire, se non addirittura scomparire, a seguito delle incursioni barbariche ed al conseguente crollo dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.). Dopo l’incoronazione di Teodorico a Re d’Italia (491 d.C.) e alla nascita della dominazione Ostrogota l’intera penisola ebbe una rinascita economica che fece seguito a decenni d’invasioni, guerre e pestilenze. E’ in tali disordini che,su ordine del Re Teodorico, l’allora Primo Ministro Cassiodoro, rivendicò l’intera massa liciniana che evidentemente era considerata di dominio statale. Emise un Editto col quale l’espropriava a privati occupanti e la riattivava la produzione di25.000 tegole e mattoni all’anno occorrenti per le riparazioni della mura di Roma. Dopo che la chiesa, da semplice gestore di fondi si era trasformata una vera e propria entità politica e amministrativa (VII-VIII), i Papi avocarono tutti i beni di dominio statale situati nel Patrimonio Sancti Beati Petri. Cosi anche e’ il documento dell’854 in cui Leone IV concesse al monastero di S.Martino , presso cui aveva studiato, i beni che possedeva il Monastero di S.Sebastiano nel territorio di Centumcellae tra essi la chiesa con l’annesso Oratorio di S.Lorenzo : Massa quae appellaturLiciniana, qui et Genufluvio (odierno Rio-fiume) nuncupatur , in qua est Oratorium S.Laurentii. cum fundum qui dicitur Casaria, cum omnibus ad euendem generaliter pertinentibus, positam in territorio Centumcellensi. Con questo documento termina la menzione della massa liciniana , il cui nome scompare probabilmente a seguito delle incursioni saracene e l’inevitabile spopolamento di tutta la costa laziale a nord di Roma. Tratto da .BOLLETTINO Dell’anno 1977, S.T.A.S.,numero XXVI. |