Il Castrum di Monte Castagno e il suo territorio
Il <<Castrum >> di Monte Castagno è identificabile topograficamente
con l’omonimo colle che localmente è chiamato <<Il
Castellaccio>>. E’ posizionato a Sud-est di Tolfa ed è delimitato da <<Fosso Cupo>>, <<Le
Carbonare>>, <<La Iannara>>, <<I Campi di S.Lucia>> e Valle Gioncosa>>. Le rocce presenti nella sua zona sono imbevute di carbonio e
penetrate da una sottile rete di minerale ferroso convertito in grafite o piombaggine. Vi si trova abbondante presenza di
lignite tanto che un detto popolare recita : <<anche
la terra brucia a Monte Castagno>>. IL Ponzi afferma di aver
recuperato sotto Monte Castagno:<<in un pozzo
aperto per ricercare carbon fossile, numerose
reliquie di piante carbonizzate, terrestri e marine>> di cui
conservava un campione presso il gabinetto della Regia Università
di Roma. Attualmente il colle è quasi completamente
ricoperto da una folta macchia, sulla cima resistono ancora all’incuria
dell’uomo e del trascorrere del tempo i pochi resti della Rocca. Le prime
tracce della presenza dell’uomo risalgono alla Preistoria , infatti strumenti litici, rozzamente
lavorati e attribuibili al Paleolitico Inferiore, sono rinvenibili
nella sua area circostante. E’ percepibile la presenza etrusca mentre
quella romana è testimoniata da numerose Ville , situate tutt’intorno, con le relative necropoli
una delle quali è posta tra il fontanile de <<La Nocchia>> e lo stesso colle di Monte
Castagno, databile al III-IV secolo d.C. Durante una ricognizione di
superficie, è stato riconosciuto un tratto di una presunta strada
antica venuta alla luce a causa del dilavamento provocato dall acque piovane. Il tratto visibile è situato
nel versante Nord e a mezza costa in un prato, dove è stato
recuperato un elemento in bronzo di una
serratura di epoca romana. Il primo documento in cui è espressamente menzionato
<< Castri Montis Castanee>>
risale al 1334, è conservato nella Biblioteca Vaticana ed è tra i confini
del Castello del Sasso :<<....a quartoquarto tenimentumtenimentum Castri Montis Castanee...>>.
Nella delimitazione del confine di <<Castrum Carcari>> , nell’atto di
vendita del 1348, è riportato di nuovo Monte castagno che confinava
a Nord con le Rocche di Tolfa Vecchia e Rota,
a Sud con quelli di Carcari e del Sasso, a ovest
con quella di Tolfa Nuova ed ad Est
con la medievale Chiesa del <<Ferrone>>,
completamente ignorata dai documenti. Monte Castagno è anche riportato nei
registri del sale e del focatico del XV secolo per
una tassazione di 5 rubbia semestrali,
corrispondenti a circa 100 abitanti. Dai primi decenni del
XV secolo Monte Castagno andrà a far parte dell’unito Feudo di Tolfa Nuova, Ferraria e
Valle Marina dato in Vicariato agli Orsini di
Gravina del quale seguirà le vicende storiche. Indubbiamente l’appartenenza di questa Rocca al Feudo diretto da Tolfa Nuova fa presumere che facesse parte
integrante del bacino minerario unitamente al Castrum di Ferraria. Il nuovo Feudo
dato in Vicariato inizia dai primi anni del XV
secolo e termina la sua menzione nel 1513. Come Tolfa Nuova e Ferraria, dopo l’avviamento
industriale dell’allume videro un repentino
abbandono , altrettanto Monte Castagno in breve tempo lo si trova
ridotto a tenuta agricola. Nonostante l’energica lotta condotta da Sisto V per combattere il brigantaggio, sul finire del 1593
un gruppo di briganti provenienti da Bracciano, prima assaltò una
piccola comunità di <<Capannori>> (vicino a Manziana) , poi si schierò sui Monti della Tolfa per attaccare Rota , allora Feudo dei
<Santacroce.>>. In aiuto dei Santacroce’ Clemente
VIII inviò un contingente militare che . si accampò a Monte Castagno. Da questa posizione strategica
e con tecniche di controguerriglia , in breve tempo il piccolo esercito riusci a far disperdere i briganti. Nel 1653 tra i vari capitoli delll’appalto del doganiere e tesoriere del
Patrimonio fatto dalla Camera apostolica a favore di Jacobi e leone de Bettis, all’art.XLVI è scritto :<<riserva del taglio dei boschi nella tenuta di Monte Castagno, Pantanelle, Pozzo di ferro ,Monte di S.Caterina e Freddara che devono servire per le fabbriche di allume, essendo il taglio
riservato alla Camera Apostolica>>. Nel 1775 la tenuta di Monte Castagno,
assieme ad altre tenute, venne concessa in
affitto ai pastori e agli agricoltori di Tolfa.
Il 16 settembre 11778 , a conclusione di una causa
giudiziaria, i pastori ed i contadini di Tolfa
ottennero l’enfiteusi perpetua della tenuta di Monte Castagno e di
altre 13 tenute camerali. L’enfiteusi venne ribadita
in un apposito atto tra la R.C.A. ed il Comune di Tolfa il 19 gennaio1799 :<<Noi cediamo in enfiteusi perpetua alla medesima comunità e
alla Università dei possidenti di bestiame della detta Mosceria della Tolfa le seguenti tenue
esistenti nel territorio della medesima terra, cioè : << Le Pantanelle, Monti di S.Caterina, Monte dell’acqua tosta, Valle Ascetta, Maniconi di Ascetta,
Monte Palarese, Capannone, la Sconfitta, le
Carbonare di Valle Gioncosa e Monte Castagno
a tutto frutto di coltura erbe e pascolo tanto nelle larghe quanto nelle
macchie nella maniera ed in quella medesima estensione che si
godevano e si tengono presentemente dalla Università a titolo di affitto
concessole nell’anno 1775. >> Lotto novembre 1780 il Consiglio Comunale della Tolfa, elaborando il nuovo catasto, suddivise la
descrizione dei terreni secondo questo ordine:
a) terreni comunali;
b) terreni camerali;
c) tenute camerali annesse all’appalto della Dogana del Patrimonio;
d) tenuta del Castello di Rota della Casa Borromei.
La tenuta di Monte Castagno
apparteneva all’appalto della Dogana del Patrimonio. Nel 1798 la Repubblica
Romana mise in vendita alcune tenute ex
camerali nel territorio della Tolfa allora
appartenente al Cantone di Corneto : tra
queste: le tenute di Valle Gioncosa e Monte
Castagno lavorativa e macchiosa confinano il
territorio di Rota, Valle Ascetta, Pantanelle e Campo di S.Lucia,
con la deduzione della servitù come sopra di rubbia 146.3 stimata sc.8908,39. Terminato il periodo che
è possibile definire <<delle tenute agricole>>, anche nel caso di Monte Castano
si ritorna , come ricorso storico, all’estrazione dei minerali. I fratelli
Angelo e Giuseppe Bonizi il 18 dicembre 1857
ottennero d al Governo pontificio la concessione di estrarre la lignite presso
Monte Castagno e per un’area circolare di due KM di raggio per la durata di 5
anni con un canone annuo di scudi romani 15. Ottenuta la concessione, i Bonizi costituirono Società con un’altra proveniente da fuori. Furono fatti esperimenti su rocce
contenenti carbonio mettendole in un forno a riverbero per cottura’ alluminite e
della calce. Tali esperimenti dettero buoni risultati tanto che si intrapreso escavazioni di pozzi sia a mezza
costa di Monte Castagno e sia sulla riva di <Fosso Cupo>. Tali lavori
proseguirono per un certo periodo di tempo, ma non raggiunsero i risultati
sperati. I fondi terminarono la Società , scoraggiata, sospese l’escavazione di ricerca. Attualmente
la tenuta di Monte Castagno appartiene alla locale Università Agraria.
Tratto da -<<Lo sfruttamento degli agli minerali e metalli>> di Cola,Berardozzi e Galimberti, Tolfa 1998.
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