Giuseppe Cola Giuseppe Cola
 

Il Castrum di Monte Castagno e il suo territorio

Il <<Castrum >> di Monte    Castagno è identificabile  topograficamente  con l’omonimo  colle  che localmente è chiamato <<Il  Castellaccio>>. E’ posizionato a  Sud-est di Tolfa  ed è delimitato da <<Fosso Cupo>>, <<Le Carbonare>>, <<La Iannara>>, <<I Campi di S.Lucia>> e Valle  Gioncosa>>. Le rocce presenti nella sua zona sono imbevute di carbonio e penetrate da una sottile rete di minerale ferroso convertito in grafite o piombaggine. Vi si trova abbondante presenza di lignite tanto che un detto popolare recita : <<anche la terra brucia a Monte Castagno>>. IL Ponzi  afferma  di aver recuperato  sotto Monte Castagno:<<in un pozzo aperto per ricercare carbon fossile, numerose  reliquie  di piante  carbonizzate, terrestri e marine>> di cui conservava un campione  presso il  gabinetto della Regia Università di Roma. Attualmente il colle è quasi completamente ricoperto  da una folta macchia, sulla cima resistono ancora all’incuria dell’uomo e del trascorrere del tempo i pochi resti della Rocca. Le prime tracce della presenza dell’uomo risalgono alla Preistoria , infatti  strumenti litici, rozzamente  lavorati e attribuibili  al Paleolitico Inferiore, sono rinvenibili  nella sua area circostante. E’ percepibile la presenza etrusca  mentre quella romana è testimoniata da numerose Ville , situate tutt’intorno, con le relative necropoli  una delle quali è posta  tra  il fontanile de <<La Nocchia>>  e lo stesso colle di Monte Castagno, databile  al III-IV secolo d.C. Durante una ricognizione di superficie, è stato riconosciuto  un tratto di una  presunta strada antica venuta alla luce  a causa del dilavamento  provocato dall acque piovane. Il tratto visibile è situato  nel versante Nord  e a mezza costa in un prato, dove  è stato recuperato un elemento  in bronzo di una serratura di epoca romana. Il primo documento in cui è espressamente menzionato << Castri Montis Castanee>>  risale al 1334, è conservato  nella Biblioteca Vaticana ed è tra i confini  del Castello del Sasso :<<....a quartoquarto tenimentumtenimentum Castri Montis Castanee...>>. Nella delimitazione  del confine di <<Castrum Carcari>> , nell’atto di vendita  del 1348, è riportato di nuovo Monte castagno  che confinava a Nord con le Rocche di Tolfa Vecchia  e Rota, a Sud con quelli di Carcari e del Sasso, a ovest  con quella di Tolfa Nuova  ed ad  Est  con la medievale Chiesa  del <<Ferrone>>, completamente ignorata dai documenti. Monte Castagno è anche riportato nei registri del sale e del focatico del XV secolo per una tassazione di 5 rubbia semestrali, corrispondenti a circa 100 abitanti. Dai primi decenni del  XV secolo Monte Castagno andrà a far parte dell’unito Feudo di Tolfa Nuova, Ferraria e Valle Marina dato in Vicariato agli  Orsini di Gravina del quale seguirà le vicende storiche. Indubbiamente l’appartenenza di questa Rocca  al Feudo diretto da Tolfa Nuova fa presumere che facesse parte integrante  del bacino minerario unitamente al Castrum di Ferraria. Il nuovo Feudo dato in Vicariato  inizia dai primi anni del XV secolo  e termina la sua menzione nel 1513. Come Tolfa Nuova e Ferraria, dopo l’avviamento industriale dell’allume videro  un repentino abbandono , altrettanto Monte Castagno  in breve tempo  lo si trova ridotto a tenuta agricola. Nonostante l’energica lotta condotta da Sisto V  per combattere il brigantaggio, sul finire del 1593 un gruppo di briganti  provenienti da Bracciano, prima assaltò  una piccola comunità di <<Capannori>> (vicino a Manziana) , poi si schierò  sui Monti della Tolfa per attaccare Rota , allora Feudo dei <Santacroce.>>. In aiuto dei Santacroce’ Clemente VIII inviò un  contingente  militare  che  . si accampò a Monte Castagno. Torna su Da questa posizione strategica e con tecniche di controguerriglia , in breve tempo il piccolo esercito riusci a far disperdere i briganti. Nel 1653 tra i vari capitoli delll’appalto del doganiere  e tesoriere del Patrimonio fatto dalla  Camera apostolica  a favore  di Jacobi  e leone de Bettis, all’art.XLVI è scritto :<<riserva del taglio dei boschi nella tenuta di Monte Castagno, Pantanelle, Pozzo di ferro ,Monte di S.Caterina e Freddara che devono servire  per le fabbriche di allume, essendo il taglio riservato alla Camera Apostolica>>. Nel 1775 la tenuta di Monte Castagno, assieme ad  altre tenute, venne concessa in affitto ai pastori e  agli agricoltori di Tolfa. Il 16 settembre 11778 , a conclusione di una causa giudiziaria, i pastori ed i contadini di Tolfa  ottennero l’enfiteusi   perpetua della tenuta di Monte Castagno e di  altre 13 tenute camerali. L’enfiteusi venne ribadita in un apposito atto tra la R.C.A. ed il Comune di Tolfa il 19 gennaio1799 :<<Noi cediamo in enfiteusi perpetua alla medesima comunità e alla Università dei possidenti di bestiame della detta Mosceria della Tolfa le seguenti tenue esistenti nel  territorio della medesima terra, cioè : << Le Pantanelle, Monti di S.Caterina, Monte dell’acqua tosta, Valle Ascetta, Maniconi di Ascetta, Monte Palarese, Capannone, la Sconfitta, le Carbonare di Valle Gioncosa  e Monte Castagno a tutto frutto di coltura erbe e pascolo tanto nelle larghe quanto nelle  macchie  nella maniera  ed in quella medesima estensione che si godevano e si tengono presentemente dalla Università  a titolo di affitto concessole nell’anno 1775. >> Lotto novembre 1780 il Consiglio Comunale della Tolfa, elaborando il nuovo catasto, suddivise la descrizione dei terreni secondo questo ordine:

a)                                       terreni  comunali;

b)                                     terreni camerali;

c)                                     tenute camerali annesse all’appalto della Dogana del Patrimonio;

d)                                     tenuta del Castello di Rota della Casa Borromei.

La tenuta di Monte Castagno apparteneva all’appalto della Dogana del Patrimonio. Nel 1798 la Repubblica Romana mise in vendita alcune tenute ex  camerali nel territorio della Tolfa allora appartenente al Cantone di  Corneto : tra queste: le tenute di Valle Gioncosa e Monte Castagno lavorativa e macchiosa confinano il territorio di Rota, Valle Ascetta, Pantanelle e Campo di S.Lucia, con la deduzione della servitù come sopra di rubbia 146.3 stimata sc.8908,39. Terminato il periodo che è possibile definire <<delle tenute agricole>>, anche nel caso di Monte Castano si ritorna , come ricorso storico, all’estrazione dei minerali. I fratelli Angelo e Giuseppe Bonizi il 18 dicembre 1857 ottennero d al Governo pontificio la concessione di estrarre la lignite presso Monte Castagno e per un’area circolare di due KM di raggio per la durata di 5 anni con un canone annuo di scudi romani 15. Ottenuta la concessione, i  Bonizi costituirono Società con un’altra proveniente da fuori. Furono fatti esperimenti su rocce contenenti carbonio mettendole in un forno a riverbero  per cottura’ alluminite e della calce. Tali esperimenti dettero buoni risultati tanto  che si intrapreso escavazioni  di pozzi sia a mezza costa di Monte Castagno e sia sulla riva di <Fosso Cupo>. Tali lavori proseguirono per un certo periodo di tempo, ma non raggiunsero i risultati sperati. I fondi terminarono la Società , scoraggiata, sospese l’escavazione di ricerca. Attualmente  la tenuta di Monte Castagno  appartiene alla locale Università Agraria.

Tratto da -<<Lo sfruttamento degli agli minerali e metalli>> di Cola,Berardozzi e Galimberti, Tolfa 1998.

 

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