Giuseppe Cola Giuseppe Cola
 

S.Severa

Tempo d'estate, tempo di mare. Magari ad una adeguata distanza dalla discarica marina, i bagnanti si crogiolano al sole sulla spiaggia di S. Severa godendosi le sospirate ferie o qualche vacanza settimanale. Sdraiati sotto l'ombrellone e sfogliando distrattamente qualche rivista, i bagnanti sono attratti dallo spettacolo naturale del Castello che si specchia sul mare mentre le onde tentano con monotona costanza di assediare l' opera umana frastagliandosi sulla scogliera. Se alcuni hanno studiato e quindi conoscono ogni angolo di questa fascia di mare, altri invece considerano il luogo soltanto quale piacevole occasione per refrigerarsi durante l'afa estiva. Particolarmente a quest' ultimi è rivolto il presente messaggio per conoscere quella fortezza anticamente denominata "Pyrgi" trasformata poi in S. Severa. A quale epoca si riferisse Virgilio con l' attributo di "Veteres" dato agli abitanti di "Pyrgi" in occasione del passaggio di Enea, è tuttora sconosciuta. Di fatto però le mura poligonali che fanno da fondamenta all' attuale Castello e che sono tanto simili alle mura di Vetulonia, ricordano antichissime strutture attribuite, secondo alcuni, ai Pelasgi. Altro dato di fatto è che il nome "Pyrgi " (in greco "Torre difensiva”) suggerisce uno scalo marittimo greco. Antistante l'attuale Castello e ormai interamente sommerso, il porto di "Pyrgi" fu presumibilmente costruito in funzione del commercio dei prodotti metalliferi dei Monti della Tolfa come d' altronde il vicino porto di " Punicunì " fu opera dei Cartaginesi per il loro scalo marittimo e per la medesima funzione. In epoca etrusca "Pyrgi" divenne ben presto il porto di Civitavecchia e, a detta di Servio, vi si esercitava la pirateria marinara. Etruschi e Cartaginesi nel 540 a.C. sconfissero i Focesi ad Alalia e lapidarono i prigionieri presso " Pyrgi " secondo alcuni, presso Cere secondo altri. Indubbiamente l'importanza archeologica di "Pyrgi", oltre alle mura poligonali, si evidenze con i due Tempi situati nei pressi dei Castello (uno databile al 500 a.C. di tipo greco, l'altro al 460-450 a.C. apianta tuscanica) e soprattutto con le famose lamine d'oro dalle iscrizioni bilingui. Il fatto storico più noto è senz' altro quello dei 384 a.C. quando DFionigi di Siracusa, con sessanta triremi, saccheggiò il Santuario di "Pyrgi" riportando un immenso bottino necessario per la guerra contro i Cartaginesi. In epoca romana, "Pyrgi" seguì le vicende storiche di Cere che, dopo aver ottenuto nel 386 a.C. la cittadinanza romana senza diritto al voto, nel 273 a.C. dovette cedere a Roma gran parte del suo territorio ivi compreso quello di "Pyrgi". Il dominio diretto di Roma sulla fascia costiera si concretizzò nel 264 a.C. con la fondazione di una Colonia a "Pyrgi" e forse contemporaneamente a "Centro Novo" (Torre Chiaruccia e dintorni). All'inizio del secolo successivo sia " Pyrgi " che "Castro Novo " furono costretti da Roma a contribuire all' allestimento della flotta contro Antioco. Nello stesso secolo si registra a "Pyrgi" la vicenda di quel Postumio (forse discendente dell' altro Postumio documentato nel 339 a.C. quale proprietario di navi corsare) che era appaltatore delle milizie romane d'oltremare. Per arricchirsi Postumio frodava l' Erario Romano con lo stratagemma di affondare le navi vecchie facendosi risarcire il danno. Torna su Scoperto, gli fu fatto il processo: all' esilio, Roma aggiunse la confisca dei beni e la perdita della cittadinanza. Pochi anni più tardi, si ha la notizia di un altro pyrgense di nome Antistio che fu cancellato dal Censore Lepido dall' Ordine dei Cavalieri per la licenziosità della vita condotta. "Pyrgi " divenne poi la residenza di signori romani come lo attestano Svetonio in mento a Gneo Domizio, padre di Nerone, che venne a morire nella sua villa di "Pyrgi", e Marziale, probabile proprietario di un'altra villa, che rammenta una strada alludendo forse alla Via Aurelia. Iscrizioni e bolli documentano nel territorio pyrgense la presenza dei Licinii che possedevano una fabbrica di laterizi. Il traffico commerciale del porto dio    "Pyrgi " dovette registrare una parabola discendente a causa della costruzione del porto di "Centumcellae" (odierna Civitavecchia) avvenuta presumibilmente tra il I ed Il sec. d.C. allorchè le esigenze marittime di Roma si concentrarono verso i più profondi fondali del mare di "Centumcellae". Da allora la nuova Città divenne, come riporta Procopio da Cesarea, grande, popolosa e fortificata. Un tangibile segno dell' avvento, del Cristianesimo è testimoniato con Papa Cornelio che fu esiliato e morì nel 253 d.C. a "Centumcellae". Per ordire dell' Imperatore Massimiliano, i fratelli Calendo, Marco e Severa furono confinati a "Pyrgi" subendo il martirio e i loro corpi furono sepolti in un luogo detto "Pvrgi". In seguito il territorio pyrgense fece parte del Ducato Romano e, in memoria della martire Severa "Pyrgi" si trasformò in S. Severa. Il nome di Severa (o Severella) è anche testimoniato dal X sec. con la Chiesa omonima che era situata presso l' attuale "Farnesiana "e il cui toponimo è oggi scomparso. Pertanto "Pyrgi" divenne S. Severa e nel 1068, per opera dell' Abate di Faraf Berardo I, il Conte Gerardo di Galerla donò al Monastero di Farfa il Castello e la Chiesa di S. Severa,15 Casali, metà del porto e la quinta parte delle terre. L'appartenenza a Farfa è confermata da Enrico IV ed Enrico V. Mentre non è documentata la notizia che vuole come Nicolò dell' Anguillara occupasse nel 1152 Tolfa Vecchia, Tolfa Nuova e S. Severa, è certo che nel 1166 il porto di S. Severa riprese il suo traffico commerciale. Infatti divenne la residenza di Balivi genovesi a seguito del trattato commerciale tra Roma e Genova. Sebbene con protagonisti diversi, il trattato commerciale sembra un ricorso delle vicende storiche più antiche. Con Innocenzo III, S. Severa passò dal Monastero di Farfa a quello di S. Paolo, ma nel 1237 l' Abate del Monastero di S. Paolo ottenne da Gregorio IX la facoltà di vendere S. Severa e nel 1251 risulta la vendita già fatta a Giovanni Tinioso o meglio Tignoso. Al Tignoso subentrarono i Venturini: nel 1290 S. Severa e Carcari appartenevano ai Venturini e nel 1356 Bonaventura dei Venturini lasciò ad un suo figlio la metà di S. Severa. Come gran parte delle Rocche e dei Castelli dei Comprensorio, così anche S. Severa pervenne nelle mani della potente famiglia dei Prefetti di Vico. Nel 1433 Eugenio IV, per bisogno di denaro, comandò al Camerlingo di vendere S. Severa a Everso dell' Anguillara per il prezzo di 1.750 fiorini d'oro della Camera. Dopo la disfatta politica e territoriale dell' altrettanto potente famiglia degli Anguillara ad opera di Paolo II, S. Severa tornò alla Chiesa e nel 1466 il Castellano Alfonso Barage fece ristrutturare la fortezza. A giudicare dal consumo di sale (7 rubbia semestrali), S. Severa doveva avere nel XV secolo una popolazione calcolabile intorno a 150 abitanti. Sul finire del secolo S. Severa passò agli Orsini e da questi all' Ospedale di S. Spirito di Roma. Nel 1527 il Casale di S. Severa fu venduto a Riccardo Mazzatosti per il prezzo di 1.050 scudi. Nello stesso secolo furono eseguiti altri lavori di fortificazione. Sul finire del secolo il "Piano di S. Severa", appartenente al S. Spirito, componeva la Dogana dei Pascoli della Provincia del Patrimonio nello stesso secolo e in quello successivo sono menzionati a S. Severa vari Precettori del S. Spirito. Si chiude la presente carrellata di notizie storiche con due curiosità: nel 1584 Alessandro Leoncelli fu rimborsato di uno scudo per essere stato depredato nella selva di S. Severa: nel1624 fu trovata presso la spiaggia di S. Severa una balena morta. Pertanto il periodo di riposo estivo sulla spiaggia di S. Severa potrà essere più stimolante se accompagnato da una maggiore conoscenza del luogo che permette di apprezzare e rispettare il valore storico-archeologico che emerge dal teatro di tante vicende interpretate da tanti personaggi.

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