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3 La grande guerra

L’Italia entra in guerra a fianco degli alleati il 24 maggio 1915 ma il conflitto che doveva essere breve nelle previsioni, in realtà si trasformò in una lunga guerra di trincea che richiese molti sforzi economici e costò la vita a molti giovani soldati. Lo sviluppo industriale della nostra penisola era in realtà molto debole tanto che quando fu firmata la pace, oltre lo scontento per una “vittoria mutilata” 74 L’Italia in realtà non era riuscita ad ottenere, come le era stato promesso, né la Dalmazia né Fiume. V. CALVANI, Scambi tra civiltà, vol 3, Ed. Mondatori, Roma 2007. scoppiò incontrollato il fenomeno della disoccupazione sia nella fabbriche che nelle campagne.
L’Università Agraria tuttavia anche nel difficile periodo di guerra continuò ad essere un ente florido e vicino ai bisogni dei cittadini poiché in tali circostanze bisognava essere guidati dal sentimento patriottico e dall’amore verso il proprio
Paese. 75 ASUAT, seduta 3 settembre 1916. Molti furono chiamati alle armi ed il costo della vita e della manodopera
aumentò notevolmente. 76 ASUAT, seduta 4 luglio 1915. Le guardie Moggi Domenico e Riversi Antonio erano state richiamate alle armi. Il loro servizio è sospeso fino a quando non torneranno dalla guerra. In questo periodo l’Università Agraria risulta l’unico punto di riferimento per tutta la popolazione; 77 Nel 1916 l’avanzo di amministrazione era di £ 10.369. Nel 1917 di £ 42.970. Nel 1918 £ 25.408. Nel 1919 £ 82.279. lo stesso Comune è costretto a chiederle del grano visto che i cittadini di Tolfa non avevano di che sfamarsi. 78 ASUAT, seduta del 3 settembre 1916. I componenti del Consiglio decisero allora di vendere al Comune 450 quintali del grano che altrimenti sarebbe stato riservato ai soli utenti.
L’Ente produceva infatti ogni genere alimentare e grazie ai suoi ampi introiti poteva acquistare quello che non veniva prodotto.79 L’olio ad esempio, veniva acquistato dalla vicina Tarquinia poiché, nonostante la politica dell’Ente avesse più volte spronato i contadini a piantare olivi, tuttavia il terreno di Tolfa ed il suo clima poco si prestava a questo tipo di coltura. La situazione si faceva sempre più complessa soprattutto nel momento in cui molti partiti per la guerra, dovettero lasciare quelle famiglie per le quali il capofamiglia era l’unico referente di sussistenza.
L’Università Agraria era vicina ai suoi dipendenti 80 ASUAT, seduta del 29 giugno 1916. Mandato di pagamento a Muneroni Francesca come differenza tra il sussidio governativo ed il salario che percepisce suo marito Moggi Domenico, guardia campestre richiamato alle armi. ai quali in vista delle difficili condizioni di vita e soprattutto in vista di un cospicuo rincaro dei generi di prima necessità, concedeva un aumento dei salari come una sorta di indennità per il periodo di guerra. Tuttavia bisogna dire che molti sussidi furono anche concessi agli altri cittadini che ne facevano richiesta e, anche se: in via del tutto eccezionale e per una sola volta l’Ente concedeva sempre qualche lira. 81 Nella seduta del 31 ottobre 1916 si concede a tal Riversi Antonio guardiano campestre dipendente dell’Ente, un sussidio per le gravi condizioni della moglie in ospedale con la somma di lire 50. Nella seduta del 3 marzo si accordano lire 20 alla vedova di Morucci Fioravante rimasta con otto figli. Si concedono lire 20 anche alla vedova Morra Francesca in Riversi. Nella seduta del 5 novembre 1916 si concede un sussidio di lire 10 perché deve condurre a Roma in uno Ospidale una sua bambina afflitta da grave malattia in testa. Nella seduta del 16 maggio 1917 si concedono lire 20 a Pietro Cav. Egidio per la sua malattia e per il lutto che lo ha colpito. L’Università Agraria era certo molto ricca 82 Nel bilancio preventivo dell’anno 1918 si valutava un avanzo di amministrazione di lire 25.408,48. le entrate complessive ammontavano nello stesso anno a lire 373.287,70.se poteva permettersi di concorrere anche al Prestito Nazionale. Era questo una sorta di investimento in titoli dello Stato che sicuramente avrebbe poi fruttato dei grandi profitti.
I bisogni della popolazione aumentavano ma era ormai impossibile rifornirsi dall’estero dei cereali che Tolfa non produceva.
Quella che si mise in atto fu allora una intensa politica agricola nella quale l’Università Agraria fu il supervisore e non solo gli utenti ma anche tutti i cittadini furono la forza lavoro.
Le campagne pullulavano di persone con il compito di seminare frumento, avena, granoturco, patate, legumi ed altre cibarie: questo lavoro in cambio di premi erogati dall’Università 83 Questo contributo erogato dall’ente anticipa in un certo senso quelli che sono oggi gli interventi della Comunità europea ai produttori di cereali. nella misura di lire 5 per ogni quintale di frumento prodotto, lire 3 per ogni quintale di grano duro, patate ed altro. 84 ASUAT, seduta del 2 gennaio 1917. Fu nominata inoltre una commissione con il compito di scegliere i terreni più idonei e fertili per la prossima semina primaverile. 85 ASUAT, seduta del 19 febbraio 1917. I terreni scelti furono quelli de I Prati sulla strada Braccianese che, molto fertili, avrebbero dato presto i loro frutti. Queste terre avevano inoltre i vantaggio di essere molto vicine al Paese per cui gli agricoltori la sera sarebbero potuti tornare a casa per vegliare sulle loro famiglie. L’idea era quella di contribuire al benessere generale ed anzi l’Ente si faceva portavoce di questa necessità anche con il Comune e con i componenti degli altri enti di Tolfa che avrebbero dovuto essere: uniti per un unico scopo. Le patate prodotte erano poi vendute il martedì ed il sabato in paese, allo stesso modo si faceva per i fagioli e gli altri prodotti. Che l’Ente attraversasse un buon periodo economico è dimostrato dalle entrate che nel 1918 ammontavano a £ 373.287,70. 86 ASUAT, seduta del 20 gennaio 1918.
Tolfa quindi non visse i contrasti che da sempre opponevano contadini e latifondisti proprietari, ma la visione interclassista del lavoro della Chiesa Cattolica (Stato Pontificio), aveva fatto sì che nei secoli detti rapporti si armonizzassero evitando una gestione conflittuale della proprietà e dell’economia.
L’11 novembre 1918 la guerra era conclusa e nonostante tutto l’Italia era tra le potenze vincitrici grazie ai notevoli sforzi profusi ed alle molte alle vite perse. L’Università Agraria non poté far finta di nulla e, quando i soldati tornarono
dalla guerra vennero accolti con solenni onori, quelli che invece non tornarono furono ricordati con un Monumento ai Caduti per il quale l’Ente contribuì con lire 6.000.
Ma al termine del conflitto riemersero i vecchi problemi, soprattutto quelli relativi a far partire di nuovo l’economia del Paese che negli anni della guerra aveva conosciuto un forte ridimensionamento. Fu allora convocata una riunione con i rappresentanti del Comune di Tolfa, i componenti degli altri enti cittadini nonché i principali agricoltori del paese per cercare provvedimenti dato il momento eccezionale dove serve produrre.
La riunione ebbe luogo il 1 febbraio e si nominò una commissione con il compito di scegliere i terreni per le semine primaverili. Si scelse un terreno nella località Prati” sulla strada Braccianese Claudia sul quale da subito, essendo molto fertile, si sarebbero potute coltivare patate. La vicinanza al Paese avrebbe permesso inoltre ai lavoratori di tornare a casa ogni sera. 87 ASUAT, seduta del 19 febbraio 1917.
L’Università Agraria da parte sua avrebbe messo a disposizione mezzi finanziari e tecnici. Vengono poi concessi terreni per ridurli a coltura agraria a chiunque ne avesse fatto richiesta e si concede mezzo ettaro di terreno del Bosco Sbroccati per uso castagne al parente più prossimo dei caduti in guerra.
La concessione, in accordo con il Comune comproprietario del bosco, fu fatta per 90 anni essendo però questo beneficio vincolato dalla inalienabilità e dalla trasmissione per successione. 88 ASUAT, seduta del 14 aprile 1917. In caso di mancato effettivo possesso a godimento da parte degli aventi diritto o di mancata successione, il fondo ritornerà al legittimo proprietario.
Si iniziarono nuovamente le coltivazioni, si ordinarono aratri e macchine trebbiatrici; alcuni cittadini concessero prestiti per avviare le semine89 Augusta Orchi in Lucarini aveva concesso un prestito di £ 6.000 ad un tasso del 6%; Caterina Martini in Lepri concedeva altre £ 6.000, lo stesso faceva Caterina Lucarini in Maga. Altre £ 15.000 vennero prese in prestito alla Cassa di Risparmio di Civitavecchia.e l’operosità del Paese fu messa alla prova ancora una volta. Dal verbale del 7 settembre 1919 si apprende anche che valido aiuto avrebbero potuto essere i prigionieri di guerra i quali potevano contribuire alla “smaggiatura”, alla falciatura ed alla mietitura: l’appoggio del R. Governo non mancherà si pensava quando si saprà che ciò che noi proponiamo è di produrre, oltre alle semine iniziate dai privati, un maggior raccolto di circa due quintali di grano. 90 ASUAT, seduta del 7 settembre 1919.

4 Nuove tenute per l’Università Agraria: S. Anzino e Rota

La guerra era finita e nonostante tutti gli sforzi economici per far partire di nuovo l’economia, l’Università Agraria era ancora un ente molto ricco con il proposito di ampliare i propri possedimenti.
Da quando infatti anche i braccianti erano entrati nel Consiglio dell’Ente, la necessità di estendere la proprietà terriera per permettere a tutti di usufruirne, si era fatta più pressante.
Nel Consiglio del 1 agosto 1920 il Presidente espone che a confine con la proprietà universitaria, dal lato nord e nord ovest, esiste la tenuta di S.Anzino di rubbia romani 407 pari ad ettari 752.29,88….Che la tenuta è adatta più specialmente per la sua natura e per la sua esposizione verso il mare alla coltura del grano ed al pascolo del bestiame. Che essendo venuti a far parte dell’Università, sulle basi del nuovo Regolamento circa 500 braccianti oltre ai possidenti di bestiame, si rende necessario estendere la quantità delle terre coltivabili…per soddisfare i crescenti bisogni della popolazione. La tenuta apparteneva ai Marchesi Patrizi ai quali l’Università offrì £ 940.000; quelli risposero che sarebbero stati disposti a vendere solo alla somma di £ 1.140.000. 91 La somma era molto alta se si considera che un impiegato dell’Università Agraria percepiva circa £ 80 al mese e che un quintale di grano costava circa £ 37. La cifra era certo molto alta ma, in considerazione del fatto che nella tenuta era presente una macchia di 400 ettari, macchia che tra due anni si sarebbe potuta tagliare fruttando la somma di almeno £ 200.000, di decise per l’acquisto.
Nello stesso anno si prese in affitto per nove anni anche la Tenuta di Rota che apparteneva alla Casa Lepri. 92 ASUAT, seduta del 14 maggio 1938. Dopo ulteriori nove anni di affitto, nel 1932 i proprietari della tenuta Marchesi Lepri si erano rivolti alla Corte d’Appello per far cessare gli usi civici sul loro territorio: dalla suddetta sentenza sono stati negati al popolo ed alla Comunità di Tolfa gli usi civici minori, cioè di pescare nei fiumi Mignone e Lenta e nei torrenti Acquabianca e Verginee, di cacciare (anche con il capanno ai palombacci nei boschi della tenuta), di spicare, di fare la cicoria, di raccogliere la ghianda, di abbeverare, di cavare la pozzolana, di fare la legna morta e la carbonella nei boschi. Tenuto presente che i suddetti usi, in conseguenza dalla tenuta al caseggiato (circa tre chilometri) di Tolfa sono stati sempre esercitati dai cittadini non abbienti, i quali dall’uso ne hanno sempre ricavato e ne ricavano il sostentamento per le loro famiglie. L’Università Agraria deliberò allora di ricorrere alla Suprema Corte di Cassazione di Roma. Il terreno in realtà fu diviso con l’Università Agraria di Manziana e quella di Canale Monteranno ed utilizzato per la semina.93 ASUAT, seduta del 10 ottobre 1920.
L’affitto della tenuta durò per molti anni e certo portò numerosi profitti all’Ente ma, nel 1932 i proprietari Marchesi Lepri si erano rivolti alla Corte d’Appello per far cessare gli usi civici sul loro territorio. L’Università Agraria si opponeva poiché i cittadini da sempre erano abituati a : pescare nei fiumi Mignone e Lenta, nei torrenti Acquabianca e Verginese, a cacciare (anche con il capanno ai palombacci della tenuta), a spicare, a fare cicoria, a raccogliere la ghianda, ad abbeverare, a cavare la pozzolana, a fare legna morta e la carbonella nei boschi. 94 ASUAT, seduta del 14 maggio 1938. Si decise così di rivolgersi alla Suprema Corte di Cassazione. Intanto nel 1920 le entrate di bilancio ammontavano a £ 575.258,45. Nella seduta del 1 febbraio 1921 in via Lizzera n. 30, il Presidente Cav. Luigi Bonizi raccomanda di nuova la pace e la concordia visto che l’Università Agraria si trova in buone condizioni ed annuncia che è stato effettuato l’acquisto di S. Anzino e l’affitto di Rota, si attende inoltre risparmiare per l’acquisto di Prato Cipolloso e per l’affitto della tenuta di S. Severa. 95 La tenuta di S. Severa era già stata affittata negli anni passati tuttavia, visto che il giorno 30 Settembre sarebbe scaduto il contratto di affitto, si sarebbe dovuto decidere se rinnovarlo. Più tardi, Si devono incoraggiare le due industrie: la prima per la vendita di grano, l’altra per il bestiame. E’ necessario costruire strade onde più agevolmente accedere ai possedimenti universitari, riallacciare nuove sorgenti di acqua e costruire qualche piccolo casale di campagna.
Solo nel Consiglio del 22 aprile 1922 però il Ministro dell’Agricoltura autorizzò l’acquisto di S. Anzino e l’Università accese un mutuo trentennale di £ 1.300.000. Furono inoltre prelevati i titoli investiti nel debito pubblico che avevano reso una rendita del 5% per un totale di £ 114.000. 96 ASUAT, seduta del 3 marzo 1921.
quando nel 1931 l’Università Agraria abbandonò la tenuta, si aprì una controversia con gli Ospedali di S. Spirito.

5 Gli anni del fascismo: “la formazione dell’animo del lavoratore”

Nel 1919 intanto il suffragio universale maschile aveva portato in Italia all’affermazione del Partito socialista guidato da Filippo Turati mentre il sindacato operaio si avviava ad avere circa 2 milioni di iscritti. Altro vincitore fu il Partito
popolare fondato da Don Sturzo. La Rivoluzione russa che aveva suscitato l’entusiasmo dei proletariato e dei braccianti delle campagne aveva portato nel 1921 alla nascita del Partito comunista.
Abbiamo visto, in alcuni avvenimenti trattati come anche a Tolfa la situazione politica si era andata sviluppando sempre più con il coinvolgimento delle classi più povere, in particolar modo dei braccianti agricoli che finalmente avevano raggiunto il loro scopo cioè quello di far parte dell’Ente agrario.
Altresì abbiamo visto come la lotta politico sindacale, avviata dai braccianti nel nostro territorio, non era finalizzata al raggiungimento della proprietà della terra, ma bensì al coinvolgimento nella sua gestione pubblica. Probabilmente questa visione romantico- comunista della gestione comunitaria della terre, che a Tolfa si svolgeva da secoli, aveva portato non ad una conflittualità armata tra le varie parti in causa, ma al raggiungimento di un interesse comune nella gestione.
Comunque sia, l’esperienza socialista in Comune e soprattutto le lotte operaie e contadine dell’Italia del tempo avevano reso gli amministratori dei nostri enti pubblici sensibili e solidali con le classi più povere ed emarginate. Questo aveva portato alla creazione di opportunità di lavori gestiti dall’Ente pubblico, con il consolidamento del Monte Frumentario (che aveva evitato l’usura e la speculazione sui prodotti agricoli) e tra il 1919 ed il 1921 con la nascita di alcune cooperative di braccianti e muratori per la realizzazione di opere pubbliche. 97 In quegli anni oltre alle strade di cui si è parlato, vennero costruite il mattatoio, la scuola materna e l’ospedale.
Contrapposte a queste forze erano i nazionalisti ossia i piccoli borghesi che certo non volevano essere scavalcati dalla classe operaia. A loro sostegno vennero negli anni venti i fascisti che, una volta al potere posero fine a questa gestione cooperativistica del lavoro ed alla gestione collettivistica dei terreni riducendo l’Ente ad erogatore di servizi e beneficenza.
Negli anni trenta per far fronte alla gravissima crisi economica derivante dal crollo della borsa di Wall Street, il fascismo avviò una serie di attività nel campo agricolo come la bonifica delle Paludi Pontine e la battaglia del grano finalizzate al raggiungimento di un obiettivo di carattere economico politico: quello di un Italia autosufficiente e non più sottoposta all’acquisto dai paesi più ricchi.
Oltre a ciò l’avviamento di una poderosa campagna demografica doveva servire a produrre braccia per l’agricoltura e per la guerra. La politica della famiglia era supportata da doni e premi per le famiglie più numerose. 98 ASUAT, seduta del 14 agosto 1940. Anche a Tolfa le famiglie numerose erano esonerate dal pagamento delle imposte e sovrimposte mentre veniva istituita la tassa sul celibato che colpiva gli uomini non sposati.
Tolfa visse profondamente questo periodo e l’Università Agraria fu al centro della politica fascista. Al comune nel 1923 andò al potere un’Amministrazione con a capo un sindaco fascista e la stessa cosa accadde poco tempo dopo all’Università Agraria.
Il 3 marzo 1923 infatti a Tolfa cambia la composizione del Consiglio dell’Università Agraria poiché oltre ai tre utenti possidenti di bestiame e tre agricoltori braccianti, entrano tra le fila dei consiglieri anche tre cittadini iscritti nel locale Fascio di Combattimento, che molto poco avevano a che vedere con la partecipazione attiva alla vita dell’Ente.
E’ chiaro che è soprattutto a causa della loro presenza nel Consiglio che, quando venne eretto il monumento ai caduti in guerra, l’Università partecipo con £ 6.000 e quando il sindaco di Tolfa informava dell’arrivo della spoglia del concittadino Bargiacchi Sestilio caduto sul Campo dell’onore, l’Università decideva di prendere parte ai funerali con tutto il personale dell’ente. 99 ASUAT, seduta del 16 dicembre 1923.
L’Università Agraria pur subendo numerosi controlli tuttavia continuò a difendere i diritti dei suoi utenti e della comunità. Ma con il fascismo e la nascita delle speciali associazioni alle dipendenze del Duce le spese erano aumentate.
C’era una Sezione Fascista che aveva il compito di educare i giovani, di prepararli militarmente e di formare l’animo del lavoratore per renderlo più disciplinato, più attivo e più pronto al proprio dovere di agricoltore, di cittadino e di milite della Patria. Questa Sezione richiedeva spesso contributi all’Università come ad esempio in occasione dell’adunata fascista quando Tolfa partecipò con la banda musicale per scoprire la lapide commemorativa della marcia su Roma.100 ASUAT, seduta del 7 ottobre 1924.
Altre richieste venivano poi dalla gestione del Reparto Balilla che merita ogni encomio da parte della cittadinanza per la disciplina, l’ordine e la competenza dei vari giovani educati dai dirigenti all’affetto verso la Patria ed il Partito. 101 ASUAT, seduta del 7 aprile 1928. In occasione del fallito attentato a Mussolini l’Ente aveva manifestato la sua gioia
elargendo aiuti ai poveri del Paese. 102 ASUAT, seduta del 14 novembre 1925.
A Tolfa c’era poi una Sezione Fascista femminile che invece si occupava delle donne e dei bambini proprio per propagare quella politica demografica alla quale il Duce tanto aspirava. 103 Il 4 maggio 1939 l’Università Agraria elargiva un contributo al Locale Fascio Femminile per concedere premi alle massaie rurali che avevano maggior cura della casa, dell’orto, del pollaio. Questa Sezione soprattutto si preoccupava di procurare cibo, vestiari e giocattoli che venivano distribuite nelle feste natalizie e per la Befana ribattezzata Befana fascista. 104 A questo proposito l’Università Agraria ogni 6 gennaio festa della Befana elargiva generosi contributi per comprare giocattoli ai bambini più poveri. Era inoltre sorta in paese anche un Sezione Giovani Balilla che invece si occupava dei ragazzi preparandoli ad essere futuri soldati: in un verbale si dice che questo Reparto merita ogni encomio da parte della cittadinanza per la disciplina, l’ordine e la competenza dei vari giovani educati dai dirigenti all’affetto verso la Patria ed al Partito e nelle ore libere addestrati in esercizi ginnastici. 105 ASUAT, seduta del 7 aprile 1928.
Il 23 dicembre 1925 anche il direttore delle scuole elementari sig. Plinio Macchia chiedeva un contributo per sostenere le spese che occorrono per istruire nella ginnastica gli alunni delle scuole.
L’Agricoltura al centro della politica fascista era sì una forma di risorsa ma soprattutto forma di mantenimento dell’ordine sociale.
A questo scopo tutti erano chiamati al lavoro nei campi e quando la moglie di tal Verdirosi Primo, per quanto non esercitasse la professione di agricoltore, ma quella di calzolaio chiese un sussidio per il marito morto per insolazione mentre procedeva alla mietitura del frumento, le furono concesse £ 300 poiché chi aveva perso la vita lo aveva fatto per le direttive del Governo Nazionale e per l’incremento della cereali- coltura. In questo caso Primo Verdirosi poteva considerarsi un vero milite della nuova milizia caduto sui campi della produzione agricola. 106 ASUAT, seduta del 14 luglio 1927. L’Ente aveva inoltre altre spese che sempre riguardavano la Sezione fascista come ad esempio un contributo di £ 1.500 annue per le bandiere per la Sezione ex combattenti e per il Reparto Balilla.107 ASUAT, seduta del 18 maggio 1926.
Ulteriori somme venivano elargite per le spese di propaganda elettorale. 108 ASUAT, seduta del 12 marzo 1928. La somma stanziata era di £ 400. Il 2 Luglio fu acquistato lo stemma littorio, fu fatto un impianto di illuminazione con i
colori nazionali alle finestre dell’Ente e si acquistarono calendari del Partito per adornare le sale degli uffici. 109 I calendari acquistati dovevano essere almeno cinque per il costo complessivo di £ 75. Il 28 settembre 1938 fu stabilito che tutti gli utenti dell’Università Agraria si iscrivessero alla Federazione Fascista degli Agricoltori: per ottenere una facile e sollecita soluzione di tutte le vertenze sindacali che eventualmente potessero sorgere. Per l’iscrizione l’Ente avrebbe anticipato £ 3.164. 110 Un nuovo tesseramento fu fatto nel giugno 1939.
Il 4 maggio 1939 veniva inoltre stabilito di elargire un contributo per i premi alle massaie rurali che avessero maggior cura della casa, dell’orto e del pollaio.

6 La seconda guerra mondiale

Sempre più convinto delle proprie possibilità, il regime fascista portò l’Italia nuovamente in guerra a fianco della Germania di Hitler. Nei registri dell’Università Agraria ci sono pochi riferimenti a quella guerra mentre sempre più frequenti si fanno invece le richieste di enti ed organizzazioni fasciste (Dopolavoro comunale, Sezione fascista femminile, Sezione fascista di Tolfa, Reparto Balilla, Sezione ex combattenti, Federazione fascista degli Agricoltori, Opera nazionale di maternità ed infanzia, Comando locale della Gioventù italiana del Littorio) per ottenere contributi.
L’Ente in questo periodo ancora florido, nonostante che la guerra fosse iniziata già da qualche tempo e che gli italiani cominciassero ormai a sentire le conseguenze negative sul reperimento delle derrate alimentari, non potendo fare altrimenti, sempre si apprestava a soddisfarle.
Nel verbale dell’11 dicembre 1940 si scrive: considerato il momento eccezionale in cui tutta la Nazione è impegnata a combattere contro un nemico potente per il raggiungimento delle sue finalità imperiali; ritenuto essere doveroso per ogni cittadino e per ogni Ente pubblico seguire fedelmente le direttive che il Regime Fascista ha dato per il raggiungimento delle suddette finalità; rilevato che tra le direttive medesime vi è quella di soccorrere, nel modo più largo possibile le famiglie bisognose di coloro che in terra per mare ed in cielo stanno compiendo il loro dovere offrendo per gli ideali di Patria il loro sangue e le loro vite, si stanziano £ 20.000 per soccorrere le famiglie bisognose dei richiamati alle armi. 111 E’ evidente, dalla lettura del verbale, che anche presso l’Ente agrario di un piccolo paese come Tolfa, la retorica del Regime fascista influenzasse le considerazioni degli amministratori.
Intanto continuava la politica agricola fascista ed il Duce ordinava di non lasciare incolta alcuna zona di terreno 112 ASUAT, seduta 2 settembre 1941. poiché identificava negli agricoltori produttori di generi di prima necessità, i maggiori sostenitori dell’azione bellica.
Il Dopolavoro Comunale, filantropica Istituzione creata dal Partito Nazionale Fascista, 113 ASUAT, seduta del 5 luglio 1942.otteneva dall’Ente i soliti contributi per preparare pacchi da spedire alle valorose truppe che combattono nell’Africa settentrionale.
Chiaramente l’Università Agraria additata come Ente primario del Paese non avrebbe potuto fare diversamente. Comunque sia, due anni di guerra cominciavano a creare problemi anche a Tolfa e, nonostante la floridezza economica in cui la comunità era sempre vissuta grazie soprattutto alle attività agricole e pastorizie, il 26 luglio 1942 con la chiamata alle armi del geometra Sebastiano Bargiacchi, appartenente ad una delle famiglie più floride dal punto di vista economico di Tolfa, l’Ente gli concedeva un acconto per i lavori eseguiti: era chiaro che la situazione era sicuramente difficile anche per chi fino a quel momento non aveva avuto problemi. 114 ASUAT, seduta del 26 luglio 1942. Nei mesi successivi infatti si verificarono molti malcontenti dovuti soprattutto alle misere condizioni in cui versava la popolazione, in particolar modo il “Monte Frumentario” che per secoli era stata riserva di grano per la cittadinanza cominciava ad accusare difficoltà nel concedere il frumento necessario per la panificazione, poiché dopo la raccolta del grano avvenuta nei mesi estivi la maggior parte era finito negli ammassi nazionali. 115 ASUAT, seduta del 26 luglio 1942.
Il Regime cercava di fare del proprio meglio attraverso una propaganda più pressante utilizzando tutti i mezzi in uso nel tempo (dalla radio alle varie organizzazioni fasciste esistenti in loco) in maniera tale che, diffondendo notizie confortanti riguardo al conflitto, la popolazione riuscisse ad accettare la grave situazione economica creatasi.
Sicuramente non lavorava a favore del Regime la presenza nel paese degli anziani che appena venti anni prima avevano combattuto già una guerra che come questa non avevano minimamente deciso di combattere. Erano quindi piuttosto scettici su quanto invece la propaganda cercava loro di inculcare poiché i figli sul fronte sicuramente non confermavano tale stato dei fatti.
Ancor prima dell’occupazione nazista, già verso la fine del 1941 e soprattutto nel 1942 si erano manifestati atti sovversivi ed erano comparse scritte sui muri che incitavano all’insurrezione e al sabotaggio auspicando la fine del fascismo.116 F. BIANCHI, L’insorgenza antifrancese, op cit, pag. 202.
E’ sempre più evidente che le forze politiche che il fascismo per venti anni aveva emarginato e cercato di annientare, prendevano spirito e cominciavano a cercare di inserirsi nelle crepe che il regime fascista mostrava in modo sempre più evidente. A Tolfa in particolar modo un altro avvenimento, questo di estrema importanza per la comunità locale, esacerbò ancor più gli animi in quanto il 26 luglio 1942 le terre di categoria B ossia i terreni gravati da uso civico e quindi non soggetti alle disposizioni della legge del 1927 117 Il Commissario Prefettizio svolgeva il duplice ruolo di organo amministrativo ed organo giurisdizionale fino a quando, con il D. P. R n. 616/77 queste funzioni non furono attribuite alle Regioni. I suoi atti riguardavano principalmente quotizzazioni ed affrancazioni di terre concesse a miglior coltura nonché legittimazione di possessi abusivi. In alcuni Comuni come a Tolfa la legge prevedeva l’assegnazione di alcuni terreni a categoria. Quest’ultimo è sicuramente l’aspetto più grave delle modalità di applicazione della legge per due ordini di motivi: innanzitutto perché in oltre la metà dei decreti emessi, le terre assegnate a categoria B, cioè quelle suscettibili di coltura agraria, risultavano superiori per superficie a quelle destinate alla utilizzazione collettiva. Ciò aveva provocato un impoverimento dei demani civici. PROVINCIA DI ROMA, Le Università Agrarie della Provincia di Roma, op. cit. p. 37.di proprietà dell’Ente vennero affidati temporaneamente all’opera Nazionale Combattenti. 118 ASUAT, seduta del 26 luglio 1942. Il provvedimento proveniva dal Ministero dell’Agricoltura. E’ evidente da questi accadimenti che il Regime fascista, ormai agonizzante, cercava di impadronirsi delle proprietà collettive che da sempre erano state gestite dalle realtà locali probabilmente per venderle ai migliori offerenti. Nonostante le ricerche fatte non ho potuto rivenire dati relativi all’utilizzazione delle rendite venutesi a creare con la vendita di questi terreni. 119 Nella seduta di Consiglio del 27 settembre 1943 trovo che i terreni di categoria B quotizzati erano 850 ettari gestiti da 450 utenti.
Le proteste comunque non ebbero buon fine soprattutto per il fatto che a gestire i beni dell’Ente agrario non c’era una amministrazione democraticamente eletta dagli utenti , ma bensì da circa venti anni 120 ASUAT, seduta 29 ottobre 1923. La gestione straordinaria del Commissario Prefettizio, Cav. Domenico Saliola, era iniziata il 29 ottobre 1923.il regime aveva commissariato l’Ente sottoponendolo completamente ai propri voleri politici.
Comunque i fascisti nel fare ciò avevano la memoria corta, in quanto già nel 1797/99 avevano pensato di fare altrettanto gli amministratori dell’Ente insediati dalla Repubblica romana. Di fronte all’esproprio forzato, tentato dai repubblicani francesi i tolfetani si ribellarono, insorsero con le armi in difesa delle proprie terre tanto che alla fine della rivolta più di cento di loro erano state uccisi. 121 F. BIANCHI, op. cit, p. 106.
In questo momento quindi il tentativo di esproprio rischiava di far precipitare una situazione già molto compromessa poiché una parte di quei terreni (950 ettari) era stata affidata a vario titolo a numerosi agricoltori che li avevano migliorati trasformandoli in orti, in vigne, in canneti e certo non erano disponibili ad accettare di abbandonarli bonariamente.
Altre di queste terre erano state invece affidate ed utilizzate per colture intensive e l’Ente calcolava che in questo periodo le famiglie che usufruivano delle terre di categoria B, fossero circa 1063. 122 ASUAT, seduta 27 settembre 1942.
Era chiaro quindi che questo provvedimento, se fosse andato a soluzione, avrebbe sicuramente danneggiato la classe lavorativa del Paese e in particolar modo gli agricoltori che esercitano la semina del grano. 123 Ibidem.
Se questi possedimenti fossero passati all’Opera Nazionale Combattenti, come il Regime tentava di fare, gli agricoltori per poter continuare a coltivare, sicuramente si sarebbero dovuti rivolgere ai privati ottenendo però il pagamento del doppio dell’affitto. L’Ente era molto preoccupato tanto che nella seduta del 27 settembre 1942 aveva affermato: Ci preme far valere i diritti acquisiti dalla popolazione sui terreni dell’Università Agraria, diritti che devono rimanere integri ed illesi avanti a qualsiasi autorità tutoria o giudiziaria in quanto nessun terreno appartenente alla categoria B è pervenuto all’Ente Agrario per le disposizioni della legge sui domini collettivi del 4 Agosto 1894 n. 399. 124 Ancora una volta si ribadiva quindi la differenza dell’Ente agrario tolfetano rispetto alle realtà delle altre Università Agrarie poiché a Tolfa i terreni dell’Università Agraria erano stati acquistati dagli utenti.
Giuste le rimostranze dell’Ente che fa presente nella delibera che i terreni di sua proprietà erano stati nel tempo acquistati dagli stessi utenti e non invece acquisiti per mezzo di leggi nazionali e che quindi, in difesa non solo della proprietà, ma soprattutto del proprio futuro economico, sarebbero stati disposti sicuramente a ripetere le stesse vicende di fine settecento. L’Ente comunque, a causa della guerra e di una situazione negativa che si era creata nelle sue casse, non dava più alle varie associazioni ed enti che ne facevano richiesta quei contributi che invece per tantissimi anni aveva concesso.
Le difficoltà si evidenziano nel Consiglio del 18 ottobre 1942 quando per la prima volta dopo almeno cinquanta anni, si negano contributi alle realtà presenti sul territorio Come di consueto infatti i Padri Cappuccini avevano chiesto contributi per la loro chiesa così come le suore per la scuola media.125 ASUAT, seduta del 18 ottobre 1942.
Ma la risposta dell’Università questa volta non fu benevola: Rilevato che questo Ente agrario in seguito al passaggio dei beni di categoria B all’Opera Combattenti non può stanziare sul momento contributi di sorta nei propri bilanci inquantochè le rendite dei terreni di categoria A non sono nemmeno sufficienti a far fronte a tutte le spese fissate ed obbligatorie.
Allo stesso modo, e per le stesse motivazioni, si dovettero negare i soliti contributi al Comune per il risanamento del suo bilancio. 126 Il Comune aveva chiesto il solito contributo di £ 30.000 per risanare il bilancio ed altre £ 20.000 per la costruzione di case popolari. A causa però del passaggio dei terreni di categoria B, l’Università Agraria veniva spogliata di 2700 ettari composti per lo più di terreni adatti alla semina ed al pascolo la cui rendita rappresentava almeno i 2/3 delle entrate totali.
Dalla documentazione riscontrata è molto chiaro invece che gli amministratori del tempo non erano ancora completamente autonomi rispetto al regime fascista ormai in stato comatoso tanto che continuarono ad elargire quanto invece negavano ad altri.
Infatti vennero invece elargite £ 2.000 per la Giornata della madre e del fanciullo, 127 ASUAT, seduta del 13 dicembre 1942. £ 100 alla Associazione mutilati ed invalidi di guerra, 128 ASUAT, seduta del 13 dicembre 1942. £ 600 per la Befana fascista, 129 ASUAT, seduta del 31 dicembre 1942. £ 3.000 al locale Fascio di combattimento…
130 ASUAT, seduta del 4 febbraio 1943.
Il malcontento sull’avviamento della realizzazione dell’intento di privatizzare
alcuni terreni non tardò a farsi sentire tanto che c’erano state delle contese per i possedimenti del Marano, Piandesanti, Piancisterna, Campi S. Lucia e Poggio della Stella. L’insofferenza verso il fascismo cominciava ad assumere caratteri di massa con centro irradiatore la vicina Civitavecchia. 131 F. BIANCHI, op cit. p. 202.
Il 14 maggio 1943 Civitavecchia fu bombardata dagli alleati anglo americani subendo fino al 22 maggio 1944 numerose incursioni aeree con 450 morti tra i civili.
La gente iniziò a fuggire per cercare posti più sicuri: moltissimi arrivarono a Tolfa e spinti dalla fame e dalla miseria arrecarono dei danni che certo la comunità non poteva accettare.
Non sapendo dove alloggiare infatti i civitavecchiesi avevano iniziato a tagliare i polloni di castagno per costruire alloggi. 132 ASUAT, seduta del 26 gennaio 1944. Evidente appare il modo completamente diverso di vivere di questi cittadini rispetto a chi aveva vissuto un’intera vita potendo contare solo sui frutti della terra.
Gran parte di questi sfollati vennero alloggiati a Tolfa nel Convento della Sughera trovando molta solidarietà e conforto. Evidentemente la solidarietà e l’amicizia verso gli abitanti della città vicina avevano sconfitto qualsiasi resistenza nei confronti dei forestieri che, molto numerosi sicuramente creavano problemi ai tolfetani.
Nel settembre del 1944, liberata Roma dai nazifascisti, anche a Tolfa si era insediata una nuova amministrazione comunale temporanea che vedeva la rinata partecipazione delle forze politiche che per circa venti anni erano state estromesse dalla vita del paese.
Erano state nominati infatti dagli anglo americani alcuni cittadini appartenenti a vari partiti che in via transitoria dovevano amministrare la comunità. Tra essi troviamo rappresentanti del partito comunista, del partito socialista, del partito popolare e del partito liberale.
Riprese quindi la vita politica e, grazie alla riconquistata libertà a Tolfa ebbe luogo un comizio sui problemi dell’agricoltura al quale parteciparono esponenti del Comune (Socialisti e Democratici Cristiani). 133 F. BIANCHI, op. cit. p. 239. Intanto la disperazione e l’incertezza sull’avvenire portò a nuove occupazioni di terre: il 21 ottobre 15 cittadini occuparono le terre della Rimessa della Fiera. 134 L’Università chiaramente affermava di non aver concesso alcun permesso essendo anzi preoccupata poiché questi quindici occupatori, dissodando e rinchiudendo i terreni, avevano arrecato enormi danni al pascolo. Ancora il 19 agosto 1944 l’Ente rilevava numerose occupazioni abusive di terre destinate ad altri usi. 135 Il 12 marzo 1944 il bosco degli Sbroccati era stato affidato ad alcune famiglie per ridurlo a castagneto domestico ma evidentemente molti cittadini, bisognosi di realizzare subito profitti,
avevano tagliato gli alberi per vendere la legna anziché innestarli. L’Ente decise allora di stilare un regolamento che tutelasse solo ed esclusivamente chi aveva interesse ad eseguire le direttive che l’Università Agraria fissava.

Finalmente il 10 maggio 1945 fu nominato un avvocato per le cause di reintegra dei terreni occupati. In questo anno il numero degli utenti era di 985 iscritti e l’Ente possedeva 6.508 ettari di terra Fra l’agosto ed il settembre del 1956 le occupazioni agricole si erano accentuate e molti ettari di terreno venivano invase. Il 4 settembre una manifestazione di 10.000 contadini andò a Roma per reclamare l’assegnazione di terre; anche una delegazione di tolfetani partecipò. Il 9 settembre una nuova manifestazione si tenne a Civitavecchia. L’Unità ne dette notizia in tali termini: La manifestazione ha unito tutti i lavoratori e ha riaffermato la volontà dei cittadini di accelerare l’opera di ricostruzione dell’economia locale, nel campo industriale e agricolo. 136 F. BIANCHI, op. cit. p. 244.

7 Il declino della vita agricola e dell’Ente agrario

Dopo la seconda guerra mondiale e soprattutto agli inizi degli anni Sessanta l’Università Agraria perde quel ruolo di centralità che aveva avuto fino ad allora nella vita del paese. Di conseguenza gli abitanti di Tolfa che avevano perso
quell’importante punto di riferimento, sono costretti a rivolgersi altrove per le loro occupazioni.
L’analisi dei consigli di amministrazione di quegli anni infatti evidenzia una situazione nella quale l’Ente con un bilancio in perdita, non riesce più a curare i propri affari.
Molte erano le problematiche da affrontare prima fra tutte la revisione straordinaria della lista degli utenti che non veniva ormai aggiornata da oltre dieci anni (1950- 51) 137 ASUAT, seduta del 14 gennaio 1961. Gli utenti in tutti questi anni non avevano neanche pagato i contributi compromettendo ancor più la situazione di un Ente in declino.oltre che le nuove elezioni.
Ulteriori revisioni dovevano subire le cariche amministrative che si dovevano adeguare a quelle dettate dallo Stato con stipendi maggiori e contributi più alti Si riaprirono le iscrizioni per le domande di utenza e quelle che pervennero alla fine di marzo del 1960 furono oltre 1850 sicuramente troppe perché l’Ente, con la sua organizzazione semplicistica potesse gestirle. Si decise allora di mettere a disposizione ulteriori fondi per una veloce riorganizzazione degli uffici e del personale e si stanziarono £ 250.000 138 ASUAT, seduta del 29 febbraio 1960. Questo è il massimo che l’Ente può stanziare si sottolineava. che dovevano servire a comperare mobili, schedari, fornirsi di stampanti per le operazioni elettorali e nuovi moduli per le varie comunicazioni.
In questo anno per la prima volta rilevo che le richieste per i terreni seminativi di S. Ansino fossero diminuite, prova che molti cittadini si erano rivolti altrove per cercare lavoro.
La contrapposizione è forte se si pensa che solo quaranta anni prima i braccianti avevano lottato per un fazzoletto di terra e, quando lo avevano ottenuto, erano stati anche obbligati a coltivarlo fino all’ultimo metro utile.
Altro dato allarmante, in una società dove gli animali venivano al primo posto essendo utili al lavoro dell’uomo, è il fatto che ci si preoccupi che: gli allevamenti di cavalli di razza maremmana tosco laziale sono pressoché scomparsi ed è divenuto difficile rinvenire soggetti idonei, considerato che, per la natura dei terreni e dei pascoli, gli utenti di questo Ente devono allevare bestiame equino della solo razza maremmana. 139 ASUAT, seduta del 9 aprile 1960. Per salvare la specie si decide allora di acquistare tre stalloni due dal sig. Sebastiano Bargiacchi, allevatore e l’altro da Bruno Pierantozzi. Gli anni del dopoguerra erano stati sicuramente molto duri e avevano portato alla passività il bilancio dell’Ente costretto, come si dice in numerose delibere, a chiedere prestiti sui quali pagava un alto tasso di interesse. Il 30 aprile 1960 il bilancio dopo tanto tempo era di nuovo in attivo ma probabilmente erano anche cambiate le persone, le loro aspirazioni ed i loro interessi.
Tolfa iniziò a divenire un centro dove sempre più si evidenziavano le bellezze paesaggistiche (nominate per la prima volta dopo tanto parlare di agricoltura) e il 15 giugno del 1960, si decide di lottizzare il terreno della Pacifica onde incrementare le costruzioni edilizie e rendere maggiore l’afflusso dei villeggianti e creare lavoro in loco. 140 ASUAT, seduta 15 giugno 1960. Da questi nuovi progetti si evince quale fosse il nuovo volto del paese interessato ad ospitare forestieri e preoccupato del lavoro in loco per i suoi cittadini. Nelle delibere successive si continua ancora a parlare di taglio di boschi, di semine e di allevamento ma ormai l’Ente si era modernizzatoe i nuovi macchinari 141 Nel consiglio del 31 ottobre 1961 ci si preoccupava che la strada dei Comunali Macchiosi fosse completamente priva di strade da percorrere con mezzi meccanici. richiedevano sempre minor manodopera e molto spesso si ricercavano operai specializzati.
Negli anni passati l’Università Agraria, per far fronte alle numerose richieste di terreni aveva dovuto acquistare oppure affittare nuove tenute ma nel 1961/62 e 1962/63 si dice: visto che nelle ultime decorse stagioni agrarie il numero degli utenti richiedenti le quote seminative è sempre più andato diminuendo, l’Amministrazione ha dovuto ridurre le superfici di terreni da investire a cereali. 142 ASUAT, seduta del 15 aprile 1961.
Finalmente al 3 novembre 1961 tutto è pronto per le nuove elezioni
143 In questo Consiglio vengono eletti gli scrutatori. Su 25 persone soltanto una persona ha il diploma magistrale, 1 la licenza di scuola media, 20 la quinta elementare e 3 la terza elementare.
e il 26 novembre Antonio Morra riunisce e presiede il suo primo Consiglio.

CAPITOLO III
L’Università Agraria e la vita del Paese
1 “Il bene dei cittadini al primo posto”: la modernità dell’Ente agrario

Dall’analisi delle deliberazione dell’Università Agraria di Tolfa ho rilevato numerose informazioni che certo evidenziano come l’Ente, sempre attento alle necessità di tutti i cittadini, abbia negli anni adottato anche numerose innovazioni che rivelavano l’amore per il paese e per i suoi cittadini oltre che l’interesse per il progredire delle tecniche agricole.
Più volte ad esempio nelle sedute si parla di disoccupazione, fenomeno che più che gli utenti riguardava la parte restante della popolazione che non aveva terre da coltivare: l’Università Agraria sempre cercò di adottare provvedimenti avendo a cuore il bene di tutti.
Si evidenzia allora la benevolenza e la fattività di un Ente che non è per pochi ma che sempre cercò, in un paese dove tutti si conoscevano,di andare incontro alle esigenze di ognuno, elargendo spesso anche generosi sussidi.
Nel Consiglio del 13 febbraio 1921 si dice infatti che nessuna classe agricola deve essere sopraffatta dalle altre poiché il Consiglio desidera che l’Ente funzioni nell’interesse generale.
Nel 1921 144 ASUAT, seduta del 3 marzo 1921.ancora avendo saputo che in Tolfa c’erano degli operai terrazzieri disoccupati, si decide di far riparare loro nuove strade. 145 Fu riparata la strada che dal Posatore giungeva a S. Severa. C’è da ricordare che questa particolare sensibilità degli amministratori dell’ente nei confronti del mondo del lavoro è in parte dovuta al cambiamento politico dell’Amministrazione comunale. Nel 1919 era stato eletto per la prima volta un sindaco socialista Siro Bargiacchi, cosa che determinò un cambiamento nei rapporti politico sindacali con il mondo del lavoro.
Le strade infatti fatte per lo più a ciotoli romani erano facili al deperimento soprattutto a causa delle piogge. La riparazione della strada del Bagno fu concessa a circa 200 operai per 10 giorni. 146 ASUAT, seduta del 4 maggio 1921.
L’Ente agrario fu inoltre sempre alla ricerca di ogni novità che potesse far fare un salto in avanti all’agricoltura del paese così quando il 17 settembre 1921 l’Università Agraria di Tolfa viene invitata a partecipare ad un concorso per un posto di studio nella Regia Scuola Pratica di Agricoltura, certo l’iniziativa piacque molto se si decise subito di pubblicare un bando che diceva: è bandito un concorso per il figlio di un utente che abbia compiuto i 14 anni e conseguito la licenza elementare ed il diploma di maturità. Il corso avrà durata di tre anni e la retta annua è di £ 1.400. le spese principali per la fornitura di libri, oggetti di cancelleria, biancheria ecc, saranno a carico della famiglia dell’alunno. 147 ASUAT, seduta del 17 settembre 1921. I tempi però allora erano difficili e la popolazione forse non era in grado di valutare i vantaggi poiché oggi, in vista di un posto di tal genere in un luogo dove certo quel titolo sarebbe stato molto utile e vantaggioso, molti avrebbero partecipato.
Allora invece non era troppo importante avere un titolo di studio (non era neanche facile possedere quei requisiti) se ci si doveva privare di un giovane che aiutasse la famiglia nei lavori della terra. 148 Negli anni sessanta trovo notizie di una scuola media a Tolfa ma sempre nello stesso periodo, quando vennero stilate le liste degli scrutatori per le imminenti elezioni del Consiglio dell’Università Agraria, tra questi, soltanto 2 persone su 25 hanno un titolo superiore alla quinta elementare.
Si presentarono infatti solo due ragazzi Vincenzo Re e Ventura Orchi di Rinaldo. Nel primo anno si diede la possibilità di frequentare la scuola a Ventura Orchi, nel successivo si mandò Vincenzo Re.
Ma il Consiglio riteneva infatti fondamentale che qualcuno tra i figli degli utenti apprendesse le più moderne regole per la coltura dei campi 149 Ibidem. e visto che i cittadini non erano disposti a mandare a Roma i loro figli, si decise di far stabilire a Tolfa il Direttore della Cattedra Ambulante di Agricoltura Professor Veronesi che, maestro di pratiche agricole, si occupava di dare consulenze e girava per le tenute dell’Ente a controllare il fruttato dei vari lavori.
Il Maestro di Agricoltura si stabilì allora a Tolfa onde impartire lezioni teoriche e pratiche e dettare caso per caso i suggerimenti della sua scienza. 150 ASUAT, seduta del 11 aprile 1915. Ma la diffidenza di molti riguardo all’efficacia dei moderni sistemi di coltura, sicuramente poneva dei grossi limiti; fu allora stabilito di creare un Campo sperimentale dove i contadini avrebbero potuto verificare con mano l’importanza dei concimi chimici certamente più redditizi di quelli naturali. 151 Certo non sarebbe stato facile convincere quei contadini che per tanti anni avevano utilizzato le stesse tecniche agricole a cambiarle. Il campo sperimentale però poteva mostrare i frutti di una variazione tanto importante.
L’Ente inoltre riteneva che questa trasformazione da realizzarsi fondamentalmente sulle grandi distese di terra, avrebbe migliorato e reso più redditizi quei fondi con grandi vantaggi per l’economia del Paese e per le potenzialità finanziarie dell’Ente. Il Campo sperimentale fu avviato 152 ASUAT, seduta del 4 agosto 1915. I fratelli Pergi e i signori Mignanti concessero le loro terre sulla strada Braccianese in affitto per 29 anni a £ 65 al rubbio (ettari 1.84). con grande successo 153 La qualità del grano era migliorata e l’Ente aveva richiesto un aumento del prezzo di vendita (£ 29 al quintale). e le tecniche di coltivazione furono innovate visto che l’anno successivo si ordinava un aratro Homart ed una macchina trebbiatrice al Consorzio agricolo cooperativo di Tarquinia: il Campo produceva enormi quantità di grano e della migliore qualità. I contadini, perlopiù analfabeti, ebbero la possibilità di vedere e toccare con mano i risultati di tecniche agricole più moderne.
Già dal 1922 coloro che avevano imparato quest’arte potevano far richiesta all’Ente di terreni da sfruttare ad agricoltura intensiva sotto il controllo del Direttore della Cattedra ambulante. 154 ASUAT, seduta del 2 aprile 1922.
L’Ente aveva, come abbiamo visto, ampliato i suoi possedimenti per far fronte alle numerose richieste di terreni da coltivare ma, trovandosi questi spesso lontani da Tolfa, si rese necessaria la costruzione di casali di campagna dove i contadini si sarebbero potuti fermare per la notte. Il 1 agosto 1920 si iniziò la costruzione del casaletto dello Stazzalone tra Tolfa e S. Severa. La costruzione fu affidata alla Cooperativa Edilizia e Minatori di Tolfa.
155 ASUAT, seduta del 3 marzo 1921.
Nel 1921 si discuteva sulla necessità di costruire strade onde più agevolmente
accedere ai possedimenti universitari oltre che sul bisogno di riallacciare nuove sorgenti di acqua. 156 ASUAT, seduta del 13 febbraio 1921. Nello stesso anno fu inoltre fatto un accordo con la Società delle Tranvie romane per una linea elettrica Civitavecchia, Allumiere, Tolfa, Manziana che quindi avrebbe attraversato anche le tenute dell’Università. 157 Intanto esisteva una linea automobilistica per il collegamento di Tolfa con i paesi vicini che veniva massimamente sfruttata in estate quando c’era la fiera del bestiame che attirava molte presenze.
Funzionava normalmente nei giorni di lunedì, giovedì e sabato di ogni settimana.

Il 9 marzo l’Ente entra inoltre a far parte della Federazione delle Cooperative
delle Università Agrarie. 158 Il 18 gennaio 1924 si costituisce un Consorzio fra il Comune di Civitavecchia, Allumiere, Tolfa, Canale Monteranno, Manziana e la Società delle Terme di Stigliano per provvedere all’impianto e all’esercizio della linea elettrica. Il 12 marzo del 1926 si decise di aiutare economicamente il Comune per il risanamento del lato igienico del Paese con la costruzione di fognature e la riparazione delle strade.
Questi furono sicuramente gli anni più fiorenti della gestione dell’Università Agraria poi pian piano, prima la gestione fascista e il commissariamento dell’Ente, 159 Il 29 ottobre 1923 iniziava il Commissariamento dell’Ente nella persona del Cavalier Domenico Saliola. poi l’applicazione della legge del 1927 con la conseguente “espropriazione” dei terreni di categoria B e poi ancora la seconda guerra mondiale, cambiarono il volto dell’Università Agraria provocando nell’Ente una profonda crisi economica che porterà al conseguente abbandono delle terre e alla ricerca di nuove occupazioni.

2 La vita agricola e i mestieri legati alla terra

Tolfa paese agricolo conobbe il suo maggiore splendore dalla fine dell’800 fino alla metà degli anni trenta del secolo successivo, quando l’Ente agrario, grazie allo sviluppo urbanistico e demografico della capitale e dopo la soluzione della causa con i braccianti, divenne il fulcro della vita del paese.
Le campagne pullulavano di persone dedite ad ogni tipo di occupazione, ogni terreno era coltivato, ogni bosco controllato e protetto, ogni animale registrato… cosa incredibile per chi oggi invece ammira questo paesaggio dove sembra che la mano dell’uomo non abbia mai (o quasi ) operato. Un tempo l’agricoltura era la fonte primaria di sussistenza e Tolfa grazie a questa dedizione riuscì a superare molti periodi difficili.
Tra le principali occupazioni della popolazione oltre all’allevamento del bestiame equino e vaccino si era venuto ad inserire in forma preponderante l’allevamento delle pecore, che per molto tempo era stato esclusivamente gestito attraverso la transumanza dalla Marche da pastori di origine marchigiana e che invece ora era diventato stanziale grazie all’acquisto di grandi tenute nelle zone circostanti il paese e dal pascolo delle erbe acquistato dall’Università Agraria. C’è da ricordare che in quel periodo la semina del grano dava da vivere a molte persone. L’Ente infatti concedeva a chi ne avesse fatto richiesta degli appezzamenti di terreno chiedendo in cambio parte del raccolto.
Il grano veniva poi trasferito in un magazzino presso il quale c’era un magazziniere dipendente dell’Ente che si occupava di custodirlo e conservarlo. Tutto ciò ci ricorda l’esperienza estremamente positiva che i contadini di Tolfa avevano vissuto per molti secoli attraverso il Monte Frumentario, una specie di Banca del grano alla quale facevano riferimento in momenti di difficoltà tutti i soci, pagando un interesse bassissimo.
Nell’Ente c’erano poi altri dipendenti che avevano il compito di svolgere la sorveglianza notturna al suddetto magazzino in quanto si erano verificati dei furti di grano che avevano impoverito le casse dell’Ente. 160 Numerosi erano i furti che avvenivano soprattutto penetrando nei locali magazzino dal tetto costruito di legno.
Una volta immagazzinato, il grano era pronto per essere venduto. La vendita veniva fatta all’asta con il sistema della candela vergine ossia veniva accesa una candela nuova e si poteva rilanciare fino quando non fosse completamente
consumata. L’acquirente al momento in cui si aggiudicava l’asta, doveva versare in contante e per intero la somma ottenendo in cambio le chiavi del magazzino ed assumendosi chiaramente la responsabilità del grano che vi era custodito. Le spese di trasporto erano a suo carico. 161 ASUAT, seduta del 6 agosto 1916. In realtà ogni partecipante all’asta doveva depositare la somma di £ 2.000. la consegna del grano doveva avvenire entro 5 giorni con a carico dell’acquirente le spese di carico e d’insaccatura.
Il grano che rimaneva invenduto nel magazzino veniva messo invece a disposizione di chi ne facesse richiesta; se questi non erano poi in grado di pagarlo l’Ente faceva firmare cambiali garantite da persone benestanti. 162 Nel Consiglio del 29 gennaio 1913, all’oggetto n. 8 Provvedimenti per la distribuzione del grano agli utenti bisognosi si scriveva sempre mediante il rilascio di effetti cambiari debitamente garantiti. Tutta la vita del paese in questi anni ruota attorno all’Università ente poderoso e primario nel paese. 163 ASUAT, seduta del 7 settembre 1919.
Direttamente dipendenti dall’Ente erano le quattro Guardie Campestri più una per il bosco degli Sbroccati. 164 ASUAT, seduta del 7 ottobre 1939. Il numero di queste guardie era variabile e dipendeva dai possedimenti dell’Ente. Ad esempio nel 1915 erano 2, nel 1916 divennero 3, nel 1939 l’Ente aveva assunto anche persone a giornata. Erano stati scelti tra gli altri quattro pastori muniti di adatta cavalcatura per la sorveglianza di tagli dei boschi. Il pastore Onori Alessandro per la sorveglianza del bosco Comunali Macchiosi. I pastori Riversi Remo e Paglioni Tersilio per la sorveglianza dei tagli di Monteghianda, Cerrobuco, Morre e Mascone che pernotteranno al casale di Femminamorta. La giornata compresa la cavalcatura sarà di £ 14 ciascuno. Sarà loro obbligo chiudere i passi che verranno casualmente aperti. Avranno inoltre il compito di allontanare giorno e notte qualsiasi capo di bestiame che rinverranno nei tagli facendone poi denuncia al Comando della Milizia Nazionale Fascista. In caso di licenziamento i sorveglianti non avranno diritto, all’infuori del pagamento della mercede fissata, ad alcun compenso sotto qualsiasi forma sindacalista ed altro. Il loro compito era quello di controllare le semine, il taglio dei boschi e gli animali; facevano inoltre multe e riferivano al Presidente sulle varie problematiche.
C’era poi il Fattore di Campagna che si occupava del buon andamento dell’azienda agricola dell’Università oltre che di dare esecuzione alle delibere dell’assemblea ossia: di dar corso a quanto la scienza, le buone regole ed esperienze
hanno suggerito per un maggior sviluppo dell’arte agraria. Questo aspetto è sicuramente molto importante poiché, negli anni, sempre l’Ente fu interessato ad istruire nell’arte agricola i suoi utenti poiché questo avrebbe senz’altro dato maggiori profitti. Il Fattore divideva inoltre i prati seminativi da quelli falciativi, sorvegliava i boschi, controllava la conta del bestiame, la riscossione del grano e i terreni sperimentali.
Altre persone si occupavano della divisione dei terreni: c’erano ad esempio gli Appaltatori delle Siepi o Frattaroli che costruivano siepi solitamente fatte di rovi; 165 Le costruzione delle siepi veniva solitamente fatta in questo modo: si prendeva del materiale di legno solitamente spino o rovi e lo si ancorava saldamente al terreno. Queste costruzioni naturali avevano metri 1,25 di base e metri 1,65 di altezza. Ogni 900 metri veniva fatta una scalarola ossia un passaggio per le persone. I cancelli per le bestie invece venivano posizionati in punti indicati dagli appaltatori e costruiti a filagne o a piri. Nel 1939 una costruzione di tal genere costava £ 55 al metro. ASUAT, seduta del 1 marzo 1939. gli Appaltatori delle Macerie invece delimitavano i confini costruendo muretti a secco.
Altro modo per dividere le proprietà erano i termini lapidei 166 ASUAT, seduta del 7 ottobre 1939. Il presidente aveva incaricato il Perito Geometra Sig. Mellini Eolo ed il Pratico Sig Natali Vincenzo ad apporre i termini lapidei nelle terre di proprietà dell’Ente poste al Marano, Piancisterna e Piandesanti affinché l’Amministrazione potesse sapere con precisione i confini delle terre possedute. ASUAT, seduta del 6 agosto 1913. una sorta di parallelepipedi marmorei posti proprio a delimitare il confine dei terreni. Per quanto invece riguarda gli animali, ogni anno dopo aver stilato la lista degli utenti, l’Università Agraria provvedeva a dare terreni per il pascolo. Chi possedeva gli animali ed usufruiva delle terre dell’Ente, pagava una fida in base al numero dei capi. I Contatori di Bestiame erano coloro che si occupavano di accertarsi che il numero denunciato corrispondesse a verità.
Se poi un utente perdeva un capo poteva rivolgersi all’Ente ed ottenere in alcuni casi una sorta di rimborso. La documentazione mostra quanto gli animali in questo tipo di società fossero importanti essendo principalmente impiegati per il lavoro; l’Università inoltre cercava di tutelarli in ogni modo dipendendo da quegli stessi animali gran parte del lavoro svolto.167 Il 22 aprile 1922 Mario Pierini richiedeva sussidi per la perdita di due muli, gli venivano concessi £ 300. Egidio Moretti per una vaccina ebbe £ 200. Già agli inizi del 1900 l’Ente, all’articolo 26 del Bilancio, aveva stanziato fondi per il Comune di Tolfa con lo scopo di usufruire della Condotta Consorziale Veterinaria.
168 ASUAT, seduta 8 febbraio 1912,
Il 25 febbraio 1912 “ il Presidente presenta all’assemblea il Dott. Pio Checchi Veterinario il quale espone ai congregati che nel territorio di questa Università” si erano verificati casi di carbonchio, malattia che aveva causato la morte di parecchi vitelli. In quella circostanza si stanziano £ 400 per il siero anticarbonchio.169 Il carbonchio, causato da Bacillus anthracis, colpisce gli esseri umani e gli animali domestici. Spore resistenti che vengono trasportate in corsi d'acqua, nonché nel pelo o sulla pelle degli animali, sono i vettori di questa malattia batterica. Microsoft Encarta Enciclopedia Premium 2004.
La malattia era molto contagiosa tanto che nella successiva fiera indetta per il mese di Maggio si raccomanda ai forestieri che avevano intenzione di portare i loro capi, di presentare un certificato medico che attesti che siano liberi da malattie.
Ogni anno a Tolfa venivano fatte due fiere di bestiame in località Spinare dei Prati, una ad agosto era un mercato di bestiame locale, l’altra a settembre aveva una più ampia portata essendo destinata anche ai forestieri che partecipavano anche come venditori.
Certo raggiungere i luoghi della fiera non era semplice così si creò un servizio di corsa automobilistica che trasportava le persone dalle vicine località. Lo stesso veterinario ne usufruiva quando i luoghi da raggiungere non gli permettevano di utilizzare la cavalcatura. C’era poi tutta un’altra serie di mestieri che ruotava attorno ad un sistema così complesso di gestione delle terre. Tra i mandati di pagamento della seduta del 28 marzo ad esempio si pagavano £ 4,90 a tal Angelo Bonini per il costo di asciugamani forniti al veterinario per medicare gli stalloni; £ 4,10 venivano pagate a Maria Mignanti che riforniva l’Ente di corda (probabilmente fatta a mano) per gli stalloni. Giovan Battista Copponi veniva pagato con £ 3,00 per aver prestato la vettura per il trasporto del veterinario. Enrico Parcarelli riscuoteva £ 19 corrispondenti al costo dei piombini per sigillare i sacchi di grano. Un gran da fare aveva anche Giovan Battista Chiappini impegnato a realizzare le divise delle guardie campestri.

3 L’Ente agrario tra religione e cultura

Tolfa era molto più che un paese agricolo, era soprattutto un luogo dove da sempre la popolazione aveva avuto un forte sentimento religioso. Dalla scoperta dell’allume questi territori erano divenuti proprietà dello Stato Pontificio 170 Il 2 giugno del 1469 i Frangipani, i signori di Tolfa Vecchia, dopo molteplici contrasti, accettarono di vendere il loro Feudo al Sommo Pontefice Paolo II, che incamerò il territorio di Tolfa nel patrimonio di S. Pietro.che in quel tempo aveva dato molta importanza alla cura dei propri interessi finanziari, ma ad onor del vero, c’è da dire che continuava a dare grande importanza alla cura delle anime dei tolfetani.
Già dal medioevo si registrava la presenza di numerose chiese, ma la nascita ed il successivo sviluppo dell’industria alluminifera aveva visto la presenza a Tolfa di personaggi molto importanti dell’economia dell’Italia del tempo (Bardi, Acciaiuoli, Medici, Chigi) i quali erano chiamati a lasciare a Tolfa vestigia importanti per le concessioni avute dallo Stato della Chiesa. Vennero così costruite il borgo minerario de La Bianca con annessa “cappella grande” dedicata alla Madonna, venne eretta la Chiesa della Sughera ed il Convento dove dimorarono i PP. Agostiniani nonché la Cappella, la Chiesa ed il Convento di Cibona.
Alcuni di questi luoghi di culto, voluti da Agostino Chigi 171 Le circostanze che avevano determinato la costruzione della Chiesa della Sughera rispettavano dinamiche usuali nel Rinascimento. Il 1 Novembre 1501, giorno di Ognissanti, due signori della Tolfa avevano voluto dedicare una giornata festiva alla caccia…usciti di buon’ora dal paese con al seguito i fedeli cani e con a tracolla le armi…Giunti ai piedi di un grande sughero e alzati gli occhi al cielo, videro tra i rami dell’albero un meraviglioso dipinto raffigurante la Madonna col Bambino. Cfr. F. M. MIGNANTI, Santuari della regione di Tolfa, memorie storiche a cura di Ottorino Morra, Roma 1936, ristampa anastatica Civitavecchia 1989., famoso appaltatore delle miniere, garantivano la celebrazione quotidiana della messa per gli operai ed i ministri ecclesiastici che avevano stabilito qui la loro dimora. 172 A. BALDINI, Nel nome di Maria, Allumiere 1996, p. 7. Negli anni successivi molte altre chiese furono edificate anche per il fatto che nel paese esistevano molti Ordini religiosi come i Domenicani, gli Agostiniani, i Francescani, gli Eremiti di Monte Senario e anche numerose confraternite (Confraternita della Beatissima Vergine, Agostino e S. Monica, Confraternita del SS Nome di Dio, Confraternita di S. Maria del Suffragio dell’Orazione e della Morte, Confraternita di S. Antonio da Padova, Confraternita del SS. Sacramento…) L’Università Agraria sin dalla nascita certo non poteva rimanere indifferente a questo tipo di sensibilità della popolazione tolfetana tanto che nei vari bilanci all’articolo 42 verrà sempre inserita la voce spese di culto. 173 ASUAT, seduta del 29 gennaio 1911.
Questo articolo in realtà andava a coprire vari ambiti come ad esempio le spese legate alla predicazione che avveniva durante il periodo di Quaresima 174 Don Silvio nel 1914 percepiva per la predicazione pasquale £ 50. piuttosto che spese effettuate per le messe celebrate per lo stesso Ente magari in occasione della Festa di S. Antonio Abate. Questa voce di bilancio però a volte si rivelava insufficiente in quanto molto spesso le richieste che pervenivano all’Ente agrario riguardavano progetti che richiedevano un impegno di spesa maggiore. Il 29 gennaio del 1911 si era infatti rivolto all’Ente Don. Silvio Pierantozzi 175La figura di questo sacerdote, ancora oggi ricordato dagli anziani del Paese, compare molto spesso nei verbali dell’Università Agraria. Don Silvio rimase per lungo tempo parroco di Tolfa e diventerà poi Monsignore. Morirà il 7 settembre 1951.che richiedeva un contributo per l’impianto in Tolfa di un Istituto Giovanile. Questo centro sarebbe stato aperto in paese nel Marzo successivo anche per volere di S.E Mons. Vescovo di Civitavecchia avendo per iscopo di combattere l’analfabetismo e l’ineducazione della nostra gioventù. 176 ASUAT, 29 gennaio 1911.Un’iniziativa così importante per la cultura e l’istruzione del Paese certo non poteva essere sottovalutata dall’Università Agraria che invece era interessata al bene dei cittadini inteso anche in questo senso. L’Istituto iniziò a funzionare e molto bene se si considera che in questo circolo si formarono importanti personalità del luogo come lo storico Ottorino Morra e Ortensio Pierantozzi che, nipote di Don Silvio, aveva promosso la nascita dello scoutismo. 177 BALDINI, op. cit, p. 20
Don Silvio inoltre nel marzo del 1926, riferiva all’Ente del fatto che a Tolfa si contassero ormai un gran numero di poveri e che sarebbe bene nominare una Commissione di persone esperte per elargire giustamente sussidi a quei richiedenti che lo meritano. Don Silvio ottenne la sua commissione e lui ne entrò a far parte insieme con il perito agronomo Cav. Luigi Bonizi ed il segretario dell’Ente Giuseppe Bianchi. 178 ASUAT, 15 aprile 1926.
Lo stesso Arciprete compare in molti altri verbali dei Consigli dell’Università Agraria; il 30 luglio 1916 si approva la sua domanda rivolta ad ottenere un sussidio per l’applicazione di un cristallo al quadro artistico del S. Salvatore 179 Questo dipinto effettuato su tavola, é stato trasferito su un altro supporto durante il restauro che la Sovrintendenza alle Gallerie e alle Opere d'Arte ha eseguito nel 1970-71. Vi si vede il Redentore seduto sulle nubi con il volto in un atteggiamento mite ed inserito in una luminosa raggiera di gloria. Il suo vestito rosso bordato con fregi dorati è coperto da un mantello di colore azzurro che scende dalla spalla sinistra e avvolge completamente la parte inferiore del corpo. Il Redentore ha la mano destra levata in atto di benedire, mentre la sinistra regge un libro aperto dove é scritto: Ego sum lux mundi. La dott.ssa Alberti Gaudioso che ha diretto il lavoro di restauro ha attribuito la pregevole opera ad Antonio del Massaro da Viterbo, detto il Pastura, un pittore di scuola umbra attivo tra il 1478 ed il 1509, ed appartenente alla Scuola del Pinturicchio. esistente nella cappella omonima 180 La cappella si trova ancora oggi nella Chiesa parrocchiale di S. Egidiodi proprietà dell’Università Agraria.
L’Ente si mostrò sempre disponibile alle riparazione ed in realtà se ne occupò più volte: questa volta si era occupato del cristallo del dipinto, un’altra volta pagò per il completo rifacimento del tetto, poi ancora per la messa in opera di un nuovo pavimento, nuove spese per la cappella venivano fatte il 24 aprile del 1939 quando furono concesse £ 400 per tutelare la pittura del Redentore dichiarata quadro nazionale di gran valore. Quelle spese, che oltre tutto la parrocchia non avrebbe potuto sostenere, avevano per l’Ente il duplice scopo di aiutare l’Ente ecclesiastico e rendere felici i cittadini che tanto tenevano a quella Chiesa.
I sussidi concessi dall’Università Agraria erano inoltre rivolti a numerosi altri enti religiosi: il 13 marzo 1921 si concedono £ 5.000 alla locale Congregazione di Carità 181 ASUAT, seduta del 5 aprile 1914. La Congregazione di Carità gestiva l’ospedale di Tolfa la cui costruzione era iniziata il 5 aprile 1914 quando ad iniziativa della locale Congregazione di Carità e del comune di Tolfa si festeggia la posa della prima pietra per il nuovo ospedale. (ex E.c.a) poiché la stessa si trovava in una situazione critica avendo inoltre bisogno di generi di prima necessità per far fronte alle esigenze quotidiane di distribuzione di vitto sia per i poveri che per i malati dell’Ospedale.
In questo stesso periodo però l’Ente aveva notato come le spese dell’ospedale e dell’ospizio per i vecchi fossero aumentate ed, essendo la struttura di proprietà del Comune, l’Università Agraria, che pure aveva a cuore il benessere della popolazione, stabilì di nominare una commissione addetta al controllo del bilancio di quella Congregazione.
Come ho già accennato altri fondi venivano elargiti per le feste e le processioni consuetudini presenti ancora oggi a Tolfa. Nella seduta del 20 febbraio 1915 il contributo di £ 100 è concesso alla Società di S. Antonio Abate protettore dei semoventi 182 DIZIONARIO ENCICLOPEDICO LABOR, edizioni Labor, Milano 1950. Semovente: capi di bestiame cresciuti in un fondo.in vista dei festeggiamenti in onore del Santo che si sono svolti a Tolfa dal 16 al 17 Gennaio. Si è inoltre rilevato che così accadrà anche per gli anni successivi. 183 Nel Consiglio del 14 gennaio 1928 si elargisce il solito contributo per la festa del Santo specialmente per riguardo al sentimento religioso assai profondo in questa popolazione agricola Ulteriori fondi vengono regolarmente stanziati per i festeggiamenti di S. Egidio patrono di Tolfa che si svolgevano i primi di Settembre. Nel Consiglio del 4 agosto 1921 si legge la richiesta fatta pervenire dal Sindaco con la quale si chiedeva un contributo avendo il Comune già stanziato la somma di £ 2.000. 184 Nel periodo “fascista” il contributo verrà dato non più al Comune ma all’Opera Nazionale dopolavoro di Tolfa. il Regime fascista aveva infatti il profondo desiderio di comparire ogni volta in prima linea soprattutto se si parlava del bene dei cittadini.
L’Università Agraria desiderando che, per la gioia di tutta la popolazione, i festeggiamenti riescano con una certa sontuosità concede £ 2.000. 185 Il 6 agosto 1922 l’Università Agraria pagò £ 2.500; il 15 agosto 1923 £ 3.000, il 1 agosto 1930 £ 3.000. Quest’affermazione mostra sicuramente tutto l’interesse a che i voleri della popolazione potessero essere esauditi in quelli che erano i suoi desideri. Nell’ambito di questi festeggiamenti venivano inoltre svolti dei giochi popolari, giochi ispirati soprattutto all’ambiente agricolo che adunavano nella piazza tutta la popolazione di ogni ordine sociale e di età. Tra i giochi il più seguito era la tombola organizzata nel 1912 dalla Società di S. Antonio Abate a beneficio della Croce Rossa Italiana. 186 Il Presidente dell’Ente aveva addirittura richiesto alla R. Prefettura l’autorizzazione ad estrarre in Tolfa il giorno 17 gennaio 1912 una tombola di £ 200.
Altri giochi, che sicuramente richiamavano l’attenzione e gli interessi della popolazione erano: la corsa dei cavalli al fantino, la corsa nel sacco, la corsa dei maccheroni e l’innalzamento dei globi aerostatici. 187 I globi aerostatici o meglio mongolfiere di carta erano e sono tutt’ora una tradizione presente a Tolfa dalla metà del secolo XIX che è tenuta in vita, attraverso le generazioni dalla famiglia Marazzi. Il significato dei globi probabilmente è da attribuirsi ad una sorta di collegamento tra l’uomo ed il Santo a cui è dedicata la festa simboleggiato dall’ascensione verso il cielo. Il primo della famiglia Marazzi che realizzò i “palloni” fu Giacobbe Marazzi che aveva imparato a costruirli da un ufficiale francese di stanza a Tolfa con la sua guarnigione. Questa tradizione è continuata nella stessa famiglia grazie all’impegno soprattutto della parte femminile che attraverso il tempo ha tramandato agli eredi le conoscenze acquisite. I globi infatti sono realizzati con carta colorata tenuta insieme da colla fatta con farina ed acqua. Le misure sono 4 metri di altezza per 3,5 metri di diametro con forma pentagonale. Gli anziani ricordano che, per la festa patronale dei primi ani del novecento Marazzi Giacobbe superò ogni immaginazione costruendo un globo a forma di elefante ed un altro a forma di cammello. Da Intervista al Prof. Tito Marazzi del 16- 05 07.
Un’altra festa per la quale l’Ente concedeva contributi era la Festa dell’Uva 188 ASUAT, seduta del 25 settembre 1939. che si svolgeva verso metà Settembre. Questa festa fortemente voluta dal Regime Fascista aveva come suo ultimo scopo l’incremento della viticoltura soprattutto dopo il dramma che aveva colpito l’Italia e di conseguenza anche Tolfa con la malattia della peronospora che aveva distrutto quasi completamente le vigne mettendo sul lastrico migliaia e migliaia di viticoltori.
Intanto la vita religiosa era in profondo fermento ed, oltre alla Chiesa di S. Egidio, riscuotevano molto successo di fedeli i Padri Cappuccini della Chiesa Omonima. L’8 febbraio 1940 l’Università Agraria elargisce £ 300 per il rifacimento
del pavimento in quanto chè il vecchio pavimento che risale al 1600, si è reso quasi impraticabile ed inservibile e rilevato che in omaggio al sentimento religioso della popolazione di Tolfa, l’antichissimo convento dei RR. PP. Cappuccini, le cui funzioni vengono frequentate con zelo ed amore da quasi tutta la cittadinanza tolfetana, merita la richiesta di essere accolta.
Con l’inizio della decadenza dell’Ente agrario però, già dai primi anni ’60, questi contributi vengono elargiti con maggior cautela e quando nel 1960 il Padre Guardiano dei Cappuccini Gesualdo da Alatri chiede i banchi per la sua chiesa considerando che la Chiesa predetta è attualmente arredata con sedie vecchie e consumate nel tempo l’Università Agraria che nei tempi migliori avrebbe sicuramente esaurito in toto la sua richiesta, in questo difficile periodo si limita ad investire £ 300.000 per (solo) due banchi di faggio lucido “in base alle proprie possibilità” 189 ASUAT, seduta del 1 febbraio 1960. La cura delle anime certo aveva una grande importanza per l’Università Agraria ma certo altrettanta considerazione meritava la cultura e l’istruzione dei cittadini di Tolfa.
Ho già parlato di feste che laiche o religiose che fossero, di certo appassionavano ogni cittadino anche perché erano allietate dalla Banda Musicale. La popolazione di Tolfa teneva molto a questa “istituzione” 190 Nel verbale del 7 ottobre 1924 si asserisce che l’istituzione risalga al 1869. e quando il 5 febbraio 1922 l’Ente concede £10.000 nel verbale si scrive che qualora la somma non fosse stata concessa, sicuramente i cittadini si sarebbero risentiti e tal fatto potrebbe dar luogo malcontento generale che potrebbe anche essere causa di perturbazione dell’ordine pubblico. 191 ASUAT, seduta del 5 febbraio 1922. In realtà l’Università Agraria aveva il suo campo di azione in tutto un altro settore e spesso non si sapeva come motivare queste spese (essendo inoltre la banda al “servizio” del Comune) ma il 13 marzo 1921 si trova una soluzione poiché tra le file dei “musicanti” viene nominato un rappresentante dell’Ente nella figura di Felice Riversi esperto conoscitore di musica. L’anno successivo si concedono nuovamente£ 10.000 per l’acquisto di uniformi ed istromenti. 192 In pieno periodo “fascista” la banda musicale era però tenuta a suonare anche gratuitamente ed in alcune feste che interessavano il regime come lo Statuto, il XX Settembre e la nascita del Re. Nel 1924 si stabilisce il passaggio della Banda G. Verdi alle dipendenze del Comune di Tolfa il quale avrebbe regolamentato i vari servizi. Il Comune pagava la somma di £ 25.000 ed entrava in possesso di istrumenti, leggivi ed uniformi valutati in £ 37.000. l’Università Agraria tuttavia considerava che il Comune non sarebbe stato in grado da solo di mantenerla: decide allora di elargire un contributo annuo di £ 12.000. nello stesso anno venne chiamato un nuovo maestro Alberto De Miniello dell’Aquila. Poi nel 1927 Alfredo d’Ascoli.
L’Ente inoltre fu molto attento all’istruzione; ho già parlato della scuola di agricoltura alla quale vennero mandati alcuni figli di utenti, tuttavia anche a Tolfa c’erano scuole gestite soprattutto, almeno inizialmente, da religiosi. In una delibera del 16 dicembre 1911 trovo un contributo per il Patronato scolastico di Tolfa ossia per la scuola elementare detta “Casa dei Primi” 193 ASUAT, seduta del 3 marzo 1938. nel Febbraio del 1924 l’Ente concede un nuovo contributo per comperare libri per la biblioteca.
Nel dicembre del 1940 l’Università viene a conoscenza da parte delle suore di S. Giuseppe che nel convento hanno istituito una scuola media inferiore e la superiora di detto convento fa presente i benefici che la gioventù di Tolfa risentirà con tale scuola. La richiesta forse non sembrava convincente nemmeno per gli estensori poiché nella lettera le suore aggiungono che l’Ente non avrebbe potuto esimersi dall’approvare visto che anche i figli degli utenti, che frequentavano la scuola media, sicuramente ne avrebbero tratto vantaggi per la preparazione all’esame di ammissione per la scuola superiore. Negli anni successivi molti altri contributi furono investiti nell’istruzione poiché, come ho già detto, l’Ente nutriva grandi speranze nei confronti dei giovani. Nel 1960 la Direzione Didattica statale di Tolfa aveva interesse a far visitare ai suoi studenti le aziende agricole dell’Ente poiché si diceva è importante che i ragazzi vedano quale sia l’importanza del lavoro e lo sviluppo della meccanica nel campo agricolo e zootecnico. 194 Addirittura vengono elargiti fondi anche per gite di istruzione dell’Istituto Baccelli di Civitavecchia, scuola frequentata da figli di utenti (1960). Grande importanza veniva poi data alla Croce Bianca che a Tolfa si era costituita sul finire del 1910 a seguito di abbandono del servizio da parte della Confraternita Umiltà e misericordia che fino ad allora aveva svolto egregiamente detta funzione. Il 24 febbraio 1924 con una solenne cerimonia veniva inaugurata la nuova sede di questa associazione e, poiché molti si erano distinti per gli aiuti dati durante le varie epidemie di tifo (ottobre, novembre e dicembre del 1922; gennaio 1923), l’Ente riconosce a questi valorosi elogiabili per lo spirito di abnegazione una medaglia d’oro al valore. 195 ASUAT, seduta del 18 aprile 1924. Il 16 febbraio 1928 si concedono inoltre £10.000 per l’acquisto di una autolettiga.

CAPITOLO IV
Tolfa: l’Università Agraria oggi
1 Il futuro delle Università Agrarie

Con l’applicazione della legge 1766/ 1927 e le conseguenti quotizzazioni delle terre di categoria B 196 I terreni di categoria B, per l’utilizzazione della coltura agraria, erano suddivise tra le famiglie coltivatrici. In questo modo, su questa categoria venivano meno i diritti civici poiché l’assegnatario della quota diveniva titolare di un diritto soggettivo avviandosi ad assumere tutte le funzioni di imprenditore. Le quote erano attribuite a titolo di enfiteusi affrancabile ma spesso chi aveva ottenuto una parcella di terra non la utilizzava a fini produttivi. Questo chiaramente aveva fatto fallire l’intento dell’imprenditore. che portarono alla “privatizzazione” delle terre collettive più redditizie, i bilanci delle Università Agrarie, ridotti di fatto alla sola riscossione dei canoni, presentarono passività sempre più pesanti.
Dopo la caduta del Regime fascista e l’avvento della Repubblica, tutte le Università Agrarie modificarono i loro statuti e i propri organi amministrativi. 197 ISTITUTO RICERCHE ECONOMICO E SOCIALI, Le Università Agrarie, op. cit. p. 67
Il Nuovo Statuto dell’Università Agraria di Tolfa fu modificato nel 1954 quando si adeguò il diritto di utenza a quello che la legge diceva. 198 ASUAT, seduta 14 gennaio 1961. Possono essere utenti dell’Università Agraria tutti i cittadini di ambo i sessi di Tolfa, ivi i residenti che abbiano compiuto i 21 anni di età ai sensi dell’articolo 26 della legge 16 Giugno 1927 n. 1766, ed in particolare coloro che esercitano prevalentemente l’agricoltura o direttamente l’industria agraria con il proprio lavoro fisico ed intellettuale e che, in ogni caso, traggono la maggior parte dei mezzi di vita dall’esercizio dell’agricoltura. La situazione dell’Università Agraria si è capovolta rispetto al passato poiché agli inizi del ‘900 molte erano le braccia e poca la terra, in questo periodo (fine anni’50) la terra risulta addirittura troppo estesa per quei pochi che erano rimasti a coltivarla.
Molti studi sono stati fatti a questo proposito, studi che hanno cercato di comprendere come gli Enti agrari abbiano subito questo crollo.
Alcuni affermano che sarebbe necessario superare le rigidità della legge del 1927 con coraggiose riforme. Il problema è giuridico oltre che economico e sociale poiché, se si vuole rimuovere ogni ostacolo ed ottenere la massima produttività delle terre, forse bisognerebbe utilizzare altre forme di gestione 199 REGIONE LAZIO, Ruolo e funzioni delle Università Agrarie alle soglie del 2000, op. cit. p. 58. La suddetta legge infatti, dividendo le terre in categoria A e B, lasciava alle Università Agrarie le prime con il compito di conservarle anche sotto il profilo produttivistico innescando però un processo di degrado, sia patrimoniale che gestionale in quanto le sempre più magre entrate degli Enti in concomitanza con costi di lavoro e di capitale crescenti, non avevano più consentito quella sorveglianza, quella manutenzione del patrimonio, quel ripristino della fertilità dei suoli che per anni si era portata avanti.
E’ chiaro che su questa situazione ha influito anche lo sviluppo socio economico nazionale che ha portato di riflesso ad una minor pressione sulla terra ma ad una maggior sensibilità dell’intera collettività alla conservazione ed allo sviluppo del territorio.
Dagli anni ’60 il progressivo abbandono dell’agricoltura ha avuto effetti evidenti sulle coltivazioni. La progressiva meccanizzazione delle pratiche agricole aveva poi reso sempre meno competitive le coltivazioni effettuate su terreni impervi e sassosi come è in gran parte il terreno di Tolfa. Con il tempo si abbandonarono le colture seminative mentre rimase la zootecnia esercitata allo stato brado con minore dispendio di risorse e di energie.
Questo processo ha innescato una serie di conseguenze e pian piano quel terreno non più lavorato ha iniziato a ricoprirsi di cespugli e boschi.
La ricchezza attuale dell’Ente allora non è più da ricercarsi nelle produzioni agricole quanto piuttosto nella ricchezza di biodiversità presente sui nostri territori che l’Università Agraria deve impegnarsi a gestire in modo più proficuo e soprattutto finalizzato agli interessi economici e culturali della popolazione.
Oggi che l’Ente agrario, dopo che per secoli era stato il motore trainante dell’economia della nostra comunità, è invece ridotto ad un ruolo molto marginale, non riuscendo a coinvolgere nelle sue attività più di qualche centinaio di utenti. E’ da ricercarsi quindi una prospettiva completamente nuova che secondo me non può prescindere dal fatto di aver saputo gestire e mantenere un patrimonio vegetazionale e faunistico molto spesso di una specificità che non è possibile trovare altrove e che purtroppo non dà oggi risultati economici se non marginali.
Questo patrimonio, attualmente circondato da gettate di cemento delle comunità confinanti con Tolfa (Cerveteri, S. Marinella, Civitavecchia) rischia di andare perduto se non si trovano dei punti di riscontro che ne garantiscano la sopravvivenza attraverso delle opportune leggi di tutela e che possano portarlo ad essere il punto nevralgico dell’economia del futuro.

2 Intervista al Presidente dell’Università Agraria di Tolfa.

A conclusione di questa mia ricerca ho ritenuto opportuno fare un’intervista al Presidente dell’Università Agraria per capire meglio quale sia oggi il ruolo dell’Ente e soprattutto per conoscere quali siano i progetti futuri dell’Ente. Andrea Bargiacchiè Presidente dell’Università Agraria dal 2003 ed il suo mandato durerà fino al 2008.
La mia ricerca nell’Archivio dell’Ente si era conclusa con l’analisi dei consigli fino ai primi degli anni sessanta quando ormai a Tolfa era iniziato l’abbandono delle campagne. Gli chiedo di partire da questo periodo per capire come si sia oggi arrivati a questo grande cambiamento soprattutto per quel che riguarda la trasformazione del territorio.
“Il territorio di Tolfa – mi dice- è oggi molto apprezzato per la sua biodiversità ma in realtà per chi conosce la storia dell’Ente, sa bene che questo aspetto non è altro che la conseguenza di un impoverimento economico causato dal fatto che pian piano l’attività agricola non riusciva ad essere più remunerativa. D’altra parte in quegli anni l’agricoltura non poteva più essere l’attività predominante dell’economia italiana anche perché in confronto alle nuove economie nascenti ed ai loro prezzi competitivi l’Italia non poteva tenere il ritmo.
Questa crisi si fece sentire anche e soprattutto a Tolfa per il fatto che qui l’agricoltura era soprattutto fatta di manualità, ma poi anche perché gli utenti lavoravano su terreni che appartenevano alla collettività e questo, con l’andare dei tempi era divenuto sempre più un ostacolo.
La precarietà del possesso da parte degli utenti era infatti un disincentivo ad ogni tipo di investimento e sicuramente là dove non ci sono investimenti non può esserci futuro. I contadini allora si allontanarono dalle campagne anche e soprattutto perché avevano bisogno di guadagni immediati e garantiti per il loro futuro e quello della loro famiglia.
Oggi l’Università Agraria è un ente completamente diverso da quello che era allora ed il suo compito maggiore è quello di tutela e salvaguardia del territorio. L’Ente gestisce un’azienda con indirizzo cerealicolo zootecnico tra le cui principali prerogative c’è la salvaguardia e la selezione di una specie in estinzione come quella della vacca e del cavallo maremmano.
Gestisce inoltre circa settanta utenti che praticano l’allevamento anche se su questo totale appena il dieci per cento lo fa al livello professionale; per gli altri è soltanto un impegno part time.
Certo il nostro territorio ha una grande valenza ambientale, ma obiettivo di questa amministrazione è quello di fare un salto di qualità che possa coinvolgere soprattutto i privati che hanno voglia ed interesse ad investire sul territorio. Parliamo ad esempio di un percorso archeologico: l’Ente potrebbe certo fare i primi passi realizzando le strutture ma poi, nel momento in cui dovranno arrivare i visitatori certamente dovrà entrare in gioco il privato.
E’ quindi fondamentale che in ogni iniziativa ci sia un ritorno economico altrimenti nulla può andare avanti. Ciò che è stato creato senza valutare questo ritorno è nel tempo fallito. Certamente questo tipo di evoluzione presuppone uno spirito di imprenditorialità in primo luogo da parte degli utenti. E’ chiaro che quando si parla di privati ci si riferisce agli utenti e questo per evitare l’alienazione di quelle terre che i tolfetani possiedono ormai da molti secoli.
E’ per ciò è necessario che sia l’Ente stesso a creare quelle condizioni affinché chi desidera investire possa creare reddito in un paese dove ormai quasi la totalità dei cittadini lavora altrove.
Proprio su queste premesse si è sviluppato il progetto della “Fattoria Didattica” a S. Anzino territorio dell’Ente che si trova all’interno dell’Azienda agricola che si estende per circa 500 ettari. Il progetto prevede la ristrutturazione dell’antico casale con lo stanziamento da parte dell’Università Agraria di 250.000 euro. Quello che tengo a precisare è che questi soldi sono dell’Ente che, credendo profondamente nel progetto, ha deciso di rischiare in prima persona.
L’Università Agraria intende con questo stanziamento avviare i lavori e seguirli poi in itinere fino a quando non si creeranno le infrastrutture necessarie per l’accoglienza di scolaresche e visitatori di ogni genere.
Questo progetto ha come suo scopo quello di creare occupazione valorizzando le risorse di un territorio tanto bello e ricco di storia. Un ulteriore progetto è già stato avviato nella zona del Comunale dove è stata realizzata un’area attrezzata e dove si prevede, anche con la costruzione di una nuova strada, di creare ulteriori strutture recettive. Credo che in questo senso il primo fatto sia stato fatto ma anche qui sarà necessario l’aiuto dei privati.
Un’altra iniziativa riguarda l’Azienda Faunistico Venatoria al Comunale che l’Ente gestisce insieme al Circolo cacciatori. Questo spazio dove la caccia è riservata ai soli utenti, ha in breve tempo debellato il fenomeno del bracconaggio permettendo il ripopolamento di alcune specie che a Tolfa erano quasi scomparse”. 200 Intervista del 15 maggio 2007 ad Andrea Bargiacchi Presidente dell’Università Agraria di Tolfa.


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ARCHIVIO STORICO UNIVERSITA’ AGRARIA DI TOLFA

(ASUAT):

- Verbale delle deliberazioni dell’Assemblea degli utenti dal 25 Luglio 1897 al 27
Settembre 1914.
- Registro delle deliberazioni dal 28 Agosto 1915 al 9 Settembre 1918
- Registro delle deliberazioni dell’Assemblea degli utenti dell’anno 1914 al 1920
- Verbale dei Consigli dal 1921 al 1923.
- Registro delle deliberazioni del Consiglio e del Commissario dal 12 Agosto 1923
al 18 Maggio 1926.
- Deliberazioni Commissario Prefettizio dal 18 Maggio 1926 al 2 Luglio 1928.
- Registro delle deliberazioni del Commissario dal 2 Aprile 1938 al 12 Maggio
1945.
- Deliberazioni del Commissario Prefettizio dal 12 Maggio 1940 al 31 Gennaio
1942.
- Deliberazioni del Consiglio di Amministrazione dal 5 Febbraio 1942 al 1 Marzo
1942.
- Registro deliberazioni del Consiglio Amministrativo dal 1 Marzo 1942 al 21
Gennaio 1944.
- Registro deliberazioni del Consiglio Amministrativo dal 21 Gennaio 1944 al 19
Agosto 1944.
- Deliberazioni del Commissario Prefettizio da 2 Gennaio 1960 al 30 Dicembre
1961.

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