TOLFA
(TOLFAVECCHIA – TOLFANUOVA – ALLUMIERE)
ESTRATTO DALLA RIVISTA " ROMA „
ANNO VII - FASCICOLO VRoma
FRATELLI PALOMBI
ARTI GRAFICHE
1929
TOLFA
(TOLFAVECCHIA, TOLFANOVA, ALLUMIERE)
La prima documentata menzione della Tolfa é l'atto di sottomissione a Corneto stipulato il 13 marzo 1202 (1) (anche per Monte Monastero) da Ugolino conte in nome suo, di sua moglie Sofia e dei figli Rainone e Ranuccio,
Il castello si chiamava già Tolfavecchia perché un altro n'era sorto poco lontano ed aveva preso il nome di Tolfanova; di questo non si hanno documenti che provino fosse sottomesso a Corneto.
I due castelli ebbero condomini separati. I Prefetti urbani furono condomini di Tolfanova.
Rolando e Capello di Tolfanova comprarono nel 1228 (2) dal Comune di Corneto il rio e la valle del Mignone, dal loro castello sino al mare.
I condomini di Tolfanova stipularono nel 1331, alcuni atti coi conti dell'Anguillara, obbligandosi verso di loro a fedeltà ed assistenza.
In uno di questi sono firmati: Capello; Loccio di Nerio; Ranieri di Baldo; Bracciolino e Pucciarello fratelli; Loccio di Gerardo; Belluccio; Pellino; Carduccio e Ceccarello d'Angeluccio; Bernardo Capone di Pietro, di Giacomo; Manfredi e Ceccarello fratelli; Rolanduccio di Giovanni d'Appulgenzio, condomini di Tolfanova (3).
Nel pontificato di Benedetto XII la comunità di Tolfanova fece atto di omaggio alla S. Sede (1340) (4). Giurarono fedeltà al Legato pontificio a Montefiascone Nerio di Baldo e Pucciarello suo figlio pei nobiles e per I'Universitas massariorum et popularium.
Dal Registro del Cardinale Albornoz si rileva che nel 1254 giurarono fedeltà a Montefiascone per Tolfanova : Pietro di Vico condomino del Castello e Bracciolino e Lodovico di Puzio (o Buzio) di Corneto (5).
Nicola Orsini conte di Nola rettore del Patrimonio ricuperò alla S. Sede Tolfanova nel 1370 (6) spossessandone i condomini.
Presa nel 1430 da Giacomo di Vico, glie la tolse nel 1432 Ranuccio Farnese, e la saccheggiò (7). Ripresa da Giacomo di Vico (1435), gli fu tolta dal patriarca Vitelleschi. Eugenio IV nel 1435 infeudò Francesco Orsini Tolfanova, Montecastagna, Ferraria e Valmarina (8). Nicolò V confermò l'infeudazione (1451) (9); e Calisto III (1455) (10). Questo pontefice nel 1458 (11)
l'attribuì alla Prefettura Urbana da lui ristabilita. Ma morirono poco dopo il pontefice e Lodovico Borgia creato prefetto urbano; e Pio II (1458) la riconobbe agli Orsini (12). Paolo II tolse loro il castello quando nel 1467 (v. più sotto) appoggiarono Lodovico e Pietro di Tolfavecchia e nominò castellano Schuinis di Padova (13). Sisto IV la rese agli Orsini (1471) (14) (Marino, Giacomo, Raimondo di Giacomo e successori).
Innocenzo VIII (1484) (15) la confermò per metà a Raimondo Orsini, che aveva venduto l'altra metà all'Ospedale di S. Spirito in Sassia. L'infeudazione di metà di Tolfanova agli Orsini apparisce confermata da Alessandro VI (1492) (16); da Giulio II (1504); Leone X (1513); Clemente VII (1523) (17).
Antonio Orsini e Ferdinando Orsini duca di Gravina cedettero la detta metà di Tolfanova nel 1531 (18) alla Camera Apostolica quando furono investiti di San Gemini. Ma già nelle ultime citate conferme più non si menziona il Castello e solo la tenuta di Tolfanova (19) alla quale s'era ridotto.
La C. Apost. la vendette nel 1537 a Pierluigi Farnese (20) il quale v'impose un censo di 432 ducati a favore di Lucrezia Rovere vedova Colonna (21) quando questa gli cedette Frascati (1537)
Ritornando a Tolfavecchia, le Cronache viterbesi narrano che nel 1211 le milizie di Viterbo se ne impadronirono (22). Difendeva il castello un condomino chiamato Gezzo, che si rifugiò presso i signori di Rispampani suoi parenti; e presto lo rioccupò.
Rainone figlio di Ugolino, che abbiamo nominato al principio del presente studio occupò nel 1203 Castel del Sasso; Gregorio IX glie lo fece restituire. Rainone si sottomise al pontefice li 11 maggio 1230 (23).
Oltre a quello del 1202, altri atti di sottomissione di Tolfavecchia a Corneto si trovano nel Codice citato della Margarita: dell'8 marzo 1256; del 16 agosto 1283; del 12 settembre 1299, al quale intervennero Tancredi e Tebaldino, Guastapane di Guastapane, Pietro di Bove, Guastapanello e Angelo di Pandolfo, domini Tulfae veteris; del 1300; del 29 settembre 1303. Con quest'ultimo i condomini rinnovarono anche la sottomissione di Civitella e sottomisero Rota.
Durante le guerre di Federico II contro Innocenzo IV, Gregorio di Cinzio e i figli, signori di Tolfavecchia, sono menzionati come ribelli, insieme alle popolazioni di Tuscania, Vetralla, Gallese, Torricella, Barbarano; e siccome avevano danneggiato vari castelli, e specialmente Tolfanova, il papa con bolla del 1247 (24) invitò il Prefetto, i condomini e la Comunità di Tolfanova ad esigere sodisfazione dei danni ricevuti; e con altra del 1248 (25) i signori e le popolazioni colpevoli, a risarcire.
Nel 1301 (26) il podestà di Corneto fece un processo contro alcuni sudditi cornetani che avevano assistito i signori di Tolfavecchia, « ribelli al popolo romano ».
Fazio di Vico, figlio naturale di Manfredi di Vico prefetto urbano, occupò Tolfavecchia cacciandone i condomini. Papa Giovanni XXII nel febbraio 1321 scrisse da Avignone (27) al Rettore, al Prefetto, ai Viterbesi, perché la facessero restituire ai legittimi possessori. E da bolla al Tesoriere dell'Ottobre 1322 (28) apparisce restituita.
Nel 1340 (29) giurarono fedeltà a Montefiascone per Tolfavecchia: Pucciarello del fu Bove per se e per Credo di Taballino di Arturello; Zaccaria del fu Gerardo; Nicola del fu Panalfuzio; Fabio del fu Penello. E nel 1354 (30): Pucciarello del fu Bove e Orso di Zaccaria, d'Arturello.
Angeluccio del fu Arturello, con testamento del 1379 lasciò 1/3 di Tolfavecchia all'Ospedale di S. Spirito in Sassia, che con atto del 1390 (31) lo vendette a Tancreduccio e Giovanni di Tolfavecchia.
Francesco di Vico assediò Tolfavecchia coi Brettoni nel 1386, ma non riuscì a prenderla.
Nel 1432 gli Anguillara che avevano dritti su Tolfavecchia, ne cedettero parte a Pensoso di Monterano, insieme a Calcata (che poi riscattarono) ed ebbero in cambio 1/3 di Monterano (32).
La guerra di Eugenio IV e del patriarca Vitelleschi contro i baroni del Patrimonio fece scomparire i piccoli feudatari. Questa sorte toccò ai condomini di Tolfavecchia..
Lodovico e Pietro Tingedio (detto anche d'Elassona) comprarono (33) dai suddetti condomini 12/30 del feudo. Ma nella guerra sopradetta il castello era stato incamerato, e perciò solo nel 1448 poterono entrarne in possesso. Acquistarono allora (34) i rimanenti 18/30 da : Giovanni Pandolfo e Giacomo dell'Anguillara; Orso di Maraffio dei signori di Tolfavecchia; Costanza Orsini vedova di Angelello (fratello del sopradetto Orso) e sua figlia.
I due sopradetti acquirenti del feudo figurano solo nel documenti dell'archivio vaticano come « Ludovicus et Petrus de Tulfaeveteris ». Ma rileviamo (35) dalla Storia di Civitavecchia di Antigono Frangipani che essi erano dell'antica famiglia dei Frangipani emigrata in Albania e allora ritornata in Italia. Checché ne sia di tale discendenza, il Litta li chiama Frangipani (36).
Lodovico e Pietro poco tennero Tolfavecchia. Giovanni di Castro vi scoprì nel territorio (1461) le miniere d'allume, e papa Pio II destinò alle Crociate il provento di esse. Reclamarono i due proprietari del feudo come padroni del suolo, ed appoggiati dagli Orsini vennero in dissidio col papa (37). La vertenza fu composta col successore Paolo II nel 1469, il quale finì per acquistare tutto il feudo per 17.300 Fiorini (38).
Dopo di che i due venditori si trasferirono a Napoli, dove già avevano la Signoria del Serino (39), e conservarono il predicato « della Tolfa » (40).
Ma questa dal 1469 dipese immediatamente dalla S. Sede con castellani di nomina pontificia (41).
Nel 1527 fu assediata dalle truppe imperiali (42). Giulio III nel 1549 le diede gli statuti (43).
Resistè Tolfa all'invasione dei Francesi nel 1798. Presa l'anno seguente fu saccheggiata, ed ebbe la rocca completamente distrutta.
Ha Tolfa una chiesa di S. Egidio; una di S. Maria Nuova, menzionata nel 1223; una di S. Angelo menzionata nel 1255; una di S. Andrea ed una di S. Nicola, menzionate nel 1313. Sulla strada che conduce alle Allumiere è S. M. delle Sughere, colla tomba di Agostini Chigi.
Il villaggio delle Allumiere sorse dopo l'accennata scoperta delle miniere d'allume (1461) nelle quali s'impiegarono migliaia di operai. Leone X nel 1517 le diede in appalto a Agostino Chigi.
Morì questi a Roma (1523). Volle essere sepolto nella chiesa summenzionata di S. M. delle Sughere.
Al Chigi successero altri concessionari.
Nel 1798 il governo repubblicano alienò le miniere. Pio VII nel 1801 annullò la vendita e le diede in affitto. Furono in seguito concesse ad una Società Francese, che pose a Civitavecchia la raffineria.
GIULIO SILVESTRELLI
(1) Codice della Margarita (Archivio Comunale di Corneto), e Bibl. Ap. Vaticana, Cod. Vat. 7931, f. 108. Antiche cronache dicono che nel 1146 Nicola dell'Anguillara si insignorì di Tolfa e S. Severa. In ogni caso la signoria fu breve. S. Severa figura confermata all'A¬bazia di S. Paolo dall'antipapa Anacleto (1130) e da Innocenzo III (1203).
(2) Id. e Cod. Vat. 7931, f. 222.
(3) COLETTI in Arch. Soc. Romana St. Patria, vol. X, p. 246.
(4) Arch. Vat. arm. 35, vol. 14, f. 21.
(5) MÉLANGES della Scuola Francese di Roma, volume dell'anno 1887, p. 159.
(6) Arch. Vat. Indice 532, f. 46, Istr. Vat. marzo 1370 (sono due).
(7) Cronaca della Tuccia (Ignazio Ciampi, Cron. Viterbersi, Firenze Cellini, 1872), p. 119.
(8-9) Arch. Vat. Ind. 117, f. 123, arm. 36, vol. 2, f. 459. Nella bolla di Eugenio IV si dice che questi luoghi erano stati di Giacomo di Vico ed a lui confiscati.
(10) Arch. Vat. Reg. Vat. 437, f. 56.
(11) Arch. Vat. arm. 35, vol. 33, f. 80 e 81. Sono due bolle del 31 luglio 1458.
(12) Id. Reg. Vat. 468, f. 119.
(13 Id. Reg. Vat. 544, f. 207.
(14) Id. Arm. 29, vol. 36, f. 13.
(15) Id. arm. 35, vol. 38„ f. 4.
(16) Id. Reg. Vat. 888, f. 245.
(17) Arch. Vat. arm. 35, vol. 42, f. 22.
(18) Istrumento Casulani 19 aprile 1531.
(19) Già nel 1475 (Arch. Vat. Indice Cronologico del Garampi, 544) si parla solo della tenuta di Tolfanova.
(20) Arch. Vat. arm. 29, vol. 104, f. 47. Indice 117, f. 499.
(21) Id. arm. IX, vol. 19 (Incartamento Tolfanova. Le pagine non sono numerate); ar-madio I-XVIII, n. 1712, f. 33.
(22) Arch. Soc. Rom. St. Patria XXIV, 121.
(23) Liber Censuum, I, 480.
(24) Regeste d'Innocent IV della scuola francese di Roma, I, doc. 2593.
(25) Id. I, doc. 3850.
(26) Arch. Vat. arm. I-XVIII, perg. 3599 (già arm. XIII, caps. I, n. 27).
(27) Id. Reg. Vat. 311, ep. 530 (al Prefetto); ep. 532 (ai Viterbesi); ep. 523 (al Rettore). Nella bolla al Prefetto Fazio è chiamato « quidam tuus naturalis » ; nelle altre « quidam da praefectis ».
(28) Id. ep. 1346.
(29) THEINER, II, 118.
(30) Reg. Cam. del Card. Albornoz, nei Mélanges della Scuola Francese di Roma vo-lume dell'anno 1887, p. 163.
(31) Regesto de Cupis in Riv. Abruzzese di St. Patria, fasc. XX, p. 287. Nell'atto si dice del Testamento.
(32) Id. Rivista c. s. anno 1912, p. 118, Arch. Soc. Rom. St. Patria, X, 527.
(33) Arch. Vat. Ind. 117, f, 132.
(34) Id. e Reg. Vat. 407, f. 13 (conferma di Nicolò V del 1448). L'acquisto comprese Rota.
(35) Roma, tip. di Pallade, 1761, pag. 119.
(36) LITTA Orsini, tav. XVI dice che nei 1465 Agnese di Gentile Orsini di Pitigliano sposò Lodovico Frangipani della Tolfa, signore del Serino. Questi era evidentemente il Lo-dovico sopra menzionato.
Id. Carafa di Napoli, Tav. III dice che Andrea Carafa (intorno al .1500) sposò Elisabetta Frangipani della Tolfa.
(37) Arch. Vat. Reg. Vat. 540, f. 77, 78, 79. Lodovico, Pietro, gli Orsini e altri ade¬renti figurano assolti.
(38) Arch. Vat. arm. 36, vol. Il, f. 452 e arm. 34, val. 12, f. 53.
(39) V. citazione precedente del Litta.
(40)Vittoria Frangipani (metà del sec. XVI) figlia di Elisabetta Carafa sorella di papa Paolo IV è chiamata Vittoria della Tolfa. Arch. Vat. Ind. 117, f. 251. Litta, Orsini, tavola VI.
(41) Arch. Vat. Reg. Vat. 544, f. 219. Lodovico Boschetti (1469) fu il primo castellano.
(42) Arch. Vat. arm. 29, vol. 89, f. 37,
(43) Bolla del 1552, Arch. Vat. arm. 29, vol. 173, f. 149.
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