Federico
Tron - Riccardo Berretti
|
Maurizio Gorra
LA CERAMICA DI PIANTANGELI
I
reperti provenienti dalle prospezioni archeologiche di superficie
effettuate nel villaggio abbandonato di Piantangeli (57), consistono
quasi esclusivamente di frammenti ceramici. L'abbondanza di materiale
visibile a livello di campagna ha suggerito l'opportunità di
progettare un sistematico lavoro di raccolta che ha confermato una
volta di più la validità di tale metodo d'indagine (58).
Nella realizzazione della planimetria generale, il sito è stato
suddiviso in quattro settori (59):
1) SETTORE A: Interno della chiesa, con due ulteriori differenziazioni,
Al e A2, rispettivamente per l'abside sinistra (Al), e per la Torre
Campanaria (A2).
2) SETTORE B: Interno cortina muraria;
3) SETTORE C: Esterno cortina muraria;
4) SETTORE D: Abitato.
SETTORE A
All'interno dell'area delimitata dai muri in elevazione dell'edificio
sacro sono stati recuperati 365 frammenti. Altri 368 provengono dalla
terra di riempimento dell'abside sx (Al), che, al momento del nostro
intervento, risultava già scavata da ignoti per una profondità
di cm. 105 dal piano su cui doveva essere impostato il pavimento.
E' stata dedicata particolare attenzione alla completa ripulitura
della cortina absidale sx che ha evidenziato alcune fosse tombali
tagliate nel pancone trachitico. Tali sepolture vennero verosimilmente
disturbate, come risulta dalla investigazione architettonica, durante
la costruzione dell'abside riferibile alla fase romanica della chiesa
(sec. XII). Si sono recuperate fra l'altro almeno quattro anfore (olle
acquarie) frammentarie, che contenevano ossa umane: una di queste
è stata ricostruita quasi integralmente. La fase romanica della
chiesa costituisce quindi un possibile « terminus ante quem
» per la ceramica contenuta nella terra di riempimento dell'abside
sx.
Analoga indicazione è fornita dal fondo della torre campanaria
(A2), che ha restituito 23 frammenti.
SETTORE B
Dall'interno della cortina muraria, dove si evidenziano anche strutture
riferibili alla rocca, provengono 301 frammenti.
SETTORE C
All'esterno, lungo le pendici della stessa collina, sono stati recuperati
840 frammenti.
SETTORE D
La zona dove sorgeva l'abitato é stata individuata a sud-ovest
della collina principale (60), dalla quale dista circa 250 metri.
Le abitazioni erano organizzate su tre terrazzamenti abbastanza regolari.
La concentrazione dei reperti fittili ivi recuperati, suggerisce con
buona approssimazione l'ampiezza di circa m. 250x80. I 753 frammenti
provengono dalla superficie e da strati più profondi; infatti,
il terreno, attualmente destinato a pascolo, viene periodicamente
sottoposto ad interventi meccanici per estirpare la macchia invadente
e presenta larghe buche irregolari, profonde mediamente 70 cm.
L'insieme del materiale ceramico rappresentato da 2650 frammenti è
stato diviso in quattro gruppi cronologici all'interno dei settori
da cui provengono, consentendo la realizzazione di una tabella di
distribuzione dei diversi tipi nel luogo e nel tempo (Fig. 1). Analisi
del materiale (61)
La quantità dei reperti ceramici calcolabile in quasi 2700
pezzi é veramente notevole, purtroppo però il loro stato
di conservazione, decisamente frammentario, non ha consentito di ricostruire
integralmente più di un recipiente. Mancando, quindi, com'è
evidente, la possibilità di effettuare confronti per la forma,
l'interpretazione si è basata soprattutto sulla tecnica di
copertura, sulla decorazione e sull'impasto. Per avere poi una immagine
globale del sito, era opportuno non privilegiare certi tipi, relativamente
più facili da determinare, rispetto a quelli privi di caratteristiche
peculiari, anche perché questi ultimi costituiscono il gruppo
più consistente.
CERAMICA DI TRADIZIONE TARDO ROMANA
Appartiene
all'ultima produzione romana di ceramica comune, un esiguo gruppo
di frammenti ad impasto quasi tenero, ben depurato, di tonalità
dal cuoio rosato al rosso. Un'ansa e un bordo mostrano particolari
che ricordano la produzione classica, mentre gli altri, molto deteriorati,
evidenziano solamente la loro appartenenza a forme chiuse. (disegni
e le fotografie sono di Riccardo Berretti.)
Per l'apparente assenza di quell'associazione di materiali che si
riscontra in livelli tardo imperiali (Lamboglia, 1950, 21), questi
frammenti sembrano potersi collocare in periodo alto medievale. L'assoluta
mancanza di ceramiche sigillate, prodotte nel Mediterraneo fino al
VII secolo (J. W. Hayes, 1972) potrebbe rappresentare un possibile
« terminus post quem » per la data di fondazione di questo
insediamento. Allo stesso periodo dovrebbero appartenere un orlo a
mandorla in rozza terracotta e 32 frammenti di parete; provengono
quasi tutti dal settore D. Si illustrano solamente quelli che offrono
qualche possibilità di identificazione.
1) Porzione di ansa a sezione trapezoidale appartenente ad olpe. Argilla
rosa, depurata, quasi tenera (Fig. 2, n. 1).
2) Orlo estroflesso e arrotondato di olpe. Argilla rossa, depurata,
tenera (Fig. 2, n. 2).
3) Orlo a mandorla in rozza terracotta, di tonalità rosso bruno,
imitante la forma Lamb. 10A della terra sigillata chiara (Fig. 2,
n. 3).
4) Porzione di ansa appiattita, impostata all'orlo, con avvio di parete.
Impasto duro con minuti inclusi bianchi, superficie ruvida di tonalità
rosso arancio. L'impasto è simile a quello delle olle in rozza
terracotta presenti nei livelli riferibili alle ville tardo imperiali;
la forma, invece, specialmente per quanto riguarda l'impostazione
dell'ansa, è confrontabile a quella della pignatta medievale
(Fig. 2, n. 4).
CERAMICA ALTOMEDIEVALE
L'apporto che l'archeologia ha dato alla conoscenza della produzione
ceramistica dell'altomedioevo è ancora scarso. In particolare
per ciò che concerne la campagna romana, non vi sono pubblicazioni
di scavi sistematici in stanziamenti databili dall'VIII al IX/X sec.
d.C. (62). Unici punti di riferimento seno le ceramiche provenienti
dalle necropoli cosiddette barbariche dell'Italia Centrale (63) e
i fittili impiegati nell'edilizia laziale (64).
Considerando che la frammentarietà dei reperti non permette
comparazioni sicure attraverso le normali fonti bibliografiche, i
confronti sono esclusivamente avvenuti, quando è stato possibile,
con i materiali esposti nei musei di Roma, Tarquinia, Allumiere e
Orvieto.
Ceramiche prive di rivestimento
Se si escludono i 7 elementi di brocca a « vetrina pesante ed
uno coperto di colorazione rossa, il complesso dei frammenti attribuibili
a questo periodo è privo di qualsiasi copertura anche terrosa.
Le forme individuate sono anfore e brocche. Completamente assenti
le forme aperte. Sono distinguibili due tipi di impasto: a) rozzo
rossastro: b) depurato, dal beige al rosa chiaro.
1) Frammento di ansa a nastro di grosso contenitore, impostato alla
altezza dell'orlo, impasto rosso mattone, duro, con minutissimi inclusi
bianchi; in frattura presenta anima grigia molto scura (Settore B)
(Fig. 3, n. 1).
2) Frammento di parete di probabile anfora, con le stesse caratteristiche
tecniche del frammento n. 1 (Settore D) (Fig. 3, n. 2).
3) Frammento di ansa a nastro appartenente ad anfora (cfr. Mazzucato,
1977, fig. 69), impasto rossiccio, duro, mediamente depurato (Settore
B) (Fig. 3, n. 3).
4) Frammento di parete di anfora con traccia dell'attacco d'ansa;
impasto analogo al Fr. 3 (Settore B) (Fig. 3, n. 4).
5) Frammento di parete d'anfora con corpo ovoidale (cfr. Mazzucato,
1977, .Fig. 67). Impasto duro, depurato, beige rosato (Settore C)
(Fig. 3, n. 5).
6) Porzione d'ansa superiore, con due leggere scanalature, pertinente
a grosso contenitore in uso fino all'XI sec. Impasto rosa pallido,
ben depurato, duro (Settore B) (Fig. 3, n. 6).
7) Orlo arrotondato di brocca in terra giallo rosata, quasi dura,
con minutissimi inclusi scuri. Si nota l'avvio dell'ansa sotto la
svasatura del labbro (cfr. Mazzucato, 1977, Fig. 4) (Settore C) (Fig.
3, n. 7).
8) Orlo espanso e arrotondato di olla o brocca. Impasto duro e depurato,
di tonalità rosa chiaro. (Settore B) (Fig. 3, n. 8).
9) Orlo espanso e appiattito di piccola olla o brocca; impasto rosato
semiduro, ben depurato (Settore D) (Fig. 3, n. 9).
10) Fondino umbonato di brocchetta su piede a disco appena rilevato;
impasto rosato, semiduro, depurato., (Settore D) (Fig. 3, n. 10).
11) Frammento di fondo apodo di brocca con avvio di parete ricurva;
impasto beige rosato, depurato, piccoli inclusi scuri su tutta la
superficie (Settore D) (Fig. 3, n. 11).
12) Due frammenti di anse appartenenti a brocchette: la prima con
impasto duro, rosa chiaro, con sezione a fagiolo; la seconda con impasto
beige, tenero, con sezione a nastro leggermente insellato (Settore
B) (Fig. 3, nn. 12 e 12/bis).
13) Un frammento particolarmente interessante proveniente dal settore
C. E' stato recuperato a poca distanza dalla cortina muraria dell'abside
sx della chiesa, in un punto dove il terreno scosceso reca tracce
evidenti di smottamenti avvenuti in epoche non troppo recenti. Si
tratta di un fondo con avvio di parete appartenente a contenitore
di medie dimensioni (forse brocca), apodo con fondo piano. La parete
esterna, che presenta larghe scanalature orizzontali, poco profonde,
è ricoperta da colorazione rosso slavato che investe anche
una parte della base. La materia colorante sembra essere stata applicata
con la tecnica del bagno a crudo. L'impasto è depurato, quasi
duro, di tonalità beige chiaro, in qualche zona rosso per assorbimento
di colorante in cottura (Settore C) (Fig. 4, n. 1).
Tale frammento dovrebbe rappresentare una imitazione di età
altomedioevale delle ultime « sigillate ». Sarebbe interessante
un confronto col materiale coevo di Luni dove H. Blake ha messo in
luce una notevole quantità di ceramica ad ocra rossa (65).
Ceramica a vetrina pesante (Forum Ware)
Sono solamente 7 i frammenti da assegnare a questa classe. Benché
i problemi circa l'origine e datazione delle prime invetriate medievali
prodotte nel Lazio siano ancora aperti (66), appare comunque chiaro
che tale tipologia non è andata oltre il mille.
1) Frammento di ceramica invetriata appartenente al corpo di un vaso
chiuso. La vetrina è brillante, verde oliva con sfumature giallastre;
l'impasto è duro, rosso chiaro, con inclusi rosso mattone e
bianchi (Settore B) (Fig. 4, n. 2).
2) Frammento analogo al precedente per quanto riguarda la forma di
appartenenza e il rivestimento. Qui l'impasto è più
compatto e depurato, con piccoli vacuoli in frattura. Rosso all'interno
e grigio dalla parte a contatto con la vetrina (Settore B) (Fig. 4,
n. 3).
3) Parte superiore di beccuccio cilindrico, leggermente schiacciato
e unito all'orlo del vaso. E' ricoperto di vetrina « matta »
verde giallastra; impasto duro, di tonalità grigio scuro. E'
simile a quelli che si riscontrano in alcuni esemplari recuperati
nel Foro Romano (Mazzucato, 1979, Tav. 1, 4) (Settore C) (Fig. 4,
n. 4).
Ceramica a macchie di vetrina (sparse glazed)
Nel Lazio ha oltrepassato il Mille, con persistenza almeno fino al
XII secolo (D. Whitehouse 1967, pagg. 53-55 e O. Mazzucato 1976, pagg.
5-9), l'uso di decorare le brocche con vetrina pesante applicata a
zone. I due frammenti di Piantangeli presentano impasto molto duro,
compatto, chiaro, sottile, tecnicamente confrontabile con quello delle
olle acquarie provenienti dal pavimento del Palazzo Diaconale di Santa
Maria in Cosmedin (O. Mazzucato 1970, pagg. 352-8).
4) N. 2 frammenti di brocchetta a parete sottile, rivestiti esternamente
di vetrina verde oliva applicata a macchie; impasto duro, depurato,
di tonalità rosa molto chiaro. In un caso sono evidenti sulla
parete esterna scanalature da tornio. Provengono dal settore A. (Fig.
4, nn. 5, 6).
CERAMICA MEDIEVALE
Al punto in cui si trova lo studio della cultura materiale del medioevo
in Italia, i tipi di ceramica che possono essere datati con precisione
sono pochi e riguardano soprattutto le invetriate al piombo e allo
stagno entrate in uso nel XIII secolo. La produzione dei due secoli
precedenti é ancora nebulosa, specialmente per quanto riguarda
il materiale da cucina. Nel Lazio settentrionale, la ceramica rozza
proveniente da scavi controllati è rappresentata da frammenti
di difficile interpretazione.
Per la ceramica depurata, invece, almeno un punto è stato fissato:
il rapporto tra forme chiuse e forme aperte é nettamente a
favore delle prime fino dal XIII secolo, muta decisamente con l'avvento
delle prime invetriate e smaltate tardo-medievali. Anche a Piantangeli
é stata riscontrata un'analoga situazione: l'unica forma aperta,
attribuibile a questo periodo, é costituita da rozzo materiale
« testaceo »(67).
Ceramica depurata
Dei 750 frammenti in argilla depurata, privi di rivestimento, appartenenti
ad anfore (olle acquarie) e brocche in uso dalla fine dell'XI al XIV
secolo, 11 risultano decorati a pittura rossa (68).
1) Frammento di brocca decorato con una linea orizzontale ondulata
incisa a crudo e con larga pennellata di ossido rosso. Il tipo d'impasto
rosso, argilloso, duro, contenente piccolissimi inclusi calcarei e
quarzosi e la coesistenza delle due tecniche decorative, potrebbero
giustificare una datazione intorno al IX secolo. Da tener presente,
però, che questo frammento proviene dalla terra di riempimento
dell'abside sx che ha fornito un gruppo omogeneo di reperti dotato
di probabile « terminus ante quem » al XII secolo (v.
sopra pag. 1). Non è escluso tuttavia che possa appartenere
al corredo di una delle sepolture preesistenti disturbate dall'ampliamento
dell'edificio. Con i dati attualmente disponibili, questa rimane solamente
una ipotesi plausibile (Settore Al) (Fig. 5, n. 1).
2) 3 frammenti appartenenti al fondo piatto di un boccale (o brocchetta)
con ventre probabilmente ovoidale allungato, munito d'ansa a nastro,
di cui si nota l'attacco inferiore. Sulla parete una pennellata di
ossido rosso deborda fin sotto il fondo. Impasto rosato duro (Settore
B) (Fig 5, n. 2).
3) Frammento di parete analogo al vaso di cui al n. 1, decorato con
larga pennellata rossa (Settore B) (Fig. 5, n. 3).
4) 4 frammenti di contenitore di forma chiusa decorati a bande rosse
più o meno larghe. Impasto rosato, duro. Tre provengono dal
settore A e l'altro dal settore B (Fig. 5, n. 4).
5) Frammento di orlo espanso e arrotondato. All'esterno colature di
ossido rosso, impasto duro, ben depurato. Proviene dal fondo del campanile
(Settore A2), è quindi da mettersi in relazione con la fase
romanica della chiesa (Fig. 5, n. 5).
6) Frammento di parete d'anfora con l'attacco superiore dell'ansa
a nastro. Impasto duro, giallo-rosato. E' decorato con larga pennellata
di colore rosso (Settore B) (Fig. 5, n. 6).
Anche gli altri 739 frammenti, di cui si illustrano alcuni elementi
peculiari, rappresentano generalmente contenitori d'acqua. Non si
sono riscontrate in questi, decorazioni plastiche né pittoriche,
fatta eccezione per un solo reperto (Fig. 6, n. 1).
L'impasto dì varie tonalità, costantemente molto depurato,
compatto, con risonanza metallica, denuncia una buona tecnica di tipo
« industriale ».
1) Frammento di parte d'anfora decorata con una linea ondulata incisa
a crudo. Impasto grigio chiaro. Proviene dal campanile (Settore A2)
(Fig. 6, n. 1).
2) Anfora Alto-laziale per buona parte ricostruita da n. 23 frr. Corpo
piriforme su base piana, collo cilindrico, orlo leggermente svasato
e arrotondato. Due anse verticali a nastro contrapposte, impostate
superiormente alla base del collo e inferiormente nel punto di massima
espansione della parete. Larghe scanalature poco profonde su tutta
la superficie esterna. Impasto di tonalità giallo rosato. Proviene
dall'abside sx (Settore Al) dove, come già sottolineato, esiste
una connessione tra reperti e strutture murarie, per cui è
lecito supporre che fosse già in uso nella prima metà
del XII secolo.
La forma trova analogia con le anfore recuperate dai pozzi di Tuscania
(J.B. Ward Perkins et al. 1973, pag. 51, fig. 1, n. 4). (Settore Al)
(Fig 7, n. 2).
3) Frammento di collo cilindrico e spalla relativo ad anfora piriforme,
impasto di tonalità rosso chiaro. Sono evidenziate le scanalature
lasciate dalla tornitura sulla parete (Settore A) (Fig. 6, n. 3).
4) 2 frammenti di orlo arrotondato con avvio di spalla di anfora piccola.
Impasto di tonalità rosa chiaro. Uno reca un grumo di malta
(Settore C e Al) (Fig. 6, nn. 4, 5).
5) 2 frammenti di versatoio a mandorla di brocca media e piccola.
Impasto di tonalità rosa chiaro (Settore B) (Fig. 6, nn. 6,
7).
6) Frammento di orlo sagomato e parete pertinente a boccale piccolo
o brocchetta. Impasto giallo rosato (Settore Al) (Fig. 6, n. 8).
7) Piccolo versatoio di brocca leggermente schiacciato. Impasto grigio
chiaro (Settore B) (Fig. 6, n. 9).
8) 2 frammenti contigui di versatoio a cannello con bocca trilobata.
Impasto analogo al fr. precedente (Settore Al) (Fig. 6, n.' 10).
9) Frammento di brocchetta con ansa a nastro leggermente insellata.
L'ansa è impostata superiormente a livello dell'orlo e inferiormente
subito sotto il punto di massima espansione del corpo. Impasto rosa
chiaro (Settore A) (Fig. 6, n. 11).
10) 2 attacchi superiori di anse impostate a livello dell'orlo, appartenenti
a brocche o boccali di differente dimensione.. Impasto rosato (Settori
A e C) (Fig. 6, nn. 12, 13).
11) 2 porzioni d'ansa di grossi anforacei. Impasto rosa con anima
grigia per difetto di cottura (Settori A e C) (Fig. 8, nn. 1, 2).
12) 2 parti della stessa anfora ricomposte da 7 frr. La forma è
apoda con fondo piano e corpo ovoide. Impasto di tonalità rossa
(Settore Al) (Fig. 8, n. 3).
13) Fondino umbonato di brocca con base piana molto spessa in confronto
alla parete, di cui si nota l'avvio. Impasto beige chiaro (Settore
B) (Fig. 8 n. 4).
14) Frammento di brocchetta su base a disco appena rilevato. Impasto
rossastro con incrostazioni interne da fuoco. Base molto sottile in
confronto alla parete. Fattura piuttosto rozza (Settore A) (Fig. 8,
n. 5).
15) Frammento di ansa tubolare ricurva con spaccatura mediana intenzionale
più larga verso il centro. Doveva essere impostata ad arco
sopra la bocca di un secchio o brocca. Impasto chiaro molto duro.
Confronti, ma solo per la particolare positura del manico, si possono
istituire con un secchio proveniente dalla stanza C, fase II (taglio
4) del Palazzo Pretorio di Prato (G. Vannini 1978, pag. 122, c63) (69) e con una pentola dalle volte dugentesche, sottostanti al pavimento
del refettorio di S. Francesco ad Assisi (H. Blake 1971, pag. 379,
figg. 2, 5) (Setto-re C) (Fig. 8, n. 6).
Ceramica grezza
E' il gruppo più consistente, rappresentato in prevalenza da
forme chiuse. L'esame dei frammenti più significativi ha consentito
l'individuazione di un modesto corredo da cucina costituito da pignatte,
rari coperchietti e « testi ».
a) Pignatte (pentole):
Sono di varie dimensioni; corpo sferoide, fondo piano ed anse verticali
con sezione a nastro sempre impostate a livello dell'orlo. Impasto
refrattario rosso bruno. Il tipo é comune in tutto il Lazio (70) dove, senza apprezzabili variazioni, é rimasto in uso
dall'XI al XIV secolo (Mazzucato 1976, 68).
1) 3 frammenti di bordo appartenenti a pignatte. Rappresentano le
tre dimensioni riscontrate a Piantangeli. Orlo leggermente piegato
in fuori e arrotondato. Generalmente mostrano tracce di esposizione
al fuoco (Settori A, Al e D) (Fig. 9, nn. 1, 2, 3).
2) 2 frammenti d'attacco d'ansa a nastro su orlo di pignatta e uno
alla parete. Tracce di esposizione al fuoco (Settori C, B, B) (Fig.
9, nn. 4, 5, 6).
3) 3 frammenti di fondo apodo di pignatta con avvio di parete. I primi
2 con tracce all'esterno di lunga esposizione al fuoco; il terzo anche
all'interno (Settori A, B, D) (Fig. 9, nn. 7, 8, 9).
4) 3 frammenti di parete di pignatta con tracce interne lasciate dal
tornio. I primi due recano incrostazioni da fuoco su tutta la superficie,
il terzo, invece, solo all'esterno (Settori A, B, D) (Fig. 9, nn.
10, 11, 12).
5) 2 frammenti di coperchio ad orlo appiattito con tracce di tornitura
e di fumo (Settore B) (Fig. 9, nn. 13, 14).
6) Presa a rocchetto appartenente a coperchio di pignatta. Impasto
duro, rosso bruno, ben selezionato con rari piccoli inclusi bianchi
(Cfr. Mazzucato 1976, 79 n. 1) (Settore B) (Fig. 9, n. 15).
7) 4 frammenti di pignattelle invetriate solo all'interno: due bordi
piegati in fuori con orlo appiattito; un orlo con avvio d'ansa a nastro
complanare e una porzione di pancia. L'impasto è costantemente
rosso, privo di inclusi e le pareti molto sottili (Spessore cm. 0,3).
Sono attribuibili alla prima metà del XIV secolo (Settori A,
A, D, B) (Fig. 9, nn. 16, 17, 18, 19).
b) « Testi »
A Piantangeli sono stati trovati 206 frammenti di « testi »
per la cottura di focacce, di dimensioni e spessori diversi. Sono
caratterizzati dal fondo largo e piatto da cui sorge il bordo più
o meno alto, in certi casi appena rilevato. Le forme sono grossolane
e non lavorate al tornio; presentano costantemente tracce di lunga
esposizione alla fiamma sulla parete esterna.
I « testi », frequenti in Liguria (71) e in Toscana (72),
mancano nei ritrovamenti del Lazio (Mazzucato 1976, 64): L'esplorazione
di 150 siti effettuata dalla British School at Rome nell'Ager Faliscus (73), alcuni dei quali saggiati con scavi stratigrafici, non ha fornito,
per quanto ci risulta, che qualche esemplare di questo tipo (74).
E' probabile che la presenza di « testi » in questa parte
del Lazio sia legata alla coltura del castagno. Un dato toponomastico
interessante si ha nelle vicinanze del sito esplorato, ove si riscontrano
toponimi come « Pian Castagno », « Castagneto della
Camera » e « Monte Castagno ».
In assenza di dati stratigrafici non é possibile suggerire
un arco cronologico, seppure approssimativo, per questa forma ceramica:
un frammento proviene dal settore A2 (fondo della torre campanaria),
per cui vi sono buone ragioni per ritenere che in questa zona, i «
testi » fossero già in uso all'inizio del XII secolo.
1) Frammento di testo a parete alta e leggermente curva, orlo arrotondato.
Impasto duro, grossolano, di tonalità rosso-marrone. Irregolari
tracce di tornio lento sulla parete (Settore B) (Fig. 10, n. 1).
2) Frammento di testo a parete alta ed orlo arrotondato. Impasto marrone
con vistosi inclusi. Anche in questo caso sono evidenti irregolari
tracce di tornitura (Settore B) (Fig. 10, n. 2).
3) 2 frammenti di « testo » a parete poco svasata ed orlo
arrotondato. Impasto analogo ai precedenti: uno mostra lisciature
a stecca sulla parete esterna (Settore C) (Fig. 10, nn. 3, 4).
4) Frammento di parete di « testo » ad orlo arrotondato.
Impasto duro, rossastro, con inclusi bianchi e rossi (Settore A2)
(Fig. 10, n. 5).
5) 3 frammenti di « testi » foggiati a mano (il n. 8 reca
tracce di rifinitura « a ditata »). Impasto rosso bruno,
duro, selezionato, con piccoli inclusi bianchi (Settori B, D, C) (Fig.
10, nn. 6, 7, 8).
6) 2 frammenti di « testi » piani a margini arrotondati
e rialzati. Impasto analogo ai precedenti, foggiati a mano (Settore
C, D) (Fig. 10, nn. 9, 10).
7) Frammento di fondo e parete di « testo ». Impasto rossastro,
duro, selezionato, con minuti inclusi bianchi. Tracce molto irregolari
di tornitura (Settore B) (Fig. 10, n. 11).
8) 4 frammenti di fondo (di cui uno con accenno di parete) appartenenti
a « testi » foggiati a mano. Impasti duri, con tonalità
dal rosso al rosso-bruno (Settori B, B, C, D) (Fig. 10, nn. 12, 13,
14, 15).
Ceramica invetriata
Tra le ceramiche invetriate sono pochi i frammenti che hanno offerto
la possibilità di risalire alla forma originale, tuttavia é
stato possibile individuare tre gruppi tipologici ben distinti:
a) Invetriata monocroma verde
Argilla marnosa chiara, gessosa al tatto. Cristallina sottile, applicata
direttamente su tutta la superficie del biscotto dal quale é
facilmente scrostabile (75).
1) 2 frammenti di fondo e avvio di parete pertinenti a forma chiusa,
con piede piano leggermente distinto (Settori A e C) (Fig. 11, n.
1, 2).
2) Frammento di parte con l'attacco dell'ansa appartenente a forma
non identificabile (Settore B) (Fig. 11, n. 3).
3) Frammento di bordo di boccaletto. L'orlo arrotondato e trilobato
è sottolineato da lieve scanalatura all'esterno e all'interno
(Settore A) (Fig. Il, n. 4).
h) Decorata a rumina e manganese su biscotto
Argilla rosata depurata, piuttosto tenera, cristallina giallastra,
molto sottile, applicata su tutta la superficie. La decorazione é
a bande verticali di ramina profilate in manganese. Il motivo é
di derivazione islamica (Mazzucato 1976, 41-54) e cronologicamente
assegnabile al XIII secolo.
1) Frammento di tazza carenata su basso piede e fondino piano leggermente
espanso. Era sicuramente munita di due anse verticali, di cui si nota
un attacco all'altezza della carenatura. Un confronto può essere
istituito con il vasellame recuperato dai pozzi di Tuscania (D. Whitehouse
1972, 212, n. 9) (Settore B) (Fig. 12, n. 1).
2) Frammento di parete carenata pertinente alla forma di cui sopra
(Settore B) (Fig. 12, n. 2).
3) 3 porzioni di anse appartenenti a boccali: due con sezione ellittica
ed una a nastro. Tracce di decorazione a ramina e manganese (Settori
B, D, A) (Fig. 12, nn. 3, 4; 5).
4) Frammento di parete di boccale con decorazione in bruno, campita
in verde, sotto vetrina gialla. Boccali di questo tipo sono stati
recuperati anche a Tuscania (Settore C) (Fig. 12, n. 6).
c) Decorata a ramina e manganese su ingobbio
Un singolo pezzo rappresenta questo tipo di rivestimento; tanto la
forma quanto la tecnica decorativa sono comuni nel Lazio nord occidentale
e a Orvieto (76).
1) Parte di tazza carenata, munita di anse verticali, caratterizzata
dal piede tronco-conico. Impasto rosa, duro. Decorazione a bande verticali
in ramina delimitate da fili in manganese, eseguita su ingobbio bianco
sporco sotto vetrina trasparente molto brillante (Settore B) (Fig.
13, n. 1).
Maiolica arcaica
La gamma di ceramica con rivenimento stannifero è qui rappresentata
da frammenti di piccole dimensioni. La decorazione, prevalentemente
geometrica, in un solo caso zoomorfa, si avvale di due colori: bruno
di manganese e verde ramina su fondo bianco grigiastro. Modesta la
presenza di frammenti con ornamento policromo: bruno, verde e giallo.
1) 3 orli a fascia di boccale di tipo viterbese (Mazzucato 1974, 293
n. 1/2). Invetriatura interna di tonalità giallastra, impasto
duro, grigio (fine XIV sec.) (Settori A, A, B) (Fig. 14, nn. 1, 2,
3).
2) Frammento di orlo a fascia di boccale con decorazione policroma:
bruno, verde e giallo; tipo attribuito a fornace del Lazio nord occidentale
(D. Whitehouse 1967). Invetriatura interna marrone chiaro; impasto
duro, rosa pallido (XIV sec.) (Settore B) (Fig. 14, n. 4).
3) 2 frammenti di parete con decorazione policroma comprendente anche
il giallo; impasto analogo al precedente (Settore B) (Fig. 14, nn.
5, 6).
4) Un frammento di orlo trilobato e 2 di parete appartenenti a boccali.
Invetriatura interna marrone chiaro; impasto tenero, rosso (Settore
C) (Fig. 14, nn. 7, 8, 9).
5) 2 frammenti, non contigui, appartenenti allo stesso boccale piccolo
con corpo sferoide, decorato a rombi campiti in ramina, delimitati
da linee in manganese (cfr. Mazzucato 1976, 57 fig. 61). Invetriatura
interna giallastra; impasto duro, grigio (Settore A) (Fig. 14, nn.
10, 11).
6) Gruppo di 20 frammenti di forme chiuse (probabilmente boccali)
con decorazione geometrica in ramina e manganese. All'interno la vetrina
al piombo è di tonalità giallastra più o meno
consistente; in un solo caso verde. Impasto duro, rosato. Lo smalto
che riveste gli ultimi due frammenti è bolloso per surcottura:
potrebbero essere considerati scarti di fornace (Settore A: 9
frr. - Settore B: 6 frr. - Settore C: 5 frr.). (Fig. 15 A - 15 B).
7) Gruppo di 7 frammenti di forme aperte (probabilmente tazze carenate)
rivestiti di smalto stannifero anche all'esterno; decorazione e impasto
analoghi al gruppo precedente (Settore A: 2 frr. - Settore B: 5 frr)
(Fig. 16).
8) Gruppo di 4 frammenti, di cui 3 contigui, pertinenti a parete di
boccale con decorazione zoomorfa (volatile) in ramina e manganese;
impasto duro, rosato, con leggera vetrina interna giallastra. L'uccello
di profilo è un tema ricorrente nella iconografia medievale:
alcuni esemplari, con cui può essere istituito un confronto,
sono datati alla prima metà del XIV secolo, provengono da Assisi
(H. Blake 1971, 365), da Montalcino — Palazzo Comunale — (H. Blake
1980, 107 Tav. XII/e), da Tuscania (L. Ricci Portoghesi 1972, Tav.
XXV/a). Solo per la decora¬zione vedi anche esemplare da Celleno
(F. Picchetto 1980, 285 Tav. LXV/a) attribuito a Orvieto (Settore
A) (Fig. 17, nn. 1, 2).
9) 3 frammenti di piede svasato di boccale. Invetriatura gialla sulla
superficie interna ed esterna limitatamente alla parte non decorata.
Impasto duro, rosato (Settore B) (Fig. 18, nn. 1, 2, 3).
10) Un frammento di piede a disco di boccale con avvio di parete.
Smalto avorio con tracce di ramina all'esterno; vetrina marrone coprente
sulla superficie interna. Impasto duro, rosato (Settore C) (Fig. 18,
n. 4).
11) Un frammento di base di albarello ad impasto duro, chiaro. Si
evidenziano due linee in manganese su smalto grigio; internamente
vetrina giallo coprente (Settore B) (Fig. 19, n. 1).
12) 2 ansette appiattite appartenenti a forma aperta (probabilmente
tazza carenata). Smalto grigio, impasto duro, rosato (Settore A) (Fig.
19, nn. 2, 3).
13) Porzione di ansa a nastro appartenente a forma chiusa; impasto
chiaro semiduro. Decorazione costituita da linee orizzontali in manganese
su smalto stannifero povero facilmente scrostabile (Settore B) (Fig.
19, n. 4).
14) 2 porzioni di ansa a sezione ellittica appartenenti a boccale
decorate con linee in ramina e manganese, leggermente, inclinate.
Smalto stannifero grigio, coprente; impasto duro, rosa chiaro (Settore
A) (Fig. 19, nn. 5, 6).
CERAMICA RINASCIMENTALE E POST-RINASCIMENTALE
La ceramica post-medievale, estremamente rara, é stata recuperata
tutta attorno alla chiesa, evidenziando frequentazioni occasionali
del sito dal XV secolo in poi.
1) Porzione di ansa a nastro ingrossato. Maiolica arcaica tarda, decorata
con banda orizzontale verde su smalto corposo. Impasto duro beige
chiaro (Settore B) (Fig. 20, n. 1).
2) Un frammento di boccale recante traccia di decorazione a bande
di tonalità giallo-arancio, delimitate da linee in manganese
su smalto stannifero spesso, bianco coprente. Impasto duro, rosato.
Proviene probabilmente da fabbrica viterbese dell'ultimo quarto del
XV sec. (G. Mazza 1979) (Settore B) (Fig. 20, n. 2).
3) Un frammento di boccale dove si nota, in cobalto e ferraccia, il
classico rosone a scaletta, destinato ad accogliere la decorazione
principale. Smalto consistente, bianco latte, con difetti. Impasto
duro, beige chiaro. Fabbrica laziale del XV sec. inoltrato (Settore
A) (Fig. 20, n. 3).
4) Un frammento di ceramica graffita a punta su ingobbio chiaro, sotto
vetrina giallastra. Appartiene a forma aperta: impasto semiduro rosso
vivo. Trova riscontro in tipi prodotti nell'area toscana (medio Valdarno)
(Settore B) (Fig. 20, n. 4).
5) Frammento di base a disco rilevato, con avvio di parete fortemente
inclinata. Spessa invetriatura al piombo color arancio, applicata
solamente sulla superficie interna. Impasto duro, rosso, discretamente
depurato (Settore B) (Fig. 20, n. 6).
6) Un frammento di contenitore di forma aperta, con invetriatura arancio
su tutta la superficie e tracce di decorazione ad ingobbio giallo.
Impasto duro, rosso. Tipologia comune nell'Italia centrale dal XVI
al XVII secolo (Settore B) (Fig. 20, n. 5).
FUSERUOLE
Ne sono state rinvenute 3. Sono confrontabili per dimensioni e tecnica
di fabbricazione con quelle provenienti dai pozzi M4 ed M20 di Tuscania
(Ward-Perkins et al. 1973, 152 nn. 23 e 25).
1) Fuseruola a ciambella; impasto duro, grigio chiaro depurato. Diam.
cm. 2,1; h. cm. 1,1 (Settore A) (Fig. 21, n. 1).
2) Fuseruola biconica; impasto semiduro, rosato, depurato. Diam. cm.
2,1; h. cm. 1,4 (Settore B) (Fig. 21, n. 2).
3) Mezza fuseruola biconica; impasto duro, rosato con anima grigio-scura
per difetto di cottura. Diam. cm. 2; h. cm. 1,3 (Settore B) (Fig.
21, n. 3).
LATERIZI
Sono stati recuperati parecchi fittili da costruzione ma nessuno nelle
condizioni tali da permettere la misura delle dimensioni. Si tratta
di coppi, embrici piatti con orlo a squadra e mattoni. I coppi hanno
impasto giallastro o rosato con vistosi vacuoli in frattura; spess.
da cm. 1,5 a cm. 2.
a) Impasto rosato, depurato, con anima grigio-scura per difetto di
cottura, orlo a squadra arrotondato, alto da cm. 2 a cm. 3; spess.
cm. 2. Un esemplare è solcato al centro da una scanalatura
digitale curvilinea, impressa a crudo.
b) Impasto rosato con inclusi rossi, orlo piatto, talvolta con scanalatura
mediana, alto da cm. 2,5 a cm. 3; spess. da cm. 2 a cm. 2,5.
c) Impasto giallastro depurato con vacuoli poliedrici in frattura.
la superficie presenta evidenti tracce di paglia tagliuzzata usata
come legante (77), orlo a groppa d'asino alto cm. 2; spess. cm. 2,5.
I mattoni hanno impasto rosso, duro con piccoli vacuoli in frattura:
sono del tipo usato nel tardo impero. Un frammento reca l'impronta
della zampa di cane; spess. da cm. 2,5 a cm. 4. Alcuni mattoni simili
figurano inseriti nell'apparecchiatura muraria della chiesa ed uno
alla base del campanile.
OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
I frammenti campionati, spesso appena sufficienti per definire le
forme, rappresentano una scelta fra i tipi più significativi
del materie fittile recuperato. Malgrado le incertezze insite in questo
tipo di prospezione, ci sembra opportuno azzardare alcune ipotesi
generali. A Piantangeli, nonostante la presenza di :qualche reperto
più antico (78), non è emerso un successivo contesto
romano; la ceramica più arcaica suggerisce una presenza umana
dalla fine dell'VIII o inizio del IX secolo in entrambi i punti esplorati:
colle principale fortificato e terrazzamenti abitativi. Il gruppo
più consistente di ceramica è cronologicamente compreso
tra il XII e il XIV secolo e permette di cogliere il periodo di maggior
sviluppo dell'insediamento in coincidenza con la fase di ampliamento
della chiesa. L'abbandono sembra essersi verificato in due momenti
diversi i cui margini cronologici sono definiti dall'introduzione
della maiolica arcaica. La zona dove sorgeva l'abitato non ha restituito,
infatti, ceramica con rivestimento stannifero e benché esistano
prove che la prima maiolica era prodotta nell'Italia centrale intorno
alla metà del 1200, è dimostrato sulla base dell'evidenza
archeologica che essa non entrò nell'uso comune fino al 1300.
E' ragionevole supporre quindi che il villaggio era già deserto
intorno al 1350 o forse anche prima. La frequentazione del colle principale
che include la chiesa, sembra essersi invece protratta fino agli ultimi
anni del XIV secolo, dimostrata dalla presenza di 128 frammenti di
maiolica arcaica. Nessun coccio con decorazione del primo rinascimento
o che, comunque, imiti lo « stile severo », é stato
trovato: l'assenza da Piantangeli di questa tipologia, che sicuramente
era penetrata nella zona, come dimostrano i ritrovamenti del vicino
insediamento di Tulfanova (79), suggerisce che agli albori del 1400
l'intero complesso era completamente abbandonato.
I pochi frammenti di ceramica rinascimentale e post-rinascimentale
(6 in tutto) sono chiaramente le tracce di modeste e sporadiche frequentazioni
successive.
Per quanto riguarda il contributo di « Piantangeli » alla
storia della ceramica medievale dell'alto Lazio, sebbene le tipologie
individuate non presentino novità rispetto a quelle già
note diffuse in tutta la regione, un dato interessante è fornito
dal rinvenimento di numerosi frammenti di materiale testaceo che,
grazie alla loro presenza, permettono di includere l'alto Lazio occidentale (80) nell'area geografica di distribuzione del « testo »,
confermando anche il legame tra questo manufatto e la coltura del
castagno.
Enrico Pieri
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21. — Piantangeli: Fuseruole.
Le monete recuperate a Piantangeli (Tav. I) provengono dalle seguenti
aree:
1) — Zecca di Verona sec. XII/XIII.
2) Zecca di Montefiascone sec. XIV.
3) — Zecca di Avignone sec. XIV.
La prima è stata rinvenuta a contatto del piano dove era impostato
il pavimento della chiesa, le altre invece sono state recuperate dal
setacciamento della terra rimossa da scavatori abusivi.
1) FEDERICO II (1198-1250) VERONA
Denaro piccolo scodellato
mistura chiara, P. 0,40 gr. diam. 13 m/m.
D — (croce che interseca la poco chiara leggenda): — VE RO NA (croce
che interseca la leggenda). CNI P. 264 N. 4 TAV. XXIV, 4.
La giacitura di questo esemplare, che non presenta eccessive tracce
di usura, sembra indicare che la fase romanica della chiesa è
da attribuire alla fine del XII inizio XIII secolo.
2) GIOVANNI XXII PAPA (1316-1134) MONTEFIASCONE
Denaro paparino
mistura, P. 0,69 gr. diam. 15 m/m
D — + IOS ° PAPA ° XXII (chiavi affiancate);
R — ° P..°... : ... (croce patente):
3) URBANO V PAPA (1362-1370) AVIGNONE
Duplo (doppio denaro);
mistura, P. 0,97 gr. diam. 19 m/m.
D — URB' : PP : SR...° (mitria);
R SANT' PET ° E PAUL (croce patente nel II e III). MUNTONI Vol.
I p. 30 n. 8 (variante per la leggenda al dritto).
Sebbene le due monete pontificie, che sono le più recenti rinvenute
a Piantangeli (81), presentino evidenti segni d'uso, la loro scarsa
consistenza strutturale sta ad indicare un periodo di circolazione
non troppo prolungato. E' quindi ragionevole ipotizzare che l'abbandono
dell'insediamento sia avvenuto non oltre la fine del XIV secolo.
Filippo D'Aloia
Note
(1) Per una completa trattazione delle vicende
di Farfa, vedi I. SCHUSTER, L'imperiale abbazia di Farfa, Roma I921.
(2) I. GIORGI - U. BALZANI (a cura di) Il Regesto
di Farfa di Gregorio di Catino, [Reg. Farf.], (Biblioteca della Società
Romana di Storia Patria) 5 voll., Roma. vol. I 1914, voll. II-V 1879-I892;
doc. 92 II, pag. 85.
(3) Reg. Fari. doc. 273, II. pag. 225.
(4) Reg. Fari. doc. 224, II, pag 183.
(5) Reg. Fari. doc. I85. II, pag. 152..
(6) Reg. Farf. doc. 300, III, pag. 5..
(7) C, A. MASTRELLI, La Toponomastica Lombarda
di Origine Longobarda, in: AA.VV., « I Longobardi e la Lombardia
», Milano 1978, pag. 35-ss.
(8) Ringrazio per la notizia l'amico Frau, responsabile
del gruppo Studi e Ricerche Marittime del Gruppo Archeologico Romano.
(9) F. TRON, I Monti della Tolfa nel Medio Evo,
Roma 1982.
(10) G. ZUCCHETTI (a cura di), Liber Largitorius
vel Notarius Monasterii Pharphensis II voll., (Regesta Chartarum Italiae
nn. 11, 17), Roma 19I3, 1932; doc. n. 60, I, pagg. 6I-62 e doc. n
77, I, pag. 71.
(11) Reg. Farf. 439, III, pag. 152.
(12) Ibidem.
(13) Ibidem.
(14) Reg. Farf. doc. 404 III, pag. 108.
(15) Reg. Farf. doc. 407 III, pag. 116.
(16) Reg. Farf. doc. 437 III, pag. 149.
(17) Reg. Farf. doc. 421 11I, pag. 132.
(18) M. POLIDORI, Croniche di Corneto, (a cura
di M. Moschetti), Tarquinia I977.
(19) C. CALISSE, Documenti del monastero di San
Salvatore sul Monte Amiata riguardanti il territorio romano (secoli
VIII-XII), in: « Archivio della Società Romana di Storia
Patria» XIV (1893), pagg. 289-sgg.; XVII (1894), pagg. 95-ss.
(20) J.v. PFLUGK-HARTTUNG (a cura di) Acta Pontificum
Romanorum Inedita, Stuttgart 1884; vol. Il n. 93, pag 57.
21) Ci manca il documento di donazione di San Pellegrino; ma Io possiamo
ricostruire da un atto del 10I7 in cui l'abate Ugo se ne fa riconoscere
la proprietà da Painerio, marchese di Toscana; Reg. Farf. doc.
505, III pag. 215.
22) Reg. Farf. docc. I236-I237, V pagg. 221-222.
23) Reg. Farf, doc. 990, IV pag. 370.
24) Reg. Farf. doc. 991, IV pag. 371.
25) Reg. Farf. doc. I096, V pag. 91.
26) Reg. Farf. doc. 1006, V, pag. 9.
27) Reg. Farf. dott. 1076, 1077, 1078, V pagg. 71-74.
28) Reg. Farf. doc. I318, V. pag. 30.
29) C. CALISSE, Storia di Civitavecchia, Firenze 1898: pagg. 124-I40.
30) J. GUIRAUD, La badia di Farfa alla fine del secolo XII, in :«Arch.
Soc. Rom. Storia Patria», XV (I892), pagg. 275-289.
31) Reg. Farf. Appendice al vol. V, pag. 330.
32) L. SIGNORELLI, Viterbo nella ,storia della Chiesa, vol. I, Viterbo
I907, pag. 386.
33) P. SUPINO (a cura di), La Margarita Cornetana, Regesto dei documenti,
Roma I969; doc. 570, pag. 421.
34) Istituto Geografico Militare; tavoletta al 1:25000, foglio 142, I
S-E.
35) P. EGIDI, Un documento cornetano del secolo X, in «Bullettino
dell'Istituto Storico Italiano per il Medioevo», XXXIV (I9I4),
pagg. I-6.
36) G. SILVESTRELLI, Città, castelli e terre della Regione Romana,
2 voll., (II ediz.), Roma I970; II pag. 733.
37) I. CAMPANARI, Tuscania e i suoi monumenti con i siti, Montefiascone
1856, 2 voll., I pag. 121.
38) SUPINO, Marg. Corn... cit., doc. n. 2 pag. 253.
39) Ibidem, docc. 4, 5, pag. 54.
40) INNOCENZO IV, Il Regesto, (a cura dell'Ecole Francaise de Rome), Paris
1884; doc. 1347.
41) SUPINO, Marg. Corn... cit., doc. 12, pag. 61.
42) ibidem, doc. I3, pag. 62; 29I, pag. 255; 316, pag. 328, ecc.
43) BATTELLI G., (a cura di) Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII
e XIV: Latium, Città del Vaticano I946 (Studi e Testi 128);
nn. 2847, 2853.
44) Ibidem, nn. 3041, 3061.
45) SILVESTRELLI, Città, cast... cit., Il pag. 855.
46) SIGNORELLI, Viterbo... cit., pag. 376-segg.
47) ANZILLOTTI, Cenni sulle finanze del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia
nel secolo XV, in «Arch. Soc. Rom. Storia ,Patria» XLII
(I9I9); pag. 349-segg.
48) Per una ricostruzione della leggenda di S. Agostino, vedi il capitolo
che gli dedica O. MORRA, in Tolfa, Civitavecchia 1979.
49) F. M. MIGNANTI, Santuari della regione di Tolfa, Roma I936.
50) INNOCENZO IV, Regestum... cit., docc. 355, pag. 57 e 579, pag. I00
51) O. MORRA, Dove l'angelo parlò a S. Agostino, il santuario alle
foci del
Mignone, in «Roma», anno XVIII (1940), n. 4, pagg. II0-II2.
52) BATTELLI, Rationes... cit., n. 2839.
53) «Analecta Agustiniana», vol. II, pagg. 226-229.
(54) F° 143 IV S.O. dell'I.G.M.
(55) Vedi relazione E. Pieri in questo stesso volume.
(56) F. D'Aloia. Relazione in questo stesso volume.
(57) Nome attuale derivato dalla corruzione del toponimo S. Angelo o S.
Arcangelo. Situato su uno sperone trachitico alto 511 metri s.l.m.,
domina da occidente la valle del Mignone e dista 7 km. da Tolfa (prov.
di Roma). Vedi notizie storiche (F. Tron) in questo stesso volume.6
(58) V. per esempio: (P. Beck, B. Maccari, J. M. Poisson, 1975: 328-358);
(T. W. Potter, 1975: 215-235); (L. e T. Mannoni, 1975: 121-136); (M.
Milanese, 1977: 314-325); (S. Gelichi, 1977: 306-313); (E. Pieri,
1978: 1-18).
(59) V. più avanti Fig. 1.
(60) Unita a questa per una « sella ».
(61) I nostri ringraziamenti vanno al prof. Otto Mazzucato per avere cortesemente
esaminato un cospicuo numero di frammenti ceramici e per i suggerimenti
che sono stati utilizzati nel testo. Ringraziamo anche l'arch. Diego
Maestri per averci permesso confronti con materiale inedito.
(62) Lo scavo di S. Cornelia eseguito dalla B.S. at. R. nel 1962 non è
stato ancora pubblicato.
(63) I. Baldassarre (1967) e O. Von Hessen (1968).
(64) O. Mazzucato, 1970: 339-361.
(65) Notizia rilevata da: T. Mannoni (1975).
(66) Sulla « Forum Ware » v. principalmente: O. Mazzucato,
1972; Idem 1968 147-155; D. Whitehouse, 1965: 53-63; Idem 1967: 48-53.
(67) Per lo stesso ambito cronologico, una tale associazione di mate¬riali
e rapporto di forme, trova confronti in ambiente toscano: (R. Fran¬covich
et al. 1978: 261); (R. Francovich, G. Vannini 1976: 53-138).
(68) Per questa tipologia v. D. Whitehouse 1969: 137-142.
(69) In R. Francovich et al. 1978, con riferimento iconografico alla nota
12, pag. 122.
(70) Oltre che a Roma, forme simili sono state reperite a Tarquinia, Tuscania,
Porciano, Bolsena, Civita Castellana, Civitavecchia, torre Busson,
Artena, Vico Caprino, Castellottieri, Tolfaccia e Casale Laurentino
(vedi bibliografia).
(71) v. T. Mannoni 1965. 49-64 n. 1/2.
(72) e G. Vannini 1974: 92 e segg.
(73) Topograficamente corrisponde al bacino idrico della Treia.
(74) Intervento di D. Whitehouse a seguito della relazione di O. Mazzucato
(La ceramica medievale da fuoco nel Lazio) IX Congresso di Albissola
1976.
(75) Ringraziamo il prof. O. Mazzucato per aver attratto la nostra attenzione
su questa pezzo.
(76) Per quanto riguarda l'impiego di paglia usata come legante dell'argilla,
un esempio recente ci viene da Civitella Benazzone (Perugia), T.F.C.
Blagg 1975: 359-366.
(77) 6 frammenti di bucchero fine e un fondino di impasto recuperati sulle
sommità della collina principale, attribuibili al VI sec. a.C.,
dimostrano una frequentazione del sito in periodo etrusco.
(78) Tipo trattato da D. Whitehouse (1967) in « Lazio », datato
dall'A al sec.XII
(79) Attualmente « Tolfaccia ». Vedi Notiziario del Museo Civico
di Allumiere 1972: 31-36.
(80) V. anche recenti trovamenti a Castro (S. Coccia 1980: 120-126, tav.
VII, nn. 9 e 10).
(81) Alle suddette vanno aggiunte altre due monete dello stesso periodo.
attualmente esposte nel museo di Tolfa, rinvenute occasionalmente.