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Archeologia

Daniela Sgriscia
 

«Torfa de' 'na vorta gravitava

tutta su ste du serce de sta piazza

povere e ricche de qualunque razza.

Lì la vita, finiva e cominciava...»

B. MIGNANTI

  

Forse non ci potrebbero essere parole più rappresentative di quelle di Balilla Mignanti per dare una definizione compiuta della «Piazza Vecchia», del suo significato nella storia, nel costume, nella vita della nostra Comunità: la fontana, «le pallone» di Sant'Egidio, il «focaraccio» della Madonna di Loreto...

Questa pubblicazione sulla storia della prima acqua potabile di Tolfa e sulla costruzione della Fontana, rappresenta una ricerca su uno degli aspetti minori della nostra vita comunitaria, ma di per sé non meno importante dei grandi avvenimenti che hanno caratterizzato la vita di Tolfa attraverso il tempo, perché sicura-mente potrà aiutarci ad individuare quale labirinto di forme abbia dovuto svilupparsi prima che il cammino degli uomini prendesse la strada di quella che noi chiamiamo «modernità».

Infatti, una irresistibile catena di mutamenti nella seconda parte del Novecento ha cancellato cultura e mentalità che sembravano irrinunciabili, ha aperto una frattura brusca e rapida nella persistenza di questi legami.

Attraverso una ricerca appropriata ed uno studio attento, Daniela Sgriscia ed Ugo Sereni hanno dimostrato che anche le nuove generazioni, se opportunamente stimolate, sono partecipi della cultura, della tradizione e della storia del proprio paese.

l'Amministrazione Comunale

 

Premessa

nostri studi sulla «Fontana di Piazza Vecchia» sono iniziati circa tre anni fa, senza nessuna finalità di divulgazione. Per sostenere l'esame di Restauro alla Facoltà di Architettura, si aveva la necessità di redigere un ipotetico progetto che avesse però come oggetto di studio un elemento di arredo urbano di uno dei numerosi paesi dell'alto Lazio. La nostra attenzione, vuoi per i vantaggi di carattere pratico, vuoi per l'entusiasmo di poterci occupare di un qualcosa che riguardasse il nostro paese, è caduta immediatamente sulla «Fontana di Piazza Vecchia», ottimo soggetto, considerando anche il grave stato di degrado in cui versava.

In un progetto per il restauro, oltre ai vari rilievi per evidenzia-re i materiali di cui è costituito il manufatto, il suo degrado, le cause che lo hanno determinato ecc., è fondamentale l'analisi storica. E così iniziata la nostra avventura non priva di difficoltà, all'interno dell'Archivio Comunale di Tolfa. Alcuni mesi più tardi, visto che il 1988 era l'anno del 100° anniversario della conduzione dell'acqua potabile in paese, l'Amministrazione Comunale ci ha chiesto, con nostra grande sorpresa, di ampliare un po' le ricerche occupandoci delle vicende dell'acquedotto in particolare. E stato quindi necessario spostare le ricerche nell'Archivio Comunale di Allumiere per riempire i molti tasselli mancanti. La passione per il lavoro intrapreso è diventata man mano talmente grande da farci superare parecchi ostacoli. Siamo così giunti ad avere una visione abbastanza unitaria delle vicende del primo acquedotto di acqua potabile all'interno dell'abitato di Tolfa.

Con molta modestia abbiamo tentato di ricostruire uno spaccato di vita tolfetana visto che a questioni di carattere tecnico e politico se ne affiancano altre più colorite che riguardano la semplice vita di tutti i giorni.

Desideriamo ringraziare infine il Sig. Riccardo Rinaldi che ci ha aiutato nella consultazione dei documenti dell'Archivio Comunale di Allumiere, il Sig. Tito Marazzi che si era in parte già occupato dell'argomento e che ci ha fatto da guida nel «labirintico» Archivio Comunale di Tolfa.Torna su Un ringraziamento particolare va allo studioso Giuseppe Cola per la disponibilità presentata e per i numerosi e preziosi consigli che ci ha fornito nel corso del nostro cammino.

Daniela Sgriscia

Ugo Sereni

I PRIMI DOCUMENTI

J. Severn, le società, l'appalto,

l'incarico all'Ing. A. Klitsche

29 maggio 1888. Molti senza dubbio, tolfetani e non, avranno senz'altro letto questa data scolpita sul fregio di marmo sovrastante la fontana di «Piazza Vecchia». Diciamo subito che la data riportata non si riferisce alla costruzione della fontana, bensì al giorno dell'inaugurazione dell'acquedotto che ha visto per la prima volta l'acqua potabile all'interno del centro abitato. Fino ad allora infatti i tolfetani, per attingere acqua, erano costretti a recarsi alle fontane della «Lizzera», di «Canale» e della più lontana «Limoiola».

A cento anni da questo avvenimento e in occasione del recente restauro (1) della fontana, ci è sembrato opportuno andare a conoscere e quindi divulgare le vicissitudini che hanno preceduto ed accompagnato la costruzione dell'acquedotto, nonché della fontana di «Piazza Vecchia» e del Lavatoio ed Abbeveratoio di «Piazza dell'Olmo».

Abbiamo attinto a fonti ufficiali, cioè ai verbali dei Consigli Comunali conservati presso gli Archivi dei Comuni di Tolfa ed Allumiere. In sostanza abbiamo seguito le tracce di Ottorino Morra che ha riportato le notizie essenziali (2). Ci siamo avvalsi inoltre di un articolo apparso su «La Rocca» del 29 ottobre 1892 (3) che illustra alcuni progetti per la fontana della allora «Piazza Vittorio Emanuele». Di una certa rilevanza è l'acquerello conservato nel Museo Civico di Tolfa che ci mostra la «Piazza Vecchia» nel 1890, con la fontana ancora incompleta. Foto (L'acquerello è una copia del pittore Aristide Capanna (4) dall'originale di Ettore Poggi).

Durante la ricerca speravamo di trovare progetti, perizie, corrispondenze, insomma tutto il carteggio di cui si parla continua-mente nelle delibere dei Consigli Comunali. Purtroppo presso l'Archivio Comunale di Tolfa, gran parte del materiale si è volatilizzato (5). Più fortunati siamo stati nell'aver rinvenuto presso l'Archivio Comunale di Allumiere una succosa cartella contenente gli atti che riguardano i rapporti intercomunali sull'acquedotto.

Sembrerà strano ma il primo comunque ad affrontare il problema della conduzione dell'acqua potabile a Tolfa è stato un inglese, il pittore Joseph Severn. Egli soggiornò a Tolfa tra il 1867 e il 1874 in casa del signor Raffaele Boggi, sindaco di allora. In una lettera del 1871 alla sorella, Severn dice di essere stato capace di fornire l'acqua ai «poveri ma bravi tolfetani», poiché il paese ne era privo. Fin qui quello che Tito Marazzi (6) ha saputo dalla corrispondenza fra il pittore ed i suoi familiari in Inghilterra.Torna su

In effetti i documenti di archivio iniziano tre anni più tardi ed il primo porta la data del 28 maggio 1874 (7). Con esso il Consiglio Comunale presieduto dal già citato Raffaele Boggi, decide di unanime accordo di «procurare ogni mezzo onde provvedere il paese dell'acqua» e stabilisce di far analizzare la sorgente detta della «Cava Tosti», dove il Comune ha già fatto dei lavori, e quella del «Monte della Cavaccia», per verificare la loro potabilità e di incaricare poi alcuni tecnici per la redazione del progetto e delle condizioni di appalto. Qualora le acque di queste due sorgenti non risultassero potabili si potrebbero «far pratiche» presso il Comune di Allumiere per ottenere «quella quantità di acqua che attualmente va dispersa dalla fontana del villaggio della Bianca».

A seguito della presente deliberazione troviamo che l'Impresa Salvatore Patricola & Company ha fatto pervenire «una proposta corredata da una succinta relazione o descrizione delle opere da eseguirsi» per condurre in paese l'acqua della «Cava Tosti», richiedendo «l'ingente» somma di L. 148.000 pagabili in dieci rate. La proposta avanzata viene però respinta dal Comune di Tolfa con verbale del 17 ottobre 1874 n° 21 in adunanza ordinaria: «perché priva delle forme legali» in quanto «tali lavorazioni non possono concedersi se non ad asta pubblica, premesse le regolari perizie».

Non sappiamo cosa sia avvenuto in seguito. Gli atti del 15 maggio parlano di deliberare su una proposta di un certo Professor Oberholtzer. Non conosciamo però il contenuto di tale proposta. Le idee ci vengono chiarite dai verbali del 20 ottobre 1877. Viene presentata la relazione del già citato Ingegner Francesco Oberholtzer che dimostra come con l'acqua «dispersa» dalla fontana della Bianca e con l'aggiunta di una piccola quantità allacciabile lungo il percorso, si potrebbe supplire ai bisogni di Tolfa. Il Consiglio Comunale però, considerando il continuo aumento della popolazione, ritiene necessario, prima di chiedere il Decreto di pubblica utilità, di fare sondaggi in altre località per vedere se esistano sorgenti più abbondanti. Viene anche sottolineato che le acque della «Cava Tosti», già menzionate, sono risultate non potabili perché scorrono su strati alluminosi. L'inconveniente potrebbe essere evitato eseguendo l'allacciamento nel punto dove esse sgorgano.

Passano altri tre anni senza che nulla accada, «mentre il provvedimento viene incessantemente reclamato dalla totalità della popolazione». Il 24 ottobre 1880 viene presentata al Consiglio una relazione dell'Ingegnere idraulico Ernesto Koheler per conto della Società Galopin Sue Jacob & Company. In seguito a studi eseguiti su diverse sorgenti nei dintorni di Tolfa, l'Ingegnere ha rilevato che, fatti i calcoli, le acque del Laghetto, in territorio di Allumiere, hanno un dislivello di 6,5 m rispetto alla Piazza Comunale e presentano una quantità superiore ai bisogni del paese. Il Consiglio, vista la necessità dell'opera, soprattutto per i vantaggi di carattere igienico, invita, senza nessun impegno però, la Società Galopin ad eseguire i sondaggi per proprio conto e a presentare un regolare progetto.Torna su

I documenti tacciono per altri quattro anni. Finalmente a dieci anni dal primo verbale di Consiglio Comunale, abbiamo il documento «storico» della conduttura dell'acqua. Il 29 dicembre 1884 (8) il sindaco Vincenzo Marri convoca in seduta straordinaria il Consiglio per «l'approvazione delle basi per il Contratto definitivo da stipularsi con l'una o con l'altra delle due Società che hanno presentato il Proggetto per la Condottura dell'acqua potabile in paese». Le società sono la già conosciuta Società Sue Jacob & Company e la Società Italiana per le Condotte d'Acqua. La prima ha fatto pervenire al Comune il progetto dell'Ingegnere Salvatore Patricola che preventiva una spesa di L. 105.231,33, assicurando però di assumere essa stessa l'esecuzione dei lavori per L. 100.000. Le trattative, dapprima sospese, sono state poi definitivamente interrotte perché la Società non offriva più le necessarie garanzie. Nel frattempo la Società Italiana per Condotte d'Acqua presentava il suo progetto (9), con una spesa di L. 84.000. Con contratto a cottimo la somma potrebbe scendere a L. 75.000, pagabili in venti rate uguali. Il sindaco ha già concordato con la Società uno schema di contratto «subordinatamente all'approvazione del Consiglio». Infatti quest'ultimo delibera di stipulare un contratto con la Società Italiana per Condotte d'Acqua «senza sperimentare la gara di legge». Alla Società Galopin viene espressa gratitudine per l'opera disinteressata che ha prestato. «Approva poi il Consiglio il contratto al riguardo già concluso tra il Comune e la Società Italiana da unirsi alla presente, dopo che sarà regolarizzato per essere a termini di legge sottoposto assieme al progetto, alla superiore approvazione ed alla deliberazione della Deputazione Provinciale per ciò che concerne il vincolo del Bilancio Comunale... nonché al contratto del Genio Civile per quel che riflette l'esame del progetto». Il Consiglio autorizza inoltre la Giunta Municipale ad «avanzare istanza a S.M. il Re Umberto I perché dichiari di pubblica utilità l'opera progettata, provvedendo in seguito alle occorrenti pratiche di espropriazione e quanto altro sopra necessario».

Una volta avviate le pratiche di esproprio della sorgente e sbrigate le altre formalità necessarie, si può dare inizio ai lavori. E necessario però che il Comune di Tolfa nomini un «sorvegliante» che vigili sull'esecuzione dei lavori stessi. Di questo si discute nel Consiglio del 29 ottobre 1886 delegando la Giunta a proporre una terna di persone tra cui scegliere. Il 19 Gennaio 1887 la Giunta propone la terna composta da:

 

1)     Ingegner Adolfo Barone Klitsche de la Grange;

2)     Ingegner Francesco Pascoli;

3)     Ingegner Roberto Ceccarelli.

Senza particolari motivazioni l'incarico viene affidato al Sig. Klitsche de la Grange, probabilmente conosciuto nella zona per essere l'Ingegnere delle Miniere di Allume, «dopo avere il Consiglio attestato la sua più alta stima agli egregi Ing. Pascoli e Ing. Ceccarelli».

Sono stati necessari dieci anni solo per stabilire la sorgente da utilizzare e per affidare l'incarico ad una Società.Torna su

Le sorgenti, il percorso, il costo, la realizzazione dell'Acquedotto Con Regio Decreto del 10 agosto 1886 la conduttura dell'acqua a Tolfa viene dichiarata opera di Pubblica Utilità. Il Tribunale Civile di Civitavecchia, con Decreto del 1 ° dicembre, affida l'incarico all'Ingegner Roberto Ceccarelli di «procedere alla stima degli stabili da occuparsi per i lavori della condottura dell'acqua potabile pel Comune di Tolta». Attraverso la relazione (10) dell'Ingegnere e la «pianta topografica delle sorgenti» che egli allega (11), abbiamo una descrizione del luogo stesso. La località del Laghetto è «un fondo acquitrinoso contornato dai monti delli Sbroccati e da quelli delle Cave; ivi ho rinvenuto numero cinque sorgenti». La località è denominata «il Laghetto perché un tempo le acque delle sorgenti lì presenti affluivano in un piccolo bacino che si era formato con il terreno della Cavetta lí scaricato». Verso il 1780 circa, su progetto di Francesco Navone, architetto della Camera Apostolica, il laghetto venne prosciugato e vi vennero piantati alberi simili ai pioppi (12). Il percorso della conduttura è tuttora leggibile sulle carte dell'I.G.M. (13).

Abbiamo già visto che, secondo il preventivo della Società Italiana, il costo dell'acquedotto ammontava a L. 75.000. Il Comune di Tolfa per far fronte a tale spesa si trova costretto, il 26 novembre 1886, a chiedere un mutuo di L. 75.000 alla Cassa Depositi e Prestiti dello Stato, da ammortizzare in venticinque anni mediante «rate fisse ed uguali». In base al decreto del Ministero del Tesoro 29 dicembre 1885, la Cassa Depositi e Prestiti concede mutui al saggio eccezionale del 4,5% per «opere e lavori urgenti per imprescindibili motivi igienici e per la tutela della salute pubblica, tra le quali opere vengono in prima linea quelli per la provvista d'acqua». Il mutuo viene accordato con il R.D. 30 gennaio 1887. Il 15 aprile il Consiglio di Tolfa delibera di restituire la somma del prestito compresi gli interessi con 25 annualità di L. 4964 e 82 centesimi ciascuna, pagate a rate bimestrali di L. 827 e 47 centesimi. Con poca gioia dei tolfetani, pensiamo, il Consiglio delibera inoltre di «sovrimporre alle imposte dirette sui fabbricati e sui terreni, tanti centesimi addizionali quanti valgono a formare il prodotto annuo di L. 4964 e centesimi 82 corrispondenti all'annualità suddetta».

Espletate le pratiche burocratiche sarebbero dovuti iniziare i lavori. Ma al 18 aprile 1887 il progetto «acquedotto» subisce delle varianti. E l'Ing. Klitsche, direttore dei lavori, che suggerisce di apportare delle non meglio precisate modifiche al progetto già approvato. Anche l'Ing. Banco, in rappresentanza della Società Italiana, si associa alla proposta e sollecita un'immediata «risoluzione da parte del Comune per non ritardare l'esecuzione del lavoro che dichiarava essere pronto a cominciare». Non è stato possibile sapere qualcosa di più sulla variante se non che comporta un aumento di spesa di L. 18.729,92. Nonostante i voti contrari dei Consiglieri Sig. G.M. Mignanti e G.B. Bonizi, il Consiglio Comunale accetta la proposta e si trova costretto a chiedere un ulteriore mutuo, allo stesso saggio e da ammortizzare come il precedente.

Il 1 ° maggio il Direttore della Società Italiana fa osservare con una sua nota che il «progetto addizionale in precedenza spedito e approvato dal Consiglio è incompleto perché non comprende tutte le varianti proposte dal Consiglio». Non ci è molto chiaro come ciò possa essere accaduto. Il 6 giugno comunque il sindaco Vincenzo Marri presenta all'Assemblea il nuovo progetto addizionale trasmesso dalla Società Italiana il 21 maggio. La spesa complessiva delle opere sale da L. 75.000 a L. 103.021,98.

Prende la parola il Sig. Francesco Paparozzi che propone l'approvazione del nuovo progetto con la condizioni di sopprimere da esso lo spostamento del Lavatoio («dalla contrada Bagno, nel terreno aperto presso la Piazzetta di San Rocco») (14), sia perché laFoto località prevista dal primo progetto è più comoda e centrale, sia perché la variante implica una differenza di spesa molto rilevante. Interviene poi il Sig. G.B. Salvatori che propone di accettare il nuovo progetto, sopprimendo però, in corso di esecuzione, i lavori che verranno giudicati non necessari e soprattutto i muri di sostegno presso il nuovo Lavatoio. Con 7 voti favorevoli e 4 contrari su 11 votanti, la proposta del Sig. Salvatori riceve l'approvazione del Consiglio. Fatti poi i dovuti calcoli si ritiene sufficiente, per affrontare la variante, un'ulteriore spesa di L. 30.000 e quindi un ulteriore mutuo agevolato da pagarsi come i precedenti.

Il 20 luglio è la Provincia a rivendicare i suoi diritti. Con l'acquedotto verrebbe occupato un non meglio precisato tratto stradale di proprietà provinciale. Il Comune per imporre la sua servitù su tale strada deve impegnarsi a corrispondere alla Provincia un canone annuo anticipato di L. 16,24.Torna su

Intanto i lavori all'acquedotto vanno avanti. Il 22 ottobre l'Ing. Klitsche comunica di aver scoperto che due delle sorgenti «scosse a fior di terra, prima di entrare nel collettore travasano detriti che alterano la potabilità dell'acqua». Propone perciò di allacciare queste sorgenti con appositi collettori per impedire all'acqua qualsiasi inquinamento e per aumentarne la quantità. Per tali opere è necessaria una somma di L. 600. Il Consiglio Comunale, considerando che i lavori suddetti non sono compresi tra quelli appaltati alla Società Italiana, delibera che essi vengano eseguiti ad economia sotto la direzione dell'Ing. Klitsche. Il 24 marzo 1888 le L. 600 previste sono già diventate L. 2.179, già pagate ed i lavori non sono ancora ultimati.

Secondo il capitolato unito al contratto d'appalto fatto dal Comune con la Società Italiana per Condotte d'Acqua «un mese dopo l'ultimazione dei lavori da accertarsi con apposito verbale, si deve eseguire il collaudo dei lavori stessi, nel quale collaudo il Comune può venire rappresentato nel proprio interesse da un Ingegnere». La constatazione di fine lavori è fatta il 19 gennaio 1888, come da relativo verbale redatto dall'Ing. Klitsche. Il Consiglio Comunale del 17 aprile si trova a decidere quale Ingegnere nominare come suo rappresentante. Aperta la discussione, il Sig. Francesco Antinori, propone di confermare la fiducia mostrata al Sig. Klitsche che ha già sorvegliato l'esecuzione dei lavori stessi. «Posta ai voti la suddetta proposta viene accettata dal Consiglio».

Il 24 aprile il sindaco Vincenzo Bonfanti «espone all'adunanza che l'Ing. Klitsche ha fatto osservare che il Comune dovrebbe procurarsi una certa quantità di oggetti necessari alla manutenzione della condottura d'acqua e che potrebbero occorrere per eventuali rotture». L'Ing. Klitsche ha quindi presentato «un'apposita lista che è stata poi passata al rappresentante della Società Italiana che l'ha riempita con i prezzi corrispondenti, facendo ascendere la spesa complessiva a L. 1.664». Si delibera così di acquistare gli oggetti elencati stipulando un contratto tramite trattativa privata.

Intanto il gran giorno è finalmente arrivato. Il 29 maggio 1888 anche l'abitato di Tolfa ha la sua acqua potabile: «viene eseguito il collaudo delle opere e dei lavori relativi alla condottura dell'acqua». Possiamo immaginare che per il paese fu un giorno di gran festa. Quello che sappiamo con certezza è che il giorno 28 «dietro ordine dell'Amministrazione Comunale viene data una refezione» organizzata da una certa Gentili Ersilia in Vergati che «dimanda in pagamento la somma di L. 64,60». La Giunta Municipale del 16 giugno (15), da cui si è «allontanato l'assessore supplente Giuseppe Vergati consorte dell'interessata», rilascia un mandato di pagamento di rimborso spese di L. 60.

Il 7 luglio il Consiglio «approva il collaudo delle opere e dei lavori» dopo aver preso lettura del verbale di collaudo redatto dall'Ing. Klitsche, dal quale «si fa ascendere la complessiva spesa alla somma di L. 103.143,63 oltre agli interessi da liquidare come da contratto». In base ad una perizia dell'Ing. Klitsche, per i lavori di allacciamento alle sorgenti del Laghetto, occorre una somma di L. 487,73. Il Consiglio decide di «far eseguire ad economia i lavori in oggetto e di dare esecuzione alla presente in vista della stagione favorevole per il lavoro in parola». Pochi mesi più tardi però, nel febbraio del 1889, l'Ing. Klitsche presenta un ulteriore progetto «per la sistemazione del collettore in ordine alle sorgenti del Laghetto, onde far cessare l'alterazione dell'acqua accondottata in caso di pioggia». L'ulteriore spesa ammonta a L. 492,48. Senza discussione il Consiglio delibera una sollecita esecuzione dei lavori stessi con il sistema ad economia cioè «senza farsi luogo all'appalto cogli atti d'asta». Il Comune aveva previsto di costruire un abbeveratoio in un'area di Marazzi Angelo, non meglio localizzata ma sicuramente in località San Rocco (16), espropriabile con L. 465. Visto poi che tale abbeveratoio è stato costruito su un attiguo terreno di proprietà comunale, si stabilisce di utilizzare tale somma per il lavoro ora deliberato. I lavori vengono iniziati ma subito sospesi. L'Ing. Luigi Bonizi, incaricato della direzione dei lavori, con una sua perizia giudica le opere progettate dall'Ing. Klitsche insufficienti a raggiungere lo scopo prefisso. Il 13 settembre 1889 il Consiglio approva il progetto dell'Ing. Bonizi con una spesa di L. 394,73 in sostituzione di quello dell'Ing. Klitsche con la sua spesa complessiva di L. 492,48. Successivamente viene anche eseguito un «cassale» per la raccolta delle acque pluviali, per un costo di L. 107.

Alle varie spese dell'acquedotto va anche aggiunta «la nota di competenze per l'assistenza ai lavori alla condotta d'acqua, per il collaudo delle opere e per la compilazione di diversi progetti e perizie», presentata dall'Ing. Adolfo Klitsche ed esposta al Consiglio del 18 febbraio 1889 dal sindaco Pietro Berardozzi. La somma complessiva richiesta è di L. 4.000. Tenuto conto degli acconti «soddisfatti in L. 1.500» il saldo richiesto è di L. 2.500. Il Barone de la Grange «prega che la somma richiesta non venga in verun modo ridotta perché proposta in cifra molto limitata di fronte all'opera prestata». Il Consiglio, però, incarica la Giunta di «fare gli opportuni buoni uffici» affinché l'Ing. Klitsche accetti una somma complessiva prima di L, 2.500, poi di L. 3.000. L'ingegnere rifiuta questa somma e passa agli atti legali facendo chiamare il Comune davanti al Tribunale di Civitavecchia. Il Consiglio del 7 febbraio 1890 risolve la questione proponendo una liquidazione di L. 3.500. Il Sig. Klitsche fa sapere al sindaco Sig. Giuseppe Maria Mignanti, di essere disposto ad accettare, a condizione che il Comune rimborsi le «spese di causa e si desista dalla protesta legale trasmessa il 6 Gennaio 1890 per il taglio eseguito ai Sbroccati» dal Sig. Klitsche, il quale a sua volta «si obbligherebbe di recingere a proprie spese l'appezzamento boschivo tagliato, per il libero esercizio del pascolo sul restante della Selva che in seguito verrebbe tagliata col rispetto del periodo agrario».Torna su

 

Le controversie

Il 22 giugno 1885 la Deputazione Provinciale di Roma approva il progetto della Società Italiana per Condotte d'Acqua. Con l'approvazione iniziano anche le numerose e lunghe controversie per l'esproprio delle sorgenti del Laghetto, in territorio di Allumiere, e di altri terreni e stabili occupati dalla conduttura stessa, dalla fontana di «Piazza Vecchia» e dall'abbeveratoio e lavatoio di «Piazza dell'Olmo».

I rapporti più difficili furono quelli tra il Comune di Tolfa e quello di Allumiere. Anche se negli atti ufficiali si respira un'aria molto formale, si riesce tuttavia a percepire una certa avversione di fondo sia da una parte che dall'altra. Non dobbiamo dimenticare che il Comune di Allumiere aveva ottenuto da poco la sua autonomia e ancora recenti erano le dispute per la divisione dei terreni.

Il Consiglio Comunale di Allumiere (17) si mette subito in azione ed il 27 settembre 1885 approva la decisione già presa ad urgenza dalla Giunta il 1° settembre di emettere «formale protesta da presentarsi alla Regia Prefettura onde impedire che abbia effetto il richiesto Decreto per Pubblica utilità». A suo sostegno porta le seguenti motivazioni: 1°) Le acque del Laghetto servono per gli usi degli abitanti della frazione Cave; 2°) Il Comune di Tolfa sostiene di non avere sorgenti di acqua potabile nel proprio territorio mentre è noto che il «vastissimo territorio abbonda di acque potabili, non tenuto conto delle due fontane che trovasi a breve distanza dall'abitato»; 3°) L'acqua suddetta non appartiene alla Compagnia dell'Allume ma al Municipio di Allumiere, come risulta dal Catasto.

Il 5 novembre 1885 i componenti la Giunta di Allumiere, il sindaco di Tolfa e l'Ing. Tuccimei del Genio Civile si recano «nella località detta Laghetto per fare dei sopralluoghi e decidono di conciliare amichevolmente». Il Consiglio di Allumiere del 20 giugno 1886 (18) delibera di rinunciare alla sua opposizione a patto che: 1 °) Il Comune di Tolfa conduca a proprie spese con un acquedotto in ferro, nel terreno di proprietà del sacerdote Zucconi nella Selva Sbroccati in prossimità della Frazione Cave, tutta l'acqua della sorgente detta «Galleria»; 2°) Lo stesso Comune costruisca nel detto terreno Zucconi «un abbeveratoio e una vasca da sciorinare panni per gli usi della popolazione della frazione Cave e bestiame presente nella Selva»; 3°) Sia costantemente garantita sul posto, per gli usi degli abitanti delle Cave, la presenza di mezza oncia di acqua misurata col sistema dell'acqua Paola di Roma; 4°) Le spese di manutenzione degli acquedotti suddetti che giungono nel terreno Zucconi restino perpetuamente a carico del Comune di Tolfa.

Il Consiglio Comunale di Tolfa nella seduta dell'8 luglio 1886, mentre si impegna a garantire a proprie spese la mezza oncia richiesta per gli abitanti delle Cave, si riserva di decidere successivamente circa i compensi richiesti dal Comune di Allumiere, quando sarà definitivamente accertata la proprietà della sorgente stessa.

Interviene poi il Regio Decreto 10 agosto 1886 (19) dichiarante «opera di pubblica utilità» la conduttura di acqua. Il Tribunale di Civitavecchia, come abbiamo già visto, con Decreto del 1 ° Dicembre 1886 affida ad un certo Ing. Roberto Ceccarelli l'incarico di redigere una relazione «sulla espropriazione nel territorio di Allumiere e Tolfa di alcuni beni stabili, i quali verranno solcati dalla linea della conduttura a partire dalle Sorgenti del Laghetto fino al paese di Tolfa».

La relazione ritrovata nell'archivio di Allumiere ci ha chiarito molto le idee (20). Il Municipio di Allumiere e la mola a grano dei sig. fratelli Bonizi, sono gli utenti delle sorgenti del Laghetto. Dai documenti l'Ingegnere rileva che la Società dell'Allume ha acquistato da oltre dieci anni dal Demanio dello Stato le cave, le tenute ed i fabbricati appartenuti alla «cessata» Camera Apostolica. Quest'ultima «mediante Chirografo Pontificio» in data 19 dicembre 1778 dava in enfiteusi ai Municipi di Tolfa ed Allumiere il diritto di pascere, seminare e far legna nelle tenute allora Camerali. «In queste infatti si comprendeva il terreno ove sorgono le acque del Laghetto». Il Municipio di Allumiere quindi come utente del pascolo, rivendica i suoi diritti. La Compagnia Generale dell'Allume «affaccia diritti di diretto dominio sulle acque del Laghetto». «I fratelli Bonizi dicono proprie quelle acque perché scorrono a dar moto alla loro mola che acquistarono da chi aveva il diretto dominio della acqua medesima», cioè la solita Camera Apostolica a suo tempo proprietaria.

L'Ing. Ceccarelli distingue perciò due tipi di indennizzo. Il primo è quello per i danni subiti dal pascolo, il secondo è quello degli svantaggi subiti dalla forza idraulica che le acque sviluppano per la Mola. Al Comune di Allumiere viene assegnata la somma di L. 3600, ai fratelli Bonizi L. 900.Torna su

Il Comune di Allumiere però non accetta l'offerta di indennizzo fissata dal perito giudiziale che il Comune di Tolfa ha regolarmente depositato, ottenendo così il permesso per l'occupazione delle sorgenti e pretende invece le opere di cui abbiamo già parlato. La Giunta di Tolfa si vede così costretta ad interpellare l'Avvocato Filippo Pacelli che dichiara che «Il Comune di Tolfa allo stato dei suoi atti e delle sue delegazioni non può essere costretto ad eseguire le opere richieste dagli allumeriaschi». La Giunta di Tolfa delibera quindi il 22 febbraio 1888 di rispondere negativamente alla richiesta e di «ritenere completamente e definitivamente soddisfatto il Comune di Allumiere dei suoi diritti sulle sorgenti da questo di Tolfa espropriate al Laghetto con l'indennizzo giudizialmente liquidato il L. 3600 a favore di quel Municipio e da questo depositato presso la Cassa Depositi e Prestiti». Il Consiglio in data 6 maggio 1888, (21) si vede così costretto ad accettare. Autorizza quindi il sindaco a ritirare presso la Cassa Depositi e Prestiti le L. 3600, «premesso che la suddetta somma dovrà servire per la costruzione delle opere di cui al deliberato di questo Consiglio 20 Giugno 1886, per le quali, mentre il Consiglio si riserva di deliberare il proposito, viene fatto invito alla Giunta di presentare analogo progetto». Il Comune di Allumiere non manterrà poi tale promessa di eseguire alla frazione Cave le opere che pretendeva da quello di Tolfa.

Abbiamo già visto come i Sig. Domenico e Luigi Bonizi di Tolfa, proprietari della mola del grano «dicono proprie quelle acque perché scorrono a dar moto alla loro Mola che acquistarono da chi aveva il diretto dominio dell'acqua». I signori Bonizi dapprima citano il Comune di Tolfa a comparire davanti al Tribunale di Civitavecchia, poi propongono di risolvere amichevolmente la vertenza nominando di comune accordo più periti per valutare la loro indennità di esproprio, indipendentemente dai diritti assegnati al Comune di Allumiere dall'Ing. Ceccarelli. Il Comune di Tolfa accetta la soluzione amichevole nominando tre periti: uno per il Comune nella persona dell'Ing. Ettore Banco, l'altro per i Signori Bonizi, ed il terzo scelto dagli altri due periti, fermo restando che i periti «Non possono attribuire ad essi Signori Bonizi altri diritti oltre quelli già assegnati dalla perizia giudiziale».

Improvvisamente poi negli atti ufficiali, il perito nominato dal Comune per valutare l'indennità di esproprio dei Signori Bonizi è il solito Barone Klitsche, l'Ingegnere che ormai si è occupato della maggior parte delle questioni che riguardano la conduttura dell'acqua. La perizia risulta però, non sappiamo per quale motivo, abbastanza lacunosa ed è impossibile quantificare senza altri dati l'ammontare dell'indennità. Il Sig. Bonizi Avv. Domenico dichiara di accettare «quella definitiva risoluzione che sulla scorta dei dati fissati dalla relazione del sig. Klitsche sarà per prendere il Consiglio, perché gli interessa che la pendenza in parole abbia al più presto il suo termine». Il Consiglio incarica la Giunta di procurarsi dei dati «anche approssimativi da persone esperte e competenti circa le lacune lasciate nella sua relazione dall'Ing. Klitsche onde riproporre poi l'oggetto al Consiglio per la deliberazione definitiva».

Il 23 dicembre 1888 la questione finalmente ha fine. Dai dati raccolti dalla Giunta si è arrivati a stabilire un indennizzo di L. 1811,79. Poiché i Signori Bonizi «per la somma di L. 1379,89 trovansi esposti agli atti coercitivi verso la locale esattoria che ha spinto gli atti fino alla vendita immobiliare fissata per domani, domandano che venga loro soddisfatto con tutta urgenza onde riparare alla vendita suddetta».

Si decide allora di saldare i Signori Bonizi con L. 1800, eliminando ogni loro pretesa sulle acque del Laghetto. Il saldo della liquidazione, tolte le L. 1379,89 di debito nei confronti del Comune, ammonta a L. 420,11 che «verranno pagate non più tardi del Marzo 1889».Foto

 

La fontana di «Piazza Vecchia»

I tempi di realizzazione dell'acquedotto confrontati con quelli della costruzione della fontana di «Piazza Vecchia» furono senza dubbio più semplici e veloci. Leggendo i verbali ci è sembrato di capire che i tolfetani aspirassero a qualcosa di pregevole soprattutto per quanto riguarda «l'ornato». Alla fine il risultato è stato senz'altro inferiore alle aspettative. Evidentemente i bilanci molto magri del Comune di Tolfa non permettevano di più.

Secondo il progetto, nella «Piazza Vittorio Emanuele è stata destinata una fontana di mostra». E necessario però espropriare due fabbricati (22): quello del Sig. Zoppini e quello della Sig. Teresa Fronti. I fabbricati devono essere demoliti ampliando così la piazza «che si trova già restretta e ristrettissima verrebbe a trovarsi colla fontana stessa» e «alla quale i fabbricati suddetti sono di¬sdicevoli in quanto all'ornato, perché mal costruiti». Con delibera del 29 ottobre 1886 si incarica la Giunta di portare avanti le trattative per l'esproprio. Pochi mesi dopo, il 30 aprile, il sindaco Vincenzo Marri comunica che mentre altre trattative sono ancora in corso, «In quanto al fabbricato della signora Teresa Fronti nella di cui area verrebbe precisamente collocata la fontana, si sarebbe convenuto l'acquisto stesso colla proprietaria per il prezzo stabilito in L. 1391,97 dal perito Sig. Alessandro Bartoli» (23).Foto Il progetto della Società Italiana prevedeva sia per la «Piazza Vecchia» sia per la «Piazza dell'Olmo», la collocazione di due «fontanine in ghisa». In «Piazza Vecchia» però, dopo la demolizione del fabbricato della signora Fronti, «la fontanina in ghisa veniva ritenuta generalmente poco soddisfacente e così il paese in maggioranza si esternava perché fosse sostituita con qualcosa di meglio corrispondente all'entità del progetto».Torna su

La Giunta, dopo aver restituito la fontana in ghisa alla Società Italiana, prese accordi con l'Ing. Klitsche per la redazione di un disegno di una fontana e sempre sotto la direzione dell'Ingegnere affida «l'esecuzione del lavoro in marmo ad un certo Sig. Ercole Alliata di Civitavecchia», impegnandosi per una spesa di L. 1000, la fontana in ghisa ne costava invece L. 600, da pagarsi per metà nel corrente anno e la rimanenza nel 1889, «sempre però che il lavoro sia riconosciuto in piena regola d'arte dallo stesso Ing. Comunale».

Il 24 aprile 1888, aperta la discussione del Consiglio Comunale «il consigliere Sig. Paparozzi senza disapprovare il progetto, osserva che la Giunta pria di concludere il contratto con il Sig. Alliata doveva interpellare il Consiglio e per questo dichiara di essere contrario all'approvazione del progetto in discussione osservando che anche l'appalto doveva farsi colla pubblica asta e non a privata trattativa come fu fatto, molto più che non riconosce l'urgenza». I Sig. Bonizi, Tavarnelli e Galletti si associano a tale osservazione. Molti altri consiglieri si astengono dalla votazione, mentre il sig. Bonizi propone che «la Giunta formi un progetto relativo da presentarsi al Consiglio per l'approvazione o meno».

L'8 febbraio 1889 vengono presentati il progetto e la perizia dell'Ing. la Grange «per la sistemazione del ripiano ove collocare la fontanina di mostra in Piazza Vittorio Emanuele», unanimemente approvati per una spesa di L. 748,76. La Giunta deve compilare il capitolato d'appalto poiché l'opera deve essere appaltata con pubblica asta nei modi e nelle forme di legge. Il sindaco Pietro Berardozzi propone inoltre di «concedere a privata trattativa la esecuzione dei lavori in marmo per la fontana di mostra». La proposta viene però respinta con quattro voti contrari su sei. E la Giunta, in data 25 febbraio, predispone i capitoli «sotto la cui osservanza deve procedersi all'appalto dei lavori di sistemazione dell'accesso verso la pubblica fontana di attingimento» (24).

Il Sig. Ercole Alliata di Civitavecchia, incaricato di eseguire i lavori in marmo il 30 aprile 1889 presenta intanto un'istanza al Consiglio con la quale proponeFoto «in sostituzione della convenzione fatta colla Giunta per L. 1000 a forfait, di consegnare solo il lavoro ultimato del trofeo e dello stemma comunale qualora piacesse al Municipio di variare il suddetto disegno del 10% al prezzo di perizia». Il Consiglio respinge la proposta «per riprenderla in esame se e quando sarà il caso di provvedere al lavoro».

I1 19 maggio 1889 il Sig. Francesco Paparozzi chiede l'autorizzazione per «l'elevazione o meno del suo fabbricato in Piazza V. Emanuele al di sopra dell'ornamento per la fontana di mostra». È già stato interpellato il perito Ing. Luigi Bonizi il quale ha chiesto «apposito disegno planimetrico e altimetrico», prontamente presentati. La Giunta a cui non prende parte il Sig. Paparozzi consigliere comunale e diretto interessato, viene incaricata di «accusare o ricusare il permesso».

La sistemazione della fontana intanto continua a creare problemi. In base a regolare asta i lavori sono stati affidati a Salvatore Sfascia. Il perito comunale però, Ing. Luigi Bonizi, incaricato della consegna all'appaltatore rileva che «l'opera da eseguirsi di-scorda col livellamento della Piazza e strade attigue e così merita una correzione». Di questa idea sono lo stesso appaltatore e altre persone competenti. Si decide perciò il 12 settembre di sospendere l'esecuzione e di incaricare il perito comunale di «studiare, compilare e presentare un nuovo progetto per la sistemazione dell'intera piazza». Inoltre si delibera di indennizzare con L. 100 il Sig. Sfascia per le spese di appalto sostenute e per i danni subiti con la sospensione dei lavori. Inoltre, considerando di andare incontro alla stagione invernale, e che «incommodo si renderebbe l'accesso alla fontana di attingimento e lo scolo dell'acqua lungo l'attigua via Canale», il Consiglio delibera di provvedere a lavori provvisori per eliminare gli inconvenienti di cui si è parlato «col sistema dell'economia, stanziando L. 150.000» , somma calcolata in sede di Consiglio dal Sig. Alessandro Bartoli «persona competente».

Tornando al fabbricato del Sig. Paparozzi in Piazza Vecchia, l'Ing. Luigi Bonizi, incaricato di giudicare il progetto presentato per quanto riguarda l'ornato, «chiese aiuto agli assessori G.M. Mignanti e G.B. Salvatori». Questi proposero che poiché il Sig. Paparozzi «per non guastare l'ornato ivi costruito dal Comune per l'adattamento della fontana di mostra, doveva incontrare nel lavoro una maggiore spesa», fosse il Comune a sopportarla. Inoltre in casa del Sig. Paparozzi era stata fatta chiudere una finestra. L'Ing. Bonizi in seguito a perizia, stima un rimborso di lire 298,05 complessive, cioè lire 103,05 per i lavori eseguiti per non guastare l'ornato e lire 135 per la finestra chiusa. Il 28 novembre dopo lunga discussione cui prendono parte tutti i consiglieri viene approvata la proposta del Sig. Zoppini che prevede di rimborsare la somma di lire 298,05 a titolo danni e di impedire anche in futuro che il Sig. Paparozzi faccia al suo fabbricato «qualunque opera che potesse guastare l'ornato esistente».

Gli ultimi provvedimenti per la fontana avevano carattere provvisorio per poter affrontare l'inverno in attesa del nuovo progetto dell'Ing. Luigi Bonizi. Poiché il 22 aprile 1890 quest'ultimo non ha eseguito l'incarico, il Consiglio delibera di revocarglielo e di riconfermare il progetto dell'Ing. Klitsche. L'esecuzione dei lavori viene affidata a Sfascia Salvatore cui era già stata appaltata, se questi è disponibile e se accetta di rimborsare al Comune le 100 lire concessegli in rimborso spese ed indennizzo danni.

Oltre alla sistemazione dell'accesso, il sindaco G.M. Mignanti fa osservare che «sarebbe ormai tempo che il Comune, dopo avere speso delle somme rilevanti per fornire il paese della tanto sospirata acqua potabile, coronasse l'opera sua col sostituire qualche cosa di monumentale alla fontana provvisoria». Il Consiglio delibera inoltre di approvare il vecchio progetto dell'Ing. Klitsche per i lavori in marmo con una spesa di 1.000 lire. L'esecuzione va assegnata con appalto da conferirsi con pubblica asta, che guarda caso andò a vuoto. Il sindaco il 9 ottobre riferisce di avere interpellato varie persone che si giustificano di non poter concorrere perché il prezzo è stato fissato in «misura proporzionalmente inferiore al lavoro che si richiede». La sola proposta è quella del Sig. Clemente Cuturi di Massa Carrara disposto ad accettare l'esecuzione dei lavori qualora la spesa venisse portata a lire 1.500. Il Consiglio accetta a questo punto la proposta del Sig. Vincenzo Marri che suggerisce di attendere il bilancio del 1891 per vedere se la spesa può essere sopportata. Rimanda così ogni decisione.

L'11 aprile 1891 si decide di liquidare Salvatore Sfascia, appaltatore delle opere di sistemazione dell'accesso alla fontana, dopo il collaudo effettuato dall'Ing. Bonizi, per una somma di lire 700 invece delle 730,77 a causa dei lavori non eseguiti.Torna su

Una volta sistemato l'accesso, non rimane altro che la «vasca di attingimento». Aperta la discussione, il Sig. Egidio Rabbai ricorda che anni indietro la Giunta aveva stipulato un contratto col Sig. Ettore Alliata per lire 1.000. Propone perciò di abbandonare ogni trattativa con altri e di sanzionare invece il suddetto contratto anche per evitare contestazioni giudiziarie. Il Sig. Antonio Zoppini propone invece di risolvere amichevolmente il contratto col Sig. Alliata e di sciogliere qualsiasi altra trattativa «perché il disegno che si dovrebbe eseguire, mentre nulla lascia ad osservare dal punto artistico, non si presta per la località ristretta ed infelicissima ove l'opera dovrebbe venire collocata». In conseguenza si invita il Sig. Alliata a consegnare la parte di lavoro già terminata alle condizioni della sua proposta rifiutata il 30 aprile 1889. La propo sta del Sig. Zoppini viene approvata all'unanimità dopo che il Sig. Rabbai ha ritirato la sua. Viene poi incaricata la Giunta di far redigere «un progetto semplice in marmo consistente in assieme in uno ornamento alla foce di attingimento ed in una vasca per lo scarico da costruirsi in modo tale da non permettere l'alterazione dell'acqua esuberante». La Giunta con atto dell'8 agosto 1891, dopo che il Sig. Alliata ha accettato la proposta dà incarico «all'ing. Francesco Pascoli di valutare presso l'opificio del Sig. Alliata i lavori in marmo da questi ultimati».

Il Consiglio del 2 luglio 1892 sollecita il già incaricato Ing. Luigi Bonizi a «redigere al più presto un progetto semplice con più di un tipo per la scelta» (25).

Il 26 marzo 1894 il Sig. Pietro Berardozzi in funzione di Sindaco presenta «all'adunanza in progetto con tre disegni fatti redigere dall'Ing. Luigi Bonizi». A seguito di discussione cui prendono parte tutti i membri del Consiglio, vengono formulate tre proposte. La prima è quella del Sig. Bonizi, che invita a respingere il progetto «per non incontrare spesa di una certa importanza nella esecuzione del lavoro in parola che non riuscirebbe di generale soddisfazione per la località inadatta ove dovrebbe collocarsi la fontana di mostra e stabilisce di far solo sistemare alla meglio l'attuale fontana coll'impiego di una somma molto limitata e puramente necessaria». La seconda proposta è del Sig. Chiavoni che propone di «accettare dei tre disegni di cui al progetto stato redatto e presentato quello che preventiva la maggiore spesa in lire 3140,69 e che siccome le attuali strettezze finanziarie del Comune non consentono per ora simile impegno, stabilisce di rinviare a tempi migliori la deliberazione di merito sull'oggetto senza impiegare per ora una spesa qualunque». La terza proposta è del Sig. Compagnucci che ritiene opportuno «scegliere dei tre disegni quello di minor spesa preventivata in lire 866 e di addivenire subito all'esecuzione del lavoro». «Poste a partito le tre proposte di cui sopra» con 11 voti favorevoli su 13 votanti, viene accettata quella del Sig. Chiavoni.

Il 1 ° aprile 1896 il sindaco Luigi Bonizi presenta un disegno del Sig. Antonio Padelli per una fontana in marmo del costo di lire 400. Il Consiglio decide di rinviare nuovamente il provvedimento e soprattutto di aspettare il bilancio del 1897 «dato che allo stato attuale non ci sono somme stanziate per tale opera».

Già da alcuni anni ci sembra di capire, che le finanze del Comune non godono di grande prosperità. Nel 1898 la crisi economica raggiunge il culmine. Infatti viene a mancare il grano e di conseguenza il suo prezzo sale a tal punto che «una buona parte della classe operaia non riuscendo a questi ultimi tempi ad acquistare per la famiglia il grano salito ad un caro prezzo, aveva dovuto ricorrere all'uso del granoturco». Il Consiglio del 7 maggio 1898 decide così di acquistare «al di fuori una certa quantità di grano (200 ql.) da servire nel Comune, alla eventuale mancanza del genere per la popolazione e a frenarne il libero commercio». Decide inoltre di utilizzare per il pagamento di tale grano le lire 5.500 stanziate per la sistemazione della fontana di mostra e della vetta del Monte della Rocca, visto che il Comune «non trovasi impegnato in verun modo per i lavori di cui ai stanziamenti suddetti, i quali lavori perciò per la eccezzionalità del caso possono rimandarsi ad altra epoca.>>

Nel corso del 1898 e 1899 sono molti i «verbali d'infruttuosa convocazione» che troviamo sfogliando gli atti dei Consigli comunali. Probabilmente la crisi economica ha fiaccato anche i consiglieri. Il 25 luglio 1899 viene così sciolto il Consiglio comunale e con sorprendente velocità, già il 31 luglio troviamo gli atti firmati dal Regio Commissario Straordinario Cav. Cesare Alliata.

L'8 settembre il Regio Commissario si occupa subito della questione della fontana di Piazza Vecchia. Le sue parole sono senz'altro le più adatte ad esprimere quello che si aveva intenzione di fare e che poi verrà finalmente realizzato: «Il Regio Commissario Straordinario per l'amministrazione Comunale visto che per la sistemazione della cosiddetta fontana di mostra in questa piazza Vittorio Emanuele fin dall'epoca della venuta in paese delle acque potabili del Laghetto nel 1888, sono rimasti privi di esecuzione per la loro inattuabilità sotto i riguardi architettonici, finanziari e amministrativi tutti i diversi e costosi progetti fatti e senza effettuazione restarono pure le molteplici deliberazioni al riguardo prese dalla cessata amministrazione. Per effetto di che ogni anno venivano stanziate in bilancio somme ascendenti a più migliaia di lire per la costruzione della fontana monumentale le quali venivano poi abitualmente stanziate per altre più o meno impellenti e legittime necessità di spesa. Visto che per la meschina quantità di acqua (una oncia appena) e per la in felice ubicazione e basso livello della fonte non potrà mai venirsi ad una veramente decorosa e artistica sistemazione di essa quando pur somme certamente superiori alle lire 1.000 vi si erogassero il che è assolutamente inammissibile per le cattive condizioni finanziarie del Comune. Considerato in conseguenza che a togliere lo sconcio della mancanza di adatta vasca di attingimento (cadendo ora l'acqua direttamente dal tubo di ferro in un indecente pozzetto di muro diruto e con un sol getto) occorre soltanto provvedere alla costruzione di una vasca, alla formazione di due getti e alla ripulitura e intonacatura del soprastante edificio di proprietà comunale. Considerato che con tale economica e definitiva sistemazione verrà tolta di mezzo una questione che si agita da 10 anni e più e si porrà fine a tentativi interessati per trascinare il Comune a spese superori e non necessarie. Visto che da offerte private avute dal marmista Sig. Padelli Antonio e dal Capomastro muratore Gatti Giacomo rilevasi che il primo si offre di eseguire i lavori in pietra ed accessori per la vasca per il conveniente prezzo di lire 480 e che il secondo si offre di eseguire i lavori di muratura, ristabilitura e tinta della facciata dello stabile per un importo che non potrà superare le lire 200 compresa la messa in opera di uno stemma municipale in marmo già esistente di proprietà del Comune. Riconosciuta non essere affatto utile indire la pubblica asta per lavoro di così poca importanza e pel quale altre persone dell'arte non esistono qui né potrebbero esibire migliori condizioni di quelle offerte dai suddetti dietro privata trattativa. Riconosciuta l'urgenza di procedere alla esecuzione di tale lavoro. Visto che nella Cat. 48 Art. l° del bilancio in corso è stanziata la somma di lire 2736 per tale sistemazione la qual somma è stata con deliberazione del 5 agosto già diminuita di lire 1700 per l'altra spesa della strada interna e che quindi su tale titolo resta disponibile la somma di lire 1036 e quindi vi è capienza per la spesa con la presente si va a deliberare.Torna su

Riconosciuta l'urgenza di provvedere Visti gli Art. 136 e 296 L. C e P. Delibera

di revocare come revoca tutti gli atti e deliberazioni alla sistemazione della fontana di mostra in precedenza fatti e prese dalle cessate amministrazioni i quali d'altronde rimasti tutti senza esecuzione, di riattare economicamente il progetto dell'edificio soprastante la pubblica fonte in piazza Vittorio Emanuele per una spesa complessiva non superiore alle lire 200 affidando l'esecuzione per trattativa privata a sperimentato artista del paese Sig. Gatti Giacomo conforme al suo progetto che si è offerto di eseguire a buone condizioni, di far costruire dal marmista Padelli Antonio una vasca di attingimento secondo il disegno dell'ing. Sig. Egidio Bonizi in pietra dura della cava di Piperino (26) con sovrapposta colonnina per due getti d'acqua per il riconosciuto conveniente importo di lire 480 compresa la messa in opera e tutte le altre relative lavorazioni,Foto accettandone la privata offerta fatta dal Padelli stesso; di mandare la presente alla superiore autorità amministrativa per l'approvazione e l'autorizzazione alla trattativa privata».

 

La Piazza dell'Olmo


Nel progetto di conduzione dell'acqua potabile fu prevista oltre alla fontana di «Piazza Vittorio Emanuele», un'altra fontana di attingimento, nella località della «Piazzetta dell'Olmo», e un abbeveratoio e lavatoio nella contigua località detta di «S. Rocco».

Nel Consiglio Comunale del 2 giugno 1887 il sindaco Sig. Vincenzo Marri fa presente che la «Piazzetta» ha bisogno di lavori di consolidamento e adattamento poiché «la collina si trova in forte pendenza e senza alcun sostegno e c'è un dislivello rispetto alle sorgenti da accondottarsi». Altri lavori sono necessari alla strada che dalla «Piazzetta dell'Olmo» conduce alla località di «San Rocco» dove vanno sistemati l'abbeveratoio e il lavatoio.

L'Ing. Klitsche, nominato alla direzione dei lavori, progetta quindi la sistemazione delle due località, presentando una relazione sommaria da cui risulta che la spesa ammonterebbe a L. 1.000. Il Consiglio «delibera di eseguire le opere necessarie il più velocemente possibile e autorizza la Giunta a concedere a trattativa privata la concessione e l'appalto dei lavori procurando quel ribasso che sarà possibile, nell'interesse del Comune» considerando «che dal momento che la tanto sospirata opera per la condottura dell'acqua potabile si sta eseguendo, certo è che il Comune senza abbandonarsi per ora ad opere di lusso non deve però fare risparmi in quanto si ritiene necessario alla completa esecuzione dell'opera stessa».

Il 20 maggio 1888 come abbiamo già visto, l'acqua finalmente arriva a Tolfa, con grande gioia pensiamo di tutta la popolazione che da anni la richiedeva. Alla Piazzetta dell'Olmo la fontana di attingimento in ghisa entra subito in piena funzione. La piazzetta fu scelta perché occorreva una zona che avesse un certo dislivello, visto che la sorgente dell'acqua ne presentava uno minimo di 6,5 m rispetto alla Piazza del Comune. Per superare il dislivello esistente tra la piazzetta e la via Lizzera, fu costruita, secondo il progetto dell'Ing. Klitsche <<Una gradinata di discesa per accedere alla fontanina di attingimento». Il 1° ottobre si discute della necessità di una «lindiera di difesa lateralmente alla gradinata sud-detta». Il consigliere Avv. Domenico Bonizi propone che «venga provveduto al rinvestimento della collina sottostante alla Piazzetta dell'Olmo onde difendere le opere murarie state costruite mettendo all'uopo disposizione per il lavoro da eseguirsi ad economia la somma di L. 300». Per la «lindiera la cui messa in opera riconosce pure urgente invita la Giunta a fare redigere apposita perizia riservandosi di approvarla e deliberare su quant'altro relativo in altra seduta».

Una volta terminati i lavori di rivestimento, diventa «indispensabile sistemare lo stecconato costruito sul ciglio della ripa, la strada di discesa per accedere alla fontana di attingimento e al lavatoio e la lindiera ai lati della gradinata». La Giunta riceve così il 30 aprile 1888 la facoltà di «procurare disegni e perizie e di promuovere direttamente a quanto occorrerà per la definitiva sistemazione».

Il 27 agosto è la volta di approvare una «modifica del progetto in corso di esecuzione». Il Consiglio in data 6 aprile 1891, nell'approvare il capitolato per l'appalto del lavoro stabiliva che «le colonne da collocarsi lungo la lindiera della gradinata della piazza dell'Olmo, fossero possibilmente costruite nelle cave esistenti in territorio di Tolta». L'appalto fu vinto dal Sig. Nicodemo Marazzi. L'Ing. Luigi Bonizi però, nel consegnare l'opera all'appaltatore, con apposita relazione propose la loro sostituzione con colonne di ghisa, con una maggiore spesa di L. 41,70, dietro approvazione del Consiglio che non fa, da parte sua, nessuna opposizione.

Il 21 dicembre 1892 il Consiglio si trova a dover approvare il collaudo delle opere eseguite dal Sig. Marazzi. L'unica nota dolente è la perizia dell'Ing. Bonizi che porta la somma in totale a L. 3688,88.

Le varianti, interviene il consigliere Sig. Pierantozzi «in parte sono state deliberate in precedenza dal Consiglio, in parte sono state reclamate dalla necessità in corso di lavoro e nel resto, che costituiscono la minor parte, sono ritenute di generale sudisfazione». In seguito ad una animata discussione «alla quale presero parte in un senso e nell'altro diversi consiglieri, si propone l'approvazione da tutti concessa». Il sindaco Giuseppe Maria Mignanti fa osservare che considerando la decisione ora presa il Sig. Marazzi dovrebbe ricevere a saldo L. 1695,88. Alla categoria 49 del bilancio 1892 se ne trovano disponibili solo L. 695,88. La Giunta pensa di comprendere le mille lire che rimangono nel bilancio del 1893. Dopo una discussione molto animata, poiché il Consiglio vuole ad ogni costo provvedere immediatamente al pagamento, si accetta la proposta della Giunta «con preghiera di provvedere al pagamento stesso al più presto possibile stante il bisogno per l'incasso affacciato all'appaltatore Marazzi».Torna su

I Consigli del 19 gennaio 1893 e del 7 febbraio sono costretti ad occuparsi di due richieste di indennizzo da parte rispettivamente della signora Filomena Bottacci vedova Morra e dei fratelli Francesco e Michele Gigli per i danni provocati a due stallette situate in vicinanza della Piazza dell'Olmo, in seguito ai lavori per la condottura dell'acqua potabile. La signora Bottacci è addirittura arrivata a «reclamare l'indennizzo presso il Sig. Sottoprefetto» e per questo il Sig. Alessandro Bartoli è stato incaricato di fare la relativa perizia in cui risulti «oltre al costo della stalletta danneggiata l'importare delle riparazioni da farsi». Anche della risoluzione della vertenza con i fratelli Gigli è stato incaricato il «perito» Sig. Bartoli che stima i danni in L. 125.

Il 28 marzo 1894 è il Sig. Bocci a chiedere l'indennizzo per i danni causati ad un magazzino presso il lavatoio di San Rocco di proprietà dei figli minorenni. Poiché il sindaco Sig. Luigi Bonizi fa notare che «a titolo fitti perduti, nella circostanza della esecuzione dei lavori stradali presso San Rocco, furono pagati a Gatti Giacomo, suocero del Bocci ed allora proprietario del Granaro in parola, tra il 31 Agosto 1888 ed il 30 Dicembre 1891, L. 260 con n. 4 mandati». «Il Consiglio delibera di respingere la domanda in oggetto poiché i lavori stradali non hanno costituito delle servitù arbitrarie in danno del Granaro il quale trovasi nelle stesse condizioni degli altri fondi attigui».

Le vicende della Piazzetta dell'Olmo sono ormai quasi concluse. Il Sottoprefetto di Civitavecchia in data 9 marzo 1893 restituisce al Comune di Tolfa il collaudo dei lavori eseguiti alla Piazza dell'Olmo, perché vengano regolarizzate in conformità alla legge. Il consigliere Nicola Salvatori propone che sia lo stesso Ingegner Luigi Bonizi a «regolarizzare senz'altro compenso il collaudo per il lavoro in oggetto stato già da esso Ingegnere eseguito in data 26 Novembre 1892 e dall'ufficio del Genio Civile non discontrato conforme alle prescrizioni dei regolamenti».

 

CONCLUSIONI

Il territorio dei Monti della Tolfa affonda le sue radici storiche nella preistoria ed uno dei motivi fondamentali della sua frequentazione cronologica può senz'altro essere individuato nell'abbondanza di acqua sorgiva. Sono proprio le sorgenti d'acqua, infatti, che modellano la conformazione del territorio.

La città che per prima ha utilizzato a fini comunitari le sorgenti è stata la traiana Centumcellae (odierna Civitavecchia). Infatti il primo acquedotto del nostro comprensorio risale all'imperatore Traiano che con una straordinaria opera architettonica e senza forza motrice, convogliò a Civitavecchia le acque situate intorno alla Trinità. La città di Centumcellae, ritenuta grande e populosa nell'alto Medioevo, andò distrutta dalle diverse incursioni saracene. Con essa andò distrutto anche l'acquedotto che fu ricostruito verso la fine del 1600 da Innocenzo XII donde la denominazione di «Innocenziano».

Invece all'odierna Allumiere l'acqua è giunta nel XVI secolo mediante la costruzione dell'ottagonale «fontana tonda» posta di fronte al severo Palazzo Camerale, entrambi realizzati con i contributi degli appaltatori dell'industria alluminifera.

Tolfa quindi arriva per ultima nella conduzione dell'acqua potabile all'interno del centro abitato. Questo probabilmente perché il paese non ne era totalmente privo, esistendo poco fuori, le fontane della «Lizzera», di «Canale» e della «Limoiola», documentate dal periodo rinascimentale.

Abbiamo potuto constatare che la costruzione dell'acquedotto e delle fontane di attingimento non è stata una vicenda semplice e veloce. Abbiamo iniziato con la difficoltà di trovare una sorgente che avesse tutti i requisiti necessari ed una società che potesse prendere l'appalto ad una cifra accessibile. Sono passati in questo modo vari anni. Con l'inizio dei lavori sono nati altri problemi: il mutuo da richiedere alla Cassa Depositi e Prestiti, le numerose varianti in corso d'opera, le difficoltà per i vari espropri da parte del Comune di Allumiere e di vari privati. La fontana di «Piazza Vecchia» e l'abbeveratoio e Lavatoio di «Piazza dell'Olmo» sono state due vicende che potremmo dire a sé, di cui la seconda molto più veloce nella conclusione. La fontana di «Piazza Vecchia» infatti, ha animato il dibattito all'interno del piccolo paese per vari anni, per arrivare ad una realizzazione conclusiva molto inferiore rispetto alle aspettative.

In conclusione, nel corso del nostro studio abbiamo letto e riportato fedelmente i documenti trovati. Il nostro rammarico più grande, come abbiamo già detto, è stato quello di non aver recuperato il carteggio che avrebbe dovuto completare le delibere dei Consigli. A questo proposito ci sia permesso esprimere la speranza che la «carta ammucchiata» presso l'Archivio Comunale di Tolfa venga dignitosamente catalogata per una più accessibile lettura. Non vogliamo poi nemmeno pensare che qualcuno ritenga i documenti più sicuri nelle proprie mani.

In definitiva abbiamo tentato di calarci nell'epoca e di rivisitare la politica di ieri. Abbiamo constatato con amarezza che oggi non è molto cambiato, in fin dei conti si tratta solo di cento anni. La presente pubblicazione tuttavia ha lo scopo di dare un seppur modesto contributo alla conoscenza delle vicende locali, piccole ma sentite ed importanti per una comune crescita culturale.

 

APPENDICI Appendice n. 1

Regno d'Italia - Provincia di Roma - Circondario di Civitavecchia Comune di Tolfa

 

D'ordine della Giunta Municipale a termine dell'art. 93 della Legge Comunale e Provinciale 20 Marzo 1865 si è convocato il Consiglio Comunale nella solita sede del Municipio oggi ventotto del mese di Maggio alle ore sei pomeridiane, previo regolare invito a termine degli Art. 79, 80 della Legge stessa.

Fatto l'appello nominale risultarono:

  

Intervenuti
Mancanti
1)     Boggi Raffaele sindaco
1) Bonizi Achille
2)     Marri Vincenzo anziano
2) Bonizi Giuseppe
3)     Rabbai Egidio
3) Lombardi Agostino
4)     Ottavi Teofilo
4) Mignanti Giuseppe
5)     Breschi Luigi
5) Mingoli Lorenzo
6)     Bonizi Ulisse
6) Chiavoni Arcangelo
7)     Pasquini Domenico 
7) Salvatori G. Battista
8)     Conti Vincenzo

     

Trovatisi che il numero dei presenti è legale giusto il portato dall'Art. 89 della Legge suddetta per essere la prima convocazione il Sig. Boggi Raffaele Sindaco ha assunto la presidenza ed ha aperto la seduta.... Del 4° oggetto relativo alla conduzione dell'acqua potabile in paese il Consiglio ha stabilito di procurare ogni mezzo onde provvedere il Paese dell'acqua in discorso, e per l'effetto stabiliva: di fare analizzare l'acqua della sorgente detta della Cava Tosti, ove il Comune nei scorsi anni fece dei lavori in proposito, e l'altra... nel Monte della Cavaccia, onde sperimentare ambedue e rinvenutele potabili incaricare d'intesa del Consiglio persone teorici per i studi relativi, i quali eseguiti riportare al Municipio il progetto d'arte e relativa perizia onde approvare la spesa relativa e stabilire le condizioni per l'appalto di tale lavorazione, nonché per i pagamenti.Torna su

Delibera inoltre che se le acque surriferite non fossero potabili, resta in tal caso facoltizzata la Giunta Municipale a far pratiche presso il Municipio di Allumiere, onde ottenere quella quantità di acqua che attualmente va dispersa dalla fontana del Villaggio della Bianca, portando al Consiglio l'esito delle pratiche all'uopo eseguite e le pretese del Municipio di Allumiere per la conduzione surriferita.

IL PRESIDENTE

Raffaele Boggi

IL MEMBRO ANZIANO

Vincenzo Marri

IL SEGRETARIO

E. Bargiacchi

FotoAppendice n. 5

Regno d'Italia - Provincia di Roma - Circondario di Civitavecchia Comune di Tolfa

 

Deliberazione della Giunta Municipale di Tolfa.

Regnando Sua Maestà Umberto I per grazia di Dio e volontà della Nazione Re d'Italia. L'anno 1889 addì 25 del mese di Febbraio in Tolfa e nella sala del Municipio - convocata con appositi avvisi per iscritto la Giunta Municipale di questo Comune si è la medesima ivi congregata nelle persone dei Signori:

1 ° Berardozzi Pietro ffni di Sindaco

2° Marri Vincenzo Assessore anziano

3° Salvatori G. Battista assessore supplente.

Coll'assistenza dell'infrascritto Segretario Comunale Romolo Mellini  Oggetto

Approvazione dei capitoli d'asta per l'appalto dei lavori di sistemazione dell'accesso verso la pubblica fontana di attingimento in Piazza V.E. dell'abitato di Tolfa.

E la Giunta Municipale

Vista la deliberazione Consigliare 8 Febbraio 1889 resa esecutoria il 21 medesimo col n. 623. Visto che colla citata delibera, e sulle basi in essa dal Consiglio stabilite, veniva incaricata la Giunta a predisporre i capitoli di oneri per l'asta relativa. Visto il disposto dall'Art. 93 della legge Comunale e Provinciale vigente.

Ad unanimità di voti, e per alzata e seduta, delibera di approvare, conforme approva i Capitoli.... come vengono qui appresso trascritti.

Capitoli sotto la osservanza dei quali deve procedersi all'appalto dei lavori di sistemazione e dell'accesso verso la pubblica fontana di attingimento in Piazza V.E. dell'abitato di Tolfa.

Art. 1 °: L'appalto ha per oggetto l'eseguimento di tutte le opere e provviste necessarie per la sistemazione dell'accesso suddetto in base al progetto e perizia dell'Ing. Sig. Adolfo Barone Klitsche de la Grande approvato dal Consiglio colla deliberazione 8 febbraio 1889 vistata il 21 successivo col n. 623.

 

Art. 2°: Le opere e provviste di cui sopra, del periziato complessivo importo di lire 748,76 verranno eseguite secondo le norme ed in conformità della suddetta perizia la quale dovrà formare parte integrale del contratto.

Art. 3°: L'asta sarà aperta sulla somma di lire 748,76 e le offerte in diminuzione non potranno essere inferiori a lire 2.

Il pagamento per il prezzo dell'opera, su quella cifra risultante dalla definitiva aggiudicazione, verrà dal Comune suddisfatto nei modi, nelle rate e nelle epoche di cui appresso.

Art. 4°: Per concorrere all'asta dovranno gli aspiranti presentare la fede di deposito della somma di lire 50 per le spese... e successive, più un certificato d'idoneità e capacità nei lavori d'appaltarsi, ed una dichiarazione in carta legale di persona da riconoscersi solvibile da chi presiede l'asta, colla quale dichiarazione si accetti di accedere verso il Comune in sicurtà solidale per la esatta osservanza del contratto.

Art. 5°: Il deliberatario non acquisterà alcun diritto sulla cosa se gli atti relativi non saranno approvati dalla competente Autorità Superiore; e dovrà in seguito uniformarsi a quelle varianti che in corso di lavoro venissero apportate al progetto del Comune.

Art. 6°: Tutte le spese d'asta, contratto ed altre relative saranno a carico dell'appaltatore.

Art. 7°: L'asta sarà tenuta col sistema della candela vergine, e l'appalto verrà regolato secondo le norme stabilite dal Regolamento sulla contabilità generale dello Stato, approvato col R.D. 4 Maggio 1885.

Art. 8°: Non appena resi esecutori gli atti d'asta, e stipulatosi analogo contratto, dovrà farsi formale consegna dell'opera all'appaltatore il quale dovrà ultimare il lavoro nel perentorio termine di mesi due dalla consegna, fissandosi la penale a carico dell'appaltatore stesso ed a beneficio dell'Erario Comunale di lire 5 per ogni giorno di ritardo.

Art. 9°: Il pagamento dell'opera dovrà farsi per metà in corso di lavoro, e sulla esibita del certificato di eseguito lavoro, e per il resto a saldo dopo redatto il finale collaudo che dovrà essere approvato dal Consiglio.

Il presente Verbale viene approvato dai Signori Congregati e firmato dal Sindaco, dall'Assessore Anziano e dal Segretario.

Regno d'Italia - Provincia di Roma - Circondario di Civitavecchia Comune di Tolfa

Deliberazione della Giunta Municipale di Tolfa.

Regnando Sua Maestà Umberto I per grazia di Dio e volontà della Nazione Re d'Italia. L'anno 1889 addì 25 del mese di Febbraio in Tolfa e nella sala del Municipio - convocata con appositi avvisi per iscritto la Giunta Municipale di questo Comune si è la medesima ivi congregata nelle persone dei Signori:

1 ° Berardozzi Pietro ffni di Sindaco

2° Marri Vincenzo Assessore anziano

3° Salvatori G. Battista assessore supplente.

Coll'assistenza dell'infrascritto Segretario Comunale Romolo Mellini  Oggetto

Approvazione dei capitoli d'asta per l'appalto dei lavori di sistemazione dell'accesso verso la pubblica fontana di attingimento in Piazza V.E. dell'abitato di Tolfa.

E la Giunta Municipale

Vista la deliberazione Consigliare 8 Febbraio 1889 resa esecutoria il 21 medesimo col n. 623. Visto che colla citata delibera, e sulle basi in essa dal Consiglio stabilite, veniva incaricata la Giunta a predisporre i capitoli di oneri per l'asta relativa. Visto il disposto dall'Art. 93 della legge Comunale e Provinciale vigente.

Ad unanimità di voti, e per alzata e seduta, delibera di approvare, conforme approva i Capitoli.... come vengono qui appresso trascritti.

Capitoli sotto la osservanza dei quali deve procedersi all'appalto dei lavori di sistemazione e dell'accesso verso la pubblica fontana di attingimento in Piazza V.E. dell'abitato di Tolfa.

Art. 1 °: L'appalto ha per oggetto l'eseguimento di tutte le opere e provviste necessarie per la sistemazione dell'accesso suddetto in base al progetto e perizia dell'Ing. Sig. Adolfo Barone Klitsche de la Grande approvato dal Consiglio colla deliberazione 8 febbraio 1889 vistata il 21 successivo col n. 623.

Art. 2°: Le opere e provviste di cui sopra, del periziato complessivo importo di lire 748,76 verranno eseguite secondo le norme ed in conformità della suddetta perizia la quale dovrà formare parte integrale del contratto.

Art. 3°: L'asta sarà aperta sulla somma di lire 748,76 e le offerte in diminuzione non potranno essere inferiori a lire 2.

Il pagamento per il prezzo dell'opera, su quella cifra risultante dalla definitiva aggiudicazione, verrà dal Comune suddisfatto nei modi, nelle rate e nelle epoche di cui appresso.

Art. 4°: Per concorrere all'asta dovranno gli aspiranti presentare la fede di deposito della somma di lire 50 per le spese... e successive, più un certificato d'idoneità e capacità nei lavori d'appaltarsi, ed una dichiarazione in carta legale di persona da riconoscersi solvibile da chi presiede l'asta, colla quale dichiarazione si accetti di accedere verso il Comune in sicurtà solidale per la esatta osservanza del contratto.

Art. 5°: Il deliberatario non acquisterà alcun diritto sulla cosa se gli atti relativi non saranno approvati dalla competente Autorità Superiore; e dovrà in seguito uniformarsi a quelle varianti che in corso di lavoro venissero apportate al progetto del Comune.

Art. 6°: Tutte le spese d'asta, contratto ed altre relative saranno a carico dell'appaltatore.

Art. 7°: L'asta sarà tenuta col sistema della candela vergine, e l'appalto verrà regolato secondo le norme stabilite dal Regolamento sulla contabilità generale dello Stato, approvato col R.D. 4 Maggio 1885.

Art. 8°: Non appena resi esecutori gli atti d'asta, e stipulatosi analogo contratto, dovrà farsi formale consegna dell'opera all'appaltatore il quale dovrà ultimare il lavoro nel perentorio termine di mesi due dalla consegna, fissandosi la penale a carico dell'appaltatore stesso ed a beneficio dell'Erario Comunale di lire 5 per ogni giorno di ritardo.

Art. 9°: Il pagamento dell'opera dovrà farsi per metà in corso di lavoro, e sulla esibita del certificato di eseguito lavoro, e per il resto a saldo dopo redatto il finale collaudo che dovrà essere approvato dal Consiglio.

Il presente Verbale viene approvato dai Signori Congregati e firmato dal Sindaco, dall'Assessore Anziano e dal Segretario.

IL SINDACO

Pietro Berardozzi

L'ASSESSORE ANZIANO

Vincenzo Marri

IL SEGRETARIO COMUNALE
Romolo Mellin

Torna su (1)Il restauro é stato realizzato nel mese di Luglio 1988 dall'Im¬presa Galimberti Angelo per conto del Comune di Tolfa. Vedi foto n. 2 e n. 3.

Torna su (2)Cfr. O. Morra «Tolfa» Profilo storico e Guida illustrativa; Civi¬tavecchia 1979, pag. 166.

Torna su (3)Vedi Tav. n. 1; La copia della rivista ci è stata gentilmente concessa dal Sig. Massimo Staccioli che ringraziamo per la collaborazione.

Torna su (4)Il pittore Aristide Capanna ha restaurato nel 1958 il quadro dell'altare della Chiesa della Madonna della Rocca e nel 1965 una «Pietà» e «Una offerta del capo di S. G. Battista» entrambi conservati nell'Oratorio del SS. Crocifisso. Cfr. O. Morra op. citata. Vedi foto n. 1.

Torna su (5)L'unico elaborato grafico che possediamo è stato reperito presso l'Ufficio Tecnico Comunale di Tolfa. E un profilo lon¬gitudinale redatto dall'Ing. Ettore Banco per la Società Italia¬na per Condotte d'Acqua ed è datato 6 Agosto 1884. Per il frontespizio del progetto vedi Tav. n. 2.

Torna su (6)Cfr. Tito Marazzi «Viaggi di un inglese sui Monti della Tolta» in «La Goccia» n. 5 Ottobre 1986.

Torna su (7)Vedi Appendice n. I.

Torna su (8)Vedi Appendice n. 2.

Torna su (9)Vedi nota n. 5.

Torna su (10)Vedi Appendice n. 3. La relazione é conservata nell'Archivio Storico Comunale di Allumiere.

Torna su (11)Vedi Tav. n. 3

Torna su (12)Cfr. R. Rinaldi «Le Lumiere» Storia di Allumiere dalle origini al 1826; Allumiere 1978, e «Le Allumiere» Dalla nascita del Comune al 1944, Allumiere 1985.

Torna su (13)I.G.M. Tolfa Foglio 142 II N-E. Vedi Tav. n. 4.

Torna su (14)Nel verbale del 6 giugno 1887 non si specifica né quale sia la località dove é previsto il Lavatoio né quella dove esso do¬vrebbe essere spostato. I nostri dubbi vengono chiariti dal verbale del 22 febbraio 1888, in cui il Consiglio delibera sull'acquisto di due terreni di proprietà del Regio Demanio. Si sottolinea che tali terreni sono già stati occupati in seguito a lavori previsti dal progetto addizionale che prevedeva «lo spostamento del Lavatoio dalla contrada Bagno nel terreno aperto presso la piazzetta di S. Rocco».

Torna su (15)Dal verbale del 16 giugno sappiamo che la «refezione» venne data il 28 maggio, mentre il fregio in marmo, realizzato all'epoca ma messo in opera solo nel 1899, porta la data del giorno dopo, 29 maggio, in cui probabilmente la prima acqua sgorgò, come da verbale redatto dall'Ing. Klitsche.

Torna su (16)Vedi nota n. 14.

Torna su (17)Dopo la seduta della Giunta di Allumiere del I settembre 1885 presieduta dal sindaco Cav. Silvestro Annibali e dopo che il verbale é stato presentato alla Sotto Prefettura di Civitavec¬chia, il sindaco stesso, in data 4 settembre, invita l'Avv. Achil¬le Montanucci di Civitavecchia a voler notificare alla Società Italiana e al Comune di Tolfa la delibera della Giunta di Allu¬miere. Vedi Appendice n. 4.

Torna su (18)Archivio Storico comunale di Allumiere, Verbale del Cons. Com. del 20 giugno 1886, Divisioni registro consiglio n. 6 pag. 878.

Torna su (19)Archivio Stor. Comun. di Allumiere.

Torna su (20)Vedi nota n. 10.

Torna su (21)Arch. Com. di Allumiere, Delibera 6 maggio 1888, Divisione registri consiglio n. 7 pag. 49.

Torna su (22)Vedi Tavola a pag. 32.

Torna su (23)Crf. O. Morra op. cit. A. Bartoli (1842-1905) fu senza dubbio uno dei personaggi più importanti della sua epoca. Più volte nei verbali ci viene presentato come «perito» o «persona competente». Al di là di questo va detto che fu il primo tolfetano ad occuparsi da archeologo dei numerosi reperti presenti nel territorio. Dedicò gran parte della sua vita, oltre 50 anni, alla redazione di una «Storia di Tolta» completa della parte civile, religiosa ed anche industriale ed agricola. Nel giugno del 1905, pochi giorni prima della sua morte, «l'ultima copia ricevuta dall'autore» scomparve misteriosamente dalla sua casa e non se ne seppe più nulla.

Torna su (24) Vedi Appendice n. 5.

Torna su (25) Vedi nota n. 3.

Torna su (26) Da informazioni locali sembra che la colonna e la vasca siano state ricavate da pietra proveniente dalla località attualmente denominata «La Cara». 

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