index

index

 

 

Lettera2 Lettera3 Lettera4 Lettera5 Lettera6 Lettera7 Lettera8 Lettera9 Lettera10
Lettera11 Lettera12 Lettera13 Lettera14 Lettera15 Lettera16 Lettera17 Lettera18 Lettera19
Lettera20 Lettera21 Lettera22 Lettera23 Lettera24 Lettera25 Lettera26 Lettera27 Lettera28

(Joseph Severn a Tolfa)

Lettera 1 - Joseph Severn al fratello Thomas  Henry  Severn. 

                                                                                   Tolfa Casa Boggi
                                                                                Via Civita Vecchia
                                                                                    30 Luglio 1867

Caro Tom

                […] Sono già due mesi che mi trovo qui a  prendere bagni caldi di acqua termale e a giovarmi della fine aria di montagna, ma il mio miglioramento è molto lento pur essendo assai probabile che essermi affrettato a venir qui mi abbia salvato la vita dato che avevo quasi perduto l’uso di  mani e piedi. Questo mio scritto, per quanto cattivo, sta a provare il buon effetto dell’acqua e dell’aria, tanto è vero che se quando ho lasciato Roma  potevo appena scarabocchiare la mia firma, adesso sono in grado di camminare e perfino arrampicarmi, tuttavia temo che non potrò più riprendermi del tutto e  tornare alla mia precedente attività, pur se sarò in grado di godermi la vita – fortunatamente mi trovo  nella condizione di fare fronte a questa mia grave afflizione con ogni cura e mi consola il fatto che il mio Consolato non ha mai risentito o ha dovuto interrompersi grazie alla eccellente dirigenza del mio segretario capo. Gli lascio la firma di tutti i documenti italiani che mi posso permettere, ma i documenti inglesi mi vengono portati con il postale in quanto devono essere firmati da me. A tutt’oggi ho preso 25 bagni sempre sottoposto all’ausilio di un buon dottore locale, che è buon conoscitore degli effetti dell’acqua sui singoli individui ed egli vuole che ne prenda ancora 3. E’ una vera gioia nella mia disgrazia vedermi oggetto della più grande attenzione da parte di tutti, e direi anzi di devozione; di certo devo avere suscitato  in tutti affetto nei miei confronti. Sono 2 mesi che non pronuncio una parola di Inglese. Ho portato con me la mia cuoca, una donna di mezza età che per me è preziosa in quanto devi sapere che mi sono sentito quasi perduto incapace di usare coltello e forchetta e dovevo essere tirato fuori dal bagno. Con tutto ciò non ho mai perso il mio buon umore –  i primi 10 bagni fanno sentire peggio e causano una grande debolezza, sono chiamati il Purgatorio: le mie sofferenze erano talmente grandi che in un paio di occasioni ho pensato che sarebbe stato meglio morire. “Ma il Vecchio è ancora vivo” – non mi è consentito ritornare direttamente a Roma da questa aria fine e così dovrò soggiornare una quindicina di giorni all’Ariccia 12 miglia da Roma – Tolfa ne dista 50. Ma adesso voglio raccontare qualcosa di piacevole ad un fratello tanto caro. Devi sapere che questo è un luogo primitivo, senza una locanda e neanche un’osteria; la gente del luogo, però, è di autentica industriosa razza agricola, tanto che non ci sono affatto mendicanti. Per me Tolfa è stata una scoperta e la gente è molto sorpresa che io ci sia arrivato. Qui sono abbastanza vicino a Roma da ricevere quotidianamente posta: le altre acque minerali si trovano a grande distanza e io avrei dovuto avere il benestare del F.O (sta per Foreign Office, il Ministero degli Esteri britannico, N.d.T.) In città c’è un solo macellaio: è un  despota – fa cacciar fuori il denaro alla gente, ma non permette a nessuno di parlare e dà loro quello che lui vuole, ma tratta tutti bene. Nel mio primo mese qui mi hanno prescritto di spostarmi quotidianamente in calesse perché non potevo camminare: vedere la gente ammassare il raccolto in cima alle montagne era uno spettacolo meraviglioso. Le donne devono portare nei fondovalle enormi brocche per l’acqua, in quanto la città è costruita su una sommità rocciosa. Lo scenario delle montagne è piacevole, ovunque trovi alberi e campi coltivati. Ognuno ha un pezzo di terra  che coltiva a grano e ortaggi: la gente si nutre di cipolle e zucche!  per il cibo sono ben sistemato giacché la mia cuoca è bravissima nello scovare buone cose. Le sorgenti minerali si trovano ad un miglio e l’acqua viene portata in 4 barili perfettamente calda, ciascun bagno costa 2 scellini  e all’inizio ho pensato che se non fossero stati i reumatismi a uccidermi ci sarebbero riuscite le spese, ma adesso che riesco a camminare va tutto bene. Non vedo l’ora di essere di nuovo a casa, visto che ho una casa incantevole. Ho preso l’impegno di terminare un quadro in autunno. Roma è malsana in questo periodo  e io ne sto alla larga, c’è un po’ di colera e molte febbri. Il mio segretario mi dice che nelle questioni importanti sente la mancanza della mia personale influenza presso i ministeri,  perché non riesce a sbrigare le questioni delicate come io riesco a fare. Non c’è dubbio che il mio stato generale di salute trarrà profitto da questo soggiorno montano e del resto i medici romani concordavano sul mio bisogno di cambiare aria. Il Dottore è del tutto convinto che il mio malanno non sia altro che reumatismo – il  tuo invece è gotta reumatica, ma a quanto pare tu sei riuscito a combatterlo e fortunatamente non ti ha mai attaccato le mani: che avrei fatto io se fossi stato un musicista? […] Una bufera sta per abbattersi su Roma e nessuno sa come andrà a finire: Garibaldi sembra intenzionato a prenderla d’assalto – ma è certo che Napoleone (Napoleone III, N.d.T.) non lo lascerà fare. Le truppe italiane vigilano alla frontiera per difendere il Papa, ma tutto il paese è in preda ai briganti, io ho corso dei pericoli venendo qui, ma mi sono qualificato come “Pittore” (in italiano nel testo, N.d.T.) e c’è voluto tutto un mese per scoprire la mia vera identità: nel frattempo i briganti se ne erano andati.  Ricattano tutti i più grossi proprietari terrieri. Spero che questa lettera vi trovi tutti in buona salute. Torna su

                                                                             Il tuo affezionato fratello
        Joe

 Scusami per la grafia, ma la mia mano non va ancora bene.  

Torna su Lettera 2 - Joseph Severn a suo fratello Thomas H. Severn. 

Caro Tom,                                                           Roma, 14 Ottobre 1867

[…]
Eccomi di nuovo nella mia adorata casa in mezzo a tutte le mie comodità, eccellenti domestici, buon cibo e ogni cosa che mi può fare felice. […] sarei il più felice degli esseri umani se solo potessi scrollarmi via questi dolori che mi divorano, i Dottori mi dicono che si tratta di dolori di origine nervosa che il freddo farà sparire, ma il freddo mi ha fatto star peggio tanto che il mio sonno comincia a essere disturbato dai dolori alle ginocchia. […] L’acqua minerale bollente di Tolfa, della quale ho preso 25 bagni ha interamente eliminato i gonfiori reumatici, tanto che ora posso calzare gli stivali, ed essendo trascorsi quasi  3 mesi dall’ultimo bagno ho buone speranze di essermene liberato. […] Appena tornato ho ricevuto un dispaccio e un pro-memoria dal Primo Ministro italiano con cui mi veniva richiesto di fare forti pressioni sul Cardinale Antonelli affinché la smettesse con gli arresti di cittadini italiani a Roma . Il pro-memoria era molto violento e minaccioso tanto che mi sono sentito in obbligo di richiederne al ministro uno più moderato, infatti non avrei mai potuto ottenere risposta a quello ricevuto su quel tono acceso, e ciò tanto più che i ministri papali mi consentivano di trattare con loro in termini amichevoli. Il ministro italiano mi ha ringraziato e assicurato piena libertà di trattare la questione a modo mio; ed è ciò che ho fatto con pieno successo. Il mio quadro progredisce ed è destinato alla famosa collezione Ashburton. Il mio affetto a tutti voi.

                                                                       Il tuo affezionato fratello
                                                                                                 Joe

Torna su Lettera 3 - Joseph Severn alla sorella Maria Severn 

Cara Maria,                                                             Roma, 8 luglio 1868

[…]
Non si era mai visto un tempo così a Roma, dove luglio è il mese della grande calura. Oggi ci sono preghiere per il bel tempo in tutte le chiese: i raccolti sono rovinati e le fienagioni perdute, ma frutta e verdure sono splendide. Garibaldi si sente di nuovo forte e non vede l’ora di prendere di nuovo Roma (sebbene tutti sappiano che prenderà nient’altro che una nuova batosta), il povero Papa ha pensato utile accampare seimila soldati ai “campi di Annibale” sui monti Albani a 12 miglia  da qui; la conseguenza è che i soldati non soltanto vengono quotidianamente inondati ma spesso vengono respinti dai venti e alla fine non avranno imparato altro che curare le loro febbri. (La lettera prosegue riferendo dettagli della vita che Severn conduce in quei giorni di sospesa attesa su ciò che  farà Garibaldi: Severn nutre speranza che i Garibaldini non entrino in Roma, poiché ne farebbero il saccheggio. In tale attesa fiduciosa egli dice, con una ironia e un understament molto inglesi, che sta lavorando molto duramente al “dolce far niente” dedicandosi alla lettura di quattro romanzi di Walter Scott ancora non letti. Ci viene dato un dettaglio interessante: Severn dice di essere quasi completamente preso dalla firma di certificati di centinaia di disertori italiani che cominciano a fare ritorno ai loro luoghi di origine dopo il recente armistizio concesso dal Re d’Italia e commenta che la loro  partenza è una perdita per Roma in quanto “essi avevano trovato lavoro sui campi,  cosa alla quale i sussiegosi romani non si abbassano”).
Era mia intenzione tornare presto alle acque termali di Tolfa ma il freddo e il tempo umido fino ad oggi me lo hanno impedito […]

Torna suLettera 4 - Joseph Severn al fratello Thomas H.  Severn

Caro Tom,                                                       Roma, 8 Settembre 1869
[…]   
Lettera 4 - Joseph Severn al fratello Charles Severn
Sono appena ritornato da Tolfa dopo aver fatto 49 bagni in tutto in questi 3 anni con buoni risultati visto che ho recuperato l’uso delle gambe.

Torna suLettera 5 - Joseph Severn al fratello Charles Severn

Caro Charley,                                                    Roma, 21 Dicembre 1869
[…]
Per la terza volta sono andato a Tolfa a passare le acque termali. Acque e buona aria di montagna mi hanno rimesso in sesto e spero di tenermi su per qualche tempo.

Torna suLettera 6 - Joseph Severn alla sorella Maria Severn

Cara Maria,                                                         Roma, 3 maggio 1870
[…]sebbene mi senta ancora piuttosto debole, sono in grado di svolgere le mie quotidiane attività, posso camminare per 3 miglia. Tutto questo è stato possibile grazie alle acque minerali calde di borace e ferro di Tolfa. Quest’estate ci andrò per la quarta volta a prendere dei bagni che ormai  sono arrivati a più di 50, anche se ancora non riesco ad infilarmi le calze e salgo e scendo le scale con difficoltà. […] Tornando alla questione dei reumatismi e alle cure, forse non ho adottato la soluzione migliore, ma non mi era possibile andare nelle località (termali, N.d.T.) più famose sia per la distanza, sia per la grande spesa: questa cittadina di montagna poco costosa era l’unica cura che potevo permettermi […]. La stagione mi ha molto affaticato e non aspetto altro che il riposo delle montagne di Tolfa dove posso camminare e arrampicarmi  e dove posso essere visitato dall’ottimo Dottore.

Torna suLettera 7 - Joseph Severn al fratello Thomas H.  Severn
Caro Tom,                                                               Tolfa Civita Vecchia
Sabato 23 Luglio 1870
[…] sono qui per la quarta volta nel convincimento di ritrovare gradualmente forza per andare in giro per le montagne […].
[…] Il mio eccellente Dottore di qui insiste che la mia malattia non è altro che semplici reumatismi e che riuscirà a farmi camminare sulle mie gambe. Detto tra noi, la mia vita sedentaria mi ha fatto accumulare grasso tanto che faccio continuamente allargare i miei vecchi cari stracci di Londra, ma qui  farò sparire questo sgradevole grasso camminando 7-8 miglia al giorno fino a diventare, se non snello, almeno della misura dei miei vecchi panni.

Torna su Lettera 8 -  Joseph Severn al fratello Thomas H.  Severn.

Caro Tom,                                                               Spedita il 29 Agosto
Roma 18 Agosto 1870
Sono appena tornato a  casa e il mio primo pensiero è per te. Spero che ti sia davvero ben ripreso. Quanto avrei voluto averti con me e occuparmi di te, ma tra di noi ci sono mille miglia e questo non è possibile. Mi sento messo a nuovo dai miei tre mesi a Tolfa: mi ero messo in testa di camminare sulle mie gambe ed è quello che ho fatto risolutamente, l’unico mio timore era nel pericolo di cadute in quei luoghi rocciosi. In effetti è capitato tre volte, ma a parte la difficoltà di risollevarmi non ho avuto molto danno. Ero talmente migliorato da riuscire a salire e scendere dalla carrozza ferroviaria senza aiuto. E questo è bene, dato che presto potrei trovarmi ad essere in pieno servizio attivo: infatti, essendo partiti i Francesi, tutti quei pazzi di repubblicani potrebbero presto tornare a dare in smanie, visto che non vedono l’ora di mettere a sacco Roma. Ma questo gli riuscirà più difficile oggi perché la città è ben munita e può opporre una vera difesa; tuttavia dubito che questi vagabondi faranno altri tentativi dopo che sono stati così duramente battuti 4 anni fa allorché ero tanto malato e appena ritornato dal mio primo soggiorno a Tolfa. Come vedi, mi ci sono voluti quattro anni per venirne a capo. Le mie sofferenze sono state grandi ma non ho mai ceduto ad esse e così, adesso, se devo prendere il toro per le corna lo posso fare benissimo.  

una fregata inglese da 16 cannoni è arrivata a Civita Vecchia, lo scopo non è stato reso noto, ma si dice che sia destinata a proteggere il Papa […]

Torna suLettera 9 -  Joseph Severn alla sorella Maria Severn

Cara Maria,                                                                   Roma 8 Marzo […].Questa estate conto di andare di nuovo a Tolfa per l’aria e per le acque: vi vengo trattato tanto cortesemente che potrei andarci ogni estate. Mi pare di averti già detto che sono riuscito a fare arrivare l’acqua a  questa povera brava gente, la città infatti ne era del tutto priva e purtuttavia io ero certo che  ve ne fosse nelle montagne vicine: infatti è venuta fuori. La gente me ne è molto grata. Al momento sono occupato nella realizzazione della tomba di un caro amico, Thomas Dessoulary, un paesaggista inglese, vissuto per 53 anni a Roma. Il Cimitero dei Protestanti è di bellezza straordinaria, non solo per i ritratti scolpiti sui monumenti, ma anche per l’abbondanza di fiori e alberi che lo rendono simile ad un giardino: si trova vicino all’antica piramide. La  tomba di Keats è la prima che vi ho realizzato, e ora ce ne sono centinaia.. Ci vado spesso non solo in ricordo dei miei più cari amici, ma anche per vederne i ritratti sulle tombe. Finalmente è arrivata la primavera e le ville sono tappezzate di fiori, violette e anemoni. Questa stagione mi ricorda sempre la mia piccola Mary che da bambina, non potendo camminare, portavamo in carrozzella. I Dottori ci assicuravano che non si trattava di un difetto organico, ma di un problema nervoso. Un giorno, andammo tutti a Villa Pamphilii e davanti alla bellezza dei fiori questa cara creaturina dimenticò che non poteva camminare e corse avanti e indietro tutto il giorno raccogliendo fiori. Da allora, non ebbe più alcun impedimento. Di sicuro, la cosa può spiegarsi solo con il suo temperamento artistico.
[…] Ho sentito dire che nell’ultimo numero di Illustrated London c’è uno schizzo del mio quadro e i famosi “Cipressi”  esposti nella Mostra Romana.

[…]

Torna suLettera 10 -  Joseph  Severn al fratello Thomas H.  Severn

Caro Tom,                                                          Roma, 27 giugno 1871
[…] temo che il tempo freddo e umido che abbiamo avuto qui e del quale ho molto risentito, sia lo stesso che impedisce anche a te di scendere in giardino. Per colmo di sfortuna, allorché all’inizio del mese mi sono recato alle mie montagne di Tolfa nella speranza di prendere qualche bagno - non già perché fossi malato, ma solo per prevenire i malanni - mentre qui faceva bel tempo ecco che mi ritrovo in pieno inverno, con pioggia e freddo, e sono costretto a tornare a Roma dopo un paio di settimane, prostrato dal freddo e dall’umidità. Tuttavia qualche giornata calda e dei bagni di acqua naturale mi hanno in qualche modo ridato la carica, sicché mi sento forte abbastanza in vista dei futuri eventi. Mi è capitato anche un altro guaio: camminando, nel gettare un rapido sguardo a una bella veduta sono inciampato in una pietra e sono caduto a faccia in giù.  […] il danno non è stato grave […] ma da allora cammino con guardinga cautela e non sto più con il naso in aria.

[…] 

Torna suLettera 11 -  Joseph Severn al fratello Thomas H.  Severn

Caro Tom,                                                         Tolfa, 9 Settembre 1871
Me la sono proprio spassata in agosto e settembre facendo 10 bagni e 60 passeggiate di 4 o 5 miglia al giorno, ma poi è arrivata una tramontana fredda che mi ha prostrato, causandomi diarrea per diversi giorni […]. L’aria di  montagna di questo luogo è così asciutta e mite che mi riprendo sempre: anzi, posso dire che quasi le devo la vita, perché ho sentito parlare di casi di reumatismo con esito fatale. Non che io me ne sia liberato del tutto, ma sono almeno in grado di compiere le mie attività quotidiane e di godermi la vita, non quella mondana, ma almeno l’esistenza semplice che è quanto posso desiderare alla mia età. L’unico problema è che i reumatismi alle mani mi impediscono di disegnare, e tuttavia non hanno rovinato il mio aspetto visto che non ho neppure una ruga e che mi sono rispuntati i miei capelli scuri. Ti saresti divertito a vedermi arrancare nei boschi di castagni e su e giù per le montagne,  talmente fradicio di sudore da non avere più un filo asciutto addosso. […] Le persone presso le quali sto sono intelligenti, gentili e buone, incapaci di lesinare e di imbrogliare: offrono buona tavola e vino eccellente. Facciamo una “merenda” (in italiano nel testo, N.d.T.) ogni settimana, e cioè si va a una cena di campagna in qualche vigna dove mangiamo a sazietà  in mezzo a splendidi paesaggi. […] Non ho pronunciato una sola parola di inglese per 6 settimane. […]

 

Torna su Lettera 12 -  Joseph Severn alla sorella Maria Severn.

Cara Maria,                                                     Roma, 30 settembre 1871
[…]
Sono tornato da Tolfa il 23 dopo aver fatto 10 bagni e aver percorso in due mesi quasi 200 miglia. A Roma fa ancora molto caldo e io ne risento.
[…]


Torna su Lettera 13 -  Joseph Severn alla sorella Maria Severn

Cara Maria,                                                         Roma, 11 ottobre 1871 […]
A Tolfa ho camminato più speditamente e in 2 mesi ho percorso almeno 200 miglia.
Torna su
[…] 

Torna suLettera 14 -  Joseph Severn alla sorella Maria Severn
Cara Maria,                                                           Roma, 3 Maggio 1872
[…]
Questa estate ho intenzione di andare a Tolfa e prendere altri bagni non perché sia malato, ma perché spero di riuscire a dipingere delle vedute di boschi.
[…]

Torna suLettera 15 - Joseph Severn al fratello Thomas H.  Severn

Caro Tom,                                                 Roma, Lunedì 10 Giugno 1872
[…]
Ultimamente ho vissuto con un po’ di pena la mia solitudine, ma adesso ho ricevuto la gentile offerta del mio eccellente Dottore di Tolfa e delle sue due signore (moglie e sorella) di prendere alloggio da me assumendosi tutte le incombenze domestiche. Ci metteremo tutti insieme: poiché lo considero un grande medico, per me sarà un vero sollievo. Verranno anche il mio Secondo Segretario e suo padre e così starò in  piacevole compagnia; quanto poi a prendersi cura di me, ho ancora la mia vecchia domestica, ottima cuoca e a me devota: tutto sommato mi posso sentire tranquillo, tuttavia la mia pittura non progredisce, sprofondo nella pigrizia, forse ho bisogno di riposo. […]
Penso di andare alla vecchia Tolfa alla fine di giugno perché l’aria di montagna mi tonifica. Prenderò dei bagni come al solito. […]

Torna suLettera 16 - Joseph Severn alla sorella Maria Severn

Cara Maria,                                                          Roma, 16 Giugno 1872
[…] Presto avrò finito di  lamentarmi della solitudine perché ho ricevuto la fortunata proposta del mio eccellente Dottore di Tolfa, con sua moglie e la sorella, di venire a vivere in casa con me. Sarà lui stesso a occuparsi  di tutte le necessità della casa e poiché è un’ottima e intelligente persona, oltre che un eccellente dottore e una piacevole compagnia, mi sento molto fortunato. Trovo gradevoli anche le sue signore, con le quali siamo in amicizia da sei anni. La mia brava cuoca resterà  con noi proprio come a Tolfa. Il dottore mi ha fatto sapere la spesa che prevede, che è molto contenuta e adeguata alle mie possibilità. Tutto questo si realizzerà in Ottobre e non ne vedo l’ora. Nel frattempo tornerò a Tolfa per l’estate come al solito. Ma proprio adesso c’è stato un piccolo cambiamento  a seguito della morte di quello sporcaccione del mio padrone di casa. E così devo fare un nuovo contratto con il Principe di Piombino, probabilmente con una pigione maggiorata. Ma la cosa non mi toccherà perché la spesa non è a mio carico (sembra evidente che le spese di affitto rientrassero tra quelle a carico del Consolato che Severn ricopriva, N.d.T.). Anche il mio ex-segretario e suo padre occuperanno il resto della mia grande casa e così avrò sempre con me degli splendidi amici e il Dottore a badare alla mia salute: non sono fortunato?
[…]

Torna suLettera 17 -  Joseph Severn alla sorella Maria Severn

La lettera reca in calce questo breve post-scriptum: “Tolfa 25 settembre, torno a Roma il 30”. Pertanto la data è da ritenersi “Tolfa 25 settembre 1872”.

Cara Maria,
sono molto in ansia per te perché non ho avuto la tua solita piacevole lettera a darmi tutte le notizie dei Severn, ma il mio Walter mi ha detto che è stato da te e ti ha fatto leggere le mie poche righe da Tolfa […] sono piuttosto preoccupato perché ho il grosso problema di un nuovo affitto per la mia casa, e poiché ci sono 30 aspiranti sono costretto a guardarmi intorno. Perfino il Re sta cercando di comprare Palazzo Poli, dove io ho vissuto 10 anni e dove spero di passare il resto della mia vita. [il Re cui si fa cenno è il Re d’Italia Vittorio Emanuele II, effettivamente Palazzo Poli diverrà una residenza sabauda. N.d.T.] Mi pare di averti detto dell’eccellente progetto del mio buon Dottore di avere casa con me e con sua moglie e sua sorella; e proprio in questo momento spero che il progetto si realizzi: sono in grande ansia per il timore che tutto possa venir meno, ma in tal caso penserà lui a trovare un’altra casa per noi. Ti renderai conto del mio timore di vivere da solo perché mi stanco e ho bisogno di distrarmi. Ebbene, questo Dottor Valeriani è un’eccellente compagnia, e rappresenta per me un “Rolando per un Oliviero” (la citazione fa riferimento allo stretto rapporto di amicizia tra i due cavalieri della Chanson de Roland, N.d.T.), inoltre mi conosce bene e mi ha curato. Come al solito qui “pascolo” in mezzo a ogni conforto, per 3 mesi non ho detto una parola d’inglese, impiego le mie mattinate in una camminata di 4-5 miglia, torno a casa grondante di sudore, mi cambio e finalmente posso vestirmi e svestirmi da solo. Il pranzo è alle 12 ed è molto buono. Poi mi stendo e dormo 1 o 2 ore, il che è necessario dopo la mia fatica. […] Spero ardentemente di venirvi a trovare tutti la prossima estate, ma solo per l’estate poiché, sebbene io sia in buona salute, tuttavia la minima umidità o freddo mi riempiono di dolori: voi direte che è l’età, i miei 78 anni sono la causa, ma mi tengo su splendidamente e la gente di  Tolfa che mi aveva visto quando non potevo camminare resta stupita adesso nel vedere il mio recupero, perché non ho neanche una ruga. […]
Il 1° ottobre spero di essere di ritorno a Roma e nella mia adorata casa, giacché un cambiamento mi sconvolgerebbe. Tuttavia dato che avrò con me questo eccellente Dottore e le sue signore, mi sentirò rincuorato e “pimpante”.

[…]

Torna suLettera 18 - Joseph Severn al fratello Thomas  H. Severn

                                                               Palazzo Poli, 6 dicembre 1872

[Nella prima parte di questa lunga lettera Joseph Severn parla a lungo della sua nuova sistemazione abitativa a Palazzo Poli con il Dottor Valeriani, la moglie e la sorella. Tra i vari dettagli relativi alle spese di gestione della casa, il maggiorato affitto da pagare ed altro, fa riferimento ai “6 anni durante i quali ho vissuto con loro a Tolfa”. Seguono numerosi riferimenti al suo stato di salute, e al compimento del suo 79° anniversario che cadrà il giorno successivo alla data della lettera, vale a dire il 7 dicembre. Più avanti Severn parla di un quadro al quale sta lavorando, seppure in maniera discontinua, da 9 anni. Si tratta di una tela dedicata alle Nozze di Cana, con il celebre miracolo della mutazione dell’acqua in vino. Con dei tocchi descrittivi davvero suggestivi, Severn presenta in dettaglio il quadro e si dice molto orgoglioso della sua originale interpretazione  del tema: 25 figure che pranzano sotto una “pergola” di vite attraverso i cui colori autunnali filtrano i raggi del sole  – forse ricordo di qualche “merenda” tolfetana - e nutre la speranza di poter finire e firmare il quadro per il suo 80° compleanno. Non vi sono altri riferimenti alla città di Tolfa.] [Oltre a ciò tuttavia, la lettera contiene anche alcune righe, meritevoli di essere citate, che  riportano al momento del  primo arrivo di Joseph Severn a Roma. Si tratta di un singolare e frequente qui pro quo del quale il pittore – ormai vecchio, anche se dall’aspetto di un cinquantenne come egli dice - si mostra divertito e sorpreso, ma da cui traspare anche una vena di malinconia al ricordo di anni lontani.] “Ti divertirà sapere che la gente ancora mi scambia per mio figlio e mi parla dell’amicizia di suo padre per Keats. Io spiego, ma vedo che proprio non riescono a capacitarsene; e per di più, proprio adesso in Inghilterra  è tornata d’attualità la mia amicizia con Keats: ci stanno scrivendo sopra due romanzi e io spesso ricevo lettere (Probabilmente richieste di notizie da parte degli autori, N.d.T.). Che  strana situazione, quanto ti farà ridere, mentre io invece  mi sento tanto, tanto perplesso”

Torna su Lettera 19 - Joseph Severn al fratello Thomas H.  Severn

                                                                           Roma, 23 Aprile 1873
[La lettera non fa alcun riferimento a Tolfa. Severn si dilunga dettagliatamente sulla sua salute e i consigli di vita che il suo “buon Dottore” gli dà per combattere i suoi malanni: farsi portare in calesse fuori Roma, “in qualche località piacevole, a godere gli alberi e i fiori e poi tornare a casa a piedi, trascorrendo così 3 o 4 ore”. E’ pur vero – egli osserva – che “arrivo a casa con le gambe spezzate”, ma il “buon Dottore dice che devo respirare aria pura ogni giorno e così compio questo  quotidiano sforzo, e faccio proprio  bene: ho un aspetto pimpante”. Scrive poi che il suo quadro sulle Nozze di Cana è quasi terminato e che sta progettando un nuovo quadro e conclude “spero di essere come Haydn che fece le sue cose migliori dopo gli 80 anni”. Severn  riferisce anche che la convivenza con il suo “buon Dottore e le sue Signore” procede bene, non si deve occupare di nulla riguardo la casa, a parte il pagamento di 4 scellini e 2 penny al giorno per sé e 10 sterline all’anno per “la mia buona Betta” (verosimilmente la “buona vecchia cuoca”  più volte ricordata), e conclude che non avrebbe mai immaginato di poter vivere in una condizione tanto confortevole.]
Torna su

Lettera 20 -  Joseph Severn alla sorella Maria Severn

Cara Maria,                                                            Tolfa Civita Vecchia 

Torna suLettera 20 - Joseph Severn al fratello  Thomas H. Severn

                                                                      Domenica 10 Agosto 1873

Finalmente avete un po’ di clima estivo, mentre io ne ho fin troppo: infatti il caldo mi ha fiaccato e mi ha costretto a rinunciare alle mie adorate passeggiate. Mi dovrei sentire a terra, ma la mia eccellente domestica mi prepara dei pranzi grandiosi e mi trova dello splendido vino, e così riesco a stare dritto sulle mie gambe e spero di riguadagnare le forze: infatti oggi fa un po’ più fresco. Il Dottor Valeriani è venuto qui e mi ha consigliato di prendere un bagno per provarne l’effetto,  e l’effetto è buono, molto buono: mi sento in agitazione, è quella che in italiano si chiama “smania” [in italiano nel testo, N.d.T.], che si accompagna a perdita di appetito e di sonno. Di queste ultime cose non ho risentito, però non riesco a camminare come facevo l’anno scorso. Forse soffro di più il caldo perché sono solo e tuttavia sto realizzando così tanti interessanti studi che sono ben contento della mia solitudine. […] voglio tornare a casa in eccellente salute perché ho i miei quadri a cui dedicarmi e spero di farne la mia occupazione quotidiana altrimenti finirò per abbattermi e languire. Penserai a me il 7 dicembre  e io brinderò alla tua migliore salute. Il Dottor Valeriani è intenzionato a dare un pranzo grandioso quel giorno. [Severn allude al suo futuro 80° compleanno, di cui aveva già parlato in Lettera 18] […] Quanto saresti sorpresa se vedessi in quale modo primordiale vivo qui: giù dal letto alle 5 o alle 6, pranzo alle 12 e poi a dormire per 2 ore –  alle 9 cena con insalata e frutta, poi a letto alle 11 e tutto questo esattamente ogni giorno – Esco a fare una passeggiata alle 6 di sera.

[…]

Torna suLettera 21 - Joseph Severn al fratello  Thomas H. Severn

Caro Tom,                                                             Tolfa – Civita Vecchia

                                                                     Domenica 10 Agosto 1873

[…]
Leggo che avete avuto una grande calura a 80° F [Circa 25°C, temperatura assai elevata per l’estate inglese, N.d.T.], che è esattamente quello che  io ho avuto qui, e ti assicuro che mi ha tolto tutto il mio smalto, mi ha indebolito e reso incapace di fare le mie lunghe passeggiate. Una mattina sono salito su alla vecchia Rocca, distante un paio di miglia, e quando sono tornato giù avevo mal di testa: ho concluso che il calore del sole non mi faceva bene. Un’altra mattina ancora, sono andato nel mio bosco di castagni preferito e sono rimasto esterrefatto nel trovarli tutti a terra, tagliati, così non mi sento affatto invogliato a camminare. Mi limito così a uscire appena dalla città dove trovo una “brezza carezzevole al volto” come era solito dire Leigh Hunt:  questo non mi fa percorrere più di 2 miglia in tutto. Ancora ad oggi continua a  non piovere, il raccolto sta arrivando  e siamo quasi riarsi. […] Ricorderai che avevo in animo di venire a farvi visita questa estate, ma non sono riuscito a mettere insieme forze sufficienti per un viaggio così lungo: sarei potuto restare per strada (in Paradiso) quando penso che arrivato qui, e sono appena 70 miglia, ero completamente sfinito e incapace di fare un solo passo in più. Il caldo di Roma era davvero opprimente, io stavo finendo i miei due quadri e in effetti sono riuscito a finirli, ma quadri e caldo insieme stavano anche finendo me. Così sono venuto a cercare scampo a Tolfa, ma anche qui il caldo era ed è così forte che ho avuto paura a prendere i bagni. Alla fine ne ho preso uno, che mi ha fatto bene tirandomi su e liberandomi dall’agitazione (“smania”)  causata dal troppo caldo. […] Sono qui in completa solitudine e non pronuncio una parola di inglese da un mese. Mi arrivano i documenti inglesi come anche quelli italiani. La mia buona vecchia domestica Betta è con me, è una buona cuoca e io procedo bene.

[…]

Torna suLettera 22 - Joseph Severn alla sorella Maria Severn

 Cara Maria,                                                   Roma, 24 febbraio 1874

 […]
Sto pensando di andare questa primavera al mare a Porto d’Anzio  e forse anche l’estate se non farà troppo caldo: in confronto a Tolfa si trova a metà distanza e mi darà modo di cambiare. […] Ti manderò una foto di Betta, non è tanto vecchia, piuttosto di mezza età e sta con me da 8 anni. E’ una domestica assolutamente eccellente, conosce le mie abitudini ed è davvero onesta. […] Betta vale tanto oro quanto pesa  sebbene sia molto grassa.

[…]

Torna su Lettera 23 - Joseph Severn al fratello Thomas  H. Severn

Caro Tom,                                                        Roma, 21 Marzo 1874
[…]
Sto pensando di andare a Porto d’Anzio, un porto di mare a 39 miglia da Roma, visto che l’aria di mare mi ha fatto molo bene il primo anno – del resto sono stanco di Tolfa  e il mio buon Dottore  vive con me nella mia casa. Mi hanno preparato un tale pranzo per la mia festa a San Giuseppe: è un’usanza di qui. […] Sto facendo una Madonna per la chiesa di Tolfa  poiché questa brava gente considera la mia guarigione un miracolo. […]

Torna suLettera 24 - Joseph Severn al fratello Thomas H. Severn

Caro Tom,                                                      Roma, 12 Aprile 1874
[…]
Ti ho scritto un mese fa, ma ho poco o nulla da dirti di nuovo da Roma, se non che sto avendo un pessimo Aprile, freddo e umido, pioggia a non finire, e così me ne sto quasi rintanato. Ne morirei, se non fosse per i miei quadri che mi tengono vivo. Sto facendo una Madonna per la Chiesa di Tolfa: questa buona gente considera un miracolo, per la mia età, il risultato della mia guarigione. Mi sono davvero liberato dal mio vecchio nemico, i reumatismi, dopo 70 bagni, a Tolfa, di acqua calda di borace e ferro. Ma questa volta penso di andare al mare a Porto d’Anzio, dove l’aria marina è meravigliosa […]

Torna suLettera 25 - Joseph Severn alla sorella Maria Severn

Cara Maria,                                                         Martedì, 14 Aprile 1874
[…]
Abbiamo pioggia continua […] e il mio quadro non si asciugherà  a causa dell’umidità […] sono costretto a rifornirmi di legna da ardere, non per me, ma per il mio quadro: ho cominciato con grande entusiasmo e la mia Madonna promette bene. […] sono grato alla misericordiosa Provvidenza che mi ha protetto, e anzi addirittura preservato, perché se non avessi potuto contare sui mezzi necessari per curarmi (70 bagni) sarei dovuto soccombere alla mia malattia. […] Sarei assai contento se il tempo mi permettesse di andare avanti con il mio quadro, ma l’umido e la poca luce mi costringono a starmene chiuso in casa. […] Ti scriverò dal mare, ma indirizzami come sempre “Pal Poli, Scala Dante”.
[…]

Torna suLettera 26 - Joseph Severn alla sorella Maria Severn

Cara Maria,                                                          Roma, 7 Giugno 1874
[…]
Con il bel tempo ora sto confortevolmente. Penso di andare a Tolfa il mese prossimo, e prendere 10 bagni come al solito;  sebbene io sia ben curato mi accorgo tuttavia che il minimo freddo mi fa male, e così godo del caldo che comincia […]

Torna suLettera 27 -  Joseph Severn al fratello Thomas H. Severn

[verso la metà del testo integrale la data della lettera viene aggiornata al 5 agosto]

Caro Tom,                                                        Tolfa (per Civita Vecchia)
                                                                                   3 Agosto 1874
[…]
Ci sono i Briganti intorno alla città,  oggi hanno derubato un signore e sua moglie. Dato che tali gravi fatti stanno continuando aspetterò e me ne starò tranquillo fino alla mia partenza per Roma. Ho ancora 4 bagni da prendere e poi per stare sicuro posso avere una scorta di dragoni, il governo infatti è molto energico. Il raccolto è talmente abbondante che qui non si sa dove mettere il frumento e le persone quasi non riescono a trovare il tempo per preparare i miei 8 bagni. Intanto la pioggia danneggia il grano. Il grande evento è una ferrovia da qui a Civita Vecchia, per il trasporto dei minerali giù da queste montagne. Sei inglesi brillanti e decisi sono al lavoro, ma si sono fatti un fortino a circa 4 miglia dalla città. Sono ottimamente sistemato, con la mia eccellente ?donna? [in italiano nel testo, N.d.T.] che fa provviste e cucina, le buone cose abbondano, in particolare vino e frutta. Io sto molto bene, a parte un po’ di debolezza dovuta ai bagni. Poiché la brava gente di qui considera la mia guarigione un miracolo, mi hanno chiesto un dipinto votivo di una Madonna  per la Chiesa: che ho fatto e donato e così ora mi sono messo in pace. [?] I vigneti sono carichi di grappoli come non accadeva da molti anni e il grano è tanto abbondante che non può essere immagazzinato per mancanza di braccia e di spazio. Anche la frutta è in prodiga quantità sebbene le pesche non si siano ancora viste. 5 agosto non ho paura dei Briganti , il governo ha mandato una tale truppa di buoni soldati che si è del tutto protetti. Un ladro è stato catturato stamattina mentre con una chiave falsa cercava di aprire un negozio, ma i molti boschi permettono di nascondersi, e tuttavia la gente è molto onesta e laboriosa sicché non ho molto da temere.

[…]
Torna suLettera 28 -  Joseph Severn alla sorella Maria Severn

Cara Maria,                                                     Roma, 24 Settembre 1874
Per tornare salvo e senza timore da Tolfa ho avuto una scorta di 2 Carabinieri armati che mi sono costati 9 scellini. In realtà non c’era da aver paura e tuttavia, ma una brutta sorpresa mi sarebbe stata fatale. Ho preso i miei 6 bagni dato che mi erano apparsi dei leggeri gonfiori alle caviglie, che ora sono spariti, sto bene in forze e sono in grado di dipingere con vigorosa rapidità. […] Ho trovato Tolfa molto deludente: tutti i bei boschi e i luoghi dove ero solito andare a passeggio sono adesso recintati in quanto la gente taglia gli alberi per farne legna da ardere. I bambini che fanno accattonaggio mi lanciavano sassi e così mi sono procurato una bella quantità di monetine per farli contenti. Ho fatto il quadro votivo per la chiesa visto che la gente considera un miracolo la mia guarigione. Il  22, quando sono ritornato [a Roma, N.d.T.), ho trovato la mia casa perfettamente pulita e ordinata, la Signora Valeriani l’aveva fatta tutta da sola e ti assicuro che sto proprio confortevolmente a parte la mia solitudine: infatti nelle mie uscite in calesse e nei miei giri prendo sempre con me qualche amico e questo mi dà forza.
[…]

Il tuo affezionato fratello
Joe

                                                           F  I  N  E

Torna su