e) "L'insorgenza antifrancese"
Sul finire del secolo ancora un altro avvenimento doveva
sconvolgere la chiesa ed il convento degli agostiniani della Sughera.
Il 15 febbraio 1798, in seguito all'occupazione di Roma da parte
delle truppe francesi del generale Berthier, con la soppressione del
governo pontificio, veniva proclamata la repubblica.
Per Tolfa, vissuta per tanto tempo sotto l'ala protettrice dello
Stato Pontificio, questo stato di cose originò un grave disagio. I cittadini
schierati sui pascoli sui quali dopo tanti anni avevano acquisito un
perpetuo diritto di enfiteusi, mostrarono ìl loro dissenso nei confronti di
quella politica governativa tendente alla privatizzazione.
A causa dell'arrivo dei francesi inoltre il pontefice aveva chiesto
alle comunità fortissimi contributi di beni pubblici, Tolfa spogliò allora
le sue chiese e gli ori della Sughera riempirono due canestre. BIANCHI, Storia dei Tolfetani cit., . 390.
Quando Civitavecchia fu assediata anche Tolfa partecipò alla
ribellione. La spedizione contro gli insorti fu spietata ed il generale
Merlin si assunse l'incarico di marciare contro il paese e di ridurlo alla
sottomissione. Le truppe francesi marciarono da Cibona verso Tolfa e,
nonostante la resistenza degli abitanti, raggiunsero la Chiesa dellaSughera dove stabilirono il loro quartiere generale per poi procedere
alla volta del paese. 2 F. M. MIGNANTI, Santuari cit., p. 98.Le case furono saccheggiate e le chiese profanate.
La Sughera subì probabilmente l'offesa più grave: l'immagine della
Madonna tanto venerata fu tolta alla devozione dei tolfetani e, fatto
ancor più grave, molti tolfetani che si erano consegnati ai francesi per
aver salva la vita, furono fucilati proprio nel piazzale antistante la
chiesa.
Cento anni più tardi il popolo di Tolfa ricordava il massacro con
una solenne cerimonia. Due lapidi furono apposte a ricordare il triste
giorno la prima, nella cappella municipale del cimitero, ricorda i nomi
dei fucilati; l'altra sul lato destro della chiesa lungo la strada dove era
consumato l'eccidio così recita:
"IL DI' 15 MARZO 1799
QUI CADDERO FUCILATI
DALLE MILIZIE DELLA REPUBBLICA FRANCESE
TRE SACERDOTI
CON ALTRI CENTO E PIU` TOLFETANI
PERCHE' DALLA VIOLENZA STRANIERA
AVEVANO TENACEMENTE DIFESO
LE PROPRIETA' LE FAMIGLIE LA PATRIA.
IL POPOLO DI TOLFA
NEL GIORNO DEL CENTESIMO ANNIVERSARIO PER COMPIANTO ED ESEMPIO. 3 Ibidem, p. 103.
f) La chiesa della Sughera oggi.
Dopo l'assedio francese la situazione economica del paese si
presentava assai critica e la comunità si trovò a far fronte a difficoltà di
diversa natura. L'agricoltura, il settore da cui Tolfa traeva il suo
principale sostegno, era in stato di quasi totale abbandono: i campi
devastati dal saccheggio e dagli incendi non potevano più fornire la
quantità di prodotti necessaria ai bisogni sociali.
Agli inizi del XIX secolo le miniere riprendevano la loro attività
ma ormai l'impresa, a causa delle spese necessarie al loro nuovo
avviamento, non costituiva più un affare vantaggioso. Molto
dell'allume restava invenduto ed il costo della manodopera era
notevolmente aumentato. In seguito quindi alla rivolta del popolo
tolfetano contro i francesi e dopo che l'impresa mineraria dell'allume
aveva subito la più profonda delle crisi, Tolfa aveva perso la sua
importanza ed era tornata alle sue umili attività. Anche la chiesa della
Sughera, dopo aver vissuto nel XVI secolo il periodo di massimo
splendore, agli albori del XX secolo, sembrò del tutto dimenticata. Con
la legge del 7 luglio 1866, divenuta esecutiva per Roma e Provincia con
successiva legge del 19 giugno 1873, lo Stato Unitario soppresse le"Corporazioni Religiose" confiscandone i beni e le proprietà. MANNINO, S. Maria della Sughera cit., p. 106. A tale
destino non poté sottrarsi neppure il complesso religioso della Sughera
che prima fu annesso al Regio Demanio, poi ceduto al comune di Tolfa
nel corso degli ultimi anni venti del XIX secolo. 2 Ibidem, p. 39. Dopo di allora
all'ormai esigua comunità di agostiniani di Tolfa rimase l'incarico di
officiare la chiesa e di provvedere alla sua manutenzione dietro
corresponsione, da parte del Comune, di 150 lire annue. Divenuto però
insufficiente l'assegno erogato, l'ultimo agostiniano lasciò il convento
nel 1921. 3 Ibidem, p. 39. Nel 1936 lo stato di abbandono era tale che fu adibito a
caserma degli alpini e successivamente fu sede del Genio militare. Nel
secondo dopoguerra fu dimora di sfollati; ospitò poi dal 1946 al 1960
una fabbrica di mattonelle ed infine, fino ai primi anni del 1998,
un'officina di fabbri. Oggi la chiesa ed il convento della Sughera, in
vista dell'anno del Giubileo, sono in via di restauro grazie soprattutto
allo stanziamento di fondi da parte della regione Lazio.
4 A. PASCUCCI, Santuario di S. Maria della Sughera a Tolfa, Civitavecchia 1997, p. 31..Nel 1995 sono
stati assegnati 100 milioni per i lavori di restauro della chiesa finalizzati
al recupero degli affreschi ed ulteriori 500 milioni per lavori esterni ed
interni. La Regione Lazio inoltre, con l'assegnazione dei fondi della 5/b,
ha assegnato 3 miliardi e 700 milioni per sistemare ed ultimare il museo
del convento dei Padri agostiniani.
ELENCO APPENDICI
Copia dell'opuscolo inedito di Prospero Morra ritrovato nella collezione di un privato. P. MORRA, 480 anni fa, la scoperta della Madonna della Sughera, Tolfa 1981, pp. 1-3
Atto di cessione del territorio limitrofo al "cappellone chigiano" per l'edificazione di una nuova cappella intitolata a S. Antonio Abate. AGA, Dd 14, Registrum Gabrieli Veneti 1521-1525, p. 93 v.
Contratto fra Agostino Chigi, Bernardino di Viterbo e Giovanni Battista per la realizzazione della cupola e della lanterna per la chiesa di S. Maria della Sughera. ASS, Fondo notarile ante cosimiano, filza %3, inserto 90, anno 1508.
Relazione manoscritta dei Padri Agostiniani datata 1650 sulle condizioni della chiesa e del convento di S. Maria della Sughera. AGA, li 4, Relazioni economiche dei conventi della Provincia di Napoli, tomo II, pp. 366 r e 367 r e v.
Il 28 luglio 1552 nella chiesa della Sughera è commesso un omicidio. La chiesa fu interdetta al culto e chiusa. ASCT, Consigli 1552-1561, in vol. 7, p. 23 r.
Relazione del 1780 dell'agostiniano Tomaso Bonasoli che informa come le entrate del convento della Sughera ammontanti a 1108 scudi nel 1652, fossero diminuite nel 1717 a soli 500 scudi. AGA, Notitie della religione agostiniana e della Provincia Romana di S. M.ro Tomaso Bonasoli figlio del convento di Anagni nel 1780, pp. 456-457.
Appendice VII Il 17 gennaio 1558 si evidenzia la necessità di porre rimedi alla cupola della chiesa affinché non si rovinasse oltre. ASCT, Consigli 1552-1561, in vol. 7, p. 17 v.
Appendice VIII Il 3 luglio 1558 il Consiglio dona alla Sughera 10 ducati di carlini per la fabbrica della chiesa. ASCT, Consigli 1552-1561, in vol. 7, p. 82 v.
Il 5 marzo 1559 il problema della cupola pericolante è risolto. Si scelsero Paolo Borgonovo, Guglielmo Forsano e Bernardino de Rossi a presiedere i lavori di riparazione. ASCT, Consigli 1552-1561, in vol. 7, p. 90 v.
In data 11 giugno 1561 si fa riferimento alla cappella Chigi e si invitano gli Agostiniani a provvedere alle spese necessarie alla sua riparazione. ASCT, Consigli dal 1561-1575, in vol. 14, p.90 r.
Antico Catasto con la localizzazione del terreno di proprietà della Sughera. ASCT, Catastro, vol. 22, p. 22 r.
Contratto di enfiteusi per un terreno appartenente al convento dei Padri Agostiniani della Madonna della Sughera a favore di Francesco Luciani.ASCSE, 20 luglio 1712 nella Tolfa.
Appendice XIII Cessione di due stalle poste alla "Costa". ASCSE, 10 ottobre 1718.
Contratto per la cessione di terre del convento della Madonna della Sughera all ' Albergante". ASCSE, 28 marzo 1719 nella Tolfa.
Giuseppe Valentini riceve dal convento della Madonna della Sughera quattro stanze in affitto poste nella Tolfa, nella contrada delle "Botteghe" ad uso di spezieria. ASCSE, 1 febbraio 1728 nella Tolfa.
Appendice XVI I periti incaricati dal convento della Madonna
della Sughera trovano la casa ereditata dal Sig.
Stefano Celli in pessime condizioni. ASCSE, 13
novembre 1731.
Appendice XVII La signora Giannetta Borghese si obbliga a
seminare un terreno spettante al convento e
situato in "Pian Cisterne". ASCSE, 29 settembre
1765.
Appendice XVIII Antonio Rossetti si obbliga a pagare l'affitto di una stalla posta alla "Ripa". ASCSE, 30 aprile 1768.
Appendice XIX A Franco Rossi viene tolta una vigna situata alla "Tolficciola" di proprietà del convento per non
averla curate come avrebbe dovuto. ASCSE, 16
settembre 1768.
Appendice XX Prato posto nella contrada delle "Prata" . ASCSE, 9 giugno 1782.
Appendice XXI I Padri Agostiniani chiamano un perito per stimare un terreno posto in contrada la "Sugara". ASCSE, 18 febbraio 1783.
Appendice XXII Terreno al "Marano" di proprietà dei Padri Agostiniani. ASCSE, 17 luglio 1783.
Appendice XXIII Il convento degli Agostiniani dà in affitto a Francesco Moretti "illetterato" una casa posta in contrada "La Lizzara" . ASCSE, 8 marzo 1797.
Appendice XXIV Giancarlo Poleggi cede i suoi beni al convento della Sughera a patto che lo stesso si occupi però anche di pagare i suoi debiti. ASCSE, 3 ottobre 1780.
Appendice XXV Le cause degli agostiniani si fanno tanto frequenti che i padri chiedono l'intervento del vicario generale. ASCSE, 18 febbraio 1783.
Appendice XXVI L'otto settembre 1553 padre Gregorovius chiede aiuto alla comunità per fare la cisterna del convento. ASCT, Consigli 1552-1561, vol. 7, pp. 22 r ev..
Appendice XXVII Il 26 febbraio 1558 il convento di S. Maria della Sughera chiede aiuto alla comunità per riparare l'orologio nel torrione. ASCT, Consigli 1552-1561, vol. 7, p. 79 r.
Appendice XXVIII 1123 ottobre i padri chiedono aiuto alla comunità per la campana e l'orologio. ASCT, Consigli 15521561, vol. 7, pp. 112 r e v.
Appendice XXIX I padri della Sughera supplicano la comunità affinché faccia elemosine per pagare gli organi. ASCT, Consigli 1576-1581, vol. 15, p. 34 r.
Appendice XXX I padri della Sughera chiedono alla comunità un contributo per l'organo e per il musicista. ASCT, Consigli 1581-1588, vol. 16, pp. 29 v e 30 r e v.
Appendice XXXI Il consiglio di Tolfa dona ai padri della Sughera 30 scudi delle "fide" del bestiame. ASCT, Consigli ed Istromenti 1601-1608, vol. 24, pp. 37 v e 38 r.
Appendice XXXII Al 1613 è una nuova richiesta degli agostiniani di 25 scudi per la porta della chiesa. ASCT, Consigli Bandimenti ed Istromenti 1613-1617, vol. 32, p. 24 r.
Appendice XXXIII Nel 1613 il comune provvede ad una parte delle spese necessarie per la cappella di S. Nicola. ASCT, Consigli e Proventi 1598-1613, vol. 21, p. 45 r.
Appendice XXXIV ADS, Fondo Vescovi, Visita Pastorale Saverio
Mellini 1695, p. 455 r.
Appendice XXXV ADS, Fondo Vescovi, Visita Pastorale Saverio
Mellini 1697, p. 60 r
Appendice I
480 ANNI FA
I NOVEMBRE 1501: LA "SCOPERTA"DELLA MADONNA DELLA SUGHERA A TOLFA
"Cavalcammo sempre per monti grandi e boschi foltissimi nel nostro andar ogni giorno a caccia de porci e cervi". Con queste parole, nel 1511, il giovane marchese Federico Gonzaga informava il padre, signore di Mantova, del grandissimo divertimento provato andando a caccia nella campagna di Tolfa in compagnia del cardinale Petrucci.
Dieci anni prima, £1 10 Novembre 1501, anche due signori di Tolta, avevano voluto dedicare la giornata festiva al piacere delle caccia. La tradizione ci ha tramandato i loro nomi: Costantino Celli e Ber- tardino Roso, due "notabili" del paese.
Su Costantino Celli non ci sono dubbi. T Celli, imparentati con i Frangipane, erano da tempo ai vertici dell'aristocrazia locale. Nel 1468 era stato proprio un Celli a sventare i. piani di Paolo TT, deciso ad impadronirsi. di Tolfa con l'aiuto di gente prezzolata.
Ma chi era, in quel 1° Novembre 1501, il suo compagno di caccia? Ho motivo di credere che il nome sia stato tramandato inmodo inesatto. Nella Tolfa degli inizi del XVT secolo non c'era nessun "Roso". C'erano invece, ed in posizione di preminenza, í "Del Rosso". Un Filippo Del Rosso figura, insieme ad un Paolo Celli, tra gli "spettabili omini" che nel 1530 elaborarono lo Statuto delle libertà comunali. Qualche anno più tardi, nel 1555, un altro Del Rosso, insieme ad un altro Celli, sarebbe stato l'autore della divisione delle terre da semina tra tutti i tolfetani, sulla base di una formula assai singolare, che privilegiava, con assegnazioni più estese, le famiglie. Ai antico ceppo locale rispetto a quelle degli immigrati, giunti a Tolfa dopo la scoperta delle miniere d'allume.
Usciti di paese di buon'ora, il Celli e il Bel Rosso si erano diretti verso ovest, inoltrandosi subito nel folti boschi che circondavano e quasi aggredivano l'abitato che cominciava ad estendersi oltre le mura castellane. Per loro quel giorno non ci sarebbero stati né cinghiali (i "porci" di Federico Gonzaga), nè cervi, e nemmeno selvaggina minuta, di solito abbondante nel fitto della macchia. Sembrava che la vita animale fosse misteriosamente scomparsa da quella zona: solo una distesa senza fine di piante di sughero immote nell'umido mattino della festa dei Santi, e intrigo di rovi ad intralciare la ricerca dei cacciatori.
All'improvviso, un insistente latrato dei ceni, fermi nella posizione della punta. T1 Celli ed il Del Rosso accorsero con passo precipitoso. Giunti sul posto dove i cani si erano fermati, si guardarono perplessi. Ai piedi dell'albero non c'erano né cinghiali né cervi, ma i cani restavano lì, immobili, continuando ad abbaiare. T due cacciatori pensarono a qualche grosso volatile, e guardarono in alto: tra i rami di un sughero enorme c'era un dipinto raffigurante la Madonna che stringeva a sé il Bambino Gesù, in piedi sul piano di un tavolo, benedicente. Nel dipinto, folti rami di un albero facevano da sfondo alle due figure.
Stupore, ammirazione, commozione e gioia s'impadronirono dell'animo dei due, e ad essi bastò un cenno d'intesa. Abbandonata a caccia, tornarono in paese a dare la notizia della scoperta, e di li a poco l'intera popolazione di Tolfa li seguì in un ritorno trepidante sul po posto per vedere, per ammirare, per pregare.
Appendice I
Sarebbe stato inutile chiedersi come il dipinto fosse arrivato su quell'albero, perché nessuno avrebbe potuto dare una risposta. Tn via di ipotesi, si può oggi pensare ad una raffigurazione delle viterbese Madonna della Quercia, assai venerata da qualche decennio in tutta la regione della Tuscia. Sempre in via di ipotesi, si può ritenere che il dipinto fosse uscito dalla bottega di Antonio del Massaro detto il pastura, assai attivo in quegli anni a Viterbo, a Corneto e altrove. Sono ipotesi suggerite dalla presenza a Tolfa in quel tempo di Agostino Chigi. Appaltatore delle miniere di allume dal 24 Dicembre 1500, il Chigi, che stava indirizzando gli scavi verso la zona de La Bianaa, aveva forse pensato di affidare alla protezione della Madonna le sue speranze di trovare in quel luogo giacimenti più ricchi ed abbondanti del prezioso minerale.
La congettura non deve far meraviglia. Imprenditore certamente geniale, il Chigi univa in sé, istintivamente, come molti uomini del rinascimento, l'amore per le cose sacre e quello per le cose profane in un intreccio così vario e complesso che impediva di comprendere quando e quanto gli interessi per il sacro fossero a servizio di interessi profani, e viceversa. Suo padre Mariano, banchiere accorto ed uomo di profonda pietà, quando anni prima aveva commissionato al Perugino una crocifissione - splendido capolavoro che anche oggi costituisce la gemma della chiesa di S. Agostino a Siena - pretese ed ottenne che tutte le figure dei personaggi dipinti ai piedi della croce avessero il volto degli uomini e delle donne della sua famiglia. La congettura, inoltre, trova un conforto nel dato storico che Agostino Chigi aveva trascorso proprio a Viterbo gli anni della giovinezza, ed aveva potuto constatare di persona quanto fosse viva ed intensa la venerazione nutrita per la Madonna della Quercia. Fra cosa naturale, per lui, porre sotto la protezione della Vergine quel l'appalto delle Lumiere che in breve tempo ne avrebbe fatto il più grande mercante della cristianità, il mecenate della Roma del suo tempo, in una parola sola "il Magnifico".
I1 senese Enea Silvio Piccolomini, salito al trono di Pietro con il nome di Pio II, aveva salutato come un dono immenso della Provvidenza, nel 1461, le scoperta delle miniere d'allume nella zona di Tolfa, e aveva consacrato ella crociata contro i Turchi tutti i proventi che lo sfruttamento delle "Lumiere" avrebbe procurato alla Santa Sede. Quarant'anni dopo un altro senese, il Chigi, avreb be messo sotto la protezione della Madonna della Quercia le "sue" lumiere, destinate a fornire allume per quasi tre-secoli a tutto l'occidente cristiano.
Quel 1° Novembre 1501 tutto il popolo di Tolfa, raccolto sotto l'albero della scoperta prodigiosa, decise di portare il dipinto in paese, e di collocarlo provvisoriamente nella chiesa della Misericordia, in attesa di più solenni onoranze. L'indomani, quando un sacerdote si recò nella chiesa per celebrarvi la Messa, il dipinto non c'ere più: la Madonna era tornata sul suo albero di sughero. Seguirono numerosi prodigi, che la tradizione ha tramandato fino a noi.
Alla Madonna del Sughero, che nessuno osò più rimuovere dal luogo dove era state rinvenuta, Agostino Chigi fece costruire una chiesa, ordinando che l'albero sul quale il Cell, e Del Rosso l'avevano trovata fosse incorporato nell'altare, e che la zona intorno all'albero non venisse pavimentata. L'altare doveva innalzarsi dalla
nuda terra, con le radici dell'albero ancora affondate nel terreno tra zolle intatte.
Risalgono al giugno del 1507 i "Patti tra Messer Agostino del fu Mariano Chigi e Gio. Batta del fu M. Pietro e Bernardino di Giovanni da Viterbo, scultori e Muratori, per fare la cupola o tribuna della Chiesa di S. Maria della Sugara".
LA denominazione della nuova chiesa piaceva molto al Chigi.
Gli ricordava la denominazione di una sua villa di Siena detta Appunto della Suvera o della Sughera che egli aveva ceduto ai suoi concittadini perché potessero farne dono a Giulio II, suo grande amico e protettore, a testimonianza di una.., inesistente ascendenza senese di quel Papa.
érimasto nella chiesa costruita per lui fino al 15 Marzo 1799. Quel giorno, il più triste e luttuoso della storia di Tolfa, il quadro sparì in quelle tragiche idi di Marzo le truppe francesi che sostenevano la repubblica giacobina proclamata l'anno prima, dopo aver domato la resistenza di Civitavecchia, vollero dare a Tolfa un durissimo esempio di come si punisce una ribellione al potere costituito. La punizione fu atroce, perché proprio davanti alla chiesa delle Madonna della Sughera più di cento tolfetani inermi su una popolazione che non arrivava ai mille abitanti furono fucilati. I misteriosi disegni della Provvidenza
La mano sacrilega che quel giorno strappò il dipinto dai rami del l'albero murato dentro l'altare, risparmiò senza rendersene conto alla Madonna protettrice di Tolfa la pena infinita di assistere, impotente, ad un abietto e vile delitto contro l'umanità.
PROSPERO MORRA
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SUTRI ARCHIVIO DIOCESANO
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Fondo Vescovi, voi. 173, Visita apostolica Panphili 1774, ff. 51-57.
TOLFA ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE
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Consigli 1581-1588, vol. 16, ff. 29 v, 30 r e v
Consigli ed istromenti 1601-1608, vol. 24, ff. 37v, 38 r. Consigli e proventi 1598-1612, vol. 21, f. 45 r.
Catastro 1601, vol. 22, f. 22 r.
Consigli ed istromenti 1601-1608, vol. 24, f. 35 r e v.
Consigli ed istromenti 1613-1617, vol. 31, ff. 24 r, 25 r e v, 26 r.
TOLFA ARCHIVIO STORICO DELLA CHIESA DI S. EGIDIO
Fogli sparsi con titolo Iura:
- 20 luglio 1712 nella Tolfa.
- 10 ottobre 1718. - 28 marzo 1719.
- 1 febbraio 1728 nella Tolfa.
- 13 novembre 1731.
- 29 settembre 1765.
- 30 aprile 1768.
- 16 settembre 1768.
- 3 giugno 1782.
- 18 febbraio 1783.
- 17 luglio 1783.
- 8 marzo 1797.
- 3 ottobre 1780.
- 13 settembre 1782.
- Costo dei lavori fatti a reverende padre della Sudera nell'anno 1765.
- Lavori fatti per la Madonna della Sudera dell'anno 1768.
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