Archeologia

 

 
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PARTE II

 

AL PITTORE DANTE LOFFREDI

Quella tua infanzia un poco sfortunata,
i resti della guerra e una rovina,
maledetta la bomba abbandonata
ch'alla malvagia sorte ti destina!
Di Paliano la gente è radunata,
geme la grande unita alla bambina:
Dante Loffredi ha perso un occhio e '1 braccio,
strilla la mamma: «Adesso come faccio?!».

Il padre s'è gelato come il ghiaccio,
pensate a tutti quanti i suoi parenti;
a quell'avvenimento mi riallaccio,
che strappa pianti, pene e gran tormenti;
adesso ch'è restato con un braccio,
alla Pittura dà i suoi sentimenti.
I miei ringraziamenti a te,
o Paliano, tuo figlio onora il suolo tolfetano.

Anzi, per meglio dir, quello italiano;
uomo dotato d'estro e di cultura,
ha dipinto la Madre del Sovrano
e tu vieni a veder quella figura,
sembra che muova il piede e pur la mano,
l'ha fatta perfetta in ogni misura.
Rendere onore voglio a quel pittore,
grande è il suo genio, grande il suo valore.

I tuoi quadri son tutti uno splendore
ché pitturi la valle e la collina,
fai il monte della Rocca ch'è un amore,
dipingi la cavalla e la vaccina,
disegni la campagna quand'è in fiore;
raffigurato hai l'alba mattutina
e le stelle e la luna, insieme al sole,
i più splendidi fior, rose e viole.

Un complimento proprio ti ci vuole!
I funghi d'ogni specie hai pitturato,
il sentimento tuo è come una mole;
per quanto sei preciso e concentrato,
 tutti gli appassionati riconsole:
Natura questo pregio t'ha donato.
Esalto il tuo lavoro, la Pittura,
speriam ch'al mondo resti imperitura.

Rappresentato hai tutta la natura
talmente bene che non ci si crede;
mite è l'aspetto e la tua mente è pura,
uomo pieno d'amore e tanta fede,
ammirando la tua disinvoltura,
la grazia e la bontà molto si vede.
Caro Dante, sei un illustre pittore,
che il tuo avvenire sia sempre migliore!!
14 Giugno 1980


AD UNA LAVANDAIA MALIGNA E CALUNNIATRICE

Donna, quando tu vai alla fontana,
il tuo parlare spesso è petulante,
la tua lingua il mondo inter profana
eppur si sa che l'hai più d'un amante,
il disonore tuo non si risana,
chiaro ti sta scritto nel sembiante
e così la Natura ti destina,
certo nascesti da vera sgualdrina.

La disonestà la pace rovina:
è quello che tu fai al lavatore (1),
donna d'inganno, misera e tapina,
fino al collo sei dentro al disonore,
c'è qualche altra ch'insieme a te cammina
e siete unite allo stesso valore;
se tu adoprassi il cuore e il tuo cervello
non staresti a dir mal di questo o quello.

Pensa un poco a quel pover cornutello
che da te sola conosce il peccato,
rivolger ti vorrei un nuovo appello,
per quanto son paziente e delicato;
con questo scritto, ch'è sereno e bello,
tutte le doti tue ho già indicato.
Le accuse ingiuste fanno troppo male,
ecco perché l'ho messe nel verbale.

Quando a lavar tu vai giù a Canale,
Pompo e la famiglia lascia da parte
ché possiedi una lingua micidiale,
abile a mescolar tutte le carte,
capace di confonder l'essenziale;
tu lo fai per mestiere, è la tua arte,
ma segui la tua strada, dritta o storta,
e con la lingua stanne un po' più accorta.

Quella tua lingua tienila più corta,
se non ti vuoi crear pene e perigli,
e se da piccolina tu eri morta
nelle chiacchiere non mettevi i figli;
dimmi se per mestiere fai la scorta
e dove, per dir male, tu ti appigli.
La tua lingua compie brutte gesta
eppure fai portar le corna in testa.

O brutta scellerata e disonesta,
non hai nessun contegno nel cammino,
ti dico: la tua lingua infine arresta,
godi col vecchio e col giovanottino
e solo il disonore ora ti resta,
col tuo cervello falso e malandrino.
Se riparli, di scriver non son sazio:
sei la donna degli uomini del Lazio!
22 Giugno 1981

A GIACOMO BELLONI

Grande cantor tu fosti di poesia
e sempre chiare furon le tue note
fino a quando il Sovran ti portò via;
oggi qui a declamar c'è tuo nipote,
tu vivi in Paradiso in leggiadria,
dove eserciti la tua grande dote,
e qualche verso cantalo al Sovrano
anche a nome del popol tolfetano.
25 Ottobre 1981

IN RISPOSTA A 5 LETTERE ANONIME

Risponder voglio con grande dolcezza
per farti capir meglio il mio messaggio:
nel tuo cuore s'annida l'amarezza
che con malignità cerca l'oltraggio;
nascesti traditor, senza saggezza
e senza la gran dote del coraggio.
Chi la firma non mette al suo dettato,
è figlio di puttana e rinnegato!

Ho già detto che traditor sei nato,
sei incoraggiato dall'Aquila nera,
per questo hai scritto e pur telefonato.
Ad Ottobre cercavi la bufera,
ora vile ti chiamo e scellerato,
ci sei rimasto con la bocca nera!
Dicon che '1 perdono è miglior vendetta,
però chi '1 male fa, quel mal s'aspetta.

Natura p' ogni cosa ha la ricetta,
bacato e delirante è il tuo cervello;
di scontar ciò ch'hai fatto poi ti spetta
'sì come Truffaldino con Brunello:
l'uno ridotto come una polpetta,
l'altro impiccato in cima a un alberello.
Da bravo rinnegato e usurpatore
or frequenti la gente senza onore.
7 Gennaio 1982

A GIOVANNI KEZICH

Tu menasti una vita, o Giovannino,
raccogliendo i bei frutti di cultura;
io ti conobbi quando eri bambino,
avevi grande amore e mente pura:
così volle Natura e il tuo destino,
ecco che il tuo avvenir te l'assicura;
hai tanta intelligenza e tanto amore,
il tuo avvenire sia sempre migliore!

Or dall'Italia tu sei andato fuore
per ricercare ancora altro linguaggio;
or ch'arrivato sei all'ultime ore,
con le tue grandi doti di coraggio,
risplendi come Febo al primo albore,
or s'aprono le porte al tuo miraggio.
Di riabbracciarti ancor non vedo l'ore,
quando dovrò chiamarti «professore»!

Per questa gioia mi sorride il cuore,
la vita conducesti in lontananza,
quanto sorriderà il tuo genitore,
t'abbraccerà e ti darà importanza,
ti darà tutto il merto col valore,
sperando tua virtù sempre s'avanza:
figliol, con la tua bella professione,
onori la famiglia e la nazione!
7 Giugno 1982

ALLA PITTRICE PIERINA PIERINI

Grandi doni ti dié questa Natura,
che fece me ben misero e fanello;
mi rammento quando eri una creatura,
tua persona serviva da modello,
la stoffa ben tagliavi su misura,
ogni lavoro ricamato e bello.
Per quanto gentil eri e assai cortese
eri la miglior sarta del paese!

Te ne andasti al suol civitavecchiese,
lasciasti l'ago e prendesti il pennello,
onorando Tolfa con grandi imprese
grazie all'intelligenza e al tuo cervello;
la poesia t'onora ad ali stese,
pitturasti l'antico tuo paesello,
i vecchi chiostri e l'antiche borgate,
l'opere tue son liete e son beate.

Dolcissime figure hai pitturate,
a me sembra il terrestre Paradiso
e nel vederle belle e colorate
onoro il genio tuo che queste ha inciso,
dagli intenditor d'Arte assai apprezzate;
la Gloria per te mostra il suo bel viso,
pel tuo lavoro, che fai con coscienza,
con stile, grazia, amore e con sapienza!

Ho visto la divina Onnipotenza,
il suo figliolo bene hai pitturato,
col tuo ingegno lo metti in evidenza,
col tuo pensiero dolce e delicato;
Pierina, fai la sarta della Scienza,
il castello di Pyrgi hai disegnato,
è bello nell'aspetto e nel sembiante,
la tua Arte per tutti è illuminante.

Pittrice, dei bei fiori tu sei amante,
fai vedere un antico giocaiolo
ch'ai suoi tempi approfittava tanto,
seminava egoismo e tanto duolo,
dopo tanti anni lo vedo davante,
con questa grande gioia mi consolo.
Pierina con i fiori ci governa,
fa viver tutti in Primavera eterna.
5 Luglio 1982

PER LA FESTA DELLA CLASSE 1941

Questo raduno è segno d'uguaglianza,
qualità ch'appartiene al corpo umano;
ecco come si vive in fratellanza,
tanti fratelli insieme, un giorno sano;
la fede con l'amore è la sostanza,
oggigiorno ci stanno un po' lontano.
Per questa gente onesta e affezionata
che sia lieta e felice la giornata.

Vedi la società quando è sbandata,
stringete forte gli amorosi anelli,
la solidarietà per tutti è grata
e tra gli uomini mai non si cancelli.
Vi sia vicina la Madre beata
che vi tolga gli inganni ed i tranelli.
Nel mangiare mettete grande lena,
tanta salute alla vita terrena!
19 Settembre 1982

 

LA MARIETTA

Dalla famiglia Rocchi che risplende
una pupilla gentile e cortese,
di fare l'infermiera ella s'intende
e cura gli ammalati a 'sto paese;
ogni persona sempre ben comprende,
son numerose e grandi le sue imprese.
Pietrangeli le dié l'insegnamento,
Marietta apprese con ricco talento.

Eran tempacci e si viveva a stento,
mentre curava il giovane e l'anziano,
ma lavorava senza il pagamento,
quanto conforto al suolo tolfetano!
Ella lavora ancor con sentimento,
accorre dove c'è da dar la mano.
Tolfetani, onoriam questa infermiera
che onora Tolfa e tutta Italia intera!
6 Gennaio 1983

AL CONGRESSO DEL P.C.I.

O quanta schiavitù nel tempo antico,
gli uomini divorati dai leoni,
l'uomo che dell'altro uomo era nemico,
ai servi grandi botte coi bastoni,
lo spregio per le donne non lo dico,
dove guardavi c'eran distruzioni;
chi sotto terra e chi nel trabocchetto,
divertimento al ricco prediletto.
Ma il progresso veniva anche a dispetto:
per portare uguaglianza fu mandato
un uomo onesto, ma che, poveretto,
sulla croce su un monte fu inchiodato.
Il ricco fra i dannati è che lo metto,
ch'ogni innocente lo fa condannato.
Finché c'è la ricchezza e l'arroganza
tardi ritorneremo all'uguaglianza.

La fede è lenta, ma sempre s'avanza
ed ora il passo lo faccio allungato
e nel cantar ci metto più sostanza
per dir di chi l'uman vuol far salvato,
di chi vuole evitare ogni mancanza,
di chi vuol che progresso ci sia dato.
Datti da far, Partito Comunista,
ché d'ingiustizia troppa se n'è vista!

Il sangue ha dato pure un socialista,
assassinato dai neri briganti;
fu una cosa crudele e tanto trista,
il processo bloccato sull'istanti;
quanta ne torturar di gente mista,
a nasconder loro idee furon tanti;
confino ai coraggiosi e gran tortura,
molti in galera fino a sepoltura.

Lascio lo sventurato e ogni sciagura
ché un altro passo avanti debbo fare;
nell'era della scienza, addirittura,
c'è ancor chi tutto il mondo sta a affamare,
misfatti fanno con la mente impura,
altro che tasse ci fanno pagare,
il diritto alla vita è dimezzato:
lo sfruttator bisogna sia cacciato!

Guarda che cosa fanno il Sindacato,
la Confindustria unita col Governo,
fanno pagar le tasse al pensionato,
ria cosa che davvero non concerno.
Ogni grande industriale s'è assentato,
il denaro ha portato nell'esterno.
Per cambiare il destin della nazione,
classe operaia insorgi e fai l'unione!
9 Gennaio 1983

 

AL POETA MILLANTATORE

Seminatore d'odio e di vergogna,
perché spandendo vai tanto veleno?
Sei peggior d'una febbre o della rogna,
di dir male potresti fare a meno;
mentre il pensiero tuo vacilla e sogna,
sei conosciuto ovunque nel Tirreno.
Il trofeo che «vincesti» in quel bel posto
era il regalo del mese di Agosto!!!
30 Gennaio 1983

AD ANTONELLA E MAURO
PER IL LORO MATRIMONIO

Rinnoverete la generazione
come con Madre terra fa Natura,
ecco l'Amore pieno d'affezione
dalla tenera età fino a matura,
con il rispetto umano e educazione
e col sorriso che in eterno dura.
Fanno sparire ogni altra luce intorno
lor, che notte trasformano in bel giorno!
22 Ottobre 1983

 

ALL'AMICO RENZO SFASCIA

C'è un chiosco là, vicino al Monumento,
da lecci sempreverdi bene ornato,
a gestirlo c'è un ottimo elemento,
pieno di grazia e pur tanto garbato,
dotato nel lavoro di talento,
che il cliente bene fa trattato:
se vai a mattina presto, oppur di giorno,
trovi un sorriso sempre bene adorno!

Chi c'è stato una volta, fa ritorno,
servito con la grazia veramente;
è sempre lui il primo a da' il «buongiorno»,
quanta educazione per il cliente
e quanta simpatia si sparge intorno!
E' davver degno d'essere esercente,
ti fa un buon caffè e un cappuccino
che rinfranca la vita nel cammino.

Sa trattare l'anzian, medio e piccino,
vende le gomme con le caramelle,
se di liquore prendi un bicchierino
ti dà una forza ch'arriva alle stelle;
tutto si trova dentro al botteghino,
biscotti, dolci vari e pur ciambelle;
male al libeccio e peggio allo scirocco,
questo è Renzo Sfascia, detto «il Tòcco»!!
8 Gennaio 1985

IL VINO

Il contadino, nel suo campicello,
per tutto il giorno ha fatto lo scassato,
con l'abilità propria del cervello
un giorno belle viti ci ha piantato;
del suo vino riempie il gran tinello
e gode nel vedere il risultato.
A chi beve il buon vino di cantina
non serve nè dottore o medicina.

Bevilo a colazione, alla mattina,
gusta l'aroma di questo liquore,
ti fa venire mente chiara e fina,
ti rinforza il cervello insieme al cuore,
puoi affrontar la valle e la collina
e nel cammino sentirai vigore.
Chi beve il vino tanta forza acquista,
non serve il guaritore o il farmacista.
22 Febbraio 1985

AD UN AMICO

Amico, m'hai rivolto un brutto gesto,
dal paesello se' andato lontano:
per l'amicizia non accetto questo,
forse t'è capitato un fatto strano;
nel mondo sempre è stato il disonesto,
anzi, per meglio dir, regna il profano.
Tu che sei d'indole buona,
qui ragiona prima che poi il peccator perdona.

Ritorna a respirare l'aria buona,
a rivedere Tolfa e il suo castello,
Civitavecchia è, si, una bella zona,
un grande amico hai, quasi un fratello;
ed ora il tuo pensiero forte sprona,
io ti rivoglio a questo paesello:
torna di sera, oppure di mattina
a gustare il buon vino di cantina!
Agosto 1986

LA CASA DI BALDINI

Alle pendici del Poggio della Piana
c'è una casetta con bel pergolato:
tu vedi i monti e la collina sana,
ti godi le bellezze del creato,
Piandangeli, la Rocca e la campana,
il giorno ci si passa rallegrato:
ci stai bene, nell'armonia intriso,
ti sembra di volare in Paradiso!
Agosto 1986

AGLI SPOSI

Si sa che Amore è forza rinascente,
viene donato da ogni padre al figlio,
la mamma è la nutrice veramente,
l'adora, l'accarezza, dà il consiglio,
rispetto e onor gli mette nella mente
per farlo crescer puro come giglio.
A te, Massimo, e a te, o Simonetta,
auguro vita in amor lunga e perfetta!

ALL'AMICO REMO PERSI DI CIVITAVECCHIA

O Remo, dove è andato quel tuo amore?
 Forse nell'odio tu l'hai riversato?
Per l'affetto e per quel tuo gran valore
non vedendoti sono addolorato!
I saluti mi mandi a tutte l'ore,
ma ti voglio in persona, o uomo amato!
Ora fatti l'esame di coscienza,
da noi ritorna con la tua presenza!
18 Luglio 1989

A GIOIA E MAURO SPOSI

Genitore, sei stato fortunato,
nel tuo giardino è sbocciata una rosa,
di nipotini è adorno e profumato,
questa giornata è bella e deliziosa,
il mio augurio che sia ben accettato,
vi accompagni una vita laboriosa!
Questo amore perfetto e senza inganni
vi dia amore e fede per cent'anni!
11 Ottobre 1986

PER IL FURTO DI UN CARATELLO

Un caratello presso la cantina...
una mattina lì già più non c'era,
non la posso chiamare che rapina;
ora la chiamo gente menzognera.
In Italia così or si cammina,
è questa gente che nel mondo impera:
chi ha poco onore e chi meno cervello,
un infame ha rubato il caratello!

Ma pensa che gran furbo è stato quello,
ha realizzato un colpo da un milione,
che in un mese lo prende il poverello;
però vi posso dir che è un gran ladrone,
prendere roba d'altri non è bello,
ma quello è sangue di generazione;
se chiedeva gli davo l'essenziale,
per questo ora lo chiamo criminale!
22 Luglio 1989

ALLA CUGINA ANNA PASCUCCI

Hai lasciato la valle e la collina,
solo soletto muoio disperato!
Ritorna a respirare l'aria fina,
lascia stare il mar, tutto inquinato;
qui dei fiori il profumo la mattina,
il giorno se ne va lieto e beato.
Cerco piatti, bicchieri e callaretto,
ma non lo trovo per brutto difetto.

Non lo trova nemmeno «l'uomo retto»,
noi sembriamo due pecore smarrite:
Anna, ritorna presto qui al boschetto,
tu che sai far l'opere compite!
Bisogna dare retta a un vecchio detto:
le forze, senza donne, son finite...
Ben poco siamo adatti alla cucina,
mentre uno sbaglia, l'altro 'n indovina!
27 Luglio 1989