Capitolo 1. Presentazione della ricerca e dei testi usati.
1.1 La ricerca: Alcune considerazioni sul dialetto di Tolfa (RM)
La proposta di svolgere un lavoro su un dialetto italiano mi è subito sembrata interessante e molto attinente a quelli che reputo siano gli interessi linguistici che ho sviluppato durante il corso di laurea da me seguito, sia per la ricchezza del territorio italiano in fatto di dialetti rispetto ad altre aree geografiche del mondo in cui hanno avuto un seguito le lingue romanze, sia per una personale affezione a questo dialetto che conosco grazie alle origini tolfetane della mia famiglia.
11 primo problema che si è presentato è stato quello di decidere quale direzione prendere nella scelta dei materiali che avrebbero documentato il dialetto di Tolfa. Le possibilità che tenevo presenti erano tre, la prima era quella di ricercare dei lavori già compiuti su questo dialetto per avere un termine di confronto, la seconda era quella di ricercare scritti di carattere documentario, contratti e simili, la terza era quella di analizzare delle poesie scritte in dialetto.
Una prima ricerca di documenti e di lavori già compiuti sul tolfetano, svoltasi presso la biblioteca della facoltà di lettere e filosofia e presso la biblioteca nazionale di Roma, purtroppo non ha dato i risultati attesi, d'altro canto, analizzando alcune raccolte di poesie in tolfetano ci rendemmo conto con il professor Filippin della ricchezza di questi testi in fatto di fenomeni dialettali.
Contemporaneamente riuscii a reperire un testo che presentava la scuola elementare di Tolfa sotto il suo aspetto storico, da fine ottocento al primo ventennio del novecento, attraverso documenti di archivio come registri di classe e circolari. Di questo testo mi colpì il fatto che in alcune pagine erano presentati degli elaborati degli alunni del 1900 circa, fu allora che mi venne l'idea di affiancare alle ricerche già in corso una ricerca di errori dialettali compiuti dai bambini di scuola elementare nei loro elaborati. Dopo un colloquio con il professor Filippin, decidemmo che la via da seguire doveva essere quella delle poesie e dei temi di lingua italiana della scuola elementare.
In questa nuova fase del lavoro mi sono dedicato alla lettura delle poesie cercando di fare una selezione di fenomeni dialettali importanti che caratterizzano il dialetto da me studiato per poi affrontare il lavoro sugli elaborati scolastici.
Durante questa fase non ho incontrato grosse difficoltà, a parte quella fisica di recarmi più volte personalmente a Tolfa, grazie anche alla preziosa collaborazione dei dipendenti comunali, del personale scolastico della scuola elementare di Tolfa Giovanni XXIII e del dirigente scolastico Dott.ssa Laura Piroli che mi ha gentilmente concesso l'autorizzazione ad accedere all'archivio scolastico.
Raccolti i dati sono passato ad una fase organizzativa di questi ultimi, cercando di riunire e classificare gli esempi di ogni fenomeno e di dividerli in tre macro-gruppi, Fonetica, Morfologia e Sintassi.
Classificato il materiale raccolto sono passato ad una fase di organizzazione della materia in capitoli per poi passare alla stesura della tesi facendo una breve presentazione dell'area geografica in questione ed un breve inquadramento storico-politico, una descrizione generale delle fasi di realizzazione della tesi e delle fonti utilizzate per poi passare ai tre capitoli Fonetica, Morfologia e Sintassi nei quali si riportano nei vari paragrafi i fenomeni supportati dagli esempi già precedentemente classificati. Ho chiuso con un breve capitolo che riporta alcune espressioni tipiche e dei vocaboli accompagnati da definizione ed un capitolo conclusivo nel quale si commentano brevemente ed in linea generale i dati presentati.
1.2 Descrizione dei testi
Il primo testo che mi sono trovato a consultare è "La letteratura volgare ed i dialetti di Roma e del Lazio" di Paolo D'Achille e Claudio Giovanardi, disponibile presso la biblioteca della facoltà di lettere e filosofia di Tor Vergata, si tratta di una bibliografia di studi compiuti dai due autori sui dialetti del Lazio. In realtà su Tolfa non c'era molto materiale ad eccezione di qualche documento riguardante la concessione per lo sfruttamento dell'allume, documenti che ho visionato nella rivista tedesca "Quellen und Forshungen aus italienischen archiven und bibliotheken" e nel testo "Storia e cultura del rinascimento italiano" presso la Biblioteca Nazionale ma dato che la via documentaria non mi sembrava redditizia quanto a documentazione dei fenomeni linguistici abbandonai questa strada.
In seguito ho cominciato ad analizzare delle raccolte di poesie in dialetto "La Tòrfa dal barsolo" e "A la Tòrfa...da lontano" del poeta tolfetano contemporaneo Ettore Pierrettori, ed altre poesie di Balilla Mignanti, anche lui poeta contemporaneo di Tolfa, raccogliendo i primi dati utili alla documentazione della lingua studiata.
Durante le ricerche mi sono avvalso dell'aiuto del professor Ferdinando Bianchi. anch'egli nativo di Tolfa, che mi ha fornito alcuni testi da consultare tra cui "La scuola di Tolfa (1882-1923)" di Laura Bianchi, Stefania Riversi, Daniela Rinaldi, Marisa Rocchi, autrici del testo nonché maestre della scuola Giovanni XXIII. Il testo, come descritto nel paragrafo precedente riporta documenti e qualche elaborato di lingua italiana dei bambini della scuola, da qui appunto l'idea di analizzare proprio i temi dei bambini nella speranza che emergessero delle forme interessanti tra gli errori.
Gli elaborati che ho potuto visionare, previa autorizzazione del dirigente scolastico, sono esami di quinta elementare. L'inizio non fu incoraggiante dato che la quantità di errori presenti non sembrava sufficiente allo scopo, considerando il fatto che un esame in bella copia probabilmente già ha subito una fase di correzione da parte dell'alunno stesso e di controllo da parte di una maestra, per questo motivo ove possibile ho cercato di visionare le brutte copie. Per quanto riguarda la datazione degli esami, ho visionato elaborati del 1979, del 1986 e del 1991. Purtroppo non sono riuscito a trovare esami precedenti, il personale addetto alla mia assistenza durante le mie visite alla scuola mi ha spiegato che per ovvi motivi di spazio periodicamente il materiale cartaceo viene eliminato. Nella trascrizione degli errori trovati mi sono attenuto alle disposizioni datemi dal consiglio d'istituto in materia di tutela dei dati personali in modo tale che in nessun caso sia risultato possibile relazionare gli esiti della consultazione con gli autori dei temi o con eventuali persone citate in essi.
Molto importante è stato l'ausilio di un testo che ho utilizzato come termine di confronto durante la fase di classificazione dei fenomeni trovati nelle poesie e nei temi, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti" di Gerhard Rohlfs. 11 testo è diviso in tre volumi, fonetica, morfologia e sintassi ed è proprio questa tripartizione che ho voluto seguire nella classificazione dei fenomeni linguistici poiché mi sembrava la più adatta al tipo d'indagine svolta.
Altri testi di cui mi sono servito in questa fase del lavoro sono "Le lingue e il linguaggio" introduzione alla linguistica di Giorgio Graffi e Sergio Scalise e "Manuale di linguistica e filologia romanza" di Lorenzo Renzi ed Alvise Andreose.
In fine ho svolto una piccola ricerca per tracciare un profilo geografico-storicopolitico di Tolfa avvalendomi di nuovo dell'aiuto del professor Ferdinando Bianchi e del suo manuale "Storia dei Tolfetani", oltre al testo "Studi storici su Tolfa" di Ottorino Morra, anch'egli tolfetano di nascita nonché di una piccola ricerca svolta in rete.
Capitolo 2. I monti della Tolfa.
2.1 Tolfa, la sua ubicazione ed il suo territorio
Cittadina a circa settanta chilometri a nord-ovest di Roma con una popolazione che sfiora i cinquemila abitanti, Tolfa si erge a ridosso del Picco della Tolfa (o Monte della rocca) dominando il territorio circostante noto come "Monti della Tolfa".
Questo gruppo montuoso inizia a sud di Tarquinia e termina nei pressi di Cerveteri, ad est è delimitato dalle colline del lago di Bracciano e dalla Tuscia viterbese e digrada ad ovest verso il mar Tirreno.(1) http://www.latolfa.com/tolfa2000-7/pagine/testisutolfa/zippel/pagina I .html
I Monti della Tolfa, che oltre al già citato Picco della Tolfa comprendono tra i più alti i monti Tolfaccia, il monte delle Grazie e l'Urbano, nel loro complesso di boschi che si alternano a zone rocciose e scoscese fanno da ponte tra la campagna romana e l'area della Tuscia viterbese e della Toscana meridionale.
Al comprensorio dei Monti della Tolfa appartengono i territori dei comuni di Tolfa, Allumiere, Santa Marinella e Civitavecchia attraverso i quali passano le principali vie di accesso al paese ovvero la strada provinciale 3/a Santa Severa -Tolfa e la strada provinciale Braccianese Claudia Roma - Tolfa – Civitavecchia.
Il territorio è attraversato dal fiume Mignone, importante risorsa idrica locale, degni di nota sono i suoi affluenti Verginese e Lenta. (2) http://www.latolfa.com/tolfa2000-7/pagine/testisutolfa/zippel/pagina I .html
Il nome Tolfa ha origini poco chiare, le ipotesi a riguardo si dividono tra due macro-teorie, la prima di esse comprende le tesi che sostengono l'origine etrusca del nome; la seconda comprende le tesi che sostengono l'influenza esercitata dalla presenza della cultura longobarda che era presente nella zona dalla fine del VI secolo e che nella cui onomastica spesso è presente il suffisso "ULF0". (3) http://it.wikipedia.org/wiki/Tolfa; http://www.eivitaveeehia.com/attraz/tolfa.shtm
2.2 Breve inquadramento storico-politico del territorio
La storia di questo territorio affonda le proprie radici in tempi lontanissimi, è possibile infatti ipotizzare insediamenti umani già dalle età più remote come l'età della pietra, del rame e del bronzo attestate dal ritrovamento di reperti archeologici.
A seguito della nascita dei centri di Tarquinia e Cerveteri quest'area subì uno spopolamento per poi ripopolarsi di piccoli insediamenti etruschi, massiccia infatti fu la presenza di questo popolo, testimoniata dalle varie necropoli sparse sul territorio e dal ritrovamento di reperti.
Questi monti ebbero importanza in epoca etrusca, come dimostrato dall'alto numero di sepolcri ritrovati e dalla qualità e quantità del materiale archeologico che oggi è conservato nel Museo Civico di Tolfa, soprattutto per la loro vicinanza al centro di Tarquinia per il quale i Monti rappresentavano probabilmente una fonte di rifornimento di prodotti agricoli e di risorse minerarie.
Dopo il periodo etrusco, questi insediamenti continuarono a sussistere durante il periodo della civiltà romana che soppiantò la precedente lasciando anch'essa delle tracce. (1) Ferdinando Bianchi, Storia dei Tolfetani, Civitavecchia, 1984, Comunità montana dei Monti della Tolfa.
Da questo momento in poi le notizie sono scarse, durante il medioevo sorsero dei castelli sulle cime dei monti tra cui quello di Tolfa vecchia (l'odierno centro abitato) e quello di Tolfa nuova (sul monte Tolfaccia) ma la prima menzione a noi nota del nome di Tolfa come centro abitato si ha in un documento del 13 Marzo 1201 (contenuto nella "Margarita Cornetana" nota anche come "Margarita Cometana").
In questo periodo il territorio venne riconosciuto come proprietà della chiesa di Roma, ad opera di Papa Innocenzo Il in una fase di riorganizzazione territoriale, ma non per molto dato che fu occupato dal comune di Viterbo nel XIV secolo per poi essere infeudatato dapprima alla famiglia dei Capocci, poi alla famiglia Frangipane (Ludovico e Pietro).
I Frangipane svolsero un ruolo importante nella storia di Tolfa, cinsero il centro abitato con mura di fortificazione e si resero protagonisti di una contesa con la chiesa di Roma per i diritti sui giacimenti di allume scoperti nel 1460 da Giovanni Di Castro nelle zone limitrofe, contesa che si risolse con il passaggio del territorio sotto il controllo della Chiesa.
La scoperta dell'allume fu un evento eccezionale per Tolfa e ne determinò uno sviluppo improvviso. Tutto questo interesse, in primis da parte della Chiesa di Roma, era dettato dal fatto che dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453 non vi era più possibilità di accesso all'estrazione dell'allume nei territori orientali ormai sotto il controllo degli Ottomani. La scoperta dei giacimenti di Tolfa rappresentò una più che valida possibilità per sopperire in maniera completa alle gravi perdite subite, ovviamente questi eventi di rilevanza economica ed internazionale furono alla base dell'estromissione dei Frangipane dal controllo del territorio.
Nel 1530 Tolfa ottenne da Clemente VII gli statuti di comune autonomo e si allargò rapidamente oltre le mura.
A circa 4 chilometri da Tolfa, sorse un complesso, sulla base di precedenti insediamenti, per la lavorazione dell'allume estratto e per ospitare gli operai dediti al lavoro nelle miniere, tra i quali alcuni erano dei condannati ai quali veniva offerta questa forma di pena. È in questo periodo che nasce il centro abitato che oggi è noto come Allumiere e che solo nel 1826 diventerà comune autonomo. La fortuna dell'allume durò fino al XVIII secolo anno in cui comparve l'allume artificiale più economico di quello naturale. (1) http://it.wikipedia.org/wiki/Tolfa; http://it.wikipedia.org/wiki/Allumicre; "la prima concessione per l'allume della Tolfa" in Quellen und Forshungen aus italienischen archiven und bibliotheken, XXXIII (1944) pp.252-259
Nel 1799 Tolfa si rese protagonista di nuovo per un altro importante accaduto riguardante l'insorgenza antifrancese verificatasi nei territori occupati dall'esercito francese inviato da Napoleone a Roma per abbattere il governo del Pontefice Pio VI. Nel 1798 le truppe con a capo il generale Berthier occuparono lo stato pontificio ed il 15 Febbraio venne proclamata la Repubblica Romana. Nei mesi seguenti i francesi si preparavano ad assoggettare Civitavecchia, considerato un porto di vitale importanza, e tutto il territorio dell'entroterra, i Monti della Tolfa appunto, ma la presenza dello straniero si tramutò subito in contribuzioni forzate e confische di beni quali boschi, territori e fabbricati nonché le miniere d'allume. Tolfa e Civitavecchia insorsero ribellandosi al nuovo regime, Io scontro si ebbe nel 1799, le truppe francesi marciarono su Civitavecchia prima e su Tolfa poi. I Tolfetani si erano organizzati in un piccolo esercito di settecento uomini ma si arresero contro i millecinquecento dell'esercito francese. Furono catturati e messi a morte nella chiesa della Sughera centoquarantacinque Tolfetani. (1) Ottorino Morra, Studi storici su Tolfa, Eugenio Bottacci (a cura di), Allumiere 1996, Comunità montana III zona del Lazio "Monti della Tolfa", pp. 11-142
Nel secolo successivo Tolfa dovette subire la perdita di alcuni territori dati in concessione all'abitato di Allumiere a cui venne riconosciuta l'autonomia comunale nel 1826.
Capitolo 3. Fonetica
3.1 Vocalismo tonico
a. Conservazione di [] in sillaba libera (non dittonga in ie).
Lo sviluppo di [], evoluzione della é latina secondo il vocalismo tonico romanzo maggioritario, nella lingua letteraria moderna generalmente è il dittongo ie, di conseguenza si dice dieci (dcm), piede (pdem), viene
( vnit), miele (mllem).
Nelle poesie in dialetto è attestato mèta (1) Ettore Pierrettori, All'ombra de na cerqua in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 42, vène, (2) E. Pierrettori, A Romeo de Bartoccia che metéva a le Spiagge in "La Tòrfa..." cit., p. 21 lèvito (3) E. Pierrettori, Quanno commannava la 'Ornarci in "La Tòrfa..." cit., p. 51 con la conservazione della [] in luogo del dittongo. Queste forme, secondo quanto sostiene Rohlfs, (4) Gerhard Rohlfs, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti", vol. I fonetica, sono diffuse largamente nelle province toscane di Firenze, Siena, Pisa, Pistoia, Lucca e Grosseto.
Da notare che molti poeti medievali, tra cui Dante, fecero largo uso di forme non dittongate ed il dittongo ie è attestato in documenti latini di queste province solamente dalla fine del decimo secolo.
b. Conservazione di [eJ davanti a ŋ seguita da [k] e [g] o davanti a [skjJ, [] [].
Lo sviluppo di [e], evoluzione della e della latine, nella lingua letteraria moderna davanti ad [] seguita da [k] e [g] o davanti a [skj], [] e [] generalmente è i (per la legge dell'anaforesi). Così troviamo lingua (linguam), tinca (tincam), famiglia (famlam), questo passaggio ad i dipende dall'innalzamento della lingua provocato dalla palatale che segue ed è diffuso secondo quanto riporta Rohlfs (1)Gerhard Rohlfs, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti", vol. 1 fonetica, Torino, 1966, Giulio Einaudi Editore, pp. 72-73 nel fiorentino e nel pisano.
Nelle poesie in tolfetano ho riscontrato stregne, (2) Ettore Pierrettori, All'ombra de na cerqua in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 42 dove abbiamo la conservazione della vocale chiusa [e] davanti alla nasale palatale []. Questa conservazione è diffusa nel territorio dell'aretino, nella Toscana meridionale (Grosseto), ed in parte anche nei dialetti di Lucca e Pistoia e più a sud anche nel napoletano.
c.Conservazione di [ol davanti a consonante palatale.
Lo sviluppo di [o]. evoluzione di e di latine, nello stesso contesto fonetico della [e] del fenomeno precedente, quindi davanti a nasale velare [] o alveolare [n] ma anche davanti ad affricata palato-alveolare sonora [d3], nella lingua letteraria moderna è u (per la legge dell'anafonesi), quindi si ha ungere (ungre), fungo ( fungum).
Nel tolfetano troviamo onto, (3) E. Pierrettori, Nde le bisacce e dentro le catane in "La Tòrfa..." cit., p. 66 fonghe, (4) E. Pierrettori, Le consije del fongo in "La Tòrfa..." cit., p. 118 con conservazione del suono [o], fenomeno che ha la sua diffusione nella Toscana meridionale; infatti, come riportato da Rohlfs, (5) G. Rohlfs, "Grammatica storica...", vol. I, cit., fonetica, p. 91 troviamo fongo, longo, ponto nell'aretino; fongo, ogna nel cortonese; pontu, fongu nella provincia di Grosseto e fongo, ogna, ogne nell'umbro.
d.Conservazione di [] in sillaba libera.
Lo sviluppo di [] aperta, evoluzione della latina, nella lingua letteraria moderna è il dittongo uo quindi diciamo uovo (ovum), fuoco (focum), puoi (posses). Bisogna tener presente che in uno stadio più antico della lingua esistevano parole che avevano il dittongo in uo e sono passate alla semplice [o] aperta, come truovo (trovo), pruovo (provo), puoi (poi).
Nelle poesie tolfetane è attestato pò, (1) Ettore Pierrettori, Quanno commannava la fornara in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 51 foco, (2) E. Pierrettori, Fatte de guerra in "La Tòrfa..." cit., p. 45 dove abbiamo la conservazione del suono [] aperta in luogo del dittongo uo.
Questa conservazione è comune a quasi tutti i dialetti popolari toscani sia nelle città che nelle campagne; il dittongo è registrato, come constatato da Rohlfs (3) Gerhard Rohlfs, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti", vol. I fonetica, Torino, 1966, Giulio Einaudi Editore, pp. 133-135 per mezzo della carta "fuoco" dell'AIS, in un punto isolato, Cortona, che si trova ai margini dell'area della lingua toscana. Inoltre, come nel caso della conservazione della [] in luogo del dittongo ie, molti poeti medievali fecero largo uso della conservazione del suono aperto in luogo del dittongo. Ovviamente non bisogna confondere la conservazione della [] aperta con il passaggio di uo al medesimo suono (trouova --> trova), che è un fenomeno più antico e probabilmente analogico su altre forme verbali.
Secondo Rohlfs, anche in questo caso, accanto alla lingua letteraria che prevede i dittonghi ie ed uo, deve essersi sviluppata una variante popolare senza dittongo.
e. Metafonesi di o u e di e i in sillaba chiusa o aperta.
Nei testi delle poesie sono presenti forme come affugo, (4) E. Pierrettori, All'ombra de 'na cerqua in "La Tòrfa„," cit, p. 42 cursa, (5) E. Pierrettori, La cursa de le cavalle pe' Sant'Antogno abbate in "La Tòrfa..." cit., p. 46 fusse, (6) E. Pierrettori, l'anno vecchio e quello novo in "La Tòrfa...", cit., p. 68 dove in luogo del normale sviluppo in [] aperta ed [o] chiusa, evoluzioni di e di e latine, troviamo u. Sembrerebbe un caso di metafonia sul tipo veneto e napoletano, dove le vocali finali che scatenano il fenomeno sono la i per il veneto e i ed u per il napoletano. Potremmo ipotizzare che per affugo, la metafonia avvenga sulla seconda persona singolare affughi e che per analogia si estenda anche alle altre persone della coniugazione. Per quanto riguarda fusse,
potremmo avanzare la stessa ipotesi considerando il fatto che la i atona finale è diventata e, fenomeno che descriverò più avanti nel vocalismo atono, quindi la metafonesi deve essere avvenuta prima che la i finale mutasse proprio come è avvenuto nel napoletano dove tutte le vocali finali sono confluite nell'unico suono [] non rendendo più visibili le vocali che hanno originato la metafonesi.
Altra ipotesi, sostenuta da Rohlfs, (1) Gerhard Rohlfs, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti", vol. I fonetica, Torino, 1966. Giulio Einaudi Editore, pp. 91-92 è che si tratti di una metafonia del latino volgare sul modello di consuo --> *csio -->*cusio--> toscano cucio, cosi per affugo dovremmo presuppone un volgare *affco in luogo di affco. Tutto ciò non spiega cursa, che forse muta la sua [o] in u per analogia sul verbo correre: corro, curre.
Lo stesso avviene nelle forme faciva, (2) Balilla Mignati, La panzanella in "Frammenti di luce", Civitavecchia, circolo poetico culturale "Bartolomeo Battilocchio", p. 64 e potive, (3) B. Mignanti, La panzanella in "Frammenti..." cit., p. 64 dove abbiamo la [e] che cambia in i, nel caso di faciva probabilmente il fenomeno avviene come detto sopra sulla seconda persona singolare, mentre nel caso di potive, possiamo vedere che la vocale finale è la [e], non più la i che ha scatenato il fenomeno (conf. cap. 4, 4.3, a., p. 38).
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