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3.2 Vocalismo atono

a. Apocope della vocale o sillaba finale.

L'apocope è un fenomeno che si verifica spesso in questa zona, vediamo le forme dei seguenti avverbi, po (4)Ettore Pierrettori, Gnòcco e le maccarone de Natale in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 65 per poco, po (5) E. Pierrettori, All'ombra de ‘na cerqua in "La Tòrfa..." cit., p. 42per poi, du, (6) 6) E. Pierrettori, Le piatte de la sora Pà in "La Tòrfa...", cit., p. 88 "Un giorno io e i miei compagni avevamo deciso di andare a pescare a le "du' fossa"" (1) Dal tema I tuoi giochi all'aperto, 1979 e poi i nomi ma e ba (2) Ettore Pierrettori, All'ombra de 'na cerqua in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 42 per mamma e babbo.
I casi di ma e ba sono tipicamente toscani, l'avverbio di tempo po (poi) lo troviamo anche nel calabrese.

b. Aferesi di a protonica in sillaba iniziale o inizio di parola.

Nella lingua letteraria moderna la a protonica in sillaba iniziale o inizio di parola è conservata, e nei dialetti resiste parecchio alla caduta.
Nei temi ho riscontrato forme tipo "...Quando c'erano gli altri amici giocavano a chiapparella...,"(3) Dal tema d'esame di quinta elementare Descrivi una persona, un animale, un luogo, ambiente. 1986 "...lo ho un cane che si chiama...gioca a "chiapparella" ma io non ci gioco quasi mai perché mi vuol chiappare sempre lui e quando mi chiappa mi butta in terra...," (4) Dal tema d'esame di quinta elementare Animali che conosco, 1979 "...gioco con la fionda, che mia madre mi proibisce sempre di prendere, perché dice che qualche giorno ci cecherò (corretto con accecherò) un ragazzino...abbiamo rotto un vetro di un garage dove stava affacciato un ragazzino, che per poco lo cecavamo (corretto con accecavamo, eliminato lo)...,"(5) Dal tema d'esame di quinta elementare I tuoi giochi all'aperto, 1979 dove abbiamo l'aferesi del gruppo ac iniziale.
Altra forma presente nelle poesie è quella per il verbo andare 'nnave, (6) E. Pierrettori, L'acqua de Bardone in "La Tòrfa..." cit., p. 74 dove cade la a all'inizio di parola quando è seguita dalla nasale alveolare [n].

c. Aferesi della i protonica all'inizio di parola seguita da  [n], nasale labiodentale sonora [l] e laterale alveolare sonora [].

La i protonica iniziale tende alla caduta, come accade in parole attestate nelle poesie tipo 'nvece, (7) E. Pierrettori, Quanno se giocava co' le nòccele de pèrsica in "La Tòrfa..." cit., p. 49 'nsieme (8) E. Pierrettori, Quanno commannava la fornara in "La Tòrfa..." cit., p. 51, 'n (1) Ettore Pierrettori, La scampanata in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 25,'lluminate (2) E. Pierrettori, Le pallone de Giacobbe in "La Tòrfa..." cit., p. 55
Questo fenomeno interessa soprattutto l'articolo determinativo maschile singolare il che tratterò nel capitolo sulla morfologia.

d. Tendenza di o protonica in sillaba iniziale a passare ad u.

L'evoluzione della ,  ed latine nelle lingue neolatine generalmente è o. Nella lingua letteraria moderna la tendenza è stata quella di passare ad u, così si dice cucire (consre), ubbidire (oboedre), in alcuni casi, come riportato da Rohlfs (3) Gerhard Rohlfs, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti", vol. I fonetica, Torino, 1966, Giulio Einaudi Editore, p. 165, l'uso oscilla tra o ed u come in coltello e cultello, oliva ed uliva, molino e mulino.
Nelle poesie esaminate sono presenti forme come currete (4) E. Pierrettori, Gnocco e le maccarone de Natale in "La Tòrfa..." cit., p. 65, sumaro (5) E. Pierrettori, 'l sumaro coll'imbasto in "La Tòrfa...", cit., p. 67, pumidore (6) E. Pierrettori. La messa de Cammilletto in "La Tòrfa..." cit., p. 78,nun (7) E. Pierrettori, 'I sumaro coll'imbasto in "La Tòrfa..." cit., p. 67.
Rohlfs fa rientrare il nun ed altre particelle usate spesso in posizione proclitica in questo tipo. Il fenomeno è molto diffuso nei dialetti popolari toscani più precisamente nelle zone di Pisa, Prato, Arezzo, Cortona, della Versilia; anche il romanesco presenta la u.
Questo passaggio è presente anche in alcuni dialetti del nord, come il veneziano, romagnolo, emiliano, lombardo, piemontese, ligure (confronta la carta per "cognato" e per "giocare" dell'AIS) (8) G. Rohlfs, "Grammatica storica...", vol. 1. cit., p. 166.

e. Tendenza di e mediana nei proparossitoni a passare ad a.

Molto frequenti nelle poesie sono i casi in cui ho riscontrato questo fenomeno. Si tratta per lo più di infiniti dei verbi che hanno subito l'apocope di —re finale: (a)sseda(re) e meta(re) (1) Ettore Pierrettori, La scampanata in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 25, essa(re) (2) E. Pierrettori, Le pallone de Giacobbe in "La Tòrfa..." cit., p. 55, leggia(re) (3) Gerhard Rohlfs, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti", vol. I fonetica, Torino, 1966, Giulio Einaudi Editore, p. 165, metta(re) (4) E. Pierrettori, Gnocco e le maccarone de Natale in "La Tòrfa..." cit., p. 65
Oltre a queste forme ho riscontrato un uso parallelo della conservazione di e, quindi mete(re), (a)ssede(re), stregne(re).
Il passaggio avviene sempre davanti alla polivibrante alveolare [r], prima della sua caduta assieme alla e finale e a quanto riporta Rohlfs (5) E. Pierrettori, 'l sumaro coll'imbasto in "La Tòrfa...", cit., p. 67, il fenomeno è presente in maniera cospicua nel senese, meno nel lucchese e nel pisano, poi nei dialetti del Monte Amiata. Più a nord, lo troviamo a Rovigo.
Lo stesso comportamento assume la e mediana tra accento primario e secondario, come nella parola Vennardì (6) E. Pierrettori. La messa de Cammilletto in "La Tòrfa..." cit., p. 78.

f. Comportamento della i atona in sillaba finale.

Lo sviluppo di , e latine nella lingua letteraria moderna è e, mentre quello della è i.
Oggi abbiamo parole come avanti, davanti (ante), dieci (decem), ogni (omnem), oggi (hodie), domani (postridie), tardi (tarde), per lo più avverbi, dai quali ci aspetteremmo la e, che era presente in uno stadio più antico della lingua con forme tipo avante, diece, domane; ma nella lingua moderna questi avverbi finiscono con i.
Secondo D'Ovidio (7) E. Pierrettori, 'I sumaro coll'imbasto in "La Tòrfa..." cit., p. 67 questa i è dovuta ad analogia su altri casi come ieri (heri), quindi come una sorta di "i avverbiale", mentre un' ipotesi avanzata da Rohlfs è che abbiano contribuito influssi latineggianti come ivi e quasi e comunque bisogna tener conto che generalmente la e finale passava ad i. 
Nelle poesie esaminate c'è una massiccia presenza di forme in e finale, per lo più avverbi, come ogge, iere (1) Ettore Picrrettori, Pensànno a la Tòrfa da lontano in " A La Tòrfa... da lontano", Roma, 1994, Nuova Impronta edizioni, p. 21, mae (2) E. Pierrettori, Annò a sonà ‘l campano ...e fu sonato in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 84, davante (3) E. Pierrettori, Davante la pettinatora in "La Tòrfa..." cit., p. 80, ma anche avverbi tipo fora e magara (4) E. Pierrettori, Tempo de presepio in "La Tòrfa..." cit., p. 83.
Questo caso della i finale della lingua letteraria è riscontrabile secondo le ricerche di Rohlfs in un'area che va dalle Marche (Arcevia, Fabriano) attraverso l'Umbria fino al Lazio settentrionale (intorno a Viterbo e ad Acquapendente). In Umbria troviamo i cane, i cugnate, li parente, tutte forme plurali maschili che hanno la e al posto della i; poi farebbe in luogo di farei.
Altrettanto interessante è una forma della prima persona singolare del passato remoto del verbo prendere attestata in un tema esaminato, "...e poi quando abbiamo finito mi voleva dare de soldi ma io non lo prese..." (5) Dal tema d'esame di quinta elementare Descrivi una persona. un animale, un luogo, un ambiente, 1986 dove abbiamo la e in luogo della i.

g. Comportamento della o preceduta da occlusiva velare sorda [k] breve o lunga.

Frequentemente sono attestate nelle poesie forme tipo pascipequera (6) E. Pierrettori, La pascipequera in "La Tòrfa..." cit., p. 58, brocquelo (7) E. Pierrettori, La viggija de Natale in "La Tòrfa..." cit., p. 61, ciocquelata (8) E. Pierrettori, Gnòcco e le maccarone de Natale in "La Tòrfa..." cit., p. 65, pequeraro (9) E. Pierrettori, Davante la pettinatora in "La Tòrfa..." cit., p. 80, dove la o quando preceduta dalla occlusiva velare sorda [k], breve o lunga, diventa un dittongo ascendente formato da semiconsonante u [w] e dalla e. Il fenomeno avviene anche quando o è preceduta da occlusiva velare sonora [g] come accade in fraguela e teguela (10) Ferdinando Bianchi, Storia dei Tolfetani, Civitavecchia, 1984, Comunità montana dei Monti della Tolfa, p. 481, ma in entrambe i casi la dittongazione non si verifica quando la sillaba in questione è all'inizio di parola, come gomito, gocciava, coppia, coriera o quando la o che dittonga è in posizione finale.

h. Tendenza di o mediana (protonica o postonica) a passare ad e nei proparossitoni e nelle parole bisdrucciole.

Molto frequente è nei proparossitoni e nelle bisdrucciole il passaggio di o mediana ad e, come nelle seguenti forme: nòccele, gruzzelone, accomeda, 'ndiavelato (1) Ettore Pierrettori, La scampanata In “La Tòrfa dal barsòlo”, Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 25,  tavela (2) E. Pierrettori, La donna torfetana in “La Tòrfa…” cit., p. 29, tombelata (3) E. Pierrettori, La viggija de Natale in “La Tòrfa…” cit., p. 61

3.3 Consonantismo

a. Raddoppiamento enfatico delle consonanti in posizione iniziale nei monosillabi.

Sono presenti dei casi di raddoppiamento della consonante all'inizio di monosillabo, come riscontrato in forme tipo nne la (4) E. Pierrettori, la chiavetta de Sergetto in “La Tòrfa…” cit., p. 33(nella), bbona (5) E. Pierrettori, L’acqua de Bardone in “La Tòrfa…” cit., p. 74, lli (6) E. Pierrettori, la pedagoggia in “La Tòrfa…” cit., p. 53 (li), se nn'è 'nnato (7) E. Pierrettori, la processione del vennardì santo in “La Tòrfa…” cit., p. 82 (se ne è andato).
Il fenomeno è molto diffuso nel meridione, Lazio meridionale, Abruzzo, Sicilia, Salento, ma secondo quanto riporta Rohlfs (8) Gerhard Rohlfs, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti", vol. I fonetica, Torino, 1966, Giulio Einaudi Editore, p. 193, è possibile riscontrare qualche caso anche in romagnolo.

b. Sonorizzazione dell' occlusiva velare sorda [kl davanti ad a, o, u.

In luogo della occlusiva velare sorda, in tale contesto fonetico in certi casi si trova la corrispondente sonora [g], come avviene in garbone (1) Ettore Pierrettori, Quanno commannava la fornara in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma. p. 51, guase (2) E. Pierrettori. Aripianno fiato al posatore in "La Tòrfa..." cit., p. 91, gattiveria (3) E. Pierrettori Moreno solo le gente bbone in "La Tòrfa..." cit., p. 97. Il fenomeno è molto diffuso nei dialetti popolari della toscana, soprattutto nelle zone di Pisa, Grosseto, Lucca, Firenze, Livorno, Siena, Monte Amiata nonché le isole d'Elba e del Giglio.
Secondo quanto ci dice Rohlfs, il fenomeno assume regolarità nella località di Castagno (dialettalmente Gastagno).
Scendendo più a sud, troviamo la stessa sonorizzazione in Umbria meridionale e nel Lazio settentrionale fino a Palombara; per il resto d'Italia la diffusione è sporadica, Abruzzo settentrionale. Provincia di Cosenza, alcuni casi nel milanese e nel lombardo occidentale (4) Gerhard Rohlfs, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti", vol. 1 fonetica, Torino, 1966, Giulio Einaudi Editore, pp. 197-199.

c. Palatalizzazione di n.

La nasale alveolare [n] all'inizio di parola tende alla palatalizzazione [] quando è seguita da i e da altra vocale, come nella forma gnente (5) E. Pierrettori, La cursa de le cavalle pe' Sant’ Antògno abbate in "La Tòrfa..." cit., p. 46, attestata sia in poesia che in un tema "...se sentiva abbaiare o miagolare si svegliava e così io facevo il verso del cane ma lui si accorgeva che ero io e perciò faceva finta di non sentire gnente (corretto con niente)..."(6) Dal tema d'esame di quinta elementare Animali che conosco, 1979.
Lo stesso fenomeno interessa la [n] quando si trova in posizione intervocalica sempre seguita da i ed altra vocale, come in Antogno (7) E. Pierrettori, La cursa de le cavalle pe' Sant’ Antògno abbate in "La Tòrfa..." cit., p. 46, e nei seguenti frammenti di temi "...io non riesco a stare buono e zitto nel letto e cosi il mio gioco cambia stile e passa ai modellini in mignatura..."(1) Dal tema d'esame di quinta elementare Descrivi una persona, un animale, un uomo, un ambiente, 1986 e "...spero che gli scienziati possano agnentare questa radioattività..." (2) Dal tema d'esame di quinta elementare Parla di un fatto di cronaca letto sui giornali o ascoltato in televisione, 1986.
La palatalizzazione all'inizio di parola è riscontrabile anche in alcuni casi del milanese e nei dialetti toscani dove però assume la particolarità di sviluppare una i d'appoggio come in ignudo, mentre in posizione intervocalica il fenomeno è diffuso nel Lazio meridionale(3) Gerhard Rohlfs, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti", vol. I fonetica, Torino, 1966, Giulio Einaudi Editore, pp. 219-220, 312.

d. Raddoppiamento fonosintattico

Ho riscontrato alcuni casi di raddoppiamento fonosintattico dopo la a, come nelle forme a fforsa (4) Ettore Pierrettori, 'l deficit communale in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 73 (molto frequente), a ppe (nome di un gioco) (5) E. Pierrettori, Quanno se giocava co le noccele de persica in "La Tòrfa..." cit., p. 49 ; ed una forma riscontrata in un tema "...c'è una persona che mi saluta, io lo saluto ma non lo conosco, e certe volte lui mi chiama e mi compra qualche cosa, e mi dice:- Vuoi le caramelle?-. Gli dico no perché sinno non pranzo più..." dove abbiamo la congiunzione se la quale si presta spesso alla provocazione del fenomeno.
Il tipo dopo la a è diffuso in Toscana in generale, mentre il tipo dopo la congiunzione se è comune solo dalla Toscana meridionale (Grosseto) (6) G. Rohlfs, "Grammatica storica...", vol. 1, cit., p. 236.

e. Allungamento della nasale bilabiale sonora m intervocalica e di altre consonanti nella stessa posizione.

Questo fenomeno è molto diffuso nel dialetto di Tolfa, come riscontrato nelle numerose forme presenti nelle poesie e dalla grande quantità di errori fatti dai bambini nei temi. Nelle poesie sono attestate forme tipo m 'ariccommanno (1) Ettore Pierrettori, ‘l sumaro coll'imbasto in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 67, communale, (2) E. Pierrettori, 'I deficit communale in "La Tòrfa..." cit., p. 73, commà (3) E. Pierrettori, Le piatte de la sora Pà in "La Tòrfa..." cit, p. 88; per quanto riguarda i temi abbiamo:
"La mia commare ha una cagna lupa di nome.... la mia commare capisce che ha fame e gli ci mette alcune fette di prosciutto..." (4) Dal tema d'esame di quinta elementare Animali che conosco, 1979;
"Mia cugina xxxx è alta 1,56 cd ha i capelli biondi, è gentile, educata e generosa. xxxx ha una cammeretta tutta per se...nella sua cammeretta ci sono le bambole..." (5) Dal tema d'esame di quinta elementare Descrivi una persona, un animale, un luogo, un ambiente. 1986;
"Il telegiornale ha appena detto e communicato e tu bevi il vino?" (6) Dal tema d'esame di quinta elementare Parla di un fatto di cronaca letto sui giornali o ascoltato in televisione, 1986 ;
"...gli ho detto:- Ti senti male?-. E lui mi ha detto di si e gli ho detto ti devo andare a fare qualche commanno?               io vado a fare il commanno..." (7) Dal tema d'esame di quinta elementare Descrivi una persona. un animale, un luogo, un ambiente, 1986. Si tratta di un fenomeno diffuso su gran parte del territorio nazionale, con esattezza Rohlfs riporta la Toscana, in particolar modo Lucca, Corsica, Piemonte settentrionale, Valsesia, Lombardia occidentale, Genova. Nel meridione lo si incontra nel napoletano ed in qualche forma nel siciliano (8) Gerhard Rohlfs, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti", vol. I fonetica, Torino, 1966, Giulio Einaudi Editore, p. 310.
A Tolfa è molto diffuso l'allungamento anche di altre consonanti purché siano sempre in posizione intervocalica, molto diffuso è il raddoppiamento della z come nei seguenti esempi: soluzzione (9) E. Pierrettori,'l deficit communale in "La Tòrfa..." cit., p. 73, orazzione, divozzione (10) E. Pierrettori, La viggija de Natale in "La Tòrfa..." cit., p. 61, e poi ancora cossi (11) E. Pierrettori, Le piatte de la sora Pà in "La Tòrfa..." cit., p. 88, doppo (12) E. Pierrettori, A Romeo de Bartòccia che metéva a le Spiagge in "La Tòrfa..." cit., p. 21 cennere (13) E. Pierrettori, Quanto commannava la fornara in "La Tòrfa..." cit., p. 51, sùbbito
Nel caso di cennere, proparossitono, il raddoppiamento della n è favorito dalla posizione dell'accento, questo caso si verifica in Umbria, Marche e Toscana orientale fino al meridione in Calabria. Lo stesso accade per subbito e per molti altri proparossitoni, nei quali la consonante che segue la vocale tonica tende a raddoppiare. Questo tipo di allungamento è presente nel siciliano, nel calabrese, nel napoletano e nel Lazio meridionale (1) Gerhard Rohlfs, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti", vol. I fonetica, Torino, 1966, Giulio Einaudi Editore, pp. 312-313, 318-319.

f Assimilazione totale progressiva del nesso nd.

Il nesso nd passa regolarmente ad nn per assimilazione, come nelle forme attestate nelle poesie quanno (2) Balilla Mignati, La panzanella in "Frammenti di luce", Civitavecchia, p. 64, monno, fonnazione (3).E. Pierrettori, La pascipequera in "La Tòrfa..." cit., p. 58
Il fenomeno non avviene nel toscano, nelle zone dell'Italia centrale confinanti con la Toscana ed in Italia settentrionale, mentre lo cominciamo a trovare partendo da una linea che va dalla Toscana meridionale (provincia di Grosseto) lungo il confine del Lazio settentrionale attraverso L'Umbria fino alle Marche (Ancona), nel romanesco, nell'umbro, nel napoletano e nel calabrese. Nella Calabria meridionale il nesso nd è conservato, mentre nella Sicilia già ritroviamo l'assimilazione. Nell'estremità sud del Salento è conservato il nesso nd, mentre nella parte settentrionale troviamo nd nelle città ed nn nelle campagne (4) G. Rohlfs, "Grammatica storica...", vol. I, cit., p. 357.

g. Assimilazione totale regressiva del nesso mp.

Questo tipo di assimilazione è meno comune di quella di nd. In un tema ho riscontrato la seguente forma: "...fatto due passi si senti un rumore come che si roppesse un piatto..." (5) Dal tema d'esame di quinta elementare Parla di un fatto di cronaca letto sui giornali o ascoltato in televisione, 1986, dove il nesso mp assimila in pp. Sul territorio nazionale si incontra sporadicamente, la troviamo nel calabrese meridionale e nel romanesco (1) Gerhard Rohlfs, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti'', vol. I fonetica, Torino, 1966, Giulio Einaudi Editore, p. 365

h. Rotacismo

Il rotacismo, o passaggio della laterale alveolare sonora [l] alla polivibrante alveolare sonora [r], è presente in un gran numero di casi, quarchi (2) Ettore Pierrettori, All'ombra de 'na cerqua in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 42, corca, farcetta (3) E. Pierrettori, A Romeo de Bartòccia che meteva a le Spiagge in "La Tòrfa..." cit., p. 21, Tòrfa  (4) E. Pierrettori, Come 'o marraccio fatto ...a mano in "La Tòrfa..." cit., p. 23. Nel latino la I preconsonantica aveva una pronuncia velare, una sorta di u, pronuncia in uso anche nella lingua antica di Pisa e Lucca. Nella lingua letteraria oggi la I rimane conservata, ma nei dialetti toscani più che la pronuncia velare di l abbiamo il rotacismo, precisamente nel fiorentino, nella Toscana settentrionale, a Livorno, nel romanesco.
Interessante è la forma corca per il verbo corcare, che sta per il toscano coricare che viene da un colcare —) corcare di uso più antico, come lo si può trovare in Dante "...bestia malvagia che colà si corca." (5) Dante Alighieri, Inferno. "La divina commedia, Milano", 1966, Bietti, canto diciassette v.30 .

i. Passaggio ad approssimante palatale   j  della laterale palatale sonora [] seguita da i in posizione interna.

La laterale palatale [] quando è seguita da i passa regolarmente a [j], quindi si ha mitraja (6) E. Pierrettori. Fatte de guerra in "La Tòrfa..." cit., p. 45, meravijato (7) E. Pierrettori, 'l maestro de campagna in "La Tòrfa..." cit., p. 54famija (8) E. Pierrettori, ‘l focaraccio de la madonna de la Madonna de Loreto in "La Tòrfa..." cit., p. 579. Lo stesso passaggio avviene in gran parte dell'Umbria, dell'Abruzzo e nel Lazio Settentrionale. Nel meridione si registra la presenza di alcuni casi nel Salento (9) G. Rohlfs, "Grammatica storica...", vol. 1, cit., p. 354.

j. Conservazione del gruppo tr con t tra vocale ed r.

Nello sviluppo di questo gruppo dal latino, l'occlusiva dentale sorda [t] viene trattata come se fosse in posizione intervocalica mentre viene conservata nel meridione, come nel calabrese patre, mentre in Toscana troviamo le forme madre e padre con il passaggio alla corrispondente sonora [d]. Queste due forme oltre a non essere di derivazione popolare, subiscono influssi gallo italiani, che ritroviamo nel settentrione dove è molto diffuso il passaggio di t a d (1) Gerhard Rohlfs, "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti'', vol. I fonetica, Torino, 1966, Giulio Einaudi Editore, p. 370.
Nelle poesie sono attestati patre (2) Ettore Pierrettori, la trista in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 26 e matre (3) Ettore Pierrettori, ‘l pane asciutto in “La Tòrfa…” cit., p.43, con conservazione della t.

k. Caduta della n finale nei monosillabi.

Durante l'evoluzione del latino, nei monosillabi tipo cum, sum, la m finale non è caduta, come nelle altre parole con più sillabe, ma si è trasformata in una n; mentre in monosillabi tipo non, in, la n finale si è conservata del tutto, mentre è caduta, come la m, per le altre parole; quindi il risultato di queste forme nella lingua letteraria moderna è con, sono (son), non, in.
Nelle poesie le forme per questi monosillabi sono: co' (4) Ettore Pierrettori, Quanno se giocava co’ le noccele de pèrsica in “La Tòrfa…” cit., p.49, so (5) Ettore Pierrettori, Come ‘n marraccio fatto a mano in “La Tòrfa…” cit., p.23 n'ave fretta (6) Ettore Pierrettori, La fraschetta d’inòro in “La Tòrfa…” cit., p.28, nu (7) Ettore Pierrettori, Le piatte de la sora Pà in “La Tòrfa…” cit., p.88, dove la n finale tende a cadere regolarmente in co' e so', mentre per quanto riguarda non, abbiamo un uso parallelo della forma nun e della forma che presenta la caduta come nu' o casi rari che presentano la caduta anche della vocale, come nell'esempio riportato, dove l'avverbio di negazione si appoggia alla parola che segue avendo perso la vocale tonica. Il caso di in è differente, nel dialetto di Tolfa il più delle volte si presenta in una forma aferetica 'n (1) Vedi il paragrafo 3.2 Vocalismo atono, aferesi della i protonica all'inizio di parola seguita da n, I o in forme tipo nne (2) Ettore Pierrettori, Come 'n marràccio fatto...a mano in "La Tòrfa dal barsòlo", Torino, 1982, Gruppo Editoriale Forma, p. 23, spesso nella formazione di preposizione articolata.

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