LARTHUZALE= "lare ito duale" = letteralmente: (quello) dei due andato nella nuova casa = marito; ove LAR "lar, aris" = casa, focolare, domestico, convivenza familiare; THU = "ito" (sincope iniziale ed U = assente 0); ZALE = "duale"= dei due.
KULENIIESI = lat. "collìnitis" = per gli unguenti; U= assente O; E = I (nota equipollenza); NII = “niti" (sincope della T); il SI finale è la nota desinenza dei dativi (e degli ablativi) plu¬rali corrispondenti a quelli che in latino terminano in "is": in latino "collinitus, a, um = unto; "còllino, is" = ungere.
Confronto etimologico e traduzione:
MI ZINAKU LARTHUZALE KULENIIESI mente dignato "Lare ito duale". Collìnitis
Per ricordare il degno marito; (da servire) per gli unguenti.
Iscrizione n. 26
ST. ETR., 36 (1968) 204 - (da Cristofani, "L'etrusco arcaico" cit., p.108, n.50).
MI LARTHIALE MELACINAS MULU MI = mente (v.s.st.voc.);
LARTHIALEletteralmente = "lare itiale", ossia coniugale (v. LARTHAIA E LARTHU ZALE nelle due scritte precedenti) da "in Lare ire" = mettere su casa, ossia sposarsi (v. analisi introduttiva); concord. con "mente";
MELACINAS "melliculum meum" = "mia dolcezza", "mio amore"; qui MELACINAS = "mellicinas" (genit. as = ae); cfr. Plauto). MULU = lat. "mòlito" (v. s. st. voc.). Confronto etimologico e traduzione: MI LARTHIALE MELACINAS MULU mente maritale (= in lare iti) mellicinae mòlito Nel pensiero coniugale del (mio) amore preparato
Iscrizione n. 27
TLE 154 - (da Cristofani "L'Etrusco Arcaico" cit. p. 108, n. 43).
MI LARTHAS ARSINAIA
MI "mente" (ved. sopra st. voc.);
LARTHAS = "in lare itas (= itae) " = lat. "maritae" = sposa (di) (cfr. LARTHAIA, LARTHUZALE e LARTHIALE delle tre scritte precedenti);
ARSINAIA = lat. "arsinea" = ornamenti del capo (femminili).
Confronto etimologico e traduzione:
MI LARTHAS ARSINAIA
Mente (in) lare itas (ae) arsinea (ai = ae = e);
(quale) ricordo di sposa, gli ornamenti del capo (sott. dono).
Iscrizione n. 28
TLE 282, (da Cristofani "Introduzione allo studio dell'Etrusco" cit. p. 79
MI TITASI CVER MENAKHE
MI = "mente" (ved. stesso voc. sopra cit.);
TITASI= lat. "dicturis" : la prima "t" vale "d" mancante in Etrusco; la seconda "t" vale "ct" (combinazione inesistente in etrusco);
"a" = "u" per la nota equipollenza; "s" = "r" per lo stesso motivo;
la desinenza in SI indica, come si è visto altrove, il caso ablativo plurale (o il dativo, come in latino);
MENAKHE= lat. "minuto", participio passato di "minuo, is, ire"; la prima "e" vale "i" (equipollenza già riscontrata); "a" vale "u" (idem); "kh" «vale» "t" -vedere al riguardo ZINAKU - scritta n.25; MLAKH = "malacus" della scritta n. 19: sintomatico, al riguardo, appare il fatto che in latino "malacus" e "malatus" sono sinonimi che differiscono tra loro nella grafia solo per la "c" al posto della "t";
Circa KH ("„) = lat. "t" (corrispondenza morfologica), cfr. nella scritta dei Claudi (vedi sopra) e nella CIE 6119 (ved. appresso) il vocabolo CERIKHUN(CE) = "Ceri‑
(civitate);
La desinenza in KHE ( ='41 e,) corrisponde (per la vocale) all'ablativo latino "to" cosi come, notoriamerte, le desinenze etrusche in "e" corrispondono al nominativo in "us" (cfr. CLAUTIE = Claudius);
Confronto etimologico e traduzione: MI TITASI CVER MENAKHE
Mente dicturis civiliter minuto
Pensando ai futuri provvedimenti, da parte di un declassato civilmente (ossia da parte di uno che aveva subito la (nota) "capitis deminutio" (cfr. diritto romano; nella specie si trattava d'un dono al tempio oppure ad un personaggio politico).
Iscrizione n. 29
REE 1972, 12 - ( da Cristofani "L'Etrusco arcaico" cit. p. 108, n. 47).
EI MIPI KAPI MI NUNAR AVEQUS MI
EI = Lat. "ei" = a lui, a quello;
MIPI = lat. "meabile", da "meo, as, are" = passare, penetrare; MI = ME (equipollenza acquisita: cfr. MI = "mente");
PI = BI; sincope della "a": cfr. nel latino arcaico "KRUS" per "CARUS", "CALATE" per "CANITE" (cfr. C. Cantù op. cit. p. 872); sincope della desinenza LE;
MIPI - "meabile" concorda (ablativo assoluto) con il vocabolo MI = "mente" ma e questa è la peculiarità etrusca va interpretato con un certo grado di autonomia rispetto allo altro vocabolo (ved. sotto la traduzione);
KAPI = lat. "capite" = nella testa; "i" = "e" ( ved. sopra) e sincope della desinenza (cfr. CAPE = CAPITE nel più "tardo" "Cippo di Perugia": in app.).
MI = "mente" (ved. sopra stesso voc.);
NUNAR = lat. "nundinare" = vendere, sincope solita dei morfemi medi e della "e" finale;
AVEQUS = lat. "aequos" = i cavalli;
MI = "mente" (ved. sopra st. voc.);
Confronto etimologico e traduzione:
EI MIPI KAPI MI NUNAR AVEQUS MI
Ei meabile capite mente nundinare aequos mente
(dono al tempio) perché a quello possa entrare in testa l’intenzione (di comprare) avendo io desiderio di vendere i cavalli.
Parte seconda
Altre iscrizioni di dedica
Iscrizione n. 30
TLE 155 - - da Tarquinia (Cristofani "L'Etrusco arcaico" cit. p. 108, n.41).
AKHAPRI RUTILE HIPUCRATES
AKHAPRI= lat. "accipi" dalla voce arcaica "accepso, is (voc. cit. voce accepso, is da Nonio) = essere ricevuto;
RUTILE il vocabolo è etimologicamente connesso con il termine latino "rudia" = bacchetta, con la quale si dava la libertà agli schiavi ed il congedo ai dipendenti; la desinenza LE fa sì che RUTILE significhi relativo alla "rudia" e quindi, tenendo presente la funzione dell'oggetto, "libertà";
HIPUCRATES è palesemente il nome, Ippocrate, d'un greco; trattandosi di straniero residente a Tarquinia, è da ritenere che la "rudia" impostagli dovesse riguardare la sua liberazione dalla schiavitù piuttosto che il suo congedo da un impiego;
Confronto etimologico e traduzione: AKHAPRI RUTILE HIPUCRATES
Accipi (accepsi) rudiam Hippocratis
(dono) di Ippocrate per essere stata (da lui) ricevuta la libertà.
Iscrizione N. 31
Bibl. TLE 888 -
(da M. Cristofani "Introduzione allo studio dell'Etrusco" cit. p. 155 e p. 158.
METLI ARNTHI PUIA AMCE SPITUS LARTHAL SVALCE AVIL XXXIIII CI CLENAR ACNANAS ARCE.
Confronto etimologico e traduzione:
METLI ARNTHI PUIA AMCE SPITUS LARTHAL SVALCE AVILS XXXIIII
Metellae Aruntiae "pusiae" (uxori) amice Spitii Lartis, suale civitate aevis XXXIV
CI CLENAR ACNANAS ARCE
Civitas "clinar" Agninae arguit
A Metella Aruntia moglie, con affetto (affettuosa) di Larte Spitio, libera, di anni 34. La cittadinanza dalla stirpe (onde discendeva) della discendente (ACNANAS = agninae) arguì (la popolazione dalla stirpe onde era discesa conobbe la
discendente).
Iscrizione n. 32
CIE 6119 - - (da Cristofani "Introduzione allo studio dell'Etrusco" cit. p. 86 ).
VEL MATUNAS LARISALISA AN CN SUTHI CERIKHUNCE
VEL MATUNAS LARISALISA = Velio Matiunas Larisaliensis (= figlio di Larisale; forse LARISALISA = "Larisalis a(ctus);
AN = lat. "ana" = uguale, compagno, equo; sincope della "a" finale;
CN = lat. "cnason, is" = discriminazione. CN figura anche nella scritta della tomba dei Claudi (ved. sopra la trad.) nonché nella successiva iscrizione TLE 149 (ved. appresso): qui vale "amministrazione" o " ripartizione" (in classi);
SUTHI= lat. "subditis" = "sudditi" "sottoposti" e simili. Anche SUTHI figura nell'iscrizione dei Claudi . (bibl. M. Pallottino in SE XXXVII I969, p. 79 seg. ved. sopra la traduzione);
CERIKHUNCE Il vocabolo è composto da CERIKHUN = "Ceritum" e CE = "Civitate";
Anche tale espressione figura nella iscrizione dei Claudi più volte citata - ved. sopra-.
Confronto etimologico e traduzione
VEL MATUNAS LARISALISA AN CN SUTHI CERIKHUNCE
elius Matiunas "Larisaliensis" ana cnasone subditis Ceritum civitate.
A Velio Matiunas figlio di Larisale, per l'equa ripartizione tra i sudditi da parte della cittadinanza dei Ceriti (dedicato).
Iscrizione n.33
Bibl. TLE 149
Cristofani introduzione allo studio dell'Etrusco" cit. p. 165).
CN TURCE MURILA HERCNAS THU-FL-THAS CVER
CN= lat "cnason, is" ed anche "cnodax, cis" ( dei quali il primo significa "discriminale" = strumento che serve a distinguere, a dividere. ecc; il secondo "perno"):
i due vocaboli latini hanno quindi significati consimili come del resto è attestato dall'identità del tema "cn"; lo stesso vocabolo CN, come si è visto, figura nella precedente iscrizione n. 32, nonché nella iscrizione dei Claudi, alle cui analisi si rinvia.
TURCE= lat. "tribuit" = ha dedicato, ha donato, ha consacrato. Vedere l'omotematico THURASI = "tributis" nella MURILLA VERCNAS precedente scritta dei Claudi (ved. sopra). Vedere anche TURUCE (lamina maggiore di Pyrgi - trad. cit.);
= Murilla Vercnas (?): è il nome della persona che ha donato al tempio l'asta di bronzo: le parole successive ci illustrano l'uso al quale l'asta era adibita;
l'intera espressione è composta di tre vocaboli:
THU - lat. "tonitri" = del tuono;
FL = lat. "Phala" ( o Fala) = torre;
THAS è il tema del verbo latino "taxare" = misurare, vagliare e simili, nonché del nome "taxatio" = misurazione' ecc.
La stessa espressione figura, in ogni sua lettera, anche
THU FL THAS nella scritta del cosiddetto "Fegato di Piacenza", ove compare anche in forma abbreviata con le sole iniziali;
I primi due elementi della espressione figurano anche, per esteso, nel "Cippo di Perugia" (cfr. in app.).
CVER= lat. "civiliter"; il vocabolo CVER - civiliter è stato già incontrato-come si è visto nell'iscrizione n. 28 (MI TITASI CVER MENAKHE = “mente dicturis civiliter minuto" = pensando ai provvedimenti da adottarsi (dono) da parte di un declassato civilmente ( capiate deminuto). La "sintesi" lessicale CVER è da ritenere meno accentuata di quanto possa sembrare ove si tenga presente che la analoga sintesi CI equivale al latino "civitas" di cui rappresenta il tema ( vedere per analogia il già analizzato vocabolo "cnason" (con "cnodax") il cui tema è rappresentato dal vocabolo etrusco CN (ved. scritta dei Claudi parte introduttiva la precedente scritta n. 32, nonché la presente scritta nella quale CN è la prima parola.
Confronto etimologico e traduzione:
CN TURCE MURILA HERCNAS THU FL THAS CVER
Cnasonem tribuit Murilla Vercnas tonitri phala taxando civiliter.
Il "perno discriminale" ha donato Murilla Vercnas perché dalla torre del tuono si possa procedere alla pubblica "misurazione".
Iscrizione n. 34
Bassorilievo di Gubbio - Gubbio Palazzo dei Consoli - da N. Boriost "Alfabeto Etrusco" - Gaggi – Varese p. 85. Il Bassorilievo rappresenta una ruota di carro con due cavalli rampanti verso la ruota da direzioni opposte. Sotto si legge
(traslitterazione da N. Boriosi op. cit. p. 85)
PE PE UFEBIER UHTUR
PE PE= Lat. "Fhi, fhi!" =guarda, guarda!", oppure "Veh,veh!".
In Terenzio "Fhi" = voce di meraviglia; in Plauto "Fhi, fhi".
= esclamazione di chi avverte cattivo odore.
UFEBIER Si tratta, in realtà, di tre vocaboli che realizzano un vo
cabolo composto (cfr. ad es. CERIKHUN - CE = ceritum civi
tate).Pur nell'identità delle radici l'Etrusco in vari vocaboli differisce dal latino nell'aggregazione dei temi ai fini della formazione delle parole.
UFEBIER = UFE - BI - ER = "Ope Bi - erepente" = per "l'aiuto di due che si arrampicano...."
UHTUR = lat. "obturata" (est) = è bloccata ( la ruota ).
Confronto etimologico e traduzione:
PE PE UFE - BI - ER UHTUR
Phi phi! ope bi-erepente, obturata (est)!
Guarda, guarda! grazie all'aiuto di due arrampicatori è bloccata!
Si tratta con ogni evidenza d'una espressione di satira politica con probabile allusione ai due supremi magistrati (Consoli: cfr. i "Dadi di Tuscania" e la relativa analisi nelle pagine precedenti) i quali per "spingere" in direzioni politiche opposte, avevano determinato la paralisi governativa.
Iscrizione n. 35
Bibl. CIE 5447; TLE 105 ‑ (da Cristofani “Introduzione allo
studio dell'etrusco” cit. p. 152).
VEL ATIES VELTHURUS LEMNISA CELATI CESU
VEL ATIES VELTHURUS = Velius Atius Velturis (filius);= lat. "liminaria" = affari riguardanti le frontiere, affari riguardanti i templi (cfr. in Virg. " religiosa limina Deorum") od anche semplicemente "affari di Stato" o "affari di carattere riservato";
S = R ; sincope delle vocali brevi;
CELATI = lat. "celate" = riservatamente; "i" = "e";
CESU = lat. "gessit" (cfr. stesso vocabolo nell'iscrizione dei Claudi - vedere la traduzione nella parte introduttiva). C . G (mancante in Etrusco); U = I (equipollenza arcaica nota); sincope della desinenza T;
Confronto etimologico e traduzione:
VEL ATIES VELTHURUS LEMNISA CELATI CESU
Velius Atius Velturis liminaria celate gessit.
Velio Azio di Veltur gli Affari Riservati con riserbo gestì.
Iscrizione N. 36
TLE 115 - (da Cristofani "Introduzione Allo studio dell'Etrusco" cit. pag. 86).
ECA MUTANA CUTUS VELUS
ECA = lat. "Ecce" = qui; C = CC (in Etrusco non v'è raddoppio consonantico); A = E ( cfr. MULUVANICE e MULUVENICE);
Il vocabolo ECA = "ecce" figura anche nel "Cippo di Perugia"
e nelle "lamine di Magliano" (cfr. le rispettive traduzioni in app.)
MUTANA = lat. "mutanda- = da trasferirsi
NA = NNA: la N vale doppia mancando in Etrusco il raddoppio; la pronunzia di tale vocabolo e di quelli con analoga desinenza suonante NDA, NDO ecc. in italiano è identica a quella degli omotematici vocaboli moderni nei dialetti dell'Etruria Meridionale e di Roma ( ad es. QUANNO per QUANDO e simili); cfr. al riguardo anche S'CUNA e S'CUNE = SECUNDA e SECUNDE nel "Cippo di Perugia" (cfr. app.),
CUTUS VELUS = lat."cutis Velii = la pelle ( = il corpo) di Velio;
Traduzione latina ed italiana (si omette il confronto data l'evidenza del senso della scritta):
Ecce mutanda (est) cutis Velii.
Qui dovrà trasferirsi (o decomporsi) il corpo di Velio.
Iscrizione N. 37
Bibl. S.E (Studi Etruschi) XXXIII (da Cristofani "Introduzione allo studio dello Etrusco" p. 163).
FELSNAS LA LETHES SVALCE AVIL CCVI MURCE CAPUE TLEKHE HANIPALUSCLE (Nella traslitterazione del Cristofani op. cit. pag. 163 - figura il numero CVI anziché CCVI; al riguardo si ritiene invece che con CCVI debba essere interpretato il numero originale * A ( ).
FELSNAS LAS LETHES FELSNAS = lat. "Vèlsinae" (as = ae come in "familias") = Vèlsina: è il nome della capitale della confederazione etrusca, la cui ubicazione non è stata ancora individuata;
LA = lat. "latum" (est) = è stata data notizia (sincope della desinenza); LETHES = lat. "lethatis" = agli uccisi (sincope della sillaba mediana);
SVALCE AVIL CCVI = lat. "sui" (suale) "civitate" = dalla loro città ( = dai loro concittadini) nell'anno 206° (= dopo 206 anni);
MURCE CAPUE TLEKHE= lat. "Mùrcidae Capuae (de) deleto" = della distruzione dell'ignobile Capua;
HANIPALUS CLE= lat. "Hannibalis colente" = per essere stata fautrice di Annibale.
Confronto pedissequo col latino e traduzione:
FELSNAS LA LETHES SVALCE AVIL CCVI
Fèlsinae (= Vèlsinae) latum lethatis suale civitate in aevo CCVI MURCE CAPUE TLEKHE NANIPALUS CLE
Murcidae Capuae (de) deleto Hannibalis colente.
Agli uccisi di Vèlsina è stata data notizia dai loro concittadini, dopo 206 anni della distruzione dell'ignobile Capua, per essere stata (questa) fautrice di
Annibale.
(Nel 424 A.C. gli Etruschi furono massacrati a Capua dai Sanniti - cfr. Tegola
di Capua - trad. in app.).
Iscrizione n. 38
Museo civico di Tolfa (da A. Stefanini "Recenti scoperte archeologiche nella zona di Tolfa" Circolo di Cultura di Tolfa) Scritta su vaso rinvenuto in una tomba.
MI ALPNU LES’
MI = "mente" (ved. sopra stesso voc.);
ALPNU (letteralmente) "albano", dal latino "album" = "anniversario" (cfr. voce "album" in vocabolario cit.) = tavola ingessata (ved. in Plauto) su cui si segnavano ricorrenze ed incombenze pubbliche; vedere "Albo pretorio" ALPNU = Albano, ossia relativo alla
ricorrenza (giorno).
"
La stessa parola. ALPNU = albano figura anche nella CIE 2403
(vedere appresso);
LES' = lat. "Lessi", genitivo di "Lessus, i" = lutto.
La stessa parola figura sia nell'epitaffio di Laris Pulenas, sia nella Lamina di Magliano (cfr. trad. citata).
Confronto etimologico e traduzione:
MI ALPNU LES'
Mente (in) "albano" (die) lessi.
In memoria, nell'anniversario del lutto.
Iscrizione n. 39
CIE 423 . - da F. Skutsch op. cit. in Pontrandolfi op. cit. p. 137 -.
MI MUMUSIES S'EMUS ATHNIS
MI = "mente" (ved. sopra stesso voc.);
NUMUSIES = lat. "Numeriis" (o "numerosis"): può alludere alla Gens Numeria, ma può anche intendersi quale aggettivo quantitativo (la seconda U del vocabolo vale E : cfr. "repetendae" e "repetundae"). Lo stesso vocabolo (NUMESIESI: ove la I finale non è sincopata) figura anche nell'antichissima iscrizione REE 197I1-83 di Tarquinia (circa 700 A.C). Vedere sopra (iscrizione n.4) l'analisi e la traduzione di tale scritta.
Confronto etimologico:
MI NUMUSIES S'EMUS ATHNIS
Mente numeriis Semunibus adnatis
Con il pensiero ai numerosi volati via tra i Semidei (morti in guerra).
Breve commento relativo alla TLE 149
In tale iscrizione particolare rilievo assume il vocabolo composto THUFLTAS.
Come si è detto sopra, il vocabolo figura anche nel plastico di bronzo (detto "fegato" o "templum") di Piacenza e per ciò che concerne i primi due vocaboli singoli THU e FL anche nel Cippo di Perugia.
Appare pertanto opportuno riportare, con le rispettive traduzioni latino-italiane, i brani dei predetti testi nei quali è scritto il vocabolo composto in questione, ai fini del confronto contestuale con la TLE 149 nella quale pure il vocabolo medesimo figura.
CIE 4538 (Cippo di Perugia dalla traduzione di cui all'app.),
Clen's thii thil s'cuna cenu e plc felic.""
Colentibus sibi, sibi eius secunda, genu e lacu felice.
Ai parenti a se, a se di lei (acquisiti) cara, originaria del lago ameno.
"" Larthals Afunes' clen THUN - khulthe - FALAS' khiem fusle Vèlsina."" (a) Lartalibus Afunis colenda (erat) TONITRI culti FALAE (ad) quietem funerem Vèlsina.
Dai Martani Afuna doveva essere generata per la quiete funebre della TORRE del culto dei TUONI, in Vèlsina.
Thunkhulthl ikh ca cekha zikhukhe.""
TONITRI culti (in) libro (dicto) circa sequtura scriptum est.
Nel libro della disciplina (culti) del tuono circa le cose future è stato scritto.
A questo punto è da tener presente, come si è detto, la scritta del Fegato di Piacenza, in cui compare, tra l'altro, uguale in ogni lettera, la stessa espressione THU-FL-THAS (= ZAO - V8 V0)che figura anche nella TLE 149 in precedenza tradotta.
IL FEGATO DI PIACENZA
Nel Museo di Piacenza, come è noto, è conservato un oggetto in bronzo recante incise numerose parole e chiamato comunemente "Fegato" o "Templum" di Piacenza.
L'oggetto in questione si presenta all'incirca nel modo seguente (salvo la traslitterazione dei vocaboli effettuata da chi scrive in una con la suddivisione degli stessi):
E' bene chiarire che l'oggetto in questione rappresenta certamente una zona territoriale, come indicano chiaramente i tre monti che vi sono raffigurati, anche se, in sezione, ha la forma d'un fegato.
.Come è noto, l'oggetto venne così denominato perché, visto dall'alto, rassomiglia, a detta dei veterinari, al fegato di una pecora (venne quindi messo in relazione con l'esercizio dell'aruspicina). Altri studiosi lo chiamano invece "Templum" (= luogo consacrato ) ritenendo che lo stesso rappresenti una zona territorale sacra (cfr. in tal senso Pallottino "Etruscologia" p. 251, il quale ritiene, peraltro, che la "zona" in questione possa essere rappresentata anche nella sezione d'un fegato di pecora) (1)
La posizione corretta dell'oggetto - al fine di poter individuare l'orientamento del plastico territoriale - è quella risultante dal II° dei due disegni; tale posizione orientativa, che non è da considerare casuale e nella quale nessuna frase è leggibile, è però l'unica che consente di leggere la ,* (= C dato che la grafia etrusca va da destra a sinistra) che si trova al centro del piccolo cerchio inscritto nel semicerchio in alto.
Procediamo alla lettura ed all'analisi etimologica, delle varie frasi, previa divisione dell'iscrizione in settori che nel primo dei precedenti disegni figurano, contraddistinti con le lettere indicanti la parola iniziale di ciascuna delle frasi stesse. Sotto la traslitterazione possono leggersi le traduzioni latina ed italiana.
(1) Disegni, traslitterazione e suddivisione dei vocaboli sono stati eseguiti da chi scrive tenendo presenti il testo etrusco che figura in N. Boriosi "Alfabeto Etrusco" p. 88 (V; Bibliografia) e le fotografie del Pallottino in "Etruscologia" tav. XXX v. Bibliografia).
2) VISTO DI PROFILO: VISTO DA L L' A LTO
“FEGATO" DI PIACENZA
1) FASCIA ESTERNA:
A)
TIN CIL EN - TIN TH V F - ANITHNE
Dinumerata "civile" enarratio - dinumerata tonitri Vèlsinae Phala - annitendae.
Dettagliata pianta della città "dettagliata" dalla Torre del Tuono di Vèlsina , per assicurarsi (annettersi).
UNI MAE - TEC V M
Junonis magiae tegendi vadimonio.
Di Giunone la magia con garanzia di essere protetti (o).
A/1)
LETHN ETH CATH FUFLUNS SEL VA LETHNS
Lethans est cartus FUFLUNS" selecte "vadens" lethandis.
Mortale è la saetta di "FUFLUNS" quando per scelta (intenzionalmente) và da quelli che devono essere uccisi.
A/2) CIL ENSL FETISL CUL ALP CEL TLUS - C V.
Civitatis aenea (= "aenisile") vetis (= "vetisile") colere alpe coelum telluris C (ivitatis) V (èlsinae) (?) (o "telluricum"
Della città plastico in bronzo per coloro che sono impediti dai monti di osservare il cielo del territorio della città di Vèlsina (?) (o "del territorio")
2)SCRITTE INTERNE:
B) ( a raggiera intorno alla C ):
CIL EN SATRES LVST VELKH TLUS C TETHMS SEL -VAN.
Civitatis ( = civile ) enarratio (cum) saturis lustrata villico telluris c(ivitatis) (in) ditissimis sel(ectione) vadenda.
Della città descrizione con i seminativi illustrata, dal contadino del territorio civico sui più ricchi la scelta andando (= tenendo presenti solo i più seminati perché migliori).
B/l) (sotto il monte a piramide) - E' da notare che le parole delle ultime due caselle "valgono" per ambedue le colonne (nelle caselle stesse manca infatti la divisione verticale).
CATHA TINST NETH
Chartus Densato necdum (carto)
La saetta Non ancora concentrata (la saetta)
FUFLNS THU FL THAS
FUFLUNS (= Bacco) Tonitri Phala taxat
Di FUFLUNS (= di Bacco) La torre del tuono la controlla
LAZL TINS TH V. F.
Lasciviae (= "lasciviale") densante tonitri Vèlsinae Fala
Dell'ubriachezza concentrandola la Torre del Tuono di Vèlsina.
LETHN Lethans (est)
E' letale
N C
Naccae
Per chiunque
B/2) (scritta sul monte allungato):
TETH LATH MARISL LETA N P TH.
Ducto lato maris ("marisale") ludus (est) Neptuni.
(la saetta) proveniente dalla parte del mare è uno scherzo di Nettuno.
B/3) HERCL - MARS
Herculis - Martis (carta)
Di Ercole - di Marte (la saetta = è scagliata da...).
B/4) (vicino al monte a piramide):
TLUS C APC
Telluris C(ivitatis) apex (o " telluricus" apex)
Apice del territorio (della città?)
B/5) (vicino al monte piccolo):
LETHAM THETLUMTH
Lethum "ductile eundo" (carto)
(in questo luogo) arriva (la saetta) per portare la morte.
B/6) (nel piccolo cerchio iscritto nel semicerchio interno):
C = C(ivitas)
La città - Con ogni evidenza viene indicata l'ubicazione esatta della città (di Vèlsina?)
Sulla faccia posteriore il plastico appare diviso in due parti (cfr. Skutsche in Pontrandolfi, op. cit. p. 124) e reca le parole USILS TIVS che gli Etruscologi traducono "Sole" e "Luna". mentre significano utibilia ("utibilis" in Plauto = utilis) = fenditura per comodità di uso ( per tenerlo in mano cosa altrimenti disagevole data la forma tondeggiante).
Dal combinato esame delle iscrizioni, avuto riguardo all'espressione THU-FL-THAS. si hanno le seguenti risultanze:
A) Cippo di Perugia:
1) THUN - Kulthe - FALAS' Velsina
= Tonitri culti fala in Velsina
= Nella torre della disciplina del tuono in Velsina.
2) THUN - Kultl - Ikh
= nel libro della disciplina dei tuoni.
B) Fegato di Piacenza;
1/A TH. V. F
= Tonitri Vèlsinae phala
= Dalla torre del tuono di Vèlsina.
A/2 C. V
= Civitatis Vèlsinae.
B/1 THU FL THAS
= Tonitri phala taxat (o taxando) = La torre del tuono la controlla.
Rileggiamo, ora, la TLE 149:
CN TURCE MURILA HERCNAS THU-FL-THAS CVER
Cnasonem tribuit Murilla Vercnas tonitri phala taxando civiliter.
Il "perno discriminale" ha donato Murilla Vercnas perché dalla Torre del Tuono si possa procedere alla pubblica "misurazione".
Murilla Vercnas quindi aveva donato al Tempio di Tarquinia (città sede dell'amministrazione centrale della Chiesa etrusca quale sede - notoriamente - dell' "Orde" dei 60 Aruspici) il perno che veniva usato in vetta alla torre dei tuoni per la "civile misurazione" degli stessi.
Iscrizione n. 40 - C. I. E 2403
(testo traslitterato in Pallottino. "Etruscologia", Hoepli, p. 406:
ECN TURCE LARTHI LETHANEI ALPNU SELVANSL...
La traduzione proposta da Pallottino è la seguente (op. cit. p. 406): "Questo ha donato Larte Letanei in dono a Silvano"...
Analisi dei vocaboli:
ECN Ecn è, come è noto, la parola iniziale della prima frase interamente leggibile del "Liber linteus zagabriensis": "Ecn zeri lecin inc zec fasle hemsin ce ".
Tale frase si ripete nel "Liber", più o meno integralmente, alla colonna II (vedi a pag. 181) alla colonna V (vedi a pag. 189) alla colonna IX (vedi pag. 204). La frase predetta viene tradotta, da chi scrive. nel modo seguente (cfr. ad es. a pag. 184):
"" Icon derii licet non incolae decòri fac-simile (o factibile) hemeresio in civitate"", ossia:
"" La figura del deriso non si addice all'abitante decoroso nel modo in cui è permesso (fas) all'abitante di un giorno, tra la cittadinanza"" ( il pericolo di derisione riguardava, nella specie, - vedi oltre la traduzione del "Liber" - la popolazione vulsinese profuga a Volterra dopo la conquista romana della "capitale dei XII populi").
Ai fini di tale traduzione il vocabolo ECN è stato ritenuto equipollente al latino "Icon, nis" = immagine, figura (cfr. "icona"); nella stessa sede la parola "zeri" è stata ritenuta equipollente al latino "derii", genitivo di "derius" = deriso (ove la Z sostituisce la D, consonante questa assente, come è noto, nella lingua etrusca. L'espressione "Lecin" è stata tradotta "licet non' (ove "e" = "i", "t" e "non" appaiono elise); "inc" è stata tradotta "incolae" (sincope).
La parola "zec" è stata
tradotta "decòri" (elisione come sopra e Z = D come nel vocabolo "zeri" = "derii"); la parola "fasle" è stata ritenuta la contrazione etrusca del latino "facsimile" o "factibile"
od anche "facile"; il vocabolo "hems" è stato ritenuto la contrazione etrusca di "hemeresio" abitante di un giorno; "in ce"è stato ritenuto equipollente al latino "in civitate" (circa CE = civitate confrontare l'elenco delle ripetizioni di tale vocabolo. con il significato di cui sopra, nelle varie iscrizioni,) - -
Pertanto. come è stato fatto in sede di traduzione del "Liber". anche in sede di traduzione della presente C. I. E 2403. viene assegnato ad ECN il significato di "icon, nis" = immagine, figura, onde accertare se anche in quest'ultima occasione la attribuzione di tale significato renda possibile la realizzazione d'un testo di traduzione dal contenuto perfettamente logico.
Pertanto ECN = "Icon" = Immagine,'
TURCE = lat. "tribuit" = Ha dedicato (e simili). L'etruscologia ammette tale significato (cfr. TURUCE in lamina di Pyrgi maggiore) e significati similari (ad es. "ha donato") pur non considerando come fa chi scrive "tribuit" l'equivalente latino di TURUCE ( e, in epoca più tarda di TURCE).
LARTHI LETHANEI = lat. "(in) Lare itis laetandis = "dovendosi rallegrare i coniugi (coloro che sono convenuti nella nuova casa o nel nuovo focolare).
Circa LARTHI = "Lare itis cfr. , tra l'altro, LARTHAIA (= lar i - tea) in iscriz. n. 24 TLE 761, pag. 110; LARTHUZALE (= in lare ito duale) nell'iscriz. n. 25 REE 1972 - i pag. III; LARTHIALE nell'iscrizione n. 26 Studi Etruschi 36 - 1968, pag. 112, nonché l'analisi dei tema etrusco-latino LAR svolta nelle precedenti pagine n. 10 e segg.
In LETHANEI si ha N = NN, in funzione della combinazione ND impossibile in etrusco a causa della notoria assenza della lettera D (EI, a sua volta, corrisponde ad I: vedere al riguardo AMEITALE = "ambitale" nella lamina maggiore di Pyrgi). Circa l'equipollenza, nella specie, N = ND, cfr.. fra l'altro, S'CUNA e S'CUNE (rispettivamente "secunda" e "secunde") nel " "Cippo di Perugia" (vederne l'interpretazione in appendice), nonché MUTANA = "mutande" nell'iscriz. n. 36 TLE 115, a p.121.
ALPNU = lat. "albano" e cioè relativo all'"album". "l'album", come è noto, era una tavola ingessata sulla quale, a cura della Autorità, venivano segnate ricorrenze ed adempimenti (cfr; l'odierno Albo Pretorio). ALPNU (sincope della A; P = B, consonante notoriamente assente in etrusco; U = O, vocale parimente assente in etrusco) quindi, corrispondendo strutturalmente ad "albano" nel senso di "in albo", "relativo all'albo", significa esattamente "nell'anniversario" ("albano" è un ablativo).
Lo stesso vocabolo figura anche nell'iscrizione n. 38 Museo civico di Tolfa - da A. Stefanini "Recenti scoperte archeologiche nel territorio di Tolfa Circolo di Cultura di Tolfa - p. 123 . Si veda, pertanto, l'analisi che in merito ad ALPNU è stata effettuata in sede di interpretazione di
tale scritta (MI ALPNU LES').
SEL-VANSL Si tratta di un vocabolo composto da SEL e da VANSL. SEL è il tema dei latini "seligo, gis", "selectio. nis" e simili
= scegliere, scelta ecc.: VANSL, a sua volta, (considerando l'elisione della sillaba mediana "de" e la desinenza L del genitivo etrusco) appare omotematico del verbo latino "vado, is, ere" = andare e dei suoi composti. La L finale, che come si è detto, indica il caso genitivo, prova che l'intera espressione è retta dal precedente vocabolo ALPNU "albano" = anniversario.
Quindi ALPNU SEL VANSL può tradursi "(in) albano selectis vadentis" = nell'anniversario dell'andata a scegliersi, ossia nell'anniversario del matrimonio.
(segue, indecifrabile nella scritta, un vocabolo che indica certamente il nome del donatore).
Ma in merito all'espressione SEL-VANSL è da osservare che la stessa, oltre che nella presente iscrizione, figura anche - per due volte sia pure in diversi casi di flessione, nel celebre "Fegato di Piacenza": SEL VA (nella fascia esterna) e SEL VAN (nella parte interna, v. s.).
Interpretazione:
"" L'immagine è stata donata, per rallegrare gli sposi. nell'anniversario della avvenuta scelta ( = del matrimonio). ""
Iscrizione n. 41 (da M. Pallottino, "Etruscologia", Hoepli, tav. XXIX).
Sopra uno specchio di bronzo proveniente da Tuscania e conservato presso il Museo archeologico di Firenze, sono raffigurate alcune immagini e graffite alcune parole:
1) FASCIA SUPERIORE: Quadriga condotta da un auriga con sopra graffite, in semicerchio, le seguenti parole (traslitterazione):
VELTUNE UCERN VIAVL TARKHUNES RATHLTH
2) FASCIA CENTRALE:
cinque figure umane nelle quali, partendo da sinistra, si individuano:
I° un giovane che regge nella mano destra una fronda rivolta verso terra;
II° un uomo barbuto coperto da un manto, con un lungo bastone poggiato a terra ed una mano sotto il mento, in atteggiamento dubbioso;
III°, una donna, in secondo piano, con collana al collo e mano destra appoggiata sopra una piega della veste;
IV° un uomo dal capo coperto e con un piede poggiato sopra un masso, in atto di esaminare attentamente un oggetto di forma sferoide da lui tenuto nella mano sinistra e sfiorato con la destra; dall'oggetto si vedono colare due gocce;
V° un uomo nudo armato di lancia. Dietro il gruppo appare il sole semicoperto vicino all'orizzonte (forse al tramonto).
I personaggi di cui ai nn. I°, II0°, III° e V° hanno tutti lo sguardo rivolto all'operazione cui appare intento il personaggio di cui al n. IV°. Sopra la testa di tale personaggio si legge, graffita in caratteri minuti, la seguente espressione:
PAVA TAR KHIES
3) FASCIA INFERIORE:
un giovane in piedi, a torso nudo, con faccia rivolta a sinistra, munito di ali spiegate, a braccia aperte e semiflesse verso l'alto, in atto di spiccare il volo.
SPECCHIO DJ TUSCANIA
Il presente testo delle specchio di Tuscania (conservato presso il Museo Archeologico di Firenze) è stato traslitterate dallo scrivente tenendo presento il testo originale di cui al grafico riportate in "Etruscologia" di M. Pallottino, Hoepli 1975- Stampa IGIS,Tavola XXIX.
1°) Espressione graffita nella zona, superiore:
VELTUNE UCERN VIAVL TRAKHUNES RATHLTH
VELTUME= lat. "Veltumnus" = Veltumno (o Vertumno), massima divinità etrusca secondo Varrone ("deus Etruriae princeps" nume "indigete" di Vèlsina, capitale della confederazine etrusca; era in grado di trasformarsi (come risulta dalla forma latina Vertumnus -collegata con "verto del suo nome; era il Dio della natura (che ad ogni stagione, appunto, si trasforma), della vegetazione, dei frutti e dei fiori (cfr."A/Z Index" , dizionario di mitologia - trad. di M. Gioia Tavoni da "Elseviers Mitologische Encyclopedie", Elseviers Amsterdam 1962);
UCERN= lat. "occurrens" U = O (lettera assente in etrusco): C = CC (in etrusco non c'è raddoppio) E = lat. OE = U (cfr. "poeni = "punì", "coeravit" = "curavit" e simili); sincope dei morfemi medi e della desinenza "s" : "r" = "rr" (vedi sopra C = CC);
VAVL= lat. "viabile" = italiano "percorribile" e quindi "percorso" o "itinerario" o semplicemente "strada"; la seconda V corrisponde alla latina B; sincope della seconda I (che in latino è breve) e della desinenza E;
TARCHUNES= lat "Tarcontis": U = O (assente in etrusco); sincope della T; E = I (equipollenza arcaica);
RATHLTH= lat. "rhaedae t(ribuendo)" (ossia "rhaedale tribuendo = fornendolo di un carro o, meglio, dotandolo di un carro)Comparazione pedissequa ed interpretazione:
VELTUNE UCERN VIAVL TARKHUNES RATHLTH
"" Veltumnus occurrens viabile Tarcontis rhaedae t(ribuendo).
Veltumno che accorre sul percorso di Tarconte per dotarlo di un carro.
2°) Espressione graffita nella fascia centrale:
PAVA TAR KHIES ( la "scriptio continua" viene così divisa):
PAVA = lat "phavum" ( o favum) = "favo", "alveare"; P = PH ("f"); seconda A = U (vedi equipollenza A - U già riscontrata più volte altrove); sincope della desinenza M (analoga sincope si incontra nel latino arcaico per molti accusativi singolari: vedi sopra parte specifica);
Ma il vocabolo PAVA può anche corrispondere al plurale di FAVUM e cioè FAVA. Tale seconda versione sembra anzi maggiormente attendibile in quanto appare fondata sull'atteggiamento tenuto dal quarto personaggio da sinistra, raffigurato sulla faccia centrale dello specchio. Tale personaggio, infatti, mentre esamina un "favo", ne tiene altri (apparentemente due) in una bisaccia (o in una piega della veste) come può rilevarsi in sede di osservazione dello specchio. Le due gocce che colano dall'oggetto eliminano ogni dubbio circa la natura dello stesso.
TAR E' la forma abbreviata (abbreviazione "lapidaria") del nome etrusco TARKHUNE già incontrato nella precedente espressione e corrispondente al latino "Tarcon". Tarconte era, come è noto, il leggendario fondatore di Tarquinia.
Tarconte, come attesta la posizione della scritta sopra la sua testa, è il quarto personaggio da sinistra.
KHIES = lat. "quirens" da "quiro", verbo arcaico dal quale derivò il più tardo "quirito. as" ed omotematico di "quero", nonché di "requiro, is" che significa interrogare, chiedere e simili: KH =
Q (cfr. KHIM = quinque in "Laris Pulenas"; KHIMTH = quindecim in "Cippo di Perugia" e nella "Lamina di Magliano" in Bianchi op. cit.); sincope della sillaba "breve" e della "n".
Comparazione pedissequa ed interpretazione:
PAVA TAR KHIES
Fava Tar(con) (re)quirens
Tarconte che "interroga" dei favi ( per trarne auguri ai fini del viaggio: vedere la prima espressione).
BREVE COMMENTO:
L'iscrizione che precede è di particolare rilievo in quanto nella stessa l'attendibilità della comparazione etrusco-latina appare confortata, oltre che dagli elementi comparativi strettamente linguistici in rapporto con le risultanze logiche contestuali, anche dalla corrispondenza del testo così ottenuto al carattere ed all'azione delle figure rappresentate.
E' evidente infatti che, pur in modo conciso, le parole della scritta descrivono la stessa vicenda che viene descritta per mezzo delle figure incise. Per tale motivo la coincidenza tra le due descrizioni comporta necessariamente coincidenza tra il contenuto del testo emergente dalla traduzione ed il contenuto effettivo del testo originario.
La coincidenza tra testo scritto e "testo figurato" risulta principalmente dai seguenti elementi:
1) Nella prima frase si legge di Veltumno che va incontro a Tarconte per dotarlo di un carro per il viaggio.
Nella fascia inferiore dello specchio Veltumno è rappresentato "alato", ossia ancora nell'aldilà, mentre nella fascia superiore è rappresentato già alla guida della quadriga;
2) Osservando attentamente la fascia centrale si vede che:
- il primo personaggio da sinistra tiene in mano una fronda arborea rivolta verso il basso;
- il quarto personaggio (Tarconte) esamina un oggetto tondeggiante, avendone a giudicare dai rigonfiamenti della veste o della bisaccia altri due in serbo.
Orbene l'atteggiamento del primo personaggio (quello con la fronda) e l'atteggiamento del quarto (quello col favo) sono logicamente collegati tra loro.
Infatti, che l'oggetto tondeggiante non possa essere che un favo di miele (come si legge nella traduzione) è attestato anche dall'atteggiamento del personaggio che tiene la fronda rivolta verso il basso, atteggiamento che è quello di colui che ha appena scacciato le api dal loro nido e sta pronto a scacciarle ancora in caso di loro ritorno offensivo durante l'esame augurale effettuato da Tarconte (che è evidentemente il suo "signore").
La frase PAVA TAR KHIES significa appunto "fava Tarcon quirens". Del resto le due gocce attestano la presenza del miele.
3) Che nella fascia centrale sia rappresentato un gruppo di viaggiatori a piedi, appare attestato sia dalla presenza della donna (con ogni proba‑
APPENDICE
Comprendente i saggi interpretativi del "Liber linteus Zagabriensis". del "Cippo di Perugia", della "Tegola di Capua", della "Lamine di Pyrgi, dell'epitaffio di "Laris Pulenas", della "Lamina di Magliano". babilità la moglie di Tarconte) presenza difficilmente giustificabile in aperta campagna (come attesta la presenza di un arbusto e la fronda del primo personaggio) all'infuori della circostanza specifica d'un viaggio, sia dal lungo bastone cui si appoggia, in evidente atteggiamento di riposo, il secondo personaggio da sinistra.
Il sole al tramonto raffigurato dietro il gruppo (vedere sopra punto V°) fa del resto comprendere chiaramente i motivi del soccorso apprestato da Veltumno ai viaggiatori.
C.I.E. 4538 (CIPPO DI PERUGIA)
traslitterazione
Eulat tanna larezul ame vakhr lautn velthinas " es’tla afunas" sleleth caru tezan fusleri tesns teis' ras’ nes’. Ipa ama hen naper XII velthinaturas' aras' peras' cemul mlescul zuci enesci epl tularu aules'i velthinas' arznal.
Clens'i thii thil s'cuna cenu e plc felic larthals' afunes' clen thunkulthe falas' khiem fusle velthina hinta cape municlet. Masu naper s’r anc z 1 thii falsti. Velthina hut naper penezs masu acnina clel afuna velthinam.
Lerzinia intemamer c n l velthina zia s'atene tesne eca velthinathuras thaura helu tesne ras'ne cei tesns' teis' ras' nes khimth s'pelth uta s'cuna afuna mena. Hen naper ci c n 1 hare utus'c velthina s’atena zuci enesci ipa s'pelanethi fulumkhva s'pelthi renethi es'tac velthina acilune turune s'cune zea zuci enesci athumi cs' afunas' penthna ama velthina afuna thuruni.
Ein zeriuna ckha thil thunkhultl ikh ca cekha zikhukhe.
C.E.E. 4538 (" CIPPO DI PERUGIA")
Interpretazione etimologica pedissequa
Eulat Tanna larezul ame vakhr lautn Vèlthinas' 1
Efflata dubena lareduale almae vector (est) "labens" Vèlsinae
Spirata del Signore la consorte, della salma (è)"trasportatrice" la discendenza di Vèlsina
es'tla Afunas' slelethe caru tezan fusleri tesnes' Teis Ras'nes.
extollenda, Afunae solvi lethea caro, tedam funere rito tendentibus Deis Ràsenis.
Per onorarla, di Afuna col dissoversi il morto corpo, il rogo funebre di rito, offrendo agli Dei Ràseni.
Ipa ama hen naper XII Velthinaturas' Aras' 3
Ipsa alma hinc nuper (a) XII Vèlsinae tributis Aruspicibus
La salma da qui, da 12 addetti a Vèlsina (città) Aruspici,
peras' cemulmlescul zuci enesci 4
peracta est, gemulis melis cultas, duci ignesci
é stata accompagnata, con piangenti canti onorata, per essere condotta ad essere cremata
epl tularu aules'i Vèlthinas' arznal. 5
epol tollituri aulis in Vèlsinae Arcis.
in verità per esaltarla, nelle residenze regali di Vèlsina della Rocca.
Clens'i thii thil s'cuna cenu e plc felic 6
Colendibus sibi, sibi eius secunda, genu e lacu felice,
Ai parenti a se, a se di Lei (acquisiti) cara, originaria del lago ameno,
Lathals Afunes' clen Thunkhlthe Falas' khiem fusle Vélsina
a) Larthalibus Afunis colenda (erat) Tonitri culti Falae (ad) quietem funerem Vélsina
dai Martani Afuna doveva essere generata della vetta del culto dei tuoni per la quiete funebre in Vélsina (= per la quiete funebre della vetta del culto dei tuoni, in Vélsina)
hinta cape municlet Masu naper s’r anc 2
cinta capite munis clematidis, Musinato nuper super ancilem
cinta il capo della sacra (ad Apollo) vitalba (cfr. "Munio, mis = inno ad Apollo). essendo stato scritto, in precedenza, sopra un ancile (piccolo scudo)
z l thii falsti Vèlsina hut. 3
D.L. (Decreto Lucumoniale) sibi (in) Fastis. Vèlsina. voto,
per Decreto Lucumoniale, per Lei, nei fasti, Vèlsina (avendolo) proposto,
Naper penezs' masu acnina cle Afuna Velthinam 4
Nuper poenitendis musinato (de) agnata (familia) calanda Afuna ad Vèlsinam
ed in precedenza per i funerali, essendo stato scritto la famiglia agnata (consanguinei Velsina) doversi convocare per Afuna a Vèlsina (città).
Lerzinia intemamer C N L Velthina ZIa
(ex) lege virginea intemerater, Consul (de) Vèlsina Dia
In base alla legge virginea inviolabilmente, il Console circa la Vèlsina Dea S'atene tesne eca Velthinathuras' ( sategitne, tendidisse (né) ecce Vèlsinae tributos
ha curato, che le facessero 'offerta qui gli addetti in Vèlsina (Aruspici)
cei tesnes' Teis Ras'nes
suis (seis) tendentibus Deis Ràsenes
i suoi (d'altra parte) facendo offerta agli Dei Ràseni,
khimth speltn uta s'cuna Afuna mena. 2
quindecim speculis uta secunda Afuna (in) moeniis
di quindici specchi usati dalla cara Afuna in casa.
Hen naper Ci C N L hare utus'c Vèlthina
Hinc nuper Civitatis Cosnul haruit udusque (de) Vèlsina
Di qui poco prima della città il Console asciugò le lacrime a circa la Velsina
s'atena zuxi enesci ipa s'pelanethi 4
sategitne duce ignesci, ipsa speculandi sibi
ha curato che fosse condotta ad essere cremata, che la stessa, di potersi specchiare
fulumknva speltni renethi es't ac Vèlthina 9
pollicenda speculis renectis, esto ac Vèlsina
dovendosi garantire (con) gli specchi riuniti, e che dopo la (Dea) Vèlsina acilune tutune s'cune Zea zuci
nec asilo nec duro, secunee, (ut) De uci
nè con assillo (dolore) nè con durezza, affettuosamente, (quale) Dea, fosse condotta
enesci athumics' Afunas' penthna ama ignesci adsumi censendum (esse) Afunae poenitensda anima
ad essere cremata, dovendosi intendere assunta di Afuna da compiangere l'anima
VARI IR = vector' ossia letteralmente "trasportatore': nella specie significa "incaricato dell'organizzazione
(o delle spese) del trasporto funebre.
La A di VAKHR 'vale' foneticamente la E di 'Vector'
data la nota 'Labilità" fonetica dell'elemento vocalico nelle lingue arcaiche (latino compreso);
Velthina Afuna turuni
(in) Vèlsina, Afuna in "toro"
in Velsina, Afuna nella tomba
Hein zeriuna skha thil
Inde gerenda sequiora (sunt) sibi eius
Da tale momento le cose da farsi sono poco importanti per Lei.
Thunkhultl ikh ca cekha zikhukhe. 3
Tonitri Culti (in) libro (dicto) circa sequutura scriptum est.
Del tuono del culto nel libro circa le cose future è stato scritto.
Traduzione italiana pedissequa
Spirata del Signore la Consorte, della Salma (è) incaricata del trasporto la discendenza di Vèlsina per onorarla, col dissolversi di Afuna il morto corpo, il rogo, con funebre rito, offrendo agli Dei Ràseni.
La salma, da qui, da 12 addetti a Vélsina Aruspici, è stata accompagnata, con piangenti canti onorata per essere condotta ad essere cremata, in verità per esaltarla, nelle residenze regali della Velsinea Rocca.
Ai parenti a se, a se di Lei (acquisiti) cara, originaria del lago ameno, dai Martani Afuna doveva essere generata della (vetta) del culto dei tuoni per la quiete funebre in Vélsina (= per la quiete funebre della vetta, del Culto dei tuoni in Velsina) cinta il capo della votiva vitalba, essendo stato scritto in precedenza sopra un ancìle (piccolo scudo) per D.L. (decreto lucumoniale), per Lei, nei Fasti (previo) voto di Vèlsina (ed) in precedenza, per i funerali, essendo stato scritto per convocare l'agnata (parentela) Afuna a Vélsina.
In base alla legge Virginea inviolabilmente, il Console, circa la Vélsina Dea, (era tale dopo i provvedimenti che precedono) ha curato che le facessero offerta ; qui gli addetti a Vélsina (città; Aruspici) di una mucca sterile, (che) di un capretto le facessero offerta i Ràseni, i suoi (d'altra parte) facendo offerta agli Dei Ràseni di quindici specchi usati dalla cara Afuna in casa.
Di qui poco prima della Città il Console asciugò le lacrime e circa la Vélsina, ha curato che fosse condotta ad essere cremata, di potersi specchiare garantendola con gli specchi riuniti, e che dopo la Vélsina, né con assillo né con durezza, affettuosamente (quale) Dea, fosse condotta ad essere cremata, dovendosi intendere assunta, di Afuna l'anima da compiangere in Vèlsina, l'Afuna nella Tomba.
Da tale momento le cose da farsi (da noi) sono poco importanti per Lei. Della disciplina dei tuoni nel libro circa le cose future è stato scritto.
C.I.E. 4538 (CIPPO DI PERUGIA) - Analisi dei vocaboli
EULAT "Efflata", part. pass. di "efflo, as, atun = spirare;
TANNA "Dubenus' in latino arcaico è forma antiquata di "Dominus' (cfr. P. Festo); in TANNA la T 'vale' foneticamente la D mancante in Etrusco- la A "vale' (ved. oltre NAPER = Nuper)- la sillaba mediana di "Dubenus è sincopata come in tutte le qualifiche 'ufficiali' (ved. il latino Cs per Consul). Qui TANNA= Dubeno -ossia 'Consorte del Dubenus (ved. vocabolo successivo);
LAREZUL= (in) Lare duale ossia 'colei che nella casa è la altra metà', vale a dire la consorte. La Z 'vale" la D assente in Etrusco. 'Dualis'= 'di due' (cfr. Quintiliano)
AME= latino 'anime' ma anche "almae" (quest'ultimo col significato di 'salma': è un chiaro genitivo (in Etrusco il
dittongo latino AE manca ed è sostituito da E (in altri casi da AI);
LAUTN Il verbo 'Labeo' in latino significa primariamente "discendere', "muoversi dall'alto verso il basso", scorrere all'ingiù'; "scorrere"; da tale tema verbale, per la variabilità arcaica dell'elemento vocalico, ebbero origine le voci "lubens' (volontario, ossia che può "scorrere, muoversi") 'libenter' (volentieri) e simili; nonché la voce "liberi' (= discendenti', 'figli'); quindi LAUTN = "discendenza', "stirpe";
VELTHINAS' 'E il cognome del marito della defunta (è anche vedi appresso il nome della celebre e tuttora misteriosa "Capitale" aulica della confederazione Etrusca.
ESTIA = in latino " extollenda" (sincope) dalleAPUNAS'= Afunae = di Afuna; è il prenome della Consorte del "Dabenus" Vèlsina ma anche il suo gentilizio; in epoca più tarda, come è noto fu anche usanza dei Romani dare alle figlie quale prenome, il nome della Gens" (come Giulia Augusta, Cornelia, Virginia)
SLELETH Si tratta di due vocaboli SI E= lat. solvire(è una)
'sigla di tipo cerimoniale, nella specie di carat
tere funebre; LETH è omotematico del latino 'Lethun'
= morte; qui il vocabolo ha senso avverbiale e l'in
tera espressione significa "che venga dissolto da
morto il corpo" (non meravigli la specificazione;
l'epoca dei sacrifici umani non era molto lontana nel tempo). SLE LETH = Solvi lethe =
CARU= lat. 'Caro, carnis"= il corpo;
TEZAN= lat. 'Tedam' = fiaccola ma anche 'rogo';
FUSLERI 'FUS' è il tema dei vocaboli latini derivati dallo omotematico verbo 'funebre"= versare; acquistò poi significato 'funebre" perché i carboni del rogo della cremazione avvenuta, essere spenti col versare (funebre) il vino; il Le dopo FUS (= fusio, nis) è la solita forma genitivale etrusca (= relativo a FUS). RI, a sua volta è la sincope di "Rito' secondo il rito) per cui FUSLERI significa esattamente 'Ri(to) del "fondere" (il vino).
TESNS' E la 'sintesi" etrusca (vocali e sillabe 'medie'
sincopata (essi);del latino endentibus' = offrendo:
TEIS' = lat. 'Deis'; ove T "vale" "l'assente' D.
RAS'NES = ràseni ossia il nome nazionale degli 'Etruschi"
Qui è abblativo plurale (il nominativo singolare,
come appare da altre scritte è "Ras'na').
PERAS' = lat. "peracta est" (sincope "ufficiale anche questa);
IPA MA Conviene esaminare insieme questi due vocaboli. IPA = Lat. 'Ipsa' - AMA può corrispondere sia ad anima sia ad "alma'; in questo secondo caso l'espressione significa esattamente "la salma': quest'ultima espressione infatti proviene direttamente da quella etrusca IPA AMA nella quale IPA pur corrispondendo al lat. "Ipsa' ha funzione di articolo e non di aggettivo
HEN = lat. 'Hinc' = da qui. Come nel latino arcaico la E in molti vocaboli è usata al posto della I.
NAPER = lat. 'Nuper' = "in precedenza, poco prima". Nella specie (per i motivi già accennati) A 'vale" U (ved. oltre, il vocabolo ARAS' = "Arus pex, nonché VELIANAS e VELIUNAS - cognome della stessa persona nelle due coeve lamine di Pyrgi.
XII VELTHINATURAS' "A XII Vèlsinae tributis" = "da 12, "attribuiti" a Vèlsina (città) " (Aruspici); vedere il successivo vocabolo ARAS' (= Aruspicibus);
La presenza al funerale di XII Aruspici della Capitale
(rappresentanti i 12 Stati della Confederazione) testimonia dell'altissimo rango della famiglia Vèlsina;
ARAS = lat. "Aruspicibus" (sincope" ufficiale);
GEMULMLESCUL E' un vocabolo composto di tre parole:
CEMUL = Lat. "gemulis" (piangenti); MLES = "Melibus (arcaico = canti) e CUL che è la sincope etrusca del latino cu1ta
Su tale base i tre vocaboli possono essere tradotti in latino "gemulis melibus (ablat. assoluto) = con "lamentevoli canti" onorata..
ZUCI= lat. "Duci" = (per) essere condotta. La Z "vale l'assente D;
ENESCI= lat. "Ignesci" da "Ignescor" = essere bruciato. La prima E di ENESCI vale I per le precedenti considerazioni sull'elemento vocalico arcaico; la N di ENESCI "vale" il latino "Gn" dato che nella lingua etrusca, come è noto, manca la G.
EPL lat. "Epol" = " in verità"; sincope della O;
TULARU Il vocabolo è omotematico del verbo latino "Tollo, is, ere = innalzare, esaltare e simili; Nella lingua etrusca non esiste (come nella maggior parte del latino arcaico) il raddoppiamento delle consonanti per cui la L di TULARU "vale" doppia: il vocabolo per nesso logico dovrebbe corrispondere al latino "tollitu rum" (con la solita sincope di vocali e sillabe mediane) = per esaltarla;
AULES' I = lat. "Aulis" da "Aula, ae che, oltre che "au1a", Corte e simili, significa anche "residenza reale"
VELTHINAS'= Vèlsinae (la S indica il genitivo, simile a quello latino arcaico dei nomi della prima declinazione: vedi "pater familias"); si tratta qui non del gentilizio del marito di Afuna bensì della città di Vèlsina;
ARZNAL= lat. "Arcis"; nella specie la Z "vale" l'assente X; il NA (= lat. "ne") indica "relazione" e la L il "genitivo" etrusco;
"della rocca".
AFUNES' = Afunis (ablativo concordato con LARTHAIS
S'CUNA = lat. "Secunda" = cara, affettuosa ecc.
In S'CUNA il la "sequenza" latina "Nd" di "secunda" per l'assenza delle D nella lingua etrusca, è"rappresentata" dalla N che in tal caso (per la mancanza delle "doppie", "vale" NN; per tali motivi
CLENS'I Letteralmente lat. "Colentibus" = "parenti"
(vedere nota alla traduzione della scritta di Laris Pulenas).
THII = lat. "Sibi"; CIENS'I THII = "parenti a Lei"THIL = lat. "Sibi eius"; la L di THIL ha funzione genitiva per cui (CLENS'I). THIL = ,"colentibus sibi eius" = parenti non consanguinei, acquisiti ("a se di Lei");
S'CUNA = lat. "Secunda" = cara, affettuosa ecc.
In S'CUNA il la "sequenza" latina "Nd" di "secunda" per l'assenza delle D nella lingua etrusca, è
"rappresentata" dalla N che in tal caso (per la mancanza delle "doppie", "vale" NN; per tali motivi la pronunzia etrusca del vocabolo dovrebbe essere stata "Secunna", pronunzia sintomaticamente simile o quasi a quella attuale vernacola nella Etruria Meridionale ed a Roma ("seconna");
CENU = latino "Genu" (indeclinabile) = oriunda (o); la C di CENU "vale" G, consonante questa assente, come è noto, in Etrusco;
E PLC= e (ex) lacu = del lago; in antico era "placus" omotematico dell'aggettivo "placibus" (calmo, contrariamente al mare). Vedere al riguardo, le voci latine "placida" e "mareplacida" = imbarcazione da lago a fondo piatto (cfr. Aulo Gellio); la desinenza terminante in consonante è propria di molti ablativi etruschi (ved. successivo vocabolo concordato allo stesso caso di PLC; ved. all'inizio EULAR = "Efflata");
FELIC ì lat. "Felice" = felice ameno (ved. voc. prec.);
LARTHALS'= lat. "(a) Larthalibus" = dai Martani; abitanti di Marta (lat, lartha) città sul lago di Bolsena. Tale indicazione geografica rende forse inattendibile l'identificazione della città di Vèlsina con Bolsena sostenuta da varii Etruscologi e con Orvieto (prossima al lago stesso) come ritenuto da altri.
CLEN = lat. "colenda" (erat) = "doveva essere generata" in CLEN sono sincopate la O e la desinenza;
THUNKHULTHE E' un vocabolo compost odi due parole: THUN e KHULTHE; THUN è omotematico del latino "Tonitrus" = "Tuono" (V= assente O) KHULTE, a sua volta, non è altro che il latino "Culti" il genitivo singolare di "Cultura" = "Culto, disciplina" (la E finale "vale" foneticamente ( o fonologicamente) la latina I;
l'intero vocabolo significa "della" diciplina" del. tuono"; La "disciplina del tuono", come è noto agli Etruscologi, era trattata nei celebri "libri fulgurales" parte del cui contenuto ci è stato tramandato da Seneca (n.q. II 31-49) Plinio (n.h. II 137-148) e Verrio Fiacco (presso Festo); Tali libri trattavano della interpretazione dei fulmini (nonché della. difesa dagli stessi) e traevano origine da una rivelazione della ninfa VEGOE; i predetti scrittori latini hanno tratto le loro notizie sui "libri fulgurales" dalla trattazione che in merito agli stessi era stata scritta dall'etrusco Cècina: (C. Thule, trad. Pontrandolfi, op. cit. p. 89 il fenomeno atmosferico dei fulmini veniva studiato dagli 'Auguri etruschi sopra un cocuzzolo situato nella (o presso la) città di Vélsina, capitale della Confederazione Etrusca, come prova la lettura dei tre seguenti vocaboli.
FALAS "Falado" nella lingua etrusca significa "cielo"; FALA, nella stessa lingua, significa "altura" o o "torre": "Falae dictae sunt ab altitudine, a FALADO, quod apud Etruscos significat coelum" (Paolo Festo p. 89; F. Skutsch, trad. Pontrandolfi op. cit. p. 108).
FALAS è iI genitvo singolare (I declinazione latina in AS alla maniera arcaica, allo stesso modo del latino "Familias" (per familiae);
come è evidente, l'osservazione dei fulmini doveva essere effettuata da un luogo elevato; una montagna; su questa montagna, peraltro, doveva pur esservi un edificio che, per ragioni intrinseche all'oggetto di tale "disciplina" era probabilmente costruito in modo simile ad una torre o ad un castello; il vocabolo VELTHINA che segue, subito dopo KHIEM, e FUSLE attesta che la predetta costruzione era situata nella città di Vèlsina, capitale della Confederazione Etrusca (o nelle sue immediate vicinanze);
dal contesto precedente sappiamo che la salma di Afuna venne portata ad essere cremata presso le residenze reali della Rocca di Vélsina.
FUSLE = lat. "Funerem"; è un accusativo concordato col,
precedente KHIEM (vedere sopra stessa voce con la
aggiunta della voce RI = "Rito");
KHIEM = lat. "Quietem" (sincope della sillaba mediana)
NAPER = lat."Nuper"; come si visto in precedenza analiz zando altri vocaboli, la A etrusca può "valere" foneticamente la U (ved. sopra Aras = Arus: NAPER Nuper) NAPER = Nuper in precedenza
VELTHINA= Vélsina: è la città "capitale" della Confederazione dei "XII Populi" la cui ubicazione è tuttora un mistero non risolto;
HINTA Lat. "Cinta"; la sostituzione del suono "Ci" con l'H sembra provare che in etrusco la C davanti ad E od I "suona"S;
CAPE = lat. "Capite"; "HINTA CAPE" = col capo cinto"; si tratta come è evidente, dell'ennesimo ablativo assoluto;
MUNICLET lat. "Munis Clematidis"; "Munis"= spettante, di' diritto ecc.; Clematis, dis = "vitalba": la vitalba, come è noto, (insieme al rafano) era pianta sacra, ad Apollo. In Italia, come è noto, il culto di Apollo è di origine etrusca e solo nella tarda Repubblica venne adottato dai Romani. (come il rafano silvestre cresce attorcigliandosi a mò di serpente, animale questo che è simbolo della Medicina).
MASU= lat. "Musinato" da "Musinor" = scrivere, dichiarare
Sincope delle sillabe medie A iniziale con valore fonetico di U (ved. Aras); la U finale sostituisce la mancante O;
S'R= lat. "Super"; si tratta della solita "sigla" di carattere ufficiale (ved. altra "sigla" nel vocabolo seguente);
ANC = lat. "Ancìlem" = ancile = piccolo scudo ("sigla": ved. voc. prec. nonchè vocabolo successivo);
ZL = lat. "D.L." = "Decreto Lucumoniale": la Z "vale" l'assente D; si tratta, anche in questo caso, d'una sigla; quest'ultima sigla corrisponde perfettamente, nella sostanza, alla attuale sigla D.P.R. e nella forma a D.L.;
THII = lat. "sibi" (vedere sopra identico vocabolo); = "per Lei";
FALS'TI= lat. "(in) Fastis" nei Fasti;
VELTHINA = lat. "Velsina": si tratta della città;
HUT =lat. "Voto"; VELTHINA HUT = previo parere "(della città di Velsina) oppure" avendolo proposto Velsina" (il Capo della Gens);
NAPER = "Nuper" (ved. sopra stesso vocabolo);
PENEZS = lat."pocnitendis"; sincope dei morfemi medii per 1a forte accentuazione inziale = funerali
ECA = lat. "Ecce" = "Qui";
ACNINA = lat. "Agnata" (familia dei consanguinei di Afuna);
CIEL = lat. "calanda" = da convocare (fosse); sincope delle sillaba medie ed L indicante "relazione genitiva" con quanto procede nella proposizione;
AFUNA = "de Afuna" "per Afuna": ablativo, complemento di argomento;
VELTHINAM = a Vèlsina: accusativo, moto a luogo;
LERZINIA= lat. "lege virginea": tutelava le "res sacrae" e le "sanctae"; nel vocabolo etrusco appaiono integrati in una sintesi di tipo giuridico-pubblico i due vocaboli latini; la Z di LERZINIA "vale" la mancante G.
INTEMAMER = "Internerater" = "inviolabilmente";
C N L lat. "Consul": solita sigla di tipo ufficiale;
VELTHINA ZIA = (de) Vèlsina Dia = circa la Dea Vèlsina............
S'ATHENE = lat. "Sategitne" ( da "Satago, is agere = curare e sim.)
TESNE = lat. "Tendidissene" "che le facessero offerta
VELTHINATHURAS i "addetti (al sacerdozio in Vèlsina); ved. sopra stesso vocabolo;
THAURA = lat. "(de) thaura" = di una mucca sterile;
HELU =lat. "(de) Hedulo" = di un capretto; solita sincope delle lettere mediane; è da tener presente che la U finale di HELU "vale" la O assente in Etrusco;
TESNE = "tendidissene (ved, sopra stesso vocabolo);
RASNE= " ràsenes (ved. sopra stesso vocabolo, "Ras'nes'" al caso ablativo); qui per "RASNE" deve essere intesa la cittadinanza o lo Stato;
CEI = lat. "SUIS" (arcaico: seis);
TESNES = "tendentibus" (ved. sopra stessso vocabolo: qui è di nuovo al caso ablativo);
TE IS =lat. "Teis" (ved. stesso vocabolo);
KHLMTH = lat. Quindecim (la T "vale" l'assente D); Questo numerale figura anche due volte ripetuto nella iscrizione della lamina di Magliano (vedere appresso la traduzione);
RAS' NES' = Rasenis (vedere sopra stesso vocabolo all'ablativo);
HARE = lat. HARUIT dal verbo Hareo, es, = asciugare; lat. specula = specchi
UTA = lat. uta, da utor = usare;
S'CUNA = lat. seconda (ved. sopra stessa parola);
AFUNA = Afuna, prenome della defunta;
MENA = lat. Moenia = Mura (domestiche) ; ma il vocabolo è, anche omotematico di "Meniana domus" = casa alta, palazzo; lo stesso vocabolo compare per due volte anche nella lamina di Magliano (vedere appresso);
Il vocabolo latino Menianum significò poi in Roma balcone (onde il romanesco "Mignano" = balcone);
HEN = lat. Hinc = di qui (E’ etrusca con valore di I come si verifica anche nel latino arcaico);
NAPER = Nuper (vedere sopra stesso vocabolo) = prima;
CI= lat. "Civitatis". Tale vocabolo figura in molte iscrizioni etrusche tra la quali la lamina maggiore di Pyrgi, la scritta di Lars Pulenas, la mummia di Zagabria e la Tegola di Capua. Il vocabolo sembra indeclinabile.
C N L Consul (ved. sopra stesso vocabolo);
UTUSC=lat. Udusque = le lacrime (letteralmente "il bagnato); è accusativo plurale;
VELTHINA= (de) Velsina = in merito alla (Dea) Velsina;
Si tratta di un ablativo (complemento di argomento);
SATENA="Sategitne "(vedere sopra stesso vocabolo)
ZUCI = Duci da "Duco, is, ere" = Condurre (vedere sopra stesso vocabolo) = "che fosse condotta";
ENESCI = "ignesci" = essere bruciata (vedere sopra stesso vocabolo);
IPA = Ipsa (vedere sopra stesso vocabolo)
S'PELANETHI = "Speculandi sibi";
FULUMKHVA = "Pollicenda" = dovendosi garantire: da "polliceor"; F = foneticamente a P (tanto che nella lamina minore di Pyrgi si trova PULUMKHVA);
S' PELTHI= "Gli specchi"; il. vocabolo è stato già incontrato sopra; qui la desidenza in I indica il caso ablativo plurale (speculis);
ES'T AC = lat. Esto ac "dopo di chè" oppure" e che dopo";
RENETH I i "Renectis", participio passato, abblativo plurale di "Renecto, is, ere, = riunire;
VELTHINA Qui la defunta (non viene più chiamata Afuna ma col nuovo nome di (Dea) Velsina
ACILUNE= lat. "Nec asilo" = nè con assillo (dolore); il nec (NE) è posposto come si riscontra, in vari casi, nelle lingue arcaiche italiche tra le quali il latino; vedere stesso fenomeno nel vocabolo successivo;
TURUNE= lat. "nec" = nè con durezza" (durum, i); la seconda U
della voce etrusca "vale" l’assente O;
S'CONE= lat. "Secunde" (ved. sopra quanto si è detto per il vocabolo S'CUNA (Secunda); qui. la desinenza in E ed il contesto indicano chiaramente che S'CUNE è avverbio (affettuosamente );
ZEA= lat. "Dea"; vedere sopra: ZIA = Dia (in ambedue, Z D);
ZUCI= lat. "Duci" infinito passivo di "Duco, is" = condurre; vedere sopra lo stesso vocabolo = fosse condotta
ENESCI lat. "Ignesci": vedere sopra lo stesso vocabolo;
ATHUMI CS' = lat. "Adsumi censendum" (esse); il "gruppo" latino DS di "adsumi" è reso in etrusco della consonante TH (= "teta" greco)
data la mancanza della D nella lingua etrusca;
la "sigla" CS significa palesemente "consendum" ed ha la stessa natura "ufficiale" delle altre sigle incontrate prima;
ATHUMI CS' = "dovendosi intendere essere assunta;
AFUNAS= = di Afuna (la S finale indica il genitivo arcaico - vedere familias della prima declinazione latina);
PENTHNA AMA I due vocaboli significano "Poenitenda anima" = l'anima da compiangersi"; l'anima da compiangersi come si vedrà subito dopo, è da intendersi "assunta" nella Dea Vèlsina mentre la "sola" Afuna andrà nella tomba, In PENTHNA il NA finale "vale" il latino"Nda tenendo presente l'assenza nella lingua etrusca sia della D sia dal raddoppio consonantico (vedere sopra S'CUNA = "Seconda")
VELTHINA="In Vèlsina" (vedere sopra i due precedenti vocaboli);
FUNA = Afuna = l'Afuna;
TURUNI = "In "toro" (tumulo); il NI finale equivale al latino "In" ed è posposto come il NE di AGILUNE (vedere sopra); = nella tomba;
EIN =lat. "Inde" - EL = I nel latino arcaico; sincope della E finale; la N "vale" il latino "nd" data la mancanza della D nella lingua etrusca;
ZERIUNA= lat. "Gerunda": anche qui Z= D ed N= NN data la assenza della D; = "le cose da farsi";
CKHA = lat. "Sequiora" = poco importanti; neutro plurale (KH = Q mancante in etrusco - sincope delle sillabe medie);
THIL = lat. "sibi eius"; vedere sopra l'identico vocabolo;
TUNKHULTL= lat. Tomitri Culti del Culto del Tuono
IKH= latino "libro" (letteralmente: "dicto" con aspirazione della D iniziale
CA= latino "circa": (dovrebbe trattarsi della solita sigla di carattere formulare) - Lo stesso vocabolo figura nella tegola di Capua (p.169).
CEKHA= lat. "sequtura" = le cose che seguiranno (participio futuro di "Sequor"); sincope delle sillabe mediane)
la consonante KH (greca "Chi") sostituisce la Q assente nella lingua etrusca;
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