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FACOLTA' DI TEOLOGIA
DELL' ATENEO ROMANO DELLA SANTA CROCE
ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE ALL' APOLLINARE
Tesi di Magistero in Scienze Religiose
CONFRATERNITA DEL SANTISSIMO NOME DI DIO E SUO OSPEDALE IN TOLFA

Candidata:
Relatore:
Adriana ADRIANI
Prof. Don Augusto BALDINI

CIVITAVECCHIA

ABBREVIAZIONI

Cfr Confronta

op. cit Opera citata

pag../ pp Pagina I pagine

vol Volume

A.S.C.C : Archivio Storico Curia Civitavecchia

E.C.A Ente Comunale Assistenza

I.P.A.B Istituto per Assistenza e Beneficenza

INTRODUZIONE

La storia e le vicende delle Confraternite, privilegiato momento di aggregazione laicale, di formazione spirituale e di esercizio delle cosiddette opere di misericordia, largamente attive in tanti secoli della storia della Chiesa, mi hanno particolarmente colpito e affascinato.
La presenza e l'opera delle confraternite è viva in quelle che ancora oggi continuano ad essere presenti in città e paesi, eredi di una tradizione gloriosa, custodi gelose di riti, oratori, usanze che si sono inserite nella vita religiosa e nella pietà popolare con segni incancellabili. Richiama a prestigiose istituzioni caritative preludio del moderno volontariato, e a eccellenti testimonianze artistiche di alto livello o di taglio popolare.
La città di Tolfa ( provincia di Roma, oggi diocesi di Civitavecchia - Tarquinia e fino alla metà Ottocento diocesi di Sutri ) ( 1 ) può vantare una ricca esperienza riguardo alle Confraternite o Pie Unioni laicali sorte sotto varie denominazioni e in diverse epoche, presenti nella vita ecclesiale e sociale con finalità esclusivamente spirituali o con impegno rivolto all'esercizio della carità ( 2) .
La maggior parte delle Confraternite tolfetane deve il suo nascere al fervore post-tridentino; alcune precedono il Concilio di Trento e altre sono fiorite soprattutto per la presenza degli Ordini Mendicanti nel territorio ( 3) .
Purtroppo le fonti bibliografiche a disposizione, riguardanti la storia generale di Tolfa o direttamente chiese o santuari, danno solo brevi accenni o modeste sintesi riguardo alle Confraternite, anche se nessuno degli autori può omettere la menzione di queste, in quanto numerose, onnipresenti nel tessuto cittadino, e vive nei segni che hanno lasciato ( archivi, chiese, case, palazzi, cappelle, oratori, immagini e suppellettili. possedimenti terrieri ) e in quelle che ancora oggi periodicamente radunano i loro iscritti per animare solenni azioni liturgiche o processioni e gestire i beni accumulati .nel corso dei secoli.
Considerato quindi il peso che hanno rivestito nella storia della pietà popolare, del!'edilizia sacra, e delle istituzioni con finalità benefica e caritativa di Tolfa, ho deciso tra tutte le confraternite esistenti nell'arco di tempo che va dal Concilio di Trento agl'inizi del nostro secolo, di interessarmi di una sola, denominata CONFRATERNITA DEL SS.MO NOME DI DIO E SUO OSPEDALE. Di essa infatti al momento attuale nelle fonti bibliografiche si trovano poche notizie e solo in un testo (4 ) possiamo reperire notizie più dettagliate, ma che non danno un quadro completo dell'origine del sodalizio, dei suoi molteplici impegni nel vissuto sociale ed ecclesiale di Tolfa e queste, pur dando adito ad approfondimenti, risultano lacunose.
La Confraternita in questione oggi non esiste più e tra le testimonianze più significative della sua storia e della sua presenza rimane solo il santuario della Madonna della Rocca e qualche possedimento gestito da una commissione che riunisce l'amministrazione dei sodalizi ancora operanti nella cittadina laziale.
Il lavoro, potendo contare poco sulla storiografia locale, si è rivolto soprattutto a reperire materiale archivistico. I manoscritti prodotti in varie epoche dalla Confraternita si trovano oggi conservati nell'Archivio ECA del Comune di Tolfa, presso la famiglia Pergi di Tolfa ( erede di libri e manoscritti del canonico don Girolamo Pergi, scomparso agli inizi del nostro secolo e testimone del declino della Confraternita ), presso gli archivi storici di Sutri ( fino al 1848 ) e di Civitavecchia. Numeroso materiale è stato anche attinto nel!' archivio storico della Parrocchia di Tolfa, sede un tempo della Vicaria Foranea. In esso si trovano il fondo parrocchiale della collegiata di S. Egidio e i verbali delle riunioni del Capitolo Collegiale che svolgeva una diretta attività di controllo, di animazione e ufficiatura liturgica presso la Confraternita del Nome di Dio.
Il prezioso materiale archivistico contenuto in pergamene, codici cartacei, libri dì amministrazione e verbali di congregazioni o consigli della Comunità di Tolfa, decreti di S. Visita, lapidi e iscrizioni o altro, mi ha permesso di affrontare il tema scelto e di svilupparlo tracciando un quadro abbastanza completo della storia della Compagnia laicale tolfetana.
Infatti, dopo aver sinteticamente presentato il contesto storico-geografico e religioso in cui nasce il sodalizio abbiamo potuto stabilire con assoluta precisione l'anno di origine della Confraternita, la sua dipendenza e regolamentazione da parte dell'Ordine dei Predicatori ( Domenicani ), i suoi primi rapporti con l'autorità ecclesiastica e la Comunità di Tolfa, la sua installazione in un antico sito religioso della città dedicato a San Giovanni e alla S. Croce ( ricostruito completamente dai confratelli ) e i suoi primi impegni a favore dell'ospedale ( preesistente alla Confraternita ) e del diroccato tempio mariano della Madonna della Rocca ( sancta Maria de Arce )
affidato al sodalizio dalla comunità in contemporanea alla sua istituzione.
Fissati l'origine e il suo insediamento nella chiesa e ospedale di San Giovanni, ho cercato di ricostruire la struttura della Confraternita. Non ho ritrovato uno statuto redatto per conto dei confratelli di Tolfa, ma esaminati tutti i registri del sodalizio contenenti spese e decisioni per riti, processioni, vita dei soci, problemi e prospettive e , tenendo conto del continuo riferimento agli statuti della primaria Arciconfraternita del Nome di Dio ( eretta presso la chiesa domenicana di Santa Maria sopra Minerva in Roma ), riportati fedelmente negli statuti dell'omonima Confraternita civitavecchiese ( 5 ), ho potuto, pur con evidenti limiti, delineare la struttura del sodalizio tolfetano.
E' risultato invece più agevole illuminare tutti gli ambiti di azione della Confraternita e, soprattutto i due che assorbivano il maggior impegno: l'ospedale e il santuario della Rocca. L'azione caritativa svoltasi nell'ospedale è supportata da una ricca serie di regolamentazioni e può essere seguita attraverso i manoscritti passo passo, dalla presa di possesso della Confraternita fino al declino. Il settore riguardante la vita dell'ospedale ha assorbito quindi il maggior spazio nell'intera trattazione. Il materiale reperito sul santuario della Rocca, oltre ad evidenziare il nesso con la Confraternita, mi ha permesso di dare uno sguardo alla storia complessiva del piccolo tempio mariano e alla vita eremitica individuale, soggetta al sodalizio, e tipico esempio delle numerose esperienze di vita eremitica che si possono registrare nell'intero territorio dei monti della Tolfa.
I rimanenti capitoli del lavoro mettono in evidenza altre opere di carità esercitate dalla Confraternita del SS.mo Nome di Dio, come la designazione di doti per le zitelle, il sussidio ad ebrei divenuti cattolici, la carità spirituale della " correzione e riparazione " delle bestemmie. Si pone anche in risalto la collaborazione con altre istituzioni per meglio conseguire le finalità caritative come l'accoglienza per la " spezieria " e l'assistenza agli infermi delle Suore di San Giuseppe dell'Apparizione di suor Emilia de Vialar. Con rapidi accenni invece si tratta di altri due sodalizi ( " Università " o corporazioni ) che ricevevano ospitalità nelle due chiese gestite dalla nostra Confraternita: l'Università dei Vaccari sotto il titolo dell'Ascensione e l'Università dei Calzolai sotto il titolo dei Santi Crispino e Crispiniano, indicando nelle conclusioni alcune prospettive per lo studio dei medesimi.
Stabiliti quindi, origine, statuti e struttura, ambiti di azione, ho concluso il lavoro motivando le cause del cessare della Confraternita, mettendo in luce ciò che nel presente resta della proficua opera del sodalizio estinto: la comunità delle Suore di san Giuseppe che continua in un'opera di volontariato a servizio degli handicappati e il culto mariano del santuario della Rocca. Il vasto materiale reperito ci ha permesso infine di individuare alcuni ambiti di ricerca ancora inesplorati e che hanno un costante riferimento alla nostra Confraternita.
Il tutto è avvalorato dall'appendice che riporta documenti e foto, quasi interamente inediti.
E' evidente che il notevole e inedito materiale archivistico reperito sugli oltre quattro secoli di vita della Confraternita mi ha imposto chiare scelte con conseguenti limitazioni. Sono cosciente che questo lavoro non esaurisce tutto il campo di ricerca sulla Confraternita in questione e che costituisce solo un tassello di uno studio globale sul ricco fenomeno delle confraternite tolfetane. Ad eccezione della Confraternita del SS.mo Salvatore ( degli Agricoltori di Tolfa ) e della nostra, nessun'altra Compagnia, Confraternita o Pia Unione o terzo Ordine presenti a Tolfa sono stati oggetto di uno studio completo. Personalmente, mi sento decisa ha continuare nella ricerca su queste storiche aggregazioni, auspicando che tutte ricevano meritato interesse.
Prima di presentare il testo della dissertazione mi premuro di chiarire che la Confraternita del SS.mo Nome di Dio e suo Ospedale, in alcuni documenti riportati viene pure indicata come " Compagnia " o " Sodalizio " e la denominazione è a volte quella del " SS.mo Nome di Dio o di Gesù o Gesù Cristo " o semplicemente viene indicata come " Compagnia dell'Ospedale " o più genericamente " il Nome di Dio".
Desidero anche ringraziare chi mi ha aiutato con suggerimenti ed indicazioni, in particolare, il prof. Tito Marazzi, ricercatore di storia locale, don Augusto Baldini, archivista diocesano e parroco di Allumiere, il parroco di Tolfa, don Rinaldo Copponi, il signor Adalberto la Rosa, che ha curato l'impaginazione del lavoro, gli amministratori delle curie di Civitavecchia e Sutri che mi hanno permesso di consultare gli archivi storici delle due Diocesi, la dott. Giovanna Pergi che ha messo a mia completa disposizione l'archivio di famiglia e tutti gli altri che con il loro aiuto e incoraggiamento mi hanno permesso di portare a termine il lavoro, che pur intrapreso con grande difficoltà mi ha totalmente affascinato.

Cap.1 -TOLFA E LA SUA STORIA
a) Profilo storico - geografico di Tolfa


Il territorio del comune di Tolfa fa parte di quel lembo nettamente individuato del l'Antiappennino etrusco esteso lungo la fascia pretirrenica laziale" ( 6 ); il paese si trova, geograficamente, a Nord Ovest di Roma, da cui dista circa Km. 90 e nella cui provincia è ricompreso, ed a Nord Est di Civitavecchia, da cui dista circa Km. 20.
Dal punto di vista demografico esso conta attualmente poco più di 5.000 abitanti, di cui circa 4.400 si trovano nel centro urbano, mentre la rimanente parte risiede nella frazione di Santa Severa nord, situata vicino alla costa tirrenica, distante circa Km. 22 e sorta ex novo alla fine degli anni '40.
Negli ultimi decenni, in particolare dal censimento del 1961 fino a quello del 1991, la popolazione del centro urbano è andata progressivamente diminuendo a causa della continua emigrazione dei più giovani alla ricerca di un'occupazione, mentre l'età media della popolazione è andata costantemente crescendo, a causa del ritorno di molti anziani al termine dell'attività lavorativa.
Il territorio tolfetano é stato interessato da insediamenti umani sparsi fin dall' età neolitica " e forse anche oltre" ( 7 ); i reperti ci testimoniano di presenze dell'età eneolitica, di quella dei bronzo e di quella del ferro, nonché del periodo protovillanoviano e villanoviano.
Marcatissima è la presenza degli etruschi, presenti nel territorio a macchia di leopardo, come testimoniano le varie necropoli, scoperte a partire dalla fine del secolo XIX; essi attestano la presenza di vari centri abitati, dei quali i principali erano probabilmente quelli collocati su tre altipiani tufacei ( Pian de' Santi, Pian della Conserva e Pian Cisterna) inoltre sepolture etrusche sono state rinvenute in numerose altre località, a conferma di una presenza diffusa.
La civiltà etrusca venne successivamente soppiantata da quella romana, che, parimenti ha lasciato numerose tracce.
Sulle cause di una così antica e costante presenza dell'uomo nel territorio tolfetano, si può ipotizzare, con il Morra, che " la merce corrispondente di esportazione sia stata costituita, almeno in notevole parte, da minerali' (8 ), ferro, piombo e, secondo altri studiosi, anche dal!' allume, noto fin d'allora per le sue principali proprietà e quindi facilmente commerciabile.
Pur non addentrandoci nelle varie ipotesi di fondazione dell'attuale centro che porta il nome di Tolfa, e per questo rimandiamo ai numerosi testi che ne hanno trattato ( 9 ), non possiamo non accennare alla distinzione tra Tolfa Nuova, Tolfaccia e Tolfa Vecchia, dichiarando che le vicende che noi verremo ad esaminare nel corso della tesi si sono tutte svolte in quella che viene detta Tolfa Vecchia e che costituisce l'attuale centro storico della cittadina che ancora oggi è abitato.
Sull'antico abitato di Tolfa Nuova o Tolfaccia esistono numerosi articoli e studi (10 ).
Sulle origini del nome " Tolfa " non vi sono certezze documentarie; due le possibili ipotesi: o che derivi dalla radice -tu! -di origine etrusca, che può avere il significato di "sollevare " e quindi potrebbe indicare l'altitudine in rapporto alla sua posizione geografica, o che tragga origine dalla cultura longobarda, presente nella zona dalla fine del VI secolo, nella cui onomastica é molto diffuso il suono terminale - ulfo .
L' abitato di Tolfa Vecchia si estese a partire dalla Rocca da una più ampia e definitiva cinta muraria, con la costruzione della chiesa, della piazza antistante e di tutte le strutture necessarie all'ordinato svolgimento della vita sociale, fino alla scoperta dell'allume, avvenuta tra il 1460 e il 1462, che ne doveva sconvolgere definitivamente l'assetto urbanistico mediante un'espansione che rese il paese, in pochi decenni, molto simile a quello che doveva essere fino a mezzo secolo fa.

b) Ambientazione storico- religiosa

Molti dei sempre più numerosi visitatori di Tolfa esprimono stupore nel vedere l' alto numero di chiese ancora oggi funzionanti in rapporto al numero degli abitanti, ma molto maggiore sarebbe stata la loro meraviglia se avessero visitato Tolfa in un passato non troppo lontano, perché avrebbero dovuto registrare un numero di chiese ancora maggiore a fronte di un numero di abitanti sicuramente inferiore.
Le otto chiese ancora oggi vive e le tracce storiche e documentarie di numerose altre, ormai scomparse, sono la testimonianza più evidente ed immediata della profonda religiosità che ha sempre caratterizzato il popolo tolfetano e che sarebbe eccessivamente semplicistico, a mio giudizio, ricondurre al solo fatto che per quattro secoli questo territorio fu sotto il diretto dominio della chiesa di Roma, a partire dalla liquidazione dei diritti di proprietà dei fratelli Frangipane ( Ludovico e Pietro ) signori di Tolfa Vecchia, avvenuta nel 1469 (11) da parte di Papa Paolo II.
Va certamente tenuto presente che l'acquisto del territorio di Tolfa ed il suo incameramento nel patrimonio di San Pietro furono la conseguenza della scoperta ( o della riscoperta, perché i monti della Tolfa erano frequentati fin dalla preistoria, per la loro ricchezza mineralogica e metallifera ) delle ricche cave di allume della zona da parte di Giovanni di Castro, avvenuta tra il 1460 e il 1462, e la straordinaria importanza commerciale di questo minerale nel!' economia Europea del tempo .
Ancora più importante tale scoperta era resa dal fatto che essa poneva fine al rapporto di dipendenza dei paesi della Europa occidentale dall'allume orientale, in particolare di Siria, Egitto, Grecia e soprattutto Anatolia ( 12 ).
Era quindi più che comprensibile l' interesse della Santa Sede a gestire direttamente questo territorio.
Tuttavia i tolfetani furono parzialmente toccati, dal punto di vista occupazionale, dalle attività industriali connesse allo sfruttamento del!' allume, in quanto rimasero legati, nella stragrande maggioranza dei casi alle tradizionali attività agricole e zootecniche da sempre praticate; ne risentì tuttavia il paese, sia dal punto di vista urbanistico, con il deciso e definitivo slancio al di fuori del medioevale perimetro fortificato, sia dal punto di vista della nascita ex-novo e del progressivo incremento delle attività commerciali legate alla necessità di ospitare l' apparato amministrativo e tecnico delle miniere.
Tornando alle numerose tracce della vita ecclesiale e della pietà popolare del popolo tolfetano, possiamo affermare che innanzitutto abbiamo numerose testimonianze preesistenti al 1460/ 62 (anno individuale per i primi contratti dell' impresa dell' allume), parzialmente riferibile alle esigenze di protezione divina tipiche di tutte le culture contadine basate su attività fortemente condizionate da fattori climatici; tuttavia al di là delle varie e possibili ipotesi sulle origini materiali o psicologiche della religiosità dì un popolo, preferisco pensare che nei fatti storici vi siano elementi di mistero interpretabili soltanto alla luce della fede.
Tracce della pietà cristiana sono soprattutto le numerose chiese, alcune ospitanti sodalizi. Le elenchiamo brevemente anche ponendo in rilievo i sodalizi o pie unioni in esse presenti. Anche questo costituisce un necessario punto di riferimento per comprendere i luoghi sacri e le confraternite che di tanto in tanto vengono richiamati nel testo ( 13 ).
- La Chiesa ( Santuario ) dedicata alla Madonna della Rocca é situata sulla sommità del monte che sovrasta Tolfa e cinta con i ruderi del castello dei Frangipane, ne costituisce il simbolo; essa è quasi sicuramente coeva del castello, forse non nella struttura attuale, e se ne hanno comunque testimonianze fin dalla fine del XIII secolo.
- La Chiesa di S. Egidio Abate é situata all' interno della cinta muraria del paese e risale alla fine del XIV secolo; é dedicata al Santo Patrono di Tolfa ed ha subito profonde trasformazioni rispetto alla sua forma originaria, che era sicuramente più piccola. Ospitò nei secoli numerose compagnie laicali : confraternite del SS. Salvatore, del SS. Rosario, del SS. Sacramento, di San Giuseppe, dei Sette Dolori di Maria, di S. Antonio, del Carmine, la Pia Unione della Centuria, quella del Sacro Cuore, delle Figlie di Maria e delle Madri e Spose Cristiane.
- L' oratorio del SS.mo Crocifisso, popolarmente conosciuto come Chiesa del Crocifisso e sede della confraternita della Misericordia e Umiltà o di San Giovanni Decollato, fu costruita a seguito del suo distacco dal corpo della chiesa di S. Egidio dopo i lavori di ristrutturazione di questa e completato nel 1644.
- La Chiesa di S. Antonio da Padova fu costruita sul finir del `600, sede della Confraternita del Suffragio.
- La Chiesa di S. Francesco, con l' attiguo convento dei Cappuccini, risale alla prima metà del `600; fu fondata da Dario Pierleoni ed é sede del Terz' Ordine francescano.
- La Chiesa ( Santuario ) della Madonna della Sughera sorse come sviluppo e completamento del cappellone ottagonale fatto costruire ai primi del '500 da Agostino Chigi, all' epoca appaltatore delle miniere di allume, a memoria del miracoloso ritrovamento di un dipinto su tavola raffigurante la Madonna col Bambino, avvenuto il giorno di Ognissanti dell' anno 1501. Fu sede della Pia Unione dei Centuriati della Tolfa e della Allumiere e , in un oratorio distaccato, della Compagnia di S. Agostino.
- La Chiesa del Sacro Cuore di Gesù fu costruita nei primi anni del `900 ed é affidata alle cure delle suore di S. Giuseppe dell' Apparizione, attigua al loro istituto.
- La Chiesa dedicata a S. Girolamo é situata all' interno del borgo che sorge a fianco del castello di Rota, proprietà della famiglia Lepri.
A queste otto chiese tuttora consacrate, bisogna aggiungere quelle non più in funzione o non più esistenti, ma di cui si hanno testimonianze storiche precise.
- La Chiesa (Santuario ) di Cibona. fino al 1892 retto dai Servi di Maria, posta a metà strada tra Tolfa e la Bianca, frazione del Comune di Allumiere, fu completata nel 1647 ed é opera dell' architetto Domenico Castelli: rappresenta una mirabile ed armoniosa sintesi tra architettura barocca e semplicità del materiale da costruzione, cioè la trachite, caratteristica pietra locale. Fu sede del terz'ordine dei Servi di Maria e della Compagnia dei Dolori di Maria.
-La Chiesa della Misericordia, già esistente ai primi del`500 fu sconsacrata nella seconda metà del 1800; fu sede originaria della Confraternita del Suffragio, trasferitasi poi in quella di Sant' Antonio di Padova al Prato e del sodalizio dei Cavallari, trasferitasi poi nella cappella di S. Antonio Abate, annessa al Santuario della Sughera.
- La Chiesa di San Giovanni Evangelista di cui ci occuperemo nel corso di questa trattazione relativa alla costituzione della Confraternita del SS.mo Nome di Dio e suo Ospedale in Tolfa, venne demolita dopo il 1920, a seguito del trasferimento dell' attiguo ospedale in migliore posizione. Fu sede anche dell' Università dei Vaccari e di quella dei Calzolai.
C'erano infine le chiese dedicate a S. Nicola, a S. Sebastiano, ed a S. Rocco, delle quali restano soltanto tracce nella toponomastica cittadina e negli archivi ecclesiastici.
Come si sarà notato accanto alle Chiese, sono numerose le Confraternite, associazioni costituite da laici che si riunivano in sodalizio, con l'approvazione canonica, al fine di perseguire obiettivi socialmente significativi e che costituivano originali forme di autogestione da parte delle comunità di problemi sociali e spirituali di grande rilevanza, quali l' assistenza ai malati, l' aiuto agli indigenti, le doti per le zitelle povere e per gli orfani, il trasporto dei morti in campagna e le preghiere per i defunti.
Delle Confraternite di Tolfa, alcune preesistenti al Concilio di Trento, si hanno numerose notizie a partire dalla seconda metà del `500 e alcune di esse sono ancora in attività; queste associazioni, che coinvolgevano la stragrande maggioranza dei cittadini, vivevano del lavoro volontario e dei contributi che i soci versavano direttamente o raccoglievano con apposite questue o anche di lasciti ed eredità da parte delle famiglie benestanti.
I soci dedicavano alla loro attività gran parte di quello che era il loro tempo libero, dimostrando un sincero attaccamento al sodalizio prescelto, all'abito e ai distintivi che contraddistinguevano una Confraternita dall'altra, esigendo anche nei confronti delle altre i diritti acquisiti per anzianità o privilegio, rendendosi presenti alle manifestazioni religiose più importanti della collegiata e alle pubbliche manifestazioni religiose.

Cap 2 -LA CONFRATERNITA DEL SS. NOME DI DIO E SUO OSPEDALE

( Origine - sede della Confraternita - oratorio di pertinenza - annessione del preesistente ospedale di San Giovanni - ordinamento ricevuto dall' Ordine dei Predicatori )

Innanzitutto vogliamo definire con precisione l'epoca e possibilmente l'anno preciso in cui fu fondata la Confraternita del SS.mo Nome di Dio e suo Ospedale di cui ci interessiamo.
Punto di partenza, verificati altri testi di storiografia locale, é l'esame del volume "Memorie di un tolfetano " (14 ).
Lo studioso tolfetano, Basilio Pergi a proposito di questa Confraternita afferma: " fu istituita con decreto del 25 ottobre 1582 dal padre Tommaso Zobbio da Brescia professore di sacra teologia, vicario di tutto l'Ordine dei Predicatori". In tale documento é detto:
"...i fedeli della terra della Tolfa Vecchia della Diocesi di Sutri e Nepi, chiedono che sia creata e ordinata la confraternita del Santissimo Nome di Dio nella chiesa di Santo Giovanni" e più oltre " perciò noi spinti dai voti e dalle pie richieste concediamo la facoltà di fondare, erigere e istituire la Confraternita de SS.mo Nome di Dio e a cappella...e se già stata costituita l'approviamo e la confermiamo". Da ciò si deduce, continua il Pergi, che in Tolfa esisteva, presumibilmente, precedentemente a quella data (1582) una confraternita che con quella bolla fu solo approvata e legalizzata.
L'asserto dello studioso e archeologo tolfetano ci ha spinto a ricercare la data di fondazione della Confraternita che nei suoi registri ha attestato di aver avuto sempre, fin dalla fondazione, il patronato della chiesa della Rocca ( 15 ).
Nella Visita Pastorale del Vescovo Sutrino, Mons. E. Valenti, in data 2 aprile 1567, troviamo come prima notizia che il presule prende visione della recente erezione della Confraternita del SS.mo Nome di Gesù ( noviter factam).
Vi si cita anche il nome del Priore: Laurentius Nasellarius. Si accenna anche alla nomina di nuovi ufficiali (16 ).
Possiamo dunque stabilire che la confraternita viene istituita intorno al 1567. Non risulta infatti nelle confraternite indicate nella visita Pastorale (Ghisleri?) 1560/1562 (17 ).
Nella pergamena di casa Pergi, datata 27 dicembre
1568, si ripete presso a poco la dicitura della Visita Pastorale Valenti : " noviter erecta et ordinata " (18).
Un atto notarile rogato da don Ottavio Celli, Notaio diTolfa, ci fa conoscere che la Confraternita, in data 20 giugno 1567, esercita i suoi diritti nella questione della vendita di una vigna (19).
Siamo anche a conoscenza che alla Confraternita da poco costituitasi nel 1568 viene affidata la chiesa di San Giovanni e della Croce.
Riportiamo il dettato del decreto:
" Tullius Mancinellus...Archipresbiter sutrinum et Rev. mi in Cristo...et Domini Aegidi Va/entii Dei et apostolicae sedis Episcopi Sutrini et Nepesini in civitate sutrina et diocesis Vicarius Generalis dilecta nobis in Cristo venerabili Con fraternitati Sanctissimi Nominis Boni lesus Christi noviter in terra Tulphae nostrae Sutrinae Diocesis erecta et ordinata salutem et perseverantiam in bonis e virtuosis operibus ac ad pia vota felicem successum (...) tibi conferri et concedi ecclesiam Santi loannis et Crucis cum suo sito anteriori et posteriori membrum hospitalis dictae terrae posit. In burgi eius de contiguis domibus dicti hospitalis tuis sumptibus et exspensis ampliare, meliorare, et bonificar et in meliore formam reducere post modum ordinatam et ornatam paramentis et aliis ad divinum cultum necessariis pro usu devotione et congregatione retineri et possederi et in ea sic reductam singula in die dominica missam celebrari facere speciali gratia dignare "( 20).
Il decreto continua applicando l'immediato restauro o rifacimento della chiesa di S. Giovanni che versa in uno stato disastroso.
La Confraternita acquisisce tutti i beni dell'Ospedale di cui avrà cura, ma é obbligata a mantenere il titolo di S. Giovanni e della Croce e del SS. Nome di Gesù Cristo alla chiesa che officerà dopo il restauro o la ricostruzione (21).
Infatti sappiamo con certezza che l'Ospedale era già esistente, come si può provare da una pergamena custodita in casa Pergi del 1522 dove si parla anche di tutti i beni che sono posseduti dall' Ospedale di San Giovanni, e con questo vogliamo specificare che la Confraternita nel 1568 prese in gestione le strutture dell'Ospedale di San Giovanni che forse versavano in abbandono, stante anche la situazione delle due chiesette annesse che motivano l'affidamento alla Confraternita da poco costituitasi.
Maggior luce sull' epoca e la modalità di affidamento della Chiesa e dello Ospedale alla Confraternita ci viene da un documento tardivo, ma attendibile: " Essendo, come asserisce, che già possono essere da 25 anni in circa ( il documento é della fine del `500 ) che nel borgo della terra della Tolfa in loco detto la piazza di S. Giovanni et Croce et che siano da quel tempo fusse eretta in detta terra la Compagnia del Nome di Dio alla quale perché si vedeva giornalmente crescere nelle buone opere piacque al Rev.mo Mons. Alessio Stradella (?) (22) allora vescovo di Sutri concedere il governo dell' Hospidale et le dette due chiesuole ad effetto di riedificarsi un'altra chiesa siccome con sua grandissima spesa et che ha riedificata nel modo nel quale si rimira et detta chiesa con sui membri et proventi ha sin qui sempre goduta et posseduta pacificamente " (23 ).
Nel documento si accenna a Mons. Stradella come autore dell'affidamento della chiesa (o delle due chiesette ): si tratta certamente di un errore perché la visita pastorale e la pergamena nominano Mons. E. Valenti, Mons. Stradella invece nel 1578 visitò la chiesa di S. Giovanni a Tolfa "quae costruitur et edificatur per confratres SS. mi Nominis J.X ". Il presule li esortò " ut sint solliciti pro complemento dictae fabricae ". La visita, datata 17 aprile 1578, proseguì con l'accesso in ospedale " quod regitur per confratres dictae societatis " ( 24 ).
La Chiesa di San Giovanni Evangelista si presentava al momento della Visita Pastorale del vescovo di Sutri nell'anno 1623 con una sola navata e con più altari ( Cfr. pag.34 dove lo abbiamo descritto ).
Oltre all'altare maggiore vi erano anche gli altari dedicati:
- alla Santa Croce ( altare che ricordava la primitiva denominazione di una delle due chiesuole affidate nel 1567 alla Confraternita del SS.mo Nome di Dio ):
- alla Annunziata, patronato della famiglia Vinciguerra:
- alla Pietà, altare con patronato di Simeone Calli;
- ai Santi Luca e Carlo;
- l'altare dell'Ascensione, tra i più importanti della chiesa, patronato dell'Università dei Vaccari, sodalizio ospitato dalla Confraternita dell'Ospedale;
- l'altare di San Carlo, patronato della famiglia De Rubeis (25 ).
Fino al secolo XIX la chiesa di San Giovanni si presentò sempre con questo numero di altari, anche se talora al culto di una immagine ne subentrò un'altra come nel caso dell'altare della Pietà che diventò successivamente l'altare dei Santi Crispino e Crispiniano.
Nel marzo 1569 i priori Tullio de Cellis e Francesco de Rubeis con un atto del notaio don Ottavio Celli mostravano al rettore dell'Ospedale e della Chiesa di S. Giovanni, don Sebastiano Celli, la bolla del Vicario generale della diocesi don Tullio Mancinelli ed entravano in possesso del sito (26 ).
Se vogliamo quindi interpretare il decreto 1582 del Vicario generale dell'Ordine Domenicano dobbiamo affermare che esso non fa altro che confermare l'esistenza della Confraternita e aggregarla alla famiglia domenicana.
Supporta questa interpretazione anche un memoriale manoscritto negli statuti dell'omonima Confraternita del SS.mo Nome di Dio di Civitavecchia " La sagra memoria di Pio V nell'anno VI del suo Pontificato con suo breve che principia Decet Romanum Pontificum di data li 21 giugno 1571, ordina che le confraternite del SS. mo Nome di Dio debbino e sieno fundate soltanto in tutti i conventi dell'Ordine dei predicatori e che senza il permesso di detta religione non possino essere istituite ove non esiste il convento suddetto ".
Nel memoriale si riporta il contenuto del breve del 9 luglio 1580 con il quale Gregorio XIII concede alla Compagnia del Nome di Dio le stesse prerogative di quella del Rosario, confermando il Breve di Pio V (27).
A Tolfa non esisteva il convento dei Predicatori, ma la Confraternita del Nome di Dio era già stata fondata: mancava solo l'approvazione del Generale dell'Ordine Domenicano.
L'approvazione avvenne su proposta del Rev. Padre maestro Vincenzo de Cellis, dell' Ordine dei Predicatori e Tolfetano.
II testo del decreto di approvazione suona così " Nos fr. Thomas Zobbius Brixiensis sacrae Theologiae professor, totius Ordinis Praedicatorum Vicarius. Cum eam summam charitatem deus ut filii Dei nominemur et simus, nihil certe christhianorum animis et cordibus ardentius dederit nobis Messe et firmius inhaere debet, et optabilius accidere, quam quod orando a Domino nostro Jesu Christo edocti quotidie petimus, in universo terrarum orbe adimpleatur, ut sanctissimum eius nomen sanctificetur, ab omnibus agnoscatur, colatur, adoretur, et sibi omnes genuflectant Coelestium, Terrestrium et infernorum; Hoc flliorum qui veri non degeneres sunt, studium primumque institutum esse debet, summam Patris gloriam et cultum aemulari et quaerere. Quaemadmodum verus ille natus filius dum in hoc clamitatum ergastulo pro salute nostra degeret non suam sed patris gloriam quaerebat: Maxima enim Christianae perfectionis in eo sita est, ut dei conditoris nostri omniumque bonorum donatoris nomen piam ac debitam gratitudinem gratias reddamus. Ob id David Propheta secundum eor. Domini nomen illius benedicit atque decantat per singulos dies: Hinc divini Patriarchae benefciis affectis ac de periculis... gratiarum actionem immenso Dei nomina altaria erigunt: Hinc nostri quidem instituti professores et patres docti sunt et hon sacto et glotioso zelo commoti ut devotam quandam sanctissimi Nominis Dei Societatem nuncu pantes instituerent, quibusdam legibus instructam, unde Christifideles in huius sanctissimi nominis reverentiam instituti et ab eius turpi vel mani... vel absum tione eterreri possent. Quam summos Pontifices fel. rec. Pium IIII et sanctae memoriae Pium V ac novissime S.D.N. Gregorium Papam Xlll con firmasse et multis gratiis, privilegiis, atque indulgentiis dotasse constat; et Dei gratia multo cum fructu multis in locis Christianam Orbis fuisse receptam. Hoc animo et pia intentione ut verii filii et paternae gloriae aemulatores Vos Christifideles Terrae Tulphae veteris Sutrinae et Nepesinae diocesis pie considerantes ad conservandam et augendam gloriosissimis Nominis Dei reverentiam Confraternitatem eiusdem Sanctissimi Nominis Dei in Ecclesia Sancti Jannis et Cruci dictae terrae instituendi et ordinandi, eiusdemque Altare et Cappellam fundandi et erigendi a nobis instantissime petivistis per interpositam personam R.P. Magistri Vincentii de Cellis Ordinis Praedicatorum eiusdem terrae vobis licentiam impartiri cum gratiis et favoribus opportunis. Nos igitur auris... votis et piís petitionibus inclinati dictam confraternitatem sanctissimi nominis Dei atque Altare et Cappellam in dicta Ecclesia praefatae Terrae habendi, instituendi, fundandique et erigendi media tamen praedicatione alicuius Patris nostri officii auctoritate atque etiam Apostolicam facultate nobis in hac parte concessa Tenore presentium licentiam vobis concedimus et facultatem; et si /sta rite ercta est, eam recipimus, approbamus et confirmamus per presentes. Dummodo alla similis Con fraternitas in eadem Terra rite prius instituta nun fuerit: eamque Confraternitatem quamprimum per vos constructam atque omnes utriusque sexus Christifideles in eadem receptos et successive recipientos ad gratias privilegia, et indulgentias quibus aliae societates sub ista invocatione in Ecclesiis nostris institutae
recipimus et admittimus ".