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A Bacco

TOLFA — Assistendo nel pomeriggio di domenica 5 febbraio alla bella sfilata dei carri allegorici per la chiusura del carnevale '89, alle maschere, ai gruppi che davano vita ed interpretazione ai temi quali l'inquinamento atmosferico, marino e la contaminazione dell'ambiente, della natura in genere, di fronte a tanto spettacolo, che allietava l'animo di tutti i presenti sulla piazza grande e nuova di Tolfa, fra tanto fragore di popolo, di mezzi e ricchezza dei costumi, la nostra memoria fatalmente si èscossa ed è tornata indietro. Di tanti anni, forse di quaranta o cinquant'anni fa.
Allora le maschere erano povere, per lo meno nel nostro paese: venivano confezionate dalle nostre mamme con le cose vecchie: i vestiti passati di moda, gonne e gonnelle rimediate dalle nostre nonne. Le belle maschere e mascherine di oggi, erano solo nella mente di Dio padre.
Lo sfarzo dei costumi e l'orgia delle musi­che, sogni da fantascienza. Eppure, tra tanta ricchezza ed allegria, chissà perché (ma la ragione c'è) la mia mente è tornata prepotentemente indietro di anni, quando giochi, musiche, vestiti e risate bisognava confezionarle su misura e da se stessi.
Allora non c'era niente da copiare o da vedere come oggi accade attraverso la televisione o la radio. Si faceva tutto in economia con l'aiuto di tutti: grandi e piccini, adulti egiovanotti, per essere protagonisti di una risata o di una giornata di allegria made in Tolfa.
E il passaggio dei carri allegorici, mi ha ri­portato alla mente una festa, molto meno ru­morosa del carnevale passato, ma direbbero qui dalle nostre parti, genuina. La festa della radica, alla quale partecipava tutta la gente. Non poteva essere diversamente. La tradizione èantica e si perde nel tempo, le interpretazioni sono personali e soggettive perché la si chiami «radica» che nella lingua altro non è che radice. Radice di una pianta, di un legno.
Ma radica perché antica, ma radice perché da consumare fino alla fine. Ma radica perché radicata nel cuore del popolo che voleva ridere, sorridere, gioire almeno una volta l'anno, dopo le feste di S. Egidio patrono. Serviva dicono a smaltire le grosse mangiate, le grandi, enormi bevute di vino di vite. Serviva per riprendere il lavoro duro con più lena e più voglia di vivere e di amare.
Lamattina era di rigore fare la «mentucciata» o «trista»: acqua bollita nella pentola con aglio, mentuccia, peperoncino, con la quale si bagnava il pane raffermo nell'apposita scodel­la di creta. Certo la trista tirava pure un pezzo di pecorino e magari pure un pezzetto di «renga». Allora le cose si cominciavano a complicare, anzi a semplificarsi: bisognava ridere e divertirsi dopo aver iniziato a pregare il dio più bello, più grande, più forte della terra, quello che ti fa diventare grande quando sei piccino, loquace quando sei muto, allegro quando sei musone, ricco quando sei povero. E questo dio si chiama Bacco.
Propiziatosi Bacco si cominciava il «cinematografo». Eravamo già alle prime ore del pomeriggio, quando si iniziavano i giochi inventati e creati: la corsa nel sacco, la rottura delle pile, dopo essere stati bendati, la scalata dell'albero della cuccagna sulla piazza vecchia. E nell'albero della cuccagna c'era quanto necessario per dare gioia agli occhi e piacere alla gola, sotto lo sguardo paterno, affettuoso, divertito di Bacco.
Allora appariva sulla scena una specie di ba­rella con le sponde ai lati, sulla quale veniva caricato, con sommo gradimento del prescelto, colui che faceva il «morto». E il morto veniva portato in processione per le vie del paese. E dietro i lamenti, i pianti, di tanta tanta gente commossa. E lui il «morto» di tanto in tanto senza chiedere permesso alcuno attingeva al fiasco di vino legato al braccio e sostenuto dalla barella, pure chiamata cassa da morto.
E per le vie del paese era obbligo fermarsi nelle fraschette o osterie aperte e qui aspergere prima di dissetare poi il povero morto, felice e tranquillo di fare il morto, mentre portantini e processione facevano il pieno di quel buon vino che a Tolfa, diciamolo e scriviamolo una volta ancora, si trova ancora nelle fraschette.