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Che «scampanate» per il vedovo che si risposa

TOLFA — Le leggi non scritte si dicono usi o consuetudini ed hanno valore di legge. Così le tradizioni: si tramandano di padre in figlio, di generazione in generazione per semplice discorso e nel nostro caso di manifestazione in manifestazione, perché tale era. Oggi non più, ma tempo addietro non lontano, sì. Chi scrive non solo l'ha sentito raccontare ma l'ha anche vissuta in una notte d'estate, con gran sconcerto, perché la «serenata. si svolgeva molto vicino alla pensione dove alloggiavo.
Fui svegliato con brusca violenza da una scampanata. Perché così si chiama in gergo e credo pure nella lingua italiana. Un povero uomo (si fa per dire) commise l'errore di ri­prendere moglie e si beccò la scampanata, preparata con dovizia di campani, campanelli, campanacci, di tutte le fogge, di tutti i metalli, unitamente al suono di corni, molle, nacchere e palette, col controcanto di tutte le latte, lattine e recipienti vari percossi da ruvidi bastoni, intervallato tutto, da voci bianche di giovani soprani.
Le quali avevano il compito gentile di salmodiare le virtù e le bellezze della defunta moglie del marito. La quale per forza di cose doveva apparire nel ricordo enel sonno dell'incauto marito, vicino alla novella moglie, pure essa vedova. E la scampanata era dura, pesante, rumorosa, più della canea scatenata dai battitori alla caccia del cinghiale o cacciarella che dir si voglia. Il gran bac­cano di ferri e bastoni sulle latte di conserva abbandonate con sbattagliamento di tutti i campi esistenti in Tolfa e nelle campagne tolfetane, doveva raggiungere lo scopo di far amaramente pentire il marito che vedovo convolava sua sponte a nuove nozze. E il campano e tutti i cam­pani suonavano, a ripetizione, ad ondate successive, tutto con l'intento di suonar a vitupero come la campana del bargello.
Povero malcapitato: la notte non passava mai e la vergogna veniva divisa in parti eguali insieme alla nuova moglie che impotente doveva ascoltare, sentire, tutti quei rumori e quei canti che difficilmente, si pensa, potessero conciliare l'amore almeno quella notte, nel novello talamo. Oggi non si fanno più le scampanate: l'uomo può fare il suo comodo, anche se vedovo. Altrettanto accade per la vedova che si risposa: non accade nulla, le scampanate sono il ricordo e il segno di una civiltà tramontata.
Quei campani e campanelli ci sono ancora, ma servono soltanto per appenderli al collo delle bestie: dei montoni, dei becchi, dei tori, degli stalloni che vivono nella mosceria o prateria tolfetana. Che servono solo per conoscere la dislocazione delle bestie a pascolo e non certo per riprodurre scampanate, perché le bestie, crediamo, non hanno mai conosciuto l'usanza. Ancora una volta l'uomo è più crudele nella sua vendetta. anche se si tratta d'amore.