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TRA LA STORIA E LA LEGGENDA IL POZZO DELLA NEVE
Domani a Tolfa la festa della Madonna

Tolfa, 27 settembre

Un secolo e mezzo fa a Tolfa oltre alla raccolta del grano, delle castagne, dell'uva e delle olive, si faceva anche la raccolta della neve. Quella neve che serviva per riempire il  « pozzo della neve » appunto, per fare il ghiaccio che d'estate veniva venduto il loco e nella zona circostante per confezionare i gelati al limone e allo zabaione, ma soprattutto per curare i malati.
Per affittare il pozzo della neve c'era l'asta pubblica e l'aggiudicatario vi riponeva la speranza di un certo guadagno.
Ma avvenne che un anno, di cui non si ricorda bene la data precisa, la neve non cadde d'inverno come di consueto sui monti di Tolfa. Disperato, il povero appaltatore del pozzo, si recò con la famiglia e parenti al monte della Rocca, a pregare la Madonna nella Chiesetta. Tra una Ave Maria  e l'altra pregavano cosi:
Madonna della Rocca / semo rovinati se non fiocca/ « fate veni un turbine di vento /  e una neve di spavento ».
La supplica fu accolta e nevicò. Era il 4 o il 5 di aprile, ricordano i vecchi.. Trenta Bò, così si chiamava l'appaltatore del pozzo della neve, commosso per la grazia ricevuta, discese  dal monte della Rocca. Organizzò due squadre: una di donne con canestri di vimini e l'altra di uomini con «mazzabecchi» le prime per raccoglie­re la neve, i secondi per pressarla nel pozzo.
Terminata la racc0lta verso sera (la neve era caduta abbondante), portatrici e mazzatori fecero festa. Cucinarono la  «trista». Una sorta di piatto frugale, ma appetitoso, così preparato: pane raffermo di più giorni bagnato in acqua bollita, con aglio, peperone piccante e mentuccia,  annaffiato di olio di oliva e cosparso di formaggio pecor­no grattugiato.
Il fatto è passato alla storia di Tolfa.    .
Allora il fisico francese Carnot non aveva ancora inventato la macchina frigorifera. La gente semplice ricorreva nelle calamità all'aiuto divino, perché impotente, come era accaduto per la mancata nevicata, o come succedeva quando la pioggia non bagnava la buona terra per le messi o i pascoli.
Oggi la gente ha il frigorifero ed altre macchine, le più moderne, ma non è serena. E' più inquieta di Trenta Bò, e non mangia più la  «trista ».