1.
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
1.1
Ubicazione e inquadramento nel contesto territoriale
Il
sito “Comprensorio meridionale dei Monti della Tolfa”
corrisponde ad una “Zona a Protezione Speciale” (ZPS)
estendentesi per 10663.575 ettari sui territori dei Comuni di
Allumiere, Tolfa, S.Marinella, Civitavecchia, con un perimetro
di 56600 metri.
I confini del sito corrono a sud quasi parallelamente alla costa,
dal km 1,400 della strada provinciale 3/b S.Severa –Tolfa
verso nord-est, lungo i margini della macchia di M.Rosso, e verso
est fin quasi alla foce del Fosso Marangone.
Lungo il margine orientale, il confine corre nella valle posta
ad est di M.del Mandrione, M.Grande, M.Pozzo di Ferro (lungo il
Fosso Eri); segue poi la strada proveniente da S.Severa nord,
dall’altezza della Casermetta Forestale fino alla località
La Nocchia.
Il confine settentrionale corre dalla località La Nocchia,
lungo il lato sinistro della provinciale 3/b, fino al km 17,300;
si dirige quindi verso ovest lungo il fosso Caldano fino alla
Miniera di ferro e quindi alla Miniera di piombo, includendo poi
il bosco della Roccaccia.
Di qui scende verso sud, costituendo il confine occidentale del
sito: segue il lato sinistro della strada Casale Tramontana-Civitavecchia
fino all’inizio della Piana dei Bagni di Traiano e quindi,
seguendo i tracciati di alcuni sentieri, si riunisce al limite
meridionale, correndo lungo il Fosso del Lauro che affluisce nel
Fosso Marangone.
Il sito
è incluso nel più ampio comprensorio tolfetano-cerite,
più volte ridefinito in maniera differente da diversi Autori,
che si estende su 13 comuni, nelle provincie di Roma e di Viterbo,
includendovi però solamente due centri abitati (Tolfa e
Allumiere), che sono esterni alla ZPS. L’affinità
geomorfologica ed ecologica tra il sito in questione e il più
ampio comprensorio tolfetano-cerite è evidenziata dalla
letteratura scientifica (vedere cap.....).
Il comprensorio tolfetano-cerite si inserisce nel cosiddetto Antiappennino
laziale: il più vicino complesso montuoso pre-appenninico
è quello dei Monti Cimini, a nord. Ad est-sudest, confina
con i monti Sabatini e la piana di Roma; ad ovest-nordovest con
la Maremma laziale; a sud con la costa tirrenica. L’eterogenea
composizione geologica, e la conseguente complessità vegetazionale,
rende questa area particolarmente interessante e molto differente
rispetto alle più omogenee aree limitrofe submontane dei
Monti Cimini e Sabatini; i suoi rilievi inoltre costituiscono
un’isola con caratteri submontani, che va ad interrompere
la continuità della fascia litoranea che parte dai rilievi
calcarei della Maremma fino a quelli, sempre calcarei, dei Monti
Ausoni.
1.2 Descrizione del paesaggio del sito
L’area della ZPS è situata su colline sedimentarie
e trachitiche, di altitudine variabile fra i 579 ed i 45 metri
s.l.m., digradanti verso la costa. Ad eccezione del M. La Tolfaccia
e di altri rilievi minori, dalle pareti a picco, che costituiscono
l’appendice meridionale dell’acrocoro tolfetano, di
origine vulcanica, le altre colline sono caratterizzate da sommità
arrotondate e da versanti dolci e da declivi, e sono disposte
in senso nord-sud. Questo settore è quasi del tutto privo
di incisioni profonde per la mancanza di un reticolo idrografico
molto sviluppato. In questo paesaggio collinare affiorano i più
antichi complessi alloctoni marnoso-calcarei e argillo-arenacei
(flysch).
Le valli, perlopiù ampie, sono percorse da corsi d’acqua
mediterranei a carattere torrentizio, con flusso intermittente
(habitat prioritario 3290, allegato I, con grado di conservazione
e rappresentatività buona all’interno del sito. Copertura
del 5% all’interno del sito), anch’essi allineati
perperdicolarmente alla costa. I bacini idrografici di questa
area possono essere così individuati (da est ad ovest):
• Fosso Eri;
• Rio Fiume ed i suoi affluenti (Fosso del Lascone, Fosso
del Vallone, Fosso di Monteianni, Fosso del Chiavaccio), nella
zona orientale e centrale del sito;
• Fosso del Quartaccio;
• Fossodi Castelsecco;
• Fosso di Freddara;
• Fosso del Marangone.
Il
Rio Fiume, che fra tutti ha la portata maggiore, si origina per
la confluenza di numerosi torrenti che scaturiscono essenzialmente
dall’area di grandissimo interesse naturalistico fra il
M.La Tolfaccia e il M.Acqua Tosta.
Le colline sono ricoperte per lo più da boschi cedui sottoposti
a rotazione di taglio, e composti essenzialmente da cerrete e
da leccete (queste ultime nella zona più meridionale).
Molto ampie le formazioni erbose, sottoposte da secoli a pascolamento
brado di mucche e cavalli maremmani. Qui è presente l’associazione
vegetale Festuco-Brometalia (alla quale si associa spesso una
fioritura di orchidee) inserita nell’allegato I della Direttiva
Habitat (n. 6210), che copre circa il 5%.
Le caratteristiche naturali e storiche dell’area (a basso
impatto antropico recente e a bassissima densità di popolazione)
inducono lo sviluppo di vegetazioni singolari (non è presente
però alcuna specie vegetale inserita nell’allegato
II della Direttiva) e soprattutto permettono la sopravvivenza
di numerose specie animali rare e/o minacciate, di cui molte inserite
nell’all. II della Direttiva.
La presenza
antropica attualmente è limitata a poche attività
agricole (soprattutto nei comuni di S.Marinella e di Civitavecchia),
e alle tradizionali attività silvopastorali e di ceduazione
del bosco. Eccezione sono le marginali attività edilizie
(nel comune di S.Marinella) ed estrattive (Civitavecchia). Esistono
inoltre poche realtà agrituristiche. Scarsissimi gli insediamenti
umani stabili, tutti comunque marginalmente all’area della
ZPS.
1.3
Accessi all’area della ZPS
Gli
accessi all’area sono costituiti da:
•
La strada statale SS1 Via Aurelia al km 55, dalla quale si imbocca
la S.P. 3/b S.Severa-Tolfa;
• La strada statale SS1 Via Aurelia all’interno dell’abitato
di Civitavecchia, da dove si sale in direzione Allumiere-La Bianca-Tolfa;
• L’autostrada A12 Roma-Civitavecchia, al km 41, dalla
quale si imbocca la S.P. 3/b S.Severa-Tolfa;
• La strada provinciale Braccianese-Claudia (Manziana-Tolfa-Civitavecchia)
fino al km 51 (Tolfa centro abitato), da dove si può scendere
per la S.P. S.Severa-Tolfa fino alla zona del sito.
1.4 Contesto istituzionale
I comuni compresi nell’area della ZPS sono quattro. In ordine
di ampiezza decrescente: Allumiere (3928,59 ha), Tolfa (3418,78
ha), S.Marinella (2349,12 ha), Civitavecchia (969 ha).
Gli
Enti proprietari dell’area sono diversi e vengono elencati
in ordine di estensione in ettari:
•
Università Agraria di Allumiere (3490,93 ha), proprietaria
di gran parte del territorio in comune di Allumiere e di parte
dell’area in comune di S.Marinella;
• Università Agraria di Tolfa (1987,59), proprietaria
di buona parte del territorio in comune di Tolfa;
• Comune di Tolfa (525,50 ha) proprietario dell’Azienda
faunistico-venatoria “S.Severa”, compresa in gran
parte nella ZPS;
• Comune di Civitavecchia
• Comune di S.Marinella
Vi
sono poi estensioni limitate di territorio di proprietà
privata, poste essenzialmente in vicinanza dei centri abitati
(Civitavecchia, S.Marinella, La Bianca).
Le Università Agrarie di Tolfa e Allumiere gestiscono il
territorio in funzione dell’uso civico che spetta ai residenti
nei due rispettivi comuni. L’area è inoltre in gran
parte compresa nella Comunità Montana (III zona) Monti
della Tolfa.
L’Azienda Faunistico Venatoria “Santa Severa”
è situata nel territorio del comune di Tolfa ed ha un’estensione
totale di 1250 ha, di cui 525,50 ricadono all’interno del
territorio della ZPS. La gestione di questa AFV è di tipo
pubblico in quanto gestita dai comuni di Tolfa e Santa Marinella.
L’azienda confina, nel settore meridionale, con l’autostrada
Roma – Civitavecchia; mentre il confine occidentale è
costituito dalla strada provinciale S. Severa – Tolfa. Essa
ha un’altitudine media di 311 m s.l.m. ed è costituita
da due aree collinari principali, Pian Sultano e Monte Grande,
caratterizzate da un fitto bosco di latifoglie e leccio, separate
dalla valletta del fosso Eri. Il sistema boschivo è in
continuità con lo sviluppo di ampie praterie e arbusteti.
La copertura boschiva è rappresentata da querceto sempreverde
e termofilo principalmente costituito da leccio (Quercus ilex)
e farnetto (Q. frainetto) e da sottobosco mediterraneo a fillirea
(Phillirea spp.), erica (Erica arborea), ginepro (Juniperus macrocarpa).
La componente boschiva d’alto fusto copre il 63% del territorio,
la componente di macchia il 4%, le aree aperte il 32%.
Tutta l’area è significativamente priva di insediamenti
abitativi di qualche consistenza; l’unica attività
non agricola è data dalla presenza di una cava di caolino
nella parte meridionale dell’azienda (esternamente alla
ZPS).
Dal punto di vista agricolo sono presenti larghi pascoli semi-permanenti,
inframmezzati alle zone boscate. Il reticolo idrico è ben
sviluppato e caratterizzato da numerose risorgive.
Le specie animali più interessanti che si riproducono o
che frequentano questa area sono il biancone, il falco pecchiaiolo,
il nibbio reale, il nibbio bruno, la poiana, la lepre italica,
la martora, il gatto selvatico, l’istrice. Il predatore
più comune è la volpe (Vulpes vulpes); la presenza
dei cani randagi è bassa (ad eccezione dei cani padronali
lasciati liberi durante le ore notturne, soprattutto in prossimità
dei centri abitati e delle aziende agricole). Le specie di indirizzo
venatorio per questa zona sono: la lepre, il fagiano, il cinghiale,
i turdidi ed i migratori.
Il numero dei cacciatori iscritti nell’azienda faunistica
è di 140-150 individui (a seconda degli anni). Di questi,
120 si dedicano quasi esclusivamente alle battute al cinghiale
(si tratta dei componenti della squadra di caccia). Nella stagione
venatoria 2000-2001 sono stati abbattuti meno di 20 esemplari
di cinghiali. Le battute di caccia al cinghiale sono consentite,
nell’azienda faunistica venatoria, solo la domenica.
1.5 Aree protette all’interno del sito
La Zona di Ripopolamento e Cattura di Colle di Mezzo nel comune
di Allumiere è di fatto l’unica area protetta all’interno
della ZPS Monti della Tolfa Meridionali. Essa ha un’estensione
di 1374 ha, un’altitudine compresa tra 500 e 150 m s.l.m.
ed è caratterizzata da un notevole interesse naturalistico.
Le specie più interessanti che nidificano o che frequentano
questa area sono il biancone, il falco pecchiaiolo, il nibbio
reale, il nibbio bruno, la poiana, la martora, il gatto selvatico,
l’istrice. Le specie di indirizzo venatorio per questa area
sono: la lepre, il fagiano, il cinghiale. All’interno dei
suoi confini è presente un’area recintata precedentemente
utilizzata come centro di allevamento di fauna selvatica gestito dalla Provincia di Roma ed ora utilizzata dall’Università
Agraria di Allumiere come sede di un allevamento biodinamico di
pollame. L’area è particolarmente importante in quanto
è presente la lepre italica.
GEOLOGIA
2. CARATTERIZZAZIONE
FISICA DEL SITO
I
dati a disposizione sulle caratteristiche fisiche e abiotiche
della zona si riferiscono in generale al comprensorio tolfetano
che ha un'estensione notevolmente più ampia della ZPS oggetto
di questo studio generale. In questa fase di raccolta di dati
principalmente bibliografici e, per così dire storici,
verranno prima esaminate le caratteristiche del comprensorio nella
sua interezza e successivamente estrapolate, per quanto possibile,
le informazioni relative al solo territorio della ZPS.
2.1 LE CARATTERISTICHE CLIMATICHE
Ai
fini di un inquadramento climatico del comprensorio tolfetano
e dell'area della ZPS in particolare è possibile fare riferimento
ai dati raccolti dalle stazioni meteorologiche presenti sul territorio.
Purtroppo si segnala subito la non coerenza e la discontinuità
dei periodi di cui sono disponibili i dati delle diverse stazioni.
Pluviometria
Le informazioni riguardo alla pluviometria provengono da quattro
stazioni: quella di Rota, quella di Tolfa, quella de La Farnesiana
e quella di Allumiere. I periodi coperti da queste quattro stazioni
sono diversi. La stazione di Rota ha funzionato tra il 1940 e
il 1969, quella di Tolfa tra il 1921 e il 1940, la stazione de
La Farnesiana tra il 1931 e il 1950 ed infine la stazione di Allumiere
tra il 1958 e il 1976 (tutte comunque all’esterno della
ZPS).
Analizzando i dati forniti dalle diverse stazioni sono stati tracciati
degli istogrammi delle precipitazioni medie mensili che mostrano
per le stazioni di Allumiere, Rota e Tolfa (rispettivamente: 156,9
mm, 161,0 mm e 163,6 mm) un massimo in novembre e per la stazione
di La Farnesiana un massimo in Dicembre (133,0 mm). La stazione
di Rota evidenzia anche un secondo massimo nel mese di Febbraio
(126,3 mm) mentre per La Farnesiana si ha un secondo massimo nel
mese di maggio (74,5 mm.). Il minimo è sempre raggiunto
nel mese di luglio. Circa il 70 % delle precipitazioni annuali
è distribuito pressoché uniformemente nel periodo
autunno-inverno (con precipitazioni mensili che superano i 100
mm) mentre il minimo estivo è molto accentuato. L'area
del comprensorio tolfetano è caratterizzata dal fatto che
l'isoieta dei 1000 mm annui si avvicina notevolmente al mare.
Le precipitazioni nevose si verificano sporadicamente e solo la
stazione di Allumiere registra segnalazioni comunque minime. Interessanti
sono da questo punto di vista le testimonianze dirette che parlano
di fenomeni nevosi molto più frequenti nel primo trentennio
del secolo. Infine, a proposito della distribuzione del numero
di giorni piovosi, la presenza di massimi relativi nel mese di
maggio (La Farnesiana e Tolfa), potrebbe essere dovuto alla presenza
nelle zone interne di aree a clima temperato e a regime "bixerico"
delle precipitazioni.
Temperature
Per quanto riguarda la temperatura gli unici dati disponibili
ci vengono dalla stazione di Allumiere e coprono il periodo che
va dal 1963 al 1976. Sono stati così ricavati i valori
medi mensili e stagionali della temperatura (massima, minima e
media) e le variazioni mensili dell'escursione termica.
La temperatura media annua è risultata di 13,9 °C.
L'andamento sempre positivo delle curve termiche è caratteristico
del clima Mediterraneo, considerazione confermata dall'andamento
suborizzontale del termogramma di Coutagne (1935) che mette in
relazione la variazione delle temperature medie mensili con le
escursioni termiche medie relative al periodo considerato. Si
segnalano valori dell'escursione termica non molto elevati (effetto
Atlantico).
Aridità
Il periodo di aridità viene a crearsi quando il totale
delle precipitazioni, espresse in millimetri, è uguale
od inferiore al doppio della temperatura media, espressa in gradi
centigradi. Se si considera il diagramma ombrometrico o termoudogramma
di Gaussen che mette in relazioni la temperatura e la piovaosità
nei diversi mesi dell'anno, l'area che si determina quando la
curva delle precipitazioni medie (ombrica) dopo aver intersecato
quella delle temperature (termica) si mantiene al di sotto di
quest'ultima prima di intersecarla di nuovo è proporzionale
alla durata e all'intensità del periodo arido. Questa analisi
è stata possibile solo per la stazione di Allumiere dove
si riscontra un periodo secco della durata di due mesi e mezzo
circa. È possibile definire, quindi, il clima del comprensorio
tolfetano come "xerico", caratterizzato da un unico
periodo di aridità con bilancio idrologico negativo, durante
il quale i fenomeni di evapotraspirazione prevalgono su quelli
di precipitazione, scorrimento ed infiltrazione delle acque.
Per Allumiere è stato calcolato l'indice di aridità
di De Martonne (1926) ia= 43,8. Questo valore non è particolarmente
basso ed indica che se è vero che esiste un periodo secco
abbastanza lungo è anche vero che la piovosità media
annua (1048,4 mm.) ed una temperatura media annua di 13,9 °C
determinano un clima che su base annua non può definirsi
arido. Nella zona di Allumiere si riscontrano due periodi sub-aridi
al termine del trimestre primaverile (maggio) ed estivo (agosto),
caratterizzati dal fatto che le precipitazioni espresse in millimetri
sono superiori al doppio delle temperature ma inferiori al triplo
di esse.
Bioclimatologia
Le caratteristiche climatiche del comprensorio tolfetano descritte
precedentemente (presenza di un intenso periodo piovoso in autunno-inverno
ed una notevole aridità estiva) hanno delle dirette conseguenze
bioclimatiche:
Infatti, possiamo generalmente osservare, oltre alla presenza
di essenze forestali tipiche delle medie latitudini a riposo vegetativo
invernale, un notevole sviluppo di formazioni della macchia mediterranea
a riposo estivo. Un esempio di questo adattamento alla situazione
climatica, che permette con il riposo estivo di evitare l'appassimento
durante il periodo di aridità e sfruttare al massimo l'apporto
idrico autunnale ed invernale, è quello dato dalle orchidee
nostrane locali che sono particolarmente diffuse nel comprensorio
in esame.
La "Carta
biochimatica d'Italia" (Tomaselli, Balduzzi, Filipello, 1973)
inserisce il comprensorio tolfetano nella sottoregione mesomediterranea
di tipo D, caratterizzata da circa due mesi di aridità
e con le caratteristiche termiche e pluviometriche precedentemente
trattate. Ad una prima analisi il regime pluviometrico e in generale
climatico della zona permette, alle medie altitudini, la presenza
di formazioni vegetali termo-mesofile con buona potenzialità
per la Roverella (Quercus pubescens) pur rimanendo nel climax
del Leccio (Quercus ilex).
Il regime pluviometrico ci dice, inoltre, che il comprensorio
tolfetano si trova nei pressi di una zona di transizione al Clima
Temperato, ed in particolare alla sottoregione ipo-mesaxerica
di tipo B appenninico che interessa la vasta zona dell'interno,
sia a nord sia ad est del territorio considerato.
Questa zona climatica limitrofa, caratteristica di buona parte
dell'Appennino centro-settentrionale, ha, come precedentemente
accennato, un regime bixerico.
La presenza di due massimi di piovosità (primaverile ed
autunnale) e quella di due periodi aridi (estivo ed invernale),
con precipitazioni superiori ai 1000 mm annui, fa si che si determini
il mantenimento di un discreto valore dell'umidità atmosferica
con formazione di nebbie anche in estate e che il potenziale di
evapotraspirazione non subisca oscillazioni eccessive con conseguenze
evidenti sulla vegetazione.
Questa zona confinante con comprensorio in esame appartiene al
climax della roverella, con formazioni di latifoglie mesofile
generalmente decidue; questo climax, essendo il più termofilo
delle zone temperate e trovandosi frequentemente di transizione
alla sottoregione mesomediterranea, è spesso soggetto ad
infiltrazioni di elementi della macchia mediterranea.
Altra zona climatica confinante con il territorio considerato
è quella appartenente sempre alla sottoregione mesomediterranea,
ma di tipo A caratterizzato da un periodo di aridità di
tre quattro mesi, molto più lungo, quindi, rispetto a quello
dei tipi climatici descritti precedentemente, e da un periodo
sub-secco ancora più accentuato, con precipitazioni inferiori
ai 900 mm., generalmente concentrate in autunno ed invernali.
Questo tipo climatico con caratteristiche, quindi nettamente xeriche,
presente lungo il litorale tirrenico, caratterizza, in particolar
modo la zona litoranea della Toscana e del Lazio.
In considerazione del rapporto stretto che sussiste tra approvvigionamento
idrico disponibile e aridità ed il riposo vegetativo delle
piante, la vegetazione spontanea di quest'ultima zona climatica
è costituita prevalentemente da formazioni sempreverdi
tipiche della macchia mediterranea con dominanza del Leccio Quercus
ilex che cede il passo gradualmente, andando verso l'interno e
salendo di quota, a forme di vegetazione appartenenti al Quercetum
mediterraneum montanum con potenzialità anche per la roverella.
Ricordando le considerazioni fatte precedentemente circa il rapporto
tra l'approvvigionamento idrico, l'aridità e il riposo
vegetativo delle piante, troviamo che la vegetazione spontanea
di quest'ultima zona climatica è costituita prevalentemente
da formazioni sempreverdi tipiche della macchia mediterranea con
dominanza del leccio e con una certa tendenza al passaggio graduale,
verso l'interno e salendo di quota, a forme di vegetazione appartenenti
al quercetum mediterraneomontanum con potenzialità anche
per la roverella.
2.2 ASPETTI GEOGRAFICI E GEOMORFOLOGI.
Il comprensorio tolfetano si trova nella parte dell'Antiappennino
etrusco che si estende tra il mare Tirreno e i rilievi interni
del Viterbese. I suoi limiti geografici sono facilmente individuabili
e descritti nei capitoli 1 (Inquadramento territoriale) e 7 (Territorio
adiacente).
È caratterizzato da rilievi che raggiungono al massimo
633 m sul livello del mare (579 m all’interno della ZPS)
ed ha una morfologia che si può definire dolce.
La morfologia è strettamente condizionata dalle litofacies
delle formazioni affioranti che determina una divisione in aree
con orografia diversa. Due zone che corrispondono agli affioramenti
di vulcaniti in domi e in accumuli di ignimbriti sono caratterizzate
da una orografia più aspra e da rilievi che raggiungono
le quote maggiori. Queste aree sono localizzate rispettivamente
tra Allumiere e Tolfa (M. della Frombola, M. Sassicari, la Tolficciola)
e tra Sasso e Cerveteri (gruppo di M. Santo): entrambe queste
aree non rientrano nei confini della ZPS, all'interno della quale
però sussistono domi lavici isolati (La Tolfaccia) che
si ergono sulle zone circostanti, forti della loro minore erodibilità.
Questi domi sono caratterizzati da pareti scoscese che si staccano
morfologicamente dal paesaggio circostante, caratterizzato da
colline che digradano dolcemente e, mancando un vero e proprio
reticolo idrografico, sono privi di incisioni profonde. In questo
paesaggio collinare affiorano i complessi alloctoni marnoso-calcarei
ed argilloso-arenacei in facies di flysch, e i depositi neoautoctoni
argilloso-conglomeratici che sono disposte in due ampie fasce,
una lungo l'alto corso del Mignone (tra Civitella Cesi e Tolfa)
e in corrispondenza del basso corso del Mignone (esterne alla
ZPS) e, in affioramenti più ridotti, nell'area della Tolfaccia.
Un'antica linea di costa si individua a 38-48 m s.l.m. lungo il
litorale da S. Marinella sino a oltre Tarquinia. I sedimenti fluviali-lacustro
del Pleistocene superiore e dell'Olocene sono evidenti in una
serie di terrazzi lungo il corso del Mignone, mentre i fondo valle
dei corsi d'acqua principali sono interessati da depositi alluvionali
recenti. Localmente (es. Bagni di Traiano, area adiacente ai confini
occidentali del sito) delle placche di travertino determinano
brusche rotture di pendio rispetto al paesaggio circostante.
Il bacino del Fiume Mignone ha una portata nettamente superiore
a quella dei corsi d'acqua che interessano più direttamente
l'area della ZPS. Questi ultimi scendono dai rilievi verso il
Tirreno e si insinuano in valli per la maggior parte già
formate e determinate dalla tettonica e dalla presenza delle vulcaniti.
2.3
ASPETTI GEOLOGICI
I
Monti della Tolfa sono stati oggetto di numerosi studi e ricerche,
sin da epoche antiche, sia per la presenza di formazioni litologiche
particolari, sia per l'esistenza di minerali che hanno segnato
la storia socio-economica della zona. Di seguito verranno brevemente
descritte le formazioni sedimentarie ed eruttive affioranti nel
comprensorio tolfetano, evidenziando quelle che emergono all'interno
dell'area definita ZPS. Successivamente saranno descritte le mineralizzazioni
che hanno interessato le formazioni litologiche affioranti.
Le
formazioni sedimentarie si possono raggruppare in tre complessi:
•
il complesso basale in cui si possono distinguere tre unità:
il calcare massiccio databile intorno al Lias inferiore in base
alla presenza di fossili (ammoniti, crinoidi e alghe); i calcari
grigi con selce databili al Lias Medio che presentano intercalazioni
di argille verdicce con ammoniti e, infine, la formazione della
scaglia e scisti policromi databile tra il Cretaceo superiore
(turoniano) e l'Oligocene, in base alle microfaune a foraminiferi
planctonici.
• il complesso alloctono sicilide della Pietraforte e dei
“flysch tolfetani”: i secondi sono posti inferiormente
e sono databili dal Cretaceo superiore all’Oligocene (flysch
argilloso-calacrei e flysch calcareo-marnosi). La Pietraforte
è più localizzata (lungo la costa fra Civitavecchia
e S.Severa). In basso si ritrovano argilloscisti varicolori e
superiormente la formazione della Pietraforte, costituita da un
tipico flysch arenaceo formato da bande di arenarie calcareo-quarzose
separate da sottili livelli argilloso-siltosi.
• il complesso neoautoctono è molto più localizzato
e per lo più al di fuori della ZPS.
Tettonica
L'assetto attuale della regione tolfetana è chiaramente
il risultato di diverse fasi tettoniche che si sono succedute
nel tempo. L'evento che mettiamo in evidenza è la messa
in posto delle unità alloctone fliscioidi sicilidi che
caratterizza il comprensorio.
Questo evento si è verificato, considerando sia l'età
dei sedimenti a tetto del complesso basale sia quella delle arenarie
semi autoctone, tra l'Oligocene e il Miocene medio-inferiore.
Le
formazioni eruttive
Il
magmatismo acido tardo pliocenico-quaternario è il ciclo
più antico del Lazio e quello che maggiormente interessa
il comprensorio Tolfetano ed è interessante in particolare
per le mineralizzazioni ad esso collegate. Per la gran parte i
risultati di questo magmatismo sono riscontrabili a nord dell'area
interessata dalla ZPS, ma all'interno di questa vi sono dei nuclei
minori in località la Tolfaccia (m 579) e a Bandita grande,
Macchia Freddara e Valle Cardosa. Queste vulcaniti sono assimilabili
per età e modalità di massa in posto a quelle che
hanno presieduto alla formazione dei monti Ceriti.
Stratificamente sono sovrapposti ai flysch o ai sedimenti mio-pliocenici
e possiamo distinguere due unità fondamentali. I depositi
derivati da nubi ardenti che hanno grande estensione con affioramenti
limitati. Le ignimbriti hanno una ampia diffusione con prevalenza
di facies compatte (La Tolfaccia) ma con presenza anche di facies
porose composte da vetro soffiato.
Vi è inoltre da rilevare la presenza di due nuclei lavici
a chimismo più basico a Sasso della Strega e a La Sughera;
ma corpi ipoabissali collegati a questo magmatismo tardo pliocenico-quaternario
si ritrovano a sud di Allumiere all'interno della ZPS in un'area
compresa tra la Roccaccia, la Bianca e il Fosso Caldano. Questi
corpi ipoabissali attraversano il basamento sedimentario in netta
discordanza angolare senza venire in contatto con le vulcaniti
e sono rappresentati da filoni rinvenuti sul letto del Fosso Marangone
da un filone più grande che taglia il Poggio della Stella
e da due corpi a giacitura massiva situati a C. Ganassa e al Fosso
di S. Lucia, sotto l'abitato di La Bianca.
Mineralizzazioni
A
partire dal quaternario le formazioni sedimentarie e ignee del
comprensorio tolfetano sono state interessate da fenomeni di alterazione,
metasomatizzazione e mineralizzazione che con la formazione di
prodotti hanno influito anche sulla storia socioeconomica dell'area.
Queste trasformazioni sono il risultato di una enorme circolazione
di fluidi nel basamento sedimentario e della presenza di marcate
anomalie termiche causate dall'esistenza in profondità
di masse magmatiche che agiscono da motore per la circolazione
profonda dei fluidi. I prodotti finali di questi processi di mineralizzazione
differiscono a seconda della natura delle rocce interessate, dal
tipo di processi di lisciviazione e dalle condizioni fisico-chimiche
dell'ambiente in cui questi processi sono avvenuti.
Nell'area compresa tra la Roccaccia, Poggio Malinverno ed il Fosso
del Caldano, effetti termometamorfici (ricordiamo i corpi ipoabissali
precedentemente descritti) metasomatici sui calcari marnosi e
gli argilloscisti del basamento flyschoide hanno determinato facies
con aspetti estremamente eterogenei e diversi.
Vulcanismo
I
complessi vulcanici tolfetano-cerite-manziate rappresentano le
manifestazioni vulcaniche più antiche di questa regione
e, pur costituendo identità topograficamente ben separate,
mostrano avere una sostanziale analogia di caratteri giaciturali,
strutturali e composizionali, riportabili ad un modello genetico
unitario.
Le vulcaniti del complesso sabatino non ricadono nell'area della
ZPS, ma interessano la parte più ad oriente del comprensorio
tolfetano mostrando una continuità areale anche se si trovano
piccoli lembi isolati.
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